Se nasce il Principato di Filettino io mi invento il loro vino


Il sito internet già ce l'hanno, lo stemma e la moneta pure per cui, visto che a Filettino stanno facendo le cose sul serio, mi candido a diventare consulente di vino del Principato.



La prima cosa che farei è creare il Vino del Principe.

A quelle latitudini, siamo a circa 1000 metri s.l.m., si farebbe sicuramente viticoltura di montagna, estrema, ma se piantano viti sull'Etna perchè non metterle anche a Campo Staffi? Col riscaldamento globale tra qualche anno anche a Filettino farà abbastanza caldo per cui, evviva la faccia, pianterei sangiovese grosso con esposizione sud. 
Magari, visti i chiari di luna a Montalcino di questi giorni, il Principato potrà tutelare finalmente come si deve questo vitigno e, con tutti i soldi che avremo, cloneremo Giulio Gambelli che ci farà da consulente per la creazione del "Fu Brunello", da invecchiare in anfora tanto prima o poi i tradizionalisti diventeranno modernisti e venderemo di più.

Avete in mente altre idee?


Fulvio Bressan tra Rosantico 2009 ed incazzature varie


Per qualcuno Fulvio Bressan potrebbe avere un caratteraccio o scarse capacità di relazione però, che piaccia o no, certe sue affermazioni fanno pensare e spezzano un pò il clima da Mulino Bianco che spesso aleggia nel mondo dell'informazione.
Poco tempo fa era a Roma per la presentazione del suo Rosantico 2009 e, in esclusiva per il mio blog, ha rilasciato altre dichiarazioni al vetriolo.
Premetto però una cosa: Percorsi di Vino è un contenitore aperto a tutti e siamo sempre a disposizione di chiunque voglia replicare a Bressan che, nemmeno a dirlo, si assume tutta la paternità delle affermazioni.
I temi trattati sono tre: vini naturali, Consorzi di Tutela e Superwhites.




Basta polemiche per oggi, è ora di bere il Rosantico 2009 (moscato rosa 100%), ultima creazione di Bressan prodotta in sole 2000 unità visto che questo tipo di uva, avendo un alto livello di colatura ed una bassa allegaggione, presenta una resa di 300 - 400 gr per ceppo (20 q/ha).
Al naso sprigiona tutta la sua intensa aromaticità che si apre su note di fiore di pesco, ribes e fragolina di bosco a cui, col tempo e l'ossigenazione, seguono tocchi di petali di rosa e ruggine.
In bocca è secco, di grande corpo, scontroso, persistente, un vino solo apparentemente per "femminucce" che, magari, avrebbero preferito una versione dolce e carezzevole del Rosantico. 
Una chicca che terrò in cantina perchè per me evolverà alla grande. 
Al mercato nazionale saranno destinate circa 300 bottiglie (distribuite sul territorio nazionale da Les Caves de Pyrene).


Il Beaune Leroy 1959 nelle parole di Armando Castagno


Un video che molti conoscono, un video che fa capire a quei pochi che non lo conoscono quanto è bravo st'omo! Un punto di riferimento per tutti noi. Grazie Armando!


Il wine bar dell'hotel Marqués de Riscal


Come accennato nel precedente post, Marqués de Riscal secondo me oggi è un'azienda che punta al futuro e non c'è niente di più avveniristico dell'hotel di lusso che sorge accanto alla vecchia cantina aziendale.


La futuristica costruzione creata da Frank Gehry, lo stesso del Museo Guggenheim di Bilbao, ha un tetto realizzato in acciaio inossidabile e titanio dorato, rosa e argentato che rappresentato i tre co­lori dell’etichetta Mar­qués de Riscal.
L'hotel, che fa parte del gruppo Starwood Hotels & Resorts, si compone di 43 camere di lusso e ha al suo interno, tra le altre cose, un centro benessere vinoterapico appartenente al marchio frencese Cau­da­lie e, cosa che a me interessa di più, uno splendido wine bar con vista sul delizioso paesino di Elciego.

una delle camere dell'hotel
Visto che la vacanza è vacanza, con Stefania ci siamo concessi il lusso di prenderci due bicchieri di vino nella terrazza dell'hotel anche perchè eravamo curiosi di bere i vini di punta dell'azienda: il Marqués de Riscal Gran Reserva 2001 e il Barón de chirel 2005.

interno del wine bar
Il primo vino, da vecchie vigne di tempranillo e graciano con oltre 30 anni di età, è stato maturato in legno per oltre 32 mesi a cui sono seguiti circa 3 anni di affinamento in bottiglia. Come accaduto per la Reserva 2006, anche in questo caso, in maniera più prepotente, il vino sin dal colore non denota affatto la sua età: rubino concentrato offre una componente olfattiva molto giovane e dinamica che spazia tra la prugna della California alla mora di rovo, dal tabacco dolce al mallo di noce sino ad accennare tocchi di viola sottospirito. In bocca, al solito, si mostra equilibrato, intenso, morbido, indiscutibilmente ammaliante per un palato internazionale. Buona la persistenza dove ritorna prepotente la frutta secca, noce soprattutto.

Gran Reserva 2001
Il Barón de chirel 2005 (85% tempranillo e 15% altre uve) è il prodotto di punta dell'azienda perchè nasce solo nelle annate migliori usando le migliori uve dei vecchi vigneti aziendali. Il vino, dopo la fermentazione, viene maturato in barrique per circa 20 mesi e poi affina in bottiglia almeno un anno. 
Rispetto al Gran Reserva 2001, che già aveva molti punti in proposito, Barón de chirel è il classico vinone modernista del nuovo corso della Rioja con tanta frutta rossa e nera in confettura che fa da cornice ad accenni di tabacco, caffè e cuoio. Morbido, setoso ed opulento, ha tannini fittissimi ma arrotondati e tanta persistenza finale di frutta dolciastra di falegnameria. A buon inteditor poche parole...

Etichetta Baron de Chirel
In compenso dalla terrezza del wine bar la vista è stupenda ci accorgiamo quanto è bello naufragar in questo mare.....

La vista sulla città di Elciego
 

Ezio Rivella voglio le tue dimissioni


DIMISSIONI SUBITO!

Te e qualche altro avete portato avanti una battaglia persa in partenza, con che coraggio sei ancora su quella sedia dopo l'ennesima sconfitta di ieri? Cosa inventerai oggi per "legalizzare" il cabernet e il merlot a Montalcino?
L'appello alle dimissioni glielo abbiamo lanciato in molti ma sono sicuro che non coglierà l'occasione....

Wine Spectator sbarca al Vinitaly 2012 ed io lo combatto....


Una delle più brutte notizie dell'estate la leggo su WineNews che riporta in prima pagina la notizia che “Wine Spectator”, la rivista Usa più influente del mondo del vino sbarcherà a Verona organizzando per la prima volta in Italia, direttamente, in collaborazione con Veronafiere-Vinitaly, una serie di degustazioni con 100 tra le più prestigiose cantine del Belpaese nella città dell’Arena, come prologo di Vinitaly 2012, nella nuova formula “domenica/mercoledì (25-28 marzo). 


L'Italia sembra ormai la terra promessa per tutta una truppa di "american wine critics" che, dopo aver omologato il vino di mezzo mondo, cercano nuovi mercati da esplorare e danneggiare. Non bastava James Suckling con Divino Tuscany........

Io dico NO a questa degustazione e NO a tutte quelle aziende che, immagino, già si fregheranno le mani per la possibilità di "avere più visibilità" e, perchè no, proporre in anteprima mondiale il loro vino fatto ad  uso e consumo delle guide d'oltreoceano. Chissà se c'è qualcuno a Montalcino che ha già aderito?

Ho un'idea, la butto là con qualche mese di anticipo: proponiamo noi una controdegustazione con i fiocchi alla faccia de sti americani. Noi blogger italiani, noi appassionati, organizziamoci e costruiamo un'alternativa credibile. Sogno?

Fonte: Intravino

Marqués de Riscal tra passato, presente e futuro


Vai da Marqués de Riscal e capisci subito la vera essenza dell'enoturismo che da queste parti, in Rioja, è una cosa seria: prenotazioni on-line, Agosto sempre aperto, visite in tre lingue, sala d'attesa con wine bar, etc..
Vai da Marqués de Riscal e, nonostante una struttura all'avanguardia, capisci che qua la storia ha radici molto lontane. 
E' il 1858 quando Don Guillermo Hurtado de Amézaga, Marqués de Riscal, diplomatico, giornalista con residenza a Bordeaux, inizia a collaborare con Jean Pineau, enologo di Chateau Lanessan, al fine di insegnare ai produttori locali della provincia di Álava (Rioja) i metodi di produzione usati nel Médoc. 
E' l'inizio di una nuova era perchè ai classici Tempranillo e Graciano si affiancheranno anche uve fino allora sconosciute come Cabernet Sauvignon, Merlot, Malbec e Pinot Nero. 
E' il 1860 quando sulla scia dell'entusiasmo il Marqués de Riscal fonda la sua cantina con l'obiettivo di ottenere il primo “ Grand Vin ” spagnolo.
E' il 1895 quando quando il suo Rioja vince a Bordeaux il prestigioso Diploma d’Onore. Per la prima volta questo riconoscimento viene conferito ad un vino non francese. 

E' l'inizio del mito Marqués de Riscal!

Da buoni enoturisti in vacanza abbiamo prenotato il giro della cantina per il 7 Agosto e, dopo averci marcato con un adesivo blu (il colore per il tour in spagnolo) abbiamo aspettato il nostro turno all'interno del wine bar della reception...

La reception con tanto di wine bar aziendale...
La prima tappa del tour è il classico video aziendale che mostra all'allegra truppa vita, morte e miracoli dell'azienda. Appisolante.
Dopo qualche minuto, scendendo di un piano, la nostra guida apre un portone gigantesco e ci porta all'interno della sala di fermentazione dell'azienda, una sorta di cattedrale d'acciaio dove troviamo 251 tini che devono contenere la bellezza di 2000 Kg di uva proveniente da 1300 ettari di vigneto aziendale (solo per la D.O. Ca Rioja)!!

una parte della cantina
La sala controllo. Altro che artigianalità!
Scendiamo di un piano ancora e ci troviamo nella "sala malolattica" dove incontriamo altre vagonate di tank in acciaio, 76 per la precisione, che subito dopo la fermentazione devono lavorare circa migliaia di litri di vino per trasformare l'acido malico in acido lattico.

Tank in acciao per la malolattica
Dopo tanto acciaio arriviamo finalmente al legno e alla conseguente sala (?!) affinamento dove, a perdita d'occhio, troviamo migliaia di barrique per tutti i gusti e tutti i legni. L'idea di fare una cantina stile Bordeaux qua è molto tangibile.



Vabbè ma la storia di Marqués de Riscal dov'è? La domanda trova subito una risposta quando, uscendo sul piazzale principale, la nostra guida apre la piccola porticina di quella che viene definita "La Cattedrale" ovvero la cantina di affinamento del vino in bottiglia localizzata all'interno della vecchia cantina del 1860. Tra silenziosi e bui corridoi, tra ragnatele e muffe si può finalmente respirare il passato di questa azienda. Ora ci troviamo in un piccolo grande museo del vino dove sono tenute ancora oggi bottiglie che risalgono a circa 150 anni fa. Purtroppo lo possiamo vedere solo da lontano, non si fidano degli enoturisti...

La vecchia cantina. Foto dal sito aziendale.
Vecchie bottiglie. Foto dal sito aziendale.
Dopo la (noiosa) visita della sala imbottigliamento giungiamo all'interno della nuova cantina di affinamento (9 milioni di bottiglie son tante!) dove troviamo grattaceli di vino che attende il momento giusto per essere venduto. Da notare la differenza tra Reserva (2anni di legno più un altro anno minimo di bottiglia) e Gran Reserva (32 mesi di barrique più altri 3 anni minimo di bottiglia).



L'ultima parte del tour, come di consueto, è dedicata alla degustazione del vino all'interno della "tasting room". Due i vini presentati: il Rueda Verdejo D.O. 2010 (100% Verdejo) e il rosso Marqués de Riscal Reserva 2006 (90% tempranillo e 10% graciano e mazuelo).

Il primo vino è un bianco che prevede macerazione a freddo e fermentazione di 20 giorni a temperatura controllata a cui segue breve affinamento. Per me è un classico vino estivo a tutto pasto che punta molto sulla freschezza e sugli aromi un pò "piacioni" di frutta esotica ed agrumi con un tocco d'erbaceo finale. Ottimo equilibrio, piacevole da bere. 
Da notare come Marqués de Riscal, nel 1972, fu la prima a creare all'interno della D.O. Rueda un'azienda dedicata esclusivamente alla produzione di vino bianco introducendo, nel 1974, sempre per la prima volta nella zona, l'uso del sauvignon blanc.


Il Marqués de Riscal Reserva 2006, maturato per due anni in botti di rovere americano ed affinato almeno un anno in bottiglia, rappresenta per l'azienda il classico stile Rioja: un vino fresco, fine ed elegante da poter invecchiare per anni. 
Per me rappresenta qualcosa di diverso, forse il futuro di Marqués de Riscal e non certo il passato perchè non è certo un vino "tradizionale". Anzi. 
Il naso inizialmente parte bene, minerale con tratti ferrosi, poi esce fuori la nota di frutta secca e, soprattutto, di legno che stanca l'olfatto e rende tutto troppo moderno.
In bocca è un vino abbastanza semplice che, a mio modesto parere, non ha alcun carattere di un vino di Riserva come lo intendo io. Ok, sarà abbastanza equilibrato, facile da bere, però da un vino di 5 anni mi aspettavo di meglio, soprattutto se ha il marchio storico di Marqués de Riscal. Dimenticato il passato troppo facilmente?



Fulvio Bressan ritorna a Roma e ne promette delle belle


Ieri una pomeriggio una telefonata mi ha scosso dall'afa che da molti giorni sta attanagliando Roma.


"Pronto Andrea sono Fulvio Bressan, ti volevo avvertire che domani pomeriggio sarò a Roma perchè come ben sai, lunedì sera, c'è quella cena con i miei vini a Grottaferrata"...

"Ciao Fulvio, tutto ok, domani sono libero nel pomeriggio"

"Bene, allora ci vediamo e porta l'attrezzatura, voglio raccontarti molte cose che sono successe, faremo un altro video di quelli tosti!!"

"Perfetto, a domani allora, non vedo l'ora!

Per chi non conoscesse ill carattere e, soprattutto, i vini di Bressan rimando a quanto scritto da me qua e a questo video


Pensate che Fulvio sia un maleducato? Io, invece, lo trovo un gentile anarchico del vino.....

Una verticale di Château d'Yquem grande come una casa



La foto forse non rende l'idea della grandezza ma, in tutti i modi, siamo di fronte ad un pezzo di storia del vino mondiale. Se avete già un vostro appartamento e non sapete come spendere i prossimi 700.000 euro ecco un'idea per farvi un regalo costoso come una casa: una verticale storica di Château d'Yquem. Io, ovviamente, faccio da intermediario, sarò il vostro agente di fiducia a provvigione low cost. 
Avanti, cosa aspettate, la vostra cantina sarà talmente invidiabile che potreste avere a cena anche Paris Hilton... 

Ah, il dettaglio dell'offerta speciale....

Chateau d'Yquem Vintages Bottles Chateau d'Yquem Vintages Bottles Chateau d'Yquem Vintages Bottles
1890 1 1931 1 1970 1
1891 1 1932 1 1971 1
1892 1 1933 1 1972 WINE NOT PRODUCED
1893 1 1934 1 1973 1
1895 1 1935 1 1974 WINE NOT PRODUCED
1896 1 1936 1 1975 1
1898 1 1937 1 1976 1
1899 1 1938 1 1977 1
1900 1 1939 1 1978 1
1901 1 1940 1 1979 1
1902 1 1941 1 1980 1
1903 1 1942 1 1981 1
1904 1 1943 1 1982 1
1905 1 1944 1 1983 1
1906 1 1945 1 1984 1
1907 1 1946 1 1985 1
1908 1 1947 1 1986 1
1909 1 1948 1 1987 1
1910 WINE NOT PRODUCED 1949 1 1988 1
1911 1 1950 1 1989 1
1912 1 1951 WINE NOT PRODUCED 1990 1
1913 1 1952 WINE NOT PRODUCED 1991 1
1914 1 1953 1 1992 WINE NOT PRODUCED
1915 WINE NOT PRODUCED 1954 1 1993 1
1916 1 1955 1 1994 1
1917 1 1956 1 1995 1
1918 1 1957 1 1996 1
1919 1 1958 1 1997 1
1920 1 1959 1 1998 1
1921 1 1960 1 1999 1
1922 1 1961 1 2000 1
1923 1 1962 1 2001 1
1924 1 1963 1 2002 1
1925 1 1964 WINE NOT PRODUCED 2003 1
1926 1 1965 1 2004 1
1927 1 1966 1 2005 1
1928 1 1967 1 2006 1
1929 1 1968 1 2007 1
1930 WINE NOT PRODUCED 1969 1 Total Bottles: 107
« Total Vertical Collection »
£600,000 / HKD$7,710,000 / €696,000 / $990,000

Rosso di Montalcino: non mi sono dimenticato del cambio di disciplinare


Dopo aver scritto molto in passato della questione cambio di disciplinare del Rosso di Montalcino, intervista esclusiva a Alberto Mattiacci inclusa, non è che ora me ne sto fregando di tutto quello che sta succedendo da quelle parti. 
La nuova sfida del Consorzio è per il 7 Settembre, giorno in cui l'assemblea dei soci dovrebbe essere chiamata a sceliere tra lasciare intatto il disciplinare (ipotesi che appoggio) oppure perseguire due strade: creare un Rosso di Montalcino con un 15% di vitigni internazionali (chiamati migliorativi) e un Rosso di Montalcino Sangiovese oppure creare un  Rosso di Montalcino con un 15% di vitigni internazionali (chiamati migliorativi) e un Rosso di Montalcino Sangiovese Superiore.

Fonte: Intravino
Fonte: Intravino
Il dibattito è infuocato e ci sono blog molto autorevoli che stanno conducendo una battiglia interessante, anche tra di loro..... Visto che i miei contenuti, ad oggi, non offrirebbero nulla di nuovo alla questione, invito tutti a leggere Intravino o Vino al Vino per farsi un'idea di come Montalcino sia, in tutti i sensi, un catalizzatore di interessi e di polemiche
Ecco, di quest'ultime io mi sono rotto le palle, come ho sempre detto il destino se lo creano gli stessi produttori e, anche se cambiasse tutto, saprò sempre da chi andare e da chi NON andare. Come faccio adesso.

Ciachè? Il Txakoli dei Paesi Baschi!


Fino ad ora vi ho fatto due scatole tante parlando di Pintxos e cucina basca, oggi torno ad essere un grande appassionato di vino e vi vorrei parlare del Txakoli, il "vinello" basco per eccellenza che ogni barista vi servirà, versandovelo dall'alto, con ogni Pintxos preso tra le strade di San Sebastian e Bilbao.

Ma che è sto Txakoli (pronunciato Ciacolì)? E' un vino bianco leggermente frizzante che si produce nelle aree a denominazione di origine DO  di Álava, Getaria e Vizcay.


Spulciando su internet ho potuto capire che nella prima zona il Txakoli è coltivato in oltre 55 ettari attorno alle città di Artziniega, Ayala, Llodio, Okondo e Amurrio dove, tra l'altro, si trova la cantina più antica della denominazione d’origine di Álava, El Txakoli. Il disciplinare di produzione per questa DO prevede l'uso principale dell'uva Hondarribi Zuria con la possibile aggiunta di Bordeleza Zuria (Folle Blanche), Izkiriota Ttipia (Petit Manseng), Izkiriota (Gros Manseng) and Courbu.

A Vizcaya, invece, i comuni di riferimento per la produzione di Txakoli sono Orduña e Orozko. In queste terre le uve ammesse, Hondarribi Zuria, Folle blanche (chiamato da quelle parti Munemahatsa) e Hondarribi Beltza (bacca rossa), sono coltivate per oltre 150 ettari e danno annualmente circa 700.000 litri di Txacoli. 

Le principali località di produzione del Txakoli con DO di Getaria sono la stessa Getaria, Zarautz e Aia. Questa regione, che ha incrementato ultimamente la produzione di Txakoli portando gli ettari vitati da 66 a 177, ha una peculiarità rispetto alle altre: coltiva le uve, la bianca Hondarribi Zuria e la rossa Hondarribi Beltza, attraverso un sistema a graticcio (chiamato parra in basco). 

Fonte: Wikipedia
Io, che non mi fido molto del vino versato dai vari osti locali, ho voluto comprare in enoteca una bottiglia del miglior Txakoli (secondo loro..) in circolazione. Ed ecco qua, la recensione del mio primo (ed unico) vino basco acquistato: Ameztoi - Getariako Txakolina Primus 2010.


Il vino fa parte della DO Getaria ed è prodotto dalla storica cantina Ameztoi con il solo uso di uve Ondarrabi zuri e Ondarrabi Beltza le cui bucce, per questo vino, sono state mantenute a contatto col mosto (sur lie) per qualche giorno al fine di estrarre la massima complessità aromatica del vitigno.
Questo però non deve trarre in inganno nessuno perchè, nonostante tutti gli sforzi, il vino rimane sempre di un colore verdolino chiaro, leggermente frizzante, con odori molto lievi e freschi di mela verde, pesca bianca, lime, finocchio e un tocco di mandorla verde.
In bocca è scattante, dinamico, agrumato quanto basta e, forse, con una struttura ed una complessità leggermente migliori rispetto ai "classici" Tkakoli da osteria. Nulla comunque di esaltante, il vino ha una persistenza breve anche se la sua acidità invita alla beva di frequente.

Un paradiso per i ristoratori che devono vendere Pintxos in quantità!!

Vigneti aziendali
Txakoli in imbottigliamento



A Bilbao tra il museo Guggenheim e alta cucina low cost


Il Guggenheim di Bilbao, uno dei vari musei della Fondazione Solomon R. Guggenheim, è un museo di arte contemporanea progettato dall'architetto canadese Frank Gehr ed inaugurato nel 1997 per dare nuova linfa alla città di Bilbao e, in generale, a tutta l'area dei Paesi Baschi.
Progettato interamente in lastre di titanio, calcare e cristallo, il museo ospita al suo interno quasi esclusivamente esposizioni di arte moderna soprattutto nella forma di installazioni e opere multimediali. Saltuariamente in alcune sale del museo sono esposte alcune mostre di arte antica e di antiquariato con il proposito di far incontrare pubblici diversi.

Il Gatto di fiori all'entrata del museo
L'entrata del museo
Il Guggenheim visto da fuori
Sarà che l'arte moderna non è proprio nelle nostre corde, sarà che una certa romanità ce la portiamo sempre appresso, visitando le varie sale del museo ci siamo sentiti un pò come Alberto Sordi e Anna Longhi alla Biennale di Venezia.
 
John Bock - Palms, 2007
Paul McCarthy - Tomato Head (Burgundy), 1994
Kutluğ Ataman - Küba, 2004
Spossati da tanta arte incompresa, per pranzo ci siamo più che consolati entrando all'interno del ristorante del Guggenheim affidato al talentuoso chef basco Josean Martínez Alija.
Il progetto gastronomico ha previsto la creazione di un caffè, un bistrot low cost e di ristorante gourmet, il Nerua.
Noi abbiamo scelto il meno impegnativo Bistrò che propone versioni prêt-à-porter della cucina del Nerua ad un costo che non supera mai i 35 euro per un mneù degustazione.
Avendo poco tempo abbiamo optato per la Comida Express che propone un piatto principale e un dolce (più acqua, cestino del pane e vino rosso) per circa 20 euro. Questi i nostri piatti che, anticipo, sono stati tutti di grande gusto!

La Sala
Chipirones a la antigua, crema de garbanzos y caldo de su cocción
Merluza al horno, berenjena, tomate y albahaca con majado de aceitunas negras
Helado de frambuesa, yogur de cítricos y piedras crocantes de chocolate
Melocotón asado con tomillo “oreado”, arena de almendra y helado de queso

Il Chissenefrega di Agosto è per....


"La vendemmia rappresenta per tutti noi un momento importante dell’anno, un momento di verità, di bellezza e umanità, di condivisione di un rapporto particolare con la natura, gli amici, le persone che ci circondano a molte delle quali dobbiamo lo straordinario lavoro che si svolge nelle nostre terre durante tutto l’anno”.

Queste la parole di Gelasio Gaetani Lovatelli rilasciate a WineNews durante un'intervista dove, in via esclusiva, ha svelato anche il suo prossimo progetto: “la vendemmia sarà la protagonista assoluta del mio film, che sto scrivendo in tandem con il regista Giovanni Piperno, con il quale abbiamo girato, nel 2010, “Il pezzo mancante” dedicato a Edoardo Agnelli”.

Non dormiremo la notte. 

Gelasio Gaetani Lovatelli. Fonte: Gioia.it

Riflessioni sulla crisi dei wine blog


Che sta succedendo al mondo del vino sul web? 

Quest'ultima settimana più di una persona che stimo si è concessa una pausa di riflessione dal suo blog, sosta che in alcuni casi diventerà più che definitiva. 
Il primo ad interrompere le trasmissioni è stato Mr. Gary Vaynerchuk, l'inventore della "Wine Library TV" che tre giorni fa, a sorpresa, ha deciso di interrompere le trasmissioni del “Daily Grape”. Nonostante provi simpatia per questo personaggio che con parole semplici ha "rivoluzionato" l'approccio al vino degli americani, Gary Vaynerchuk non mi mancherà moltissimo anche perchè, sono sicuro, ha già in mente qualcos'altro visto che ormai è un'azienda che fattura milioni di dollari. La sua è una pausa studiata....

Fonte: http://www.next-tv.it
La cosa che invece mi addolora di più sono le "pause di riflessione" di due voci libere del web italiano che, con i loro wine blog, contribuivano a diffondere la cultura del vino dove cultura non c'è. Sto parlando di Angelo Peretti e Maria Grazia Melegari.
Le poche righe di commiato lette sui loro blog, Internet Gourmet e Soavemente, sanno di delusione e tradimento, è come se il web avesse prima illuso e poi tolto le speranze di chi sta lì a scrivere solo per passione. 

Mentre Peretti sta cercando di rivedere il "....rapporto con il vino e con il suo mondo e con il mio ruolo in quel mondo. Ruolo minore, da comparsa. Di più temo proprio di non valere", la Melegari lancia un grido di dolore perchè, a conti fatti, tenere un wine blog ormai comporta degli obblighi, doveri di presenza, scrittura, relazioni che, scrive sempre Maria Grazia, alla fine stancano.

Per comprendere le loro inconfutabili ragioni bisogna capire anzitutto perchè tasi entra un bel giorno nel mondo dei wine blog. Provo a dare una mia versione.
La partenza è tutta passione, è un bel gioco, ma ogni persona che inizia un progetto ha anche un obiettivo che, per chi scrive di vino, è quello di diventare un giorno influente, autorevole, stimato e, perchè no, anche pagato per quello che fai. La madre di tutte le domande è proprio questa: girare l'Italia del vino alla ricerca di produttori e vini da raccontare, stare davanti al PC di casa sottraendo tempo alla famiglia e agli amici, prima o poi porterà a qualcosa?


L'illusione del sì spesso ci maschera la principale verità: la risposta è, tranne rari casi, negativa
Fare il wine blogger in Italia non porta proprio ad un ciufolo se non a pacche sulle spalle e a rarissimi momenti di celebrità condivisi tra te e i pochi "eletti" che leggono di vino sul web.
Anche io pensavo di spaccare il mondo quando vinsi nel 2009 il Blog Cafè di Squisito come miglior sito internet di vino. 
Gianpaolo Paglia, vincitore nel 2008, mi scrisse subito dopo che quel titolo non avrebbe spostato nulla nella mia vita. Aveva ragione e lo ringrazio ancora.

Celebrità pochissima, soldi zero, ansia a mille per cercare di capire cosa scrivere nel prossimo post, alte possibilità di entrare in polemica col primo coglione di turno che travisa le tue parole....perchè allora continuare a scrivere? 
La domanda me la faccio spesso anche io e le risposte che mi do portano sempre dritte ad un punto: le soddisfazioni economiche le devo cercare in altri lidi, le soddifazioni esistenziali le cerco nell'abbraccio della mia compagna e nel calore dei miei amici, il vino rappresenta una passione da condividere e non uno scopo della mia vita. Tutto ciò che verrà in più, se verrà, sarà un surplus che mi godrò accanto a ciò che già ho.