Investire sul vino conviene ancora? I Fine Wine a giudizio degli esperti


Negli ultimi giorni sono usciti una serie di interessanti articoli sui Fine Wine ovvero sui vini di maggior pregio presenti sul mercato mondiale che, spesso, si comprano non per berli ma per specularci sopra (vedi voce investimento).
Paolo Repetto di Vinifera su NewsFood.com fa un bilancio del 2010 cercando di prevedere il futuro dei vini da investimento.
In primo luogo il 2010 è stato l'anno della definitiva consacrazione dell'estremo Oriente come nuova meta privilegiata delle grandi bottiglie, in particolare quelle provenienti da Bordeaux.
I nuovi ricchi cinesi da tempo stanno scalando le classifiche dei migliori acquirenti dei beni di lusso, e fra questi non potevano mancare le etichette di vini più prestigiose, il cui consumo è ormai considerato simbolo del nuovo status sociale raggiunto.
E' naturale che attualmente la loro attenzione sia focalizzata sui Premier Crus di Bordeaux, nell'ambito dei quali si annoverano molte delle più prestigiose etichette del mondo, e le cui caratteristiche sono facilmente apprezzabili anche dai palati neofiti.
Dopo una leggera fase di contrazione della domanda che caratterizzò il primo semestre del 2008, in concomitanza con l'emergere della crisi finanziaria internazionale, l'attenzione e la pressante domanda dei compratori asiatici ha letteralmente fatto decollare la domanda dei Fine Wine bordolesi negli ultimi 2 anni.


Un'etichetta su tutte è stata la vera star del mercato, il primo vino tra i cinque Premier Cru Classée del Medoc, ovvero il leggendario Chateau Lafite Rothschild.
Dalla fine del 2009 e per tutto il 2010, Lafite ha avuto una domanda talmente elevata da parte del mercato cinese da renderlo quasi introvabile, e determinandone un aumento di valore quantificabile in un 90% in due anni e circa 1000% dal 2000 ad oggi.
Naturalmente Lafite non è stato il solo oggetto del desiderio dei nuovi mercati, ma tutti gli altri grandi vini francesi hanno beneficiato di un sostanzioso aumento delle richieste, tanto che l'indice Liv-ex, la borsa internazionale dei Fine Wine, chiuderà l'anno in grandissima crescita.
Il secondo fattore che ha particolarmente favorito il settore è stata la grande vendemmia del 2009, da molti considerata una delle migliori di sempre a memoria d'uomo, e la cui vendita en primeur nell'estate del 2010 è stata un enorme successo.


Quest'anno la campagna di vendita en primeur ha avuto inizio nel mese di giugno, un paio di mesi più tardi rispetto alla normale consuetudine, e la frenetica domanda da parte dei principali mercati di riferimento ha fatto in modo che i valori delle più celebrate etichette di Bordeaux abbiano raggiunto quotazioni impensabili sino a pochi mesi fa, mediamente raddoppiate rispetto ai certificati di vendita relativi all'ultima straordinaria annata, la 2005.
Il risultato delle aspettative sulla campagna primeur 2009 ha però determinato un incontrollato aumento di prezzo sulle etichette "minori", trascinati dalle quotazioni dei vini più inseguiti, e la bontà dell'investimento su queste ultime sarà da dimostrare nei prossimi anni.

A conferma di tutto questo, le case d'asta internazionali specializzate nei Fine Wine, Christie's e Sotheby's in testa, hanno registrato nel 2010 il loro record in termini di fatturato, in particolare nelle loro sedi di Hong Kong, Londra, New York e Ginevra.
Ciliegina sulla torta, l'andamento climatico del 2010 in Francia ha permesso quest'anno a Bordeaux una vendemmia di tale qualità che è già stata paragonata alle annate 2005 e 2009, ed amici che hanno partecipato alla vendemmia ed alle vinificazioni mi hanno confermato tali sensazioni.
Se nella primavera del prossimo anno gli assaggi dalle botti di questa annata (ai quali avrò la fortuna di partecipare) confermeranno le attese, la campagne di vendita dei primeur 2010 si preannuncia già un successo. 


Le premesse per un 2011 positivo per il settore dei Fine Wine sembrano quindi esserci tutte, ma in un mondo che ha dimostrato di saper cambiare rapidamente, è necessario sapersi muovere con attenzione. Come sempre il mio consiglio è quello di non improvvissare, perché l'investimento sui vini pregiati richiede sempre più competenze che non possono essere compensate solo dalla passione o dall'intuito.
Sulla base degli accadimenti degli ultimi mesi e dei segnali del mercato, ecco cosa mi aspetto dal 2011:
1. Mouton Rothschild, Latour, Margaux, Haut Brion, Cheval Blanc e Ausone vedranno una costante crescita delle loro quotazioni, spinte dalla richiesta del mercato asiatico. In particolare Mouton si appresta a diventare protagonista del mercato nel 2011 e 2012.
2. Lafite vedrà una stabilizzazione dei prezzi ed un ridimensionamento delle attuali valutazioni "stellari", ma senza un drastico calo dei prezzi.
3. L'annata 2000 dei top di Bordeaux emergerà in tutta la sua eccellenza e sarà attivamente ricercata, con conseguente aumento delle sue quotazioni.
4. Chateau d'Yquem irromperà sul mercato asiatico con importanti plusvalenze sulle sue attuali stime, in particolare per l'anna 2007.
5. I cosidetti "2em vins"dei Premier Crus di Bordeaux vedranno aumentare sensibilmente la loro richiesta, e raggiungeranno quotazioni inimmaginabili sino alla fine del 2009.
6. La domanda pressante sui grandi Borgogna e Champagne da parte del mercato asiatico non si farà sentire sino alla metà del 2012, comprare questi vini nel 2011 potrebbe rivelarsi un ottimo affare.
7. I prezzi dei Primeur 2010 di Bordeaux relativamente ai 1er Cru Classé saranno così elevati da demotivare all'acquisto gli storici mercati europei e statunitensi. Nel 2013 la maggioranza delle casse di questi vini si troveranno nel sud est asiatico.
8. Molte aziende di Bordeaux che non rientrano nella cosiddetta "prima fascia" entreranno in crisi a causa dell'eccessivo aumento di prezzo dei loro vini, sull'onda della campagna primeur 2009-2010 e del fermento del mercato mondiale. I magazzini colmi dei négociants potrebbero determinare una svendita di alcune etichette, con possibili infauste conseguenze sulle valutazioni di molti vini.
9. I grandi vini italiani inizieranno a farsi sempre più strada tra i wine lovers e gli investitori, anche grazie al crescente apprezzamento della cucina italiana in tutto il mondo. Su tutti sarà Sassicaia il portabandiera, per il quale prevedo ottime performance finanziarie nel prossimo anno.

Tornando all'indice l'Liv-ex, la borsa internazionale dei vini pregiati, questo indicatore nel 2010 ha stabilito che, negli ultimo dodici mesi, i Fine Wine di Bordeaux sono risultati un investimento più redditizio dell’oro, del petrolio e delle azioni.
L’indice Liv-Ex Fine Wine 50, che monitora i premier cru di Bordeaux nell’andamento del loro valore su dieci diverse annate, ha fissato in un +57% la loro crescita in valore nel 2010, rompendo la barriere dei 400 punti a dicembre.
Nel 2010 l’oro è aumentato di valore del 35%, il petrolio del 20% e i principali indici azionari, S & P 500 e FTSE 100, sono saliti rispettivamente del 13% e dell’11%.
Secondo l’analisi di Liv-Ex questi aumenti, come spiegava anche Repetto, sono da ricollegare principalmente alla domanda eccezionalmente forte domanda dei mercati asiatici, Cina e Hong Kong in particolare.

Alla luce di tutto questo sapete che penso? Avrò magari pochi soldi in tasca ma io il vino me lo bevo e.....sticazzi del Lafite!

Fonti: www.newsfood.com e www.decanter.com via Winenews.it

Tendenze 2011: le "Eno-Nozze"


Leggendo il sito WineNews ho scoperto che quest'anno la tendenza per gli enosnob sarà il matrimonio in cantina.
Barrique come tavoli, bottiglie vuote come porta-candele, tappi di sughero come segnaposto. E vini pregiati come bomboniere. 
Le nozze in cantina, tendenza tutta californiana,  sbarcano in Europa, per un connubio tra uno dei momenti più importanti della vita ed il nettare di Bacco, tra simbolismo religioso e simbolismo di gioia e di festa.


Perché celebrare il “rito laico”, quello del ricevimento, pranzo o cena che sia, nel “classico” ristorante, quando si può scegliere una location più “d’atmosfera”, come appunto una cantina, e personalizzare al massimo l’esperienza, magari con l’aiuto di sommelier o vignerons? 
Da Sonoma e Napa Valley allo Château La Font du Broc (Francia), con il suo chiostro con colonne di marmo di Carrara e la sontuosa cantina. O all’Adega Regional de Colares (Portogallo), dalla sala pavimentata in pietra circondata da enormi botti di rovere. 


“Last, but not the least”, l’Italia: qui è l’Umbria a farla da padrona, con la cantina Caprai, la sua splendida location ed il suo Sagrantino di Montefalco. Decisamente un matrimonio “diverso” che non rinuncia alla sacralità del momento, tra i luoghi sacri di Assisi ed i “luoghi sacri” del vino ...


Fonte: WineNews.it

Con questo freddo mi merito un Vin Brulè


Non so voi ma io, come si dice a Roma, con questo freddo sto battendo le brocche e il miglior modo di scaldarsi con un bicchiere in mano è rappresentato dal Vin Brulè, una bevanda calda a base di vino rosso (brulè significa infatti vino bruciato) che ha davvero molte proprietà benefiche: è corroborante, riscaldante e disinfettante, molto utile per i malanni di stagione. Ma non solo! Poeticamente il Vin Brulè ha il potere di riscaldare anche gli animi; molti infatti gli artisti di strada che negli anni passati sulle strade parigine si accompagnavano ad un bicchiere di caldo vino dolce.


Le origini del Vin Brulè si perdono nella notte dei tempi visto che ho scoperto che non è altro che un derivato del Conditum Paradoxum, un vino speziato romano la cui antica ricetta è stata trascritta nelle pagine del Re Coquinaria di Apicio.

I. CONDITVM PARADOXVM:
Conditi paradoxi compositio: mellis pondo XV in aeneum vas mittuntur, praemissis vini sextariis duobus, ut in coctura mellis vinum decoquas. quod igni lento et aridis lignis calefactum, commotum ferula dum coquitur, si effervere coeperit, vini rore compescitur , praeter quod subtracto igni in se redit. cum perfrixerit, rursus accenditur. hoc secundo ac tertio fiet, ac tum demum remotum a foco post pridie despumatur. tum ‹mittes› piperis uncias IV iam triti, masticis scripulos III, folii et croci dragmae singulae, dactilorum ossibus torridis quinque, isdemque dactilis vino mollitis, intercedente prius suffusione vini de suo modo ac numero, ut tritura lenis habeatur. his omnibus paratis supermittis vini lenis sextaria XVIII. carbones perfecto aderunt [duo milia]. 

Ecco la traduzione:

“Siano versati in un vaso di bronzo un quarto di vino e due cucchiai di miele, in modo che, mentre il miele bolle, il vino diminuisca di volume. Scaldalo a fuoco lento; gira il tutto finchè prenderà il bollore; quando comincerà a salire, trattienilo versando altro vino. Una volta freddo fallo scaldare di nuovo. Ripeti per altre due volte. Il giorno dopo lo schiumerai. Aggiungi allora 120g di pepe, poco pistacchio, cannella e zafferano, cinque ossi arrostiti di datteri; trita cinque datteri che dal giorno precedente avrai posto nel vino per farli ammorbidire. Fatto ciò versa due litri circa di vino giovane”.

Il sito di cucina Giallo Zafferano ci insegna come fare un ottimo Vin Brulè moderno:

Per preparare il vin brulè preparate tutte le spezie che vi serviranno per la preparazione, quindi tagliate sottilmente la scorza del limone e dell'arancia, senza prendere anche la parte bianca, che renderebbe amara la preparazione (2). In un tegame di acciaio dai bordi non troppo alti, versate lo zucchero (3)


unite la scorza degli agrumi, le spezie (4-5) e in ultimo versate il vino rosso corposo (6)
Ponete la pentola sul fuoco e portate lentamente ad ebollizione: fate bollire a fuoco basso per 5 minuti mescolando fino al completo scioglimento dello zucchero (7); a questo punto avvicinate una fiamma alla superficie del vino, facendo molta attenzione a non scottarvi: l’alcol contenuto nel vino prenderà fuoco, e voi dovete lasciarlo fiammeggiante fino al completo spegnimento (8)


Quando il fuoco si sarà spento, filtrate il vin brulè con un colino a maglie fittissime e servitelo fumante (9).

Il tasso alcolico minimo del vin brulè è del 7%. Chiaramente da un vino di bassa qualità non deriverà un vin brulè troppo buono. Per questo è sempre meglio usare del vino di ottima qualità, speziarlo e non addolcirlo troppo.
Come alternativa per i bambini e gli astemi, viene servito presso tutti i mercatini di Natale anche del succo di mela caldo, anch’esso speziato con la cannella e i chiodi di garofano.

A Trapani e dintorni tra vino, cous cous e busiate!



Cinque giorni in terra di Sicilia, visiterò Trapani, Marsala, Mazara del Vallo fino ad arrivare alla costa nord di San Vito Lo Capo e la Riserva dello Zingaro che, ci scommetto, anche in inverno mi riserverà colori e profumi sensazionali.

Riserva dello Zingaro
Segesta
Busiate allo scoglio
Cous Cous di San Vito lo Capo
  Un tour che mi porterà a visitare due cantine di eccellenza: Marco De Bartoli e Antonino Barraco. A presto per un resoconto dettagliato.

Andrea

Buon 2011 con Percorsi Di Vino


Ognuno di noi oggi si meriterebbe di bere questo:


A tutti i lettori del blog, lo staff di Percorsi Di Vino, cioè io e Stefy :-)), vi augura un 

FELICE 2011




Botti di fine anno: Ka Mancinè e il Rossese di Dolceacqua


Si ritorna alle origini, al nome del mio blog, a quel percorso che dovrebbe condurre tutti, io e i miei pochi lettori, a raggiungere la serenità edonistica che ci può fornire una buona bottiglia di vino, non un prodotto qualunque, ma il figlio della Terra e del Sudore. 

Per fine anno voglio regarvi una chicca.

Vi racconto un rosato, una tipologia poco capita che, stagionalmente, riscuote un certo successo solo in estate per via della moda del momento.
Oggi vi porto in Liguria, a Soldano (IM), all’interno della piccolissima azienda Ka Mancinè dove Maurizio Anfosso, ex rappresentante, ha realizzato il sogno della sua vita: creare il suo Rossese di Dolceacqua ridando vigore alle vigne storiche di proprietà (alcune dei primi del '900 coltivate ad alberello) site all’interno della zona “Galeae” (Galera in dialetto ligure), cioè nel luogo dove storicamente venivano portati e fatti lavorare i prigionieri saraceni catturati durante le battaglie d'Almeria (1147) e Tortosa (1148).


Maurizio Anfosso è un tutt’uno con Ka Mancinè, vigna e cantina vengono gestite personalmente col solo aiuto dei propri parenti durante la vendemmia.
Pochissime le bottiglie prodotte. Nel 2006, il suo “anno zero”, il suo vino, realizzato in 1.500 unità, ha subito conquistato premi e critica ed oggi, a quasi cinque anni, trovare una sua bottiglia è davvero difficile, tutta la sua produzione è contingentata e, ovviamente, venduta tutta “en primeur”.

Maurizio Anfosso e...famiglia
Lo Sciakk 2009, VdT rosato, è il risultato di una cura e di una gestione maniacale sia del vigneto (resa 30 q/ha) sia della vinificazione (in bianco con lieviti autoctoni per 20 giorni) del Rossese che nel bicchiere si esprime, per la tipologia, ai massimi livelli.
Se guardi dove sono posizionate le vigne capisci subito che hai di fronte un vino mediterraneo, la frutta rossa croccante dopo un veemente inizio lascia il posto alla macchia mediterranea, il naso ci conduce in un sentiero dove mirto, ginepro, alloro, corbezzolo e lentisco rappresentano sensazioni che catturano la mente e l’anima.
Bevo lo Sciakk, una, due, tre volte, non smetto di poggiare le labbra sul bicchiere, la freschezza del sorso e il fine equilibrio mi trascinano in un vortice color rosa che faccio fatica a contenere.


L’unico rammarico? Aver saputo che Maurizio abbia prodotto nel 2009 solo 733 bottiglie (!!). 
Io per il 2011 ho già fatto la mia prenotazione. L’ultimo che arriva chiude la porta.

Il vigneto
Il vigneto

Le foto sono tratte da www.vinoalvino.org e www.sole-liguria.com

Rosso del Soprano 2005 - Azienda Agricola Palari di Salvatore Geraci


Quando l’ho conosciuto lo scorso anno al Vinitaly, insieme a Simona Fino ed Elena Fucci, era l’unico del nostro tavolo ad avere lo sguardo perso nel vuoto, i suoi occhi tradivano una mente che stava vagando altrove, forse era tornato nella sua villa a Palari, forse stava pensando al prossimo restauro.
Salvatore Geraci, verso la fine degli anni ’80 era conosciuto a Messina e dintorni per la sua bravura come architetto e per la sua passione politica (fu assessore provinciale alla Cultura e al Turismo) e sono sicuro che se gli avessero predetto un futuro da vignaiolo di successo si sarebbe fatto di certo una risata sebbene fosse cresciuto a pane arrostito imbevuto col vino di famiglia.

Salvatore Geraci
Di quei tempi, però, avere un’amicizia con Gino Veronelli era “rischioso” perché fu proprio il Maestro, parlandogli della doc Faro, a quei tempi ormai quasi dimenticata, a suggerirgli di farla rivivere.
Geraci ci pensò su solo un attimo, solo il tempo di considerare le vigne di famiglia e Veronelli gli presentò Donato Lanati.

«Veronelli mi mise in contatto con Donato Lanati, enologo piemontese. Era a Pantelleria e lo convinsi a fermarsi da me qualche giorno, prima del rientro. Si arrampicò su per le vigne, prese dei campioni di terra da analizzare, si guardò intorno. Penso che lì, proprio nella vigna, grazie alla bellezza del posto, i suoi dubbi si siano piano piano andati dissolvendo. Ma su un punto Lanati era fermo: quello di fare un grande vino. Da 4 ettari, disse, o si fa un grande vino o non si fa niente. E d’altronde anch’io non avevo nemmeno per un attimo considerato l’idea di fare un vino tanto per fare. Certo dire adesso che mi aspettavo che sarebbe andata come è andata...».

La scommessa era iniziata anche se c’era un “piccolo” problema ancora da risolvere: la cantina. L’impellente necessità fa trasformare la settecentesca villa di famiglia, Villa Geraci, in un luogo dove le vasche di fermentazione, le barrique francesi e i magazzini di stoccaggio prendono il posto dei mobili di antiquariato e delle tante stanze da letto per gli ospiti.

La Cantina
La pazzia e il business fanno sì che nel giro di un anno il vitigno di Santo Stefano Briga comincio a produrre le prime bottiglie di Faro Palari. Era il 1990, l’inizio della nuova era per la Doc Faro.
Questo Natale ho voluto stappare il secondo vino di Geraci, il Rosso del Soprano (nerello, mascalese, nocera, cappuccio, galatea) che, vivendo all’ombra della fama del Faro Palari, dal mio punto di vista è ingiustamente poco conosciuto ed apprezzato. 


Ho aperto l’annata 2005 con molto timore, sei anni sulle spalle possono essere tanti per molti grandi vini, figuriamoci per il “vino base”di un’azienda anche se blasonata come questa. La sorpresa è ritrovarsi nel bicchiere un vino maturo e dalla grande bevibilità, un rosso tutt’altro che stanco caratterizzato da sensazioni di frutta di rovo, spezie nere e rosa selvatica.
Al palato rivela struttura, morbidezza e un lieve finale balsamico che, speranzoso, cerca di farti dimenticare dei parenti di là in salotto che si stanno sgargarozzando un Ronco da paura.
Unico neo? Il prezzo, se fosse leggermente minore (siamo mediamente sulle 15 euro in enoteca) renderebbe più popolare questo vino.

Foto: Arte Gastronomica e sito aziendale

Chiude E-blogs, la rivista europea dei blog di Wikio


Purtroppo mi sto sempre più rendendo conto che, di questi tempi, le idee più interessanti spesso devono essere messi da parte per mancanza di fondi o interesse. Uno di questi progetti era E-Blogs, la rivista europea dei blogger che Wikio stava portando avanti con coraggio da qualche mese.


E-blogs si prefissava di mostrare “il meglio” della blogosfera europea selezionando post di qualità in 5 Paesi e 5 lingue: Italiano, Tedesco, Spagnolo, Inglese, Francese,  per farli poi tradurre nelle stesse 5 lingue. L’idea originale era quella di offrire uno sguardo inedito e quotidiano degli europei, una sorta di “corriere internazionale” dei blog dove dare risalto alle arrabbiature, ai sogni e ai desideri dei ragazzi euopei.
Anche Percorsi Di Vino era stato scelto come blog ufficiale della rivista visto che molti articoli apparsi sul mio sito sono stati tradotti egregiamente in cinque lingue.
Perchè tutto questo finisce? Selezionare contenuti, adattarli per ogni Paese, farli tradurre dai traduttori remunerati e infine diffonderli in 5 lingue su 5 Paesi… Tutto ciò costa denaro. Molto denaro. 
E-Blogs non haincontrato l’eco, l’audience che Wikio si aspettava. Una sfida persa per mancanza di visitatori e quindi di potenziale pubblicitario per remunerare questo lavoro che contava una squadra di 40 traduttori professionisti.

La redazione
Siamo in un’economia di mercato e Wikio è una società privata. Chi paga tutto questo?
Ringrazio tutti i ragazzi che hanno creduto in questo progetto e dico loro di buttarsi nel gossip, sicuramente là ci sono tante persone che leggono. Siamo o non siamo nell'era del Grande Fratello?


Champagne d'autore per capodanno?


I designer sono gente strana e, se si mettono in testa di abbinare il loro estro al mondo del vino, il risultato può essere travolgente.
La brand agency THEY questo Natale ha commissionato a due collettivi e/o studi di designer olandesi, La Bolleur e Tjep, l’idea personalizzare lo Champagne Zarb con un segno distintivo quanto più originale ed ironico.
Il risultato sono una declinazione di possibili applicazioni immaginate per rendere il momento del brindisi ancora più performativo: un vero e proprio show. Che si tratti di una macchina fotografica incorportata nel tappo (o magari di un tappo con la punta di una freccetta!), o anche solo di una veste accattivante. 
Le bottiglie resteranno in mostra nel temporary shop di THEY (ad Amsterdam, nel distretto di Nine-Streets) fino all’inizio di gennaio. 

Ecco le foto:















Ecco dove sono esposte le bottiglie:


E a voi quale piace?


Fonte: Designer Blog via  Dezeen

La retorica di Natale tra spumante e champagne!



Ogni Natale, ogni fine anno sempre le stesse parole, la stessa retorica.

" Non e' vero che lo Champagne scorre come un fiume in piena ".

" Non e' vero anche perche' da noi e nel resto del mondo ad averla vinta e' lo Spumante italiano ".

" E' a Natale, e' a Capodanno che chiunque puo' capire cosa contano l'agricoltura italiana, l'agroalimentare italiano, in particolare il vino italiano ".

" Il nostro Spumante vince la sua corsa contro lo Champagne. Siamo primi nelle bollicine e, se ci fosse piu' sostegno da parte di Parlamento e Governo, probabilmente anche il Pil andrebbe meglio. Comunque, senza ironia alcuna, ironia che non avrebbe senso, l'agricoltura italiana fa gli auguri al Ministro Tremonti e a ogni cittadino che vive in un Paese dove dalle mie parti si vendono tra Prosecco Docg di Valdobbiadene Conegliano e Prosecco Doc, cioe' il Prosecco Nordestino, piu' di 150 milioni di bottiglie. Auguri e grazie a tutti i nostri produttori di Spumante, dall'Alto Adige e Trentino alla Lombardia, al Piemonte, al Veneto e al Friuli Venezia Giulia ".

Caro Galan, sicuramente i produttori delle Regioni sopracitate ti faranno gli auguri ma, da buon Ministro, perchè dimenticare chi fa una grande spumante nelle altre parti di Italia? Sai che esiste in Puglia un grande spumantista come D'Araprì? Sai che esiste Mottura nel Lazio che fa un grande spumante metodo classico??

E poi, due palle con sta sfida spumante contro champagne!!!

Evvia la retorica!!

I Sommelier del cibo?


Due giorni fa su Repubblica è uscito questo articolo che, come un pò tutte le ricerche scientifiche un pò futili, fa un pò ridere visto il tema trattato.

Sembra, infatti, che le persone in sovrappeso abbiano un naso sopraffino anche se la loro ipersensibilità alle fragranze pare sia confinata solo agli odori del cibo e non a tutti gli altri aromi. Lo sostiene una ricerca dell'università di Portsmouth, in Inghilterra, condotta su 64 volontari. 

TEST - Ai partecipanti sono stati fatti annusare due diversi odori, uno di cibo e l'altro no. Entrambi gli aromi sono stati diluiti in acqua per essere presenti in concentrazioni man mano inferiori e capire così quando l'odore non veniva più avvertito dai volontari. I test sono stati eseguiti quando i soggetti avevano fame e anche dopo mangiato, per verificare se la sazietà potesse interferire con l'olfatto. Primo risultato, l'odore non relativo al cibo viene percepito meglio da affamati. E, paradossalmente, è vero l'opposto con il profumo di cibo: i volontari lo percepivano meglio da sazi che prima di pranzo. «Questa è stata la prima sorpresa: dal punto di vista evoluzionistico, verrebbe da dire che è più opportuno essere maggiormente sensibili al cibo prima del pasto», nota il coordinatore della ricerca, Lorenzo Stafford del Dipartimento di Psicologia dell'università inglese. 


SOVRAPPESO - Perché mai allora dovremmo essere più sensibili agli odori del cibo dopo aver mangiato? «Forse perché così siamo più capaci di riconoscere e rifiutare gli alimenti quando non sono più necessari - ipotizza Stafford -. Del resto l'olfatto influenza il senso del gusto: questi dati sembrano indicare che l'odorato abbia un ruolo nei processi di segnalazione dell'appetito e della sazietà. E non a caso c'è chi ha provato a mettere a punto metodi per potenziare o ridurre l'olfatto per aiutare chi vuole perdere peso». 
Già, ma proprio chi è sovrappeso sembra più sensibile al cibo: la seconda sorpresa infatti è arrivata quando sono stati messi a confronto gli indici di massa corporea dei partecipanti con le loro capacità di discernere gli odori. Chi era sovrappeso è risultato più sensibile agli odori di cibo, molto poco a quelli non relativi agli alimenti. In altri termini, se una persona con qualche chilo di troppo entra in una pasticceria dopo pranzo viene sopraffatta dai profumi, si ritrova l'acquolina in bocca e difficilmente resiste dall'addentare un pasticcino. «L'acuito senso dell'olfatto di chi è sovrappeso potrebbe effettivamente incoraggiare a mangiare di più, anche quando si è sazi, facilitando l'accumulo di peso», osserva Stafford. Che però sottolinea come i suoi dati siano preliminari e su troppo pochi soggetti per poter essere conclusivi; per di più, i test sono stati fatti con un solo tipo di odore, per cui i risultati potrebbero essere diversi con altri. Si vedrà; nel frattempo, meglio non andare dal fornaio o in pasticceria dopo pranzo, se non vogliamo vanificare gli sforzi per stare a dieta.


Dalla serie i pancioni non potranno essere mai buoni sommelier del vino? E chi glielo dice a Cernilli?

Tutte le stranezze delle etichette del vino - parte terza


Un regalo di Natale per i lettori di Percorsi di Vino e, forse, per lo staff di Wikio al quale tanto piace la rubrica sulle etichette del vino più orrende del mondo.

Ecco una rapida e terza carrellatta di quello che non vorremmo mai vedere su una bottiglia:

Forever Amber  

Questo è un vino Sudafricano e l'etichetta mostra una donna che, a mio parere, a un sex appeal pari ad un cartoccio di alici fritte. L'etichetta è stata dipinta da George Paul Canitz, un artista degli anni '20 che pare si sia ispirato nel nome ad un famoso libro del tempo. Il vino è una sorta di moscato fortificato. Dalla serie bere per dimenticare l'etichetta...

Mad Housewife
Mad Housewife Cellars
C'erano una volta le Casalinghe Disperate, oggi invece abbiamo le Casalinghe Pazze che si mettono in testa di bere dello Chardonnay californiano del 2004 al sapore di Ikea, cioè legno..... Forse la pazzia è berlo?

Sogno uno
Savanna Wines
Ecco, forse questa è un'etichetta sexy e non poteva essere altro visto che il vino, 70% Cesanese, 20% Sangiovese e 10% Montepulciano, è il "famoso" Sogno Uno prodotto dalla porno star Savanna Samson, un vino dicono ormai introvabile che ha ricevuto attenzioni, ben 91 punti, da quell'allupato di Robert Parker. Ah, volete sapere com'è Savanna Samson? Eccola!

Savanna Samson
Ed infine....

Tiny Bubbles
Harper Hill
Mamma mia, dopo il vino della porno star arriva il vino della Buzzicona. La cantina produttrice è sempre l'americana Harper Hill's Oildale Winer che ci ha deliziato in passato gli occhi e (non) il palato con il White Trash White.   
Oggi la gamma dei vini di questa imbarazzante cantina si amplia con queste bollicine a base di Syrah e Zinfandel particolarmente consigliato per le feste perchè:"You can't have a party without Tiny Bubbles". Terribbile!!!!!!