Queste
rocce che vedete, raccolte lungo la strada verso la Torre delle Castelle, che
dall'alto della collina domina Gattinara, sono porfidi quarziferi del Biellese.
Rappresentano, assieme al Monte Rosa e al suo influsso climatico, un tassello
importante del terroir di Gattinara, Boca e parte di Bramaterra. La loro
presenza si deve al Supervulcano che circa 300 milioni di anni fa, quando sulla
Terra esisteva un solo continente chiamato Pangea, è esploso eruttando
un'immensa quantità di materiale che 30 milioni di anni fa, a causa della
collisione tra la placca africana e quella europea che ha poi formato le Alpi,
è stata riportata in superficie formando l’attuale Geoparco Sesia Val Grande.
La presenza di questi porfidi caratterizza i vini della zona conferendo loro
grande acidità (ph4) e mineralità.
Nervi – Gattinara 2015:
impianto olfattivo fresco con importanti richiami balsamici che col passare del
tempo lasciano spazio a note più territoriali dove ritrovo la mineralità rossa
associata ad una bella sensazione agrumata di arancia amara. Al sorso è
altezzoso, coerente, deciso, con un finale sapido la cui chiusura,
leggermente amaricante, richiama le erbe aromatiche.
Franchino – Gattinara 2013:
questo nebbiolo dell’Alto Piemonte lo riconoscerei tra mille per il suo vestito
d’antan che non è altro che lo specchio di Mauro Franchino, storico vignaiolo di
Gattinara, le cui vendemmie alla spalle sono commisurate alle rughe del suo viso. E’ un
vino tradizionale, sincero, territoriale e senza fronzoli. Lo ami o lo odi.
Antoniolo – Gattinara “Osso
San Grato” 2013: da questo importante Cru di
Gattinara nasce sempre un nebbiolo austero ed aristocratico e, se non si
ha il palato allenato per certe durezze, accentuate da una acidità decisamente elevata, può essere di difficile definizione. Degustato giovanissimo, come in questo
caso, è ancora più enigmatico anche se è impossibile non percepire tutto il potenziale di questo Gattinara che, alla stregua di una supernova, è pronto ad esplodere in tutto il suo splendore. Bisogna solo dargli tempo, l'unico prezzo che dobbiamo pagare per goderci in futuro una bevuta indimenticabile.
Vegis – Gattinara 2013: venire
dopo Antoniolo non è mai semplice soprattutto quando il vino, come in questo
caso, non gode di grandissima complessità olfattiva rimanendo, anche quando lo
bevi, molto schietto ma senza alcun guizzo che ti faccia strabuzzare gli occhi.
Caligaris Luca – Gattinara 2011:
bizzarro l’impianto olfattivo dove arrivano forti sensazioni affumicate.
Penso sia una bottiglia “problematica” ma poi le note di degustazione di
Ernesto Gentili mi fanno capire che questo Gattinara, chissà perché, con
l’evoluzione tira fuori queste note empireumatiche che, in maniera decisa, vanno ad
oscurare gli altri odori di questo nebbiolo che riportano la mente al
sottobosco, ai fiori rossi secchi e alla frutta macerata. Al sorso è
decisamente più convincente grazie ad una buona tensione acida e ad un allungo
sapido nel finale decisamente dinamico.
Torraccia del Piantavigna –
Gattinara 2008: la terziarizzazione del nebbiolo di Gattinara si fa più
evidente in questo vino dal fascino indiscutibile anche se con qualche capello
bianco in più. L’impatto olfattivo, assolutamente cangiante, è un mix di
sensazioni di legno di sandalo, tabacco dolce, rabarbaro, cola, mallo di noce,
erbe aromatiche ed agrumi in confettura. Il palato è tutto giocato sul filo
dell’ossidazione e su un profilo signorile, mai demodè, che rendono questo
Gattinara una sorta di Sean Connery liquido dell’Alto Piemonte.
Cantina Delsignore – Gattinara
Riserva “Borgofranco” 2013: dedicato alla città di Gattinara, simbolo di
libertà ed autonomia sin dal 1242 quando ricevette la qualifica di Borgo Franco
dalla Repubblica Vercellese, questo nebbiolo in purezza, fortunatamente, mantiene tutte le
promesse di una Riserva seppure ancora in fasce. Impianto olfattivo estremamente
variegato dove i toni di frutta rossa, tra cui spicca l’arancia sanguinella, le
sensazioni di viola ammola e la mineralità rossa da porfido sono perfettamente
integrate donando profondità ed ampiezza. Al sorso la struttura si delinea
precisa anche grazie ad una trama tannica vibrante ben sorretta da una scia
acido/sapida di grande impatto che fa preludere ad una vita media di questo vino che
andrà oltre la mia. Finale succoso, sapido e lunghissimo.
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