Il Lazio, fortunatamente, negli ultimi
tempi sta cercando di reagire ad una certa “staticità enologica” che lo ha
caratterizzato per anni grazie ad un forte passaggio generazionale che ha
portato tanti giovani alla guida delle aziende vitivinicole di famiglia gestite
un tempo dai loro padri. Non solo. Questo nuova dinamicità del comparto
vitivinicolo del Lazio è causata anche dalla nascita di nuove cantine, come ad
esempio Sanvitis, il cui progetto nasce dalla grandissima passione per il vino
di tre amici ovvero Sergio Tolomei, Massimo Orlandi e Riccardo Bani, che pur
provenienti da settori completamente diversi (il primo è imprenditore nel mondo
dell’ottica mentre gli altri due provengono dal settore dell’energia) hanno
voluto unire le proprie forze per contribuire alla valorizzazione del vino del
Lazio ponendo la loro base operativa a San Vito Romano. Il motivo? Semplice, la
famiglia di Massimo Orlandi è originaria di San Vito e in questa zona, soprattutto
nell’areale di Olevano Romano, ha vigne di proprietà dalle quali ha sempre
prodotto vino solo ed esclusivamente per esigenze famigliari.
Sergio Tolomei, Riccardo Bani e Massimo Orlandi |
Investire in questo territorio,
pertanto, è stato assolutamente naturale anche se il progetto Sanvitis, attivo
dal 2015, ha previsto la gestione di piccole parcelle anche nella zona dei
Castelli Romani, lungo le colline di Ariccia, dove in 5 ettari di vigneto (45
anni di età media) troviamo la presenza di quelle uve che rappresentano il
classico taglio del Frascati: Bellone, Malvasia e Trebbiano.
L’altro settore produttivo, come già
detto, si trova ad Olevano Romano dove si coltiva un ettaro di cesanese di
Affile impiantato più di cinquant’anni su un terreno di argilla rossa, molto
tenace, un po’ come le persone che vivono quei territori. Sullo stesso
appezzamento si trovano anche piante più giovani, oltre che di cesanese di
affile, anche di bellone e passerina insieme ad una piccola parcella di cabernet
sauvignon e petit verdot.
Il progetto Sanvitis lo trovo molto
interessante perché, allo scorso Vinitaly, parlando sia con Luigi Ramazzotti, agronomo, che con Daniele Proietti, enologo, si cerca di
perseguire al massimo una filosofia “naturale” sia in vigna, dove non vengono
usati prodotti di sintesi e l’uso di coadiuvanti è limitato allo stretto
necessario, sia in cantina dove il lavoro, mi conferma lo stesso Proietti, si
concentra solo nel preservare i caratteri specifici dell’uva a seconda delle
annate. In questo ambito assistiamo a fermentazioni spontanee, solo ed
esclusivamente con l’uso di lieviti indigeni e, una volta ottenuto il vino, si
aggiungono solfiti solo in fase di imbottigliamento (circa 1g/hl) per aumentare
la stabilità al vino. Sia i rossi che i bianchi effettuano malolattica.
Come scrivevo, pochi giorni fa a Verona
ho avuto l’occasione di degustare tutta la gamma dei vini prodotti da Sanvitis
che sono stati proposti, per i bianchi, nell’annata 2016 mentre la 2015 per il
Cesanese.
Bellone 2016 (bellone 100%): naso definito da frutta
come melone bianco e pesca, soffio minerale e floreale di ginestra, sambuco ed
erbe aromatiche di campo. Rispetto dell’annata 2017, “maschia” e potente,
questa 2016 si fa apprezzare per la sua leggiadria gustativa, per l’equilibrio
quasi raggiunto e per una rinfrescante acidità che rinvita continuamente alla
beva. Finale persistente caratterizzato da stuzzicante mineralità. Se dovessi
abbinare il vino ad un piatto tipico romano non avrei dubbi: minestra di
broccoli e arzilla. Matrimonio perfetto.
Vinificazione:
leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse
temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche
d’acciaio.
Malvasia 2016 (malvasia 100%): registro olfattivo
incentrato su sensazioni di tiglio, agrumi, pesca e mandorla che ben si
contraddistinguono all’interno di uno sfondo aromatico giocato sulla mineralità
vulcanica. Sorso pieno e vivace costituito da freschezza e aromaticità che si
fondono armoniose lasciando poi il campo ad una gradevolissima sapidità che
avvolge il palato tenendolo in tensione per tanti minuti. Vino dalla beva
assolutamente irresistibile che abbinerei a piatti di pesce anche di una certa
struttura. Il filetto di baccalà potrebbe essere il compagno perfetto per
questo vino.
Vinificazione:
leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse
temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche
d’acciaio
Trebbiano 2016 (trebbiano 100%): Olfatto ben definito
e perfettamente calibrato grazie a nitidi riconoscimenti di mela golden, pera,
insieme a salvia, timo, fiori di campo e un tocco minerale che richiama il
territorio. Trama gustativa assolutamente coerente col naso, di buon equilibrio,
succosa freschezza e vibrante persistenza sapida in coda. Questo trebbiano,
assolutamente polivalente a tavola, potrebbe sposarsi perfettamente con un bel
piatto di coratella con i carciofi o, se volete un primo piatto, con un
tradizionale piatto di gnocchi alla romana.
Vinificazione:
leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse
temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche
d’acciaio
Flaminio
2017: l’unico blend
dell’azienda, una sorta di Frascati fuori dagli schemi, è composto da uve a
bacca bianca dei vitigni storici del Lazio e dell’Italia centrale in genere. Il
profilo olfattivo è intenso, ricco di richiami alla frutta esotica, alla
ginestra, al timo, alla salvia cui seguono sentori minerali, quasi fumé. Alla
gustativa è generoso, fragrante di frutta a polpa gialla, di spiccata sapidità
che trascina anche nel finale. Da provare su un buon piatto di pasta alla
carbonara!
Vinificazione: pressatura a grappolo
intero e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente.
Affinamento sulle fecce fini per tre mesi e ulteriori tre mesi in vasche di
acciaio. Va in commercio solitamente a marzo successivo la vendemmia.
Cesanese 2015 (cesanese di Affile 100%): nonostante
sia la prima annata prodotta questo cesanese in purezza non delude aprendosi
con note profonde ed intense di terra rossa, spezie scure come cardamomo e
cumino, frutta rossa selvatica e tocchi di fiori rossi appassiti. Tutto da
bere, è piacevole e bilanciato, con tannino fitto, di ottima trama, vivacizzato
da netta sapidità che insiste sul palato regalando una persistenza piacevole ed
appagante. Questo cesanese in purezza si
abbina divinamente ad un casalingo piatto di pollo ai peperoni o, se volete, ad
un piatto di bucatini all’amatriciana!
Vinificazione: macerazione e rimontaggio per un periodo di
10-12 giorni, malolattica svolta naturalmente in acciaio. Affinamento di 18
mesi in acciaio e altri tre mesi in acciaio. Va in bottiglia due primavere
successive la vendemmia. Segue ulteriore affinamento in bottiglia per sei mesi.