Dopo aver parlato di Roero "in bianco" con la degustazione di due ottimi Arneis, la nostra seconda tappa alla scoperta del territorio vinicolo avrà il compito di svelare tutti i segreti del vitigno principe del Roero: il Nebbiolo.
Coltivato da secoli nel territorio, la presenza di Nebbiolo nel Roero è ampiamente testimoniata da documentazioni commerciali e notarili delle casate nobili che attribuivano sempre ad uve e vigneti di Nebbiolo un valore almeno doppio rispetto alle altre.
Fin dal '700, nelle cantina dei conti di Guarene, se ne produceva di tipo dolce e amabile, oltre a quello secco, ma soprattutto all'inizio del '900, in piena Belle Epoque, il Nebbiolo del Roero veniva utilizzato come base per produrre gli spumanti rossi dolci allora di gran moda. E ancora negli anni '50 se ne poteva trovare di frizzante amabile.
A differenza dell'Arneis, il Roero a base Nebbiolo non ha mai avuto "cali di tensione" e, come il celebre vino bianco piemontese, ha ricevuto la DOCG nel 2004.
Scorrendo il disciplinare di produzione è possibile notare che il Roero, anche nella versione Riserva, è costituito da nebbiolo per almeno il 95% con un possibile 5% di uve provenienti da vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte.
Il disciplinare stabilisce un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 12.5 % Vol. e che tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG, con autorizzazione ad estenderla nei comuni di Alba, Bra, Barbaresco, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d'Alba, Montelupo Albese, Neive, Novello, Roddi, Roddino, Serralunga d'Alba, Sinio, Treiso e Verduno.
E' consentita a scopo migliorativo l'aggiunta, nella misura massima del 15%, di vino rosso «Roero» piu' giovane a vino rosso «Roero» piu' vecchio o viceversa, anche se non ha ancora ultimato il periodo di invecchiamento obbligatorio.
Grazie ad Armando Castagno, come sempre ottima guida nel campo del vino (e non solo), abbiamo degustato sei Roero, comprese tre tipologia Riserva, di produttori più o meno conosciuti, ognuno col suo stile, ognuno col suo passato, presente e futuro.
Fabrizio Battaglino - Roero "Sergentin" 2011: questi produttore semi sconosciuto, con vigne nella sabbiosa Vezza d'Alba, si presenta con un profilo olfattivo leggermente boisé a cui seguono intriganti sensazioni di pesca nettarina, fragola, sale. La sapidità è abbastanza importante in bocca dove quasi nasconde il frutto del nebbiolo. Finale leggermente amaro che spero il tempo possa levigare. Affinamento in botti di allier sia nuove che di secondo passaggio.
Giovanni Almondo - Roero Bric Valdiana 2010: altro piccolo produttore, questa volta con vigne a Montà, che produce un Roero molto territoriale e varietale grazie alla splendide sensazioni floreali di violetta che, col tempo, virano verso il catrame, il rabarbaro, il balsamico e l'humus. Tannino molto evidente, tignoso, appena rinfrescato dalla vena acida. Contratto a centro bocca è ancora troppo segnato dal legno. Affinamento: 12 mesi in barrique di rovere francese e 8 mesi in botte grande.
Cascina Ca' Rossa - Roero "Mompissano" Riserva 2010: l'azienda della famiglia Ferrio, situata a Canale d'Alba, produce un Roero Riserva di grande attrazione grazie alla presenza di odori di fiori blu, pesca, ciliegia, sottobosco. Sorso austero, lungo, sapido, con tannino presente ma non sgranato che dona la giusta ruvidità a questo nebbiolo del Roero. Finale teso e minerale. Affinamento: 30 mesi in botti di rovere di Slavonia, assemblaggio in acciaio inox e 4 mesi in bottiglia.
Azienda Agricola Malvirà - Trinità Roero Riserva 2008: i fratelli Damonte, la cui azienda ha sede a Canale d'Alba, producono tre Cru di Roero Riserva: Mombeltramo, Renesio e, appunto, il Trinità il cui terreno è formato da sabbie ed argilla, con esposizione sud - sud/ovest, e prende il nome dalla piccola cappella dedicata alla SS. Trinità. Naso di grande complessità e respiro, ha influssi floreali, di carcadè, di terra, liquirizia, menta e metallo fuso. Bocca nebbiolesca, granitica, austera, decisamente lunga e sapida. Un grande vino, il migliore della batteria. Affinamento: in fusti di legno per 24 mesi e in bottiglia in per 12 mesi.
Coltivato da secoli nel territorio, la presenza di Nebbiolo nel Roero è ampiamente testimoniata da documentazioni commerciali e notarili delle casate nobili che attribuivano sempre ad uve e vigneti di Nebbiolo un valore almeno doppio rispetto alle altre.
Fin dal '700, nelle cantina dei conti di Guarene, se ne produceva di tipo dolce e amabile, oltre a quello secco, ma soprattutto all'inizio del '900, in piena Belle Epoque, il Nebbiolo del Roero veniva utilizzato come base per produrre gli spumanti rossi dolci allora di gran moda. E ancora negli anni '50 se ne poteva trovare di frizzante amabile.
A differenza dell'Arneis, il Roero a base Nebbiolo non ha mai avuto "cali di tensione" e, come il celebre vino bianco piemontese, ha ricevuto la DOCG nel 2004.
Scorrendo il disciplinare di produzione è possibile notare che il Roero, anche nella versione Riserva, è costituito da nebbiolo per almeno il 95% con un possibile 5% di uve provenienti da vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte.
Nebbiolo - Foto: Agraria.com |
La zona di produzione coincide ovviamente con quanto scritto per il Roero Arneis per cui interessa per intero il territorio amministrativo dei comuni di: Canale, Corneliano d'Alba, Piobesi d'Alba, Vezza d'Alba ed in parte quello dei comuni di: Baldissero d'Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Monta', Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d'Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria d'Alba, S. Stefano Roero, Sommariva Perno.
Il disciplinare stabilisce un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 12.5 % Vol. e che tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG, con autorizzazione ad estenderla nei comuni di Alba, Bra, Barbaresco, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d'Alba, Montelupo Albese, Neive, Novello, Roddi, Roddino, Serralunga d'Alba, Sinio, Treiso e Verduno.
Zona di produzione |
A differenza del Roero Arneis per il quale non era previsto un periodo di invecchiamento minimo, il legislatore ha disciplinato che il Roero debba effettuare almeno 20 mesi di invecchiamento (di cui almeno 6 in legno) mentre il Roero Riserva deve affinare almeno 32 mesi (di cui almeno 6 in legno).
E' consentita a scopo migliorativo l'aggiunta, nella misura massima del 15%, di vino rosso «Roero» piu' giovane a vino rosso «Roero» piu' vecchio o viceversa, anche se non ha ancora ultimato il periodo di invecchiamento obbligatorio.
Grazie ad Armando Castagno, come sempre ottima guida nel campo del vino (e non solo), abbiamo degustato sei Roero, comprese tre tipologia Riserva, di produttori più o meno conosciuti, ognuno col suo stile, ognuno col suo passato, presente e futuro.
Fabrizio Battaglino - Roero "Sergentin" 2011: questi produttore semi sconosciuto, con vigne nella sabbiosa Vezza d'Alba, si presenta con un profilo olfattivo leggermente boisé a cui seguono intriganti sensazioni di pesca nettarina, fragola, sale. La sapidità è abbastanza importante in bocca dove quasi nasconde il frutto del nebbiolo. Finale leggermente amaro che spero il tempo possa levigare. Affinamento in botti di allier sia nuove che di secondo passaggio.
Filippo Gallino - Roero 2009: con le sue vigne piantate nel terroir di Canale, Gallino produce un Roero quasi spiazzante visto che il suo corredo aromatico è composto essenzialmente da odori lagunari, frutta sotto spirito, pomodori secchi e origano. L'annata torrida probabilmente non lo ha aiutato anche se, in bocca, il nebbiolo gioca un'altra partita essendo molto meno evoluto di quanti ci si aspetterebbe. Forse qualche ruvidità in più ma l'allungo è ottimo ed austero. Affinamento: 12 mesi in barrique di rovere francese e 4/5 mesi acciaio.
Cascina Ca' Rossa - Roero "Mompissano" Riserva 2010: l'azienda della famiglia Ferrio, situata a Canale d'Alba, produce un Roero Riserva di grande attrazione grazie alla presenza di odori di fiori blu, pesca, ciliegia, sottobosco. Sorso austero, lungo, sapido, con tannino presente ma non sgranato che dona la giusta ruvidità a questo nebbiolo del Roero. Finale teso e minerale. Affinamento: 30 mesi in botti di rovere di Slavonia, assemblaggio in acciaio inox e 4 mesi in bottiglia.
Matteo Correggia - Rochè D'Ampsèj Riserva 2009: Matteo Correggia è un vignaiolo che ha creduto moltissimo nel suo territorio e, nonostante non ami molto lo stile dei suoi vini, il Rochè D'Ampsèj può essere annoverato tranquillamente come uno dei vini simbolo del Roero. Ha un naso segnato ancora dalla presenza di legno con rimandi aromatici alla scatola di sigari e alla frutta rossa. Compresso anche al sorso dove la succosità del vino arriva fino a centro bocca per poi dileguarsi rapidamente. L'annata non aiuta certamente visto che in giro si trovano versioni decisamente migliori. Affinamento: 18 mesi barrique nuove, assemblaggi in inox e 24 mesi di bottiglia.