Per questa ultima puntata di Delivery IGP ho voluto intervistare una bravissima imprenditrice del sud Italia, Simona Natale che, assieme a suo marito Gianfranco Fino, tanto stanno dando alla viticoltura della loro Puglia. Simona e Gianfranco sono da anni dei visionari e, nonostante la crisi pandemica, non smettono di investire nei loro sogni!
Buongiorno Simona, anzitutto una domanda
personale: come stai affrontando questa emergenza?
Lo facciamo come tutti, adattandoci
ad una vita fatta di lavoro e zero viaggi. Da una esistenza sempre a mille in
giro per il mondo a zero.Ci
siamo comunque dedicati al cantiere della muova cantina è questo non è stato
per niente negativo. Abbiamo fatto la scelta di fermarci, niente e-commerce,
niente delivery. Noi lavoriamo con l’Horeca che è il settore più colpito e
quindi non ci sembrava giusto percorrere altre strade.
Hai parlato di viaggi di lavoro.
Cosa ti manca di quell’aspetto che ora è in stand-by?
Sicuramente gli abbracci, quel
bagno di folla che ci dava la forza di non fermarci mai, quella sensazione di
casa con i colleghi, quel modo di vivere un po’ girovago, che comunque mi dava
tantissime emozioni.
Ti aspettavi questa nuova ondata di
epidemia? Come la stai affrontando aziendalmente?
Ovviamente tutti abbiamo sperato di
non vivere questa nuova fase che sembra non finire più. Stiamo combattendo per
non fermarci. Ci spaventa solo il blocco del cantiere per la nuova cantina, non
saremmo in grado di sopportarlo dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto.
Secondo te il nostro Governo ha
preso tutte le misure adottate sono state sufficienti o si poteva fare qualcosa
di più anche alla luce di questa seconda ondata?
Il Governo ci prova ma questa cosa
è arrivata nelle nostre vite come un uragano. Nessuna Nazione era pronta a
fronteggiarla. Avremmo tutti voluto non vivere questa guerra con un nemico così
subdolo, ma allo Stato chiediamo solo che ci aiuti per ciò che concerne il
costo del lavoro, che è un valore altissimo da sostenere per tutti noi,
soprattutto per aziende come la nostra in cui è impossibile meccanizzare il
lavoro agricolo, sia dal punto di vista filosofico che oggettivo, vista la
nostra viticoltura così particolare.
Da
noi in Puglia, poi, tra COVID e Xilella , l’impatto economico è stato davvero
pesante, soprattutto se parliamo di piccole aziende agricole. C’è sicuramente
bisogno di sostegno e di aiuti importanti a livello nazionale, ma soprattutto
regionale.
Usciamo un po' dal discorso virus e
parliamo di territorio, del tuo territorio. Che periodo sta vivendo il
Primitivo di Manduria e, in generale la Puglia?
Secondo me ancora, nonostante tutta
la situazione internazionale, siamo in un territorio privilegiato, innanzitutto
climaticamente; infatti abbiamo solo dieci giorni all'anno veramente brutti...
poi la Puglia si è sempre difesa anche da un punto di vista turistico con un
rapporto qualità prezzo enormemente interessante. Quindi un
territorio bellissimo, 800 Km di coste, una proposta
assolutamente varia e comunque tutti luoghi in cui si mangia e si
beve bene, per cui abbiamo tantissimo da offrire. Come comunicazione siamo
ancora una delle regioni più interessanti del mondo e lo dicono anche i media.
La scelta di lasciare il consorzio,
nel 2017 da cosa è dipesa e se siete ancora convinti che sia la cosa giusta
Stiamo meditando di rientrare nel
Consorzio rimanendo sempre della nostra idea di non rivendicare la DOC, almeno
fino a quando non sarà imposto l’imbottigliamento in zona.
Per il 2021 cosa ti aspetti?
Spero che il mondo riparta, non
solo da un punto di vista economico, ma umano. Tutti noi, in tutto il mondo,
abbiamo bisogno di tornare a vivere. Credimi, è più un auspicio umano che
commerciale, vorrei solo vedere la gente tornare a vivere una vita normale.
La Pandemia cosa ha cambiato e cosa
cambierà nel mondo del vino?
Credo che nel mondo del vino la
Pandemia non abbia cambiato nulla in più di ciò che ha cambiato in tutto il
mondo. Sicuramente è cambiata la comunicazione che è pari a quella del mondo
del food; i due mondi si sono completamente bloccati, oggi stiamo
reinventando un sistema di comunicazione, ma io più che sul "on-line"
sono calata nel mondo one to one, delle degustazioni che richiedono un contatto
umano.
Che consigli daresti ai tuoi
colleghi per affrontare al meglio il futuro?
Ai colleghi auguro di rimanere in
salute, dobbiamo continuare a crederci. Non bisogna abbassare l’attenzione
sulla qualità o lanciarsi in operazioni commerciali spregiudicate che
servirebbero solo ad ingenerare confusione nel mercato. Io credo che “il bello
ed il buono ci salveranno”.