Il Sorì e il Barolo Fossati di Dosio

A Il Sorì si sta sempre bene, non solo perchè questa bottega eno-gastronomica dà luce ad un quartiere come San Lorenzo ma, soprattutto, perchè Pasquale "Paki" Livieri è un appassionato come noi e quando organizza una degustazione, stavolta in collaborazione con EnoRoma, è sempre un successo.

Paki all'azione!

Il nome del locale, che si ispira chiaramente al Piemonte, non poteva non richiamare una serata a base di Barolo, era tanto che gliela chiedevo e, così, eccomi accontentato con una piccola grande verticale di Barolo "Vigna Fossati" di Dosio Vigneti
Fondata nel 1974 da Beppe Dosio e situata sulle colline di La Morra, l'azienda oggi si estende per circa 15 ettari di vigneti (più cinque in affitto) situati nei comuni di La Morra e Barolo, in cru storici quali Fossati, Serradenari e Nassone coltivati sotto la supervisione dell'enologo Marco Dotta.

Il Cru Fossati, in particolare, è situato nel Comune di Barolo, ha un'altezza media di 350 metri s.l.m. con esposizione Sud-Est ed è caratterizzato da un terreno ricco di marne azzurre dove sono piantate viti con una media di 55 anni di età.

Gianpiero Morbello, attuale proprietario dell'azienda che ha rilevato nel 2010, ci ha portato in degustazione quattro annate di Barolo Vigna Fossati: 2007, 2003, 1999 e 1993.

Gianpiero Morbello

Barolo Vigna Fossati 2007 - Dosio Vigneti: il vino si presenta molto chiuso, trincerato in un mezzo mutismo che sa più di ripicca che di tratto caratteriale. Solo il tempo scalfisce il suo manto olfattivo che, gratta gratta, si rivela molto crudo e terroso. Al sorso la componente acida riesce a smorzare solo in parte un tannino ancora da smussare segno evidente che questo Barolo, a mio gusto, è ancora troppo giovane e, se proprio va bevuto, sarebbe importate abbinarci qualcosa di veramente sanguinolento. Bistecca di brontosauro andrebbe bene! Affinamento: 40 mesi in botti di rovere di Slavonia da 25 HL e successivi 12 mesi in bottiglia.


Barolo Vigna Fossati 2003 - Dosio Vigneti: dopo un 2002 dove quasi nessun produttore ha dato vita a nebbiolo di qualità, la 2003 si presenta come un'annata dove non era prevista la parola sbagliare visto che nessuno in zona poteva permettersi due millesimi senza Barolo. I risultati di questo lavoro "preventivo" si sono visti anche in questo vino che risulta solare senza appesantimenti con ventaglio aromatico che va dalla viola passita fino ad arrivare al balsamico e al tabacco trinciato. Bocca sicuramente maschile con un tannino graffiante che, a differenza del Barolo precedente, non è corroborato da una sferzante acidità. La mancanza di questa coesione non lo rende, a mio giudizio, di grande prospettiva per cui è meglio berselo oggi. Non ve ne pentirete! Affinamento: 40 mesi in botti di rovere di Slavonia da 25 HL e successivi 12 mesi in bottiglia.


Barolo Vigna Fossati 1999 - Dosio Vigneti: le cose ora cambiano, il nebbiolo ha avuto il giusto tempo per esprimersi e ora si rivela a noi in tutta la sua ampiezza e complessità dove, le appena accennate note terziare di sottobosco, appena si confondono con un secondario giocato su ciliegia, tabacco, ribes, viola, anice, soffi balsamici e tratti ematici. La bocca è di corpo pieno, sublime, fitta di tannino e di dilagante equilibrio e profondità. Non smetteresti mai di berlo. Piccola curiosità che potrebbe fornire un indizio importante: l'affinamento è stato effettuato in botti di rovere di Slavonia di 60 HL.


Barolo Vigna Fossati 1993 - Dosio Vigneti: la supremazia del nebbiolo, questo ho esclamato appena ho bevuto un sorso di questo grande Barolo che, rispetto al precedente, si ha in dote una luminosissima e vivida nota di arancia rossa sanguinella che dona freschezza e gioventù in tutte le fasi della degustazione. Un sorso di equilibrio sopraffino, corroborante, lungo, sapido con finale floreale di viola. Di terziario ha veramente poco questo '93, una bottiglia da bere a casse e da mantenere in cantina....a casse! Nota: anche in questo caso affinamento in grandi botti da 60 HL. 



Alcuni formaggi e salumi degustati in abbinamento:






Giovanna Morganti e il Chianti Classico "Le Trame"

Avere a cena Giovanna Morganti non è cosa da tutti i giorni, difficile farla allontanare da Castelnuovo Berardenga, la sua Terra, il suo piccolo grande mondo.
Soprattutto è molto difficile, e per questo ringrazio i TDC, Giampiero Pulcini in primis, avere contemporaneamente a tavola sia lei che la verticale storica di Le Trame, il suo Chianti Classico.
Giovanna, così come abbondantemente scritto da altri, è una donna straordinaria e nonostante la sua timidezza l'abbiamo "costretta" a parlare di lei e di Podere Le Boncie, la sua azienda, probabilmente la sua vita. Pochi minuti di video dove c'è tutta la personalità di questa vignaiola toscana.


Giovanna ci hanno portato ben 11 millesimi del Chianti Classico "Le Trame" la cui prima annata, mitica, risale al 1990. Solo la 1991 è stata saltata.
Il vino, composto da un sapiente mix di sangiovese, colorino, mammolo e foglia tonda, viene fermentato con lieviti indigeni in botti aperte di rovere di Allier da 500 e 700 litri per circa 15/20 giorni (non esiste ricetta specifica) per poi affinare circa due anni in vecchie botti di legno di diversa capacità. Produzione media: 20.000 bottiglie all'anno.

Iniziamo la degustazione con queste parole:"Il Chianti di Giovanna è ormonale, mentale, è un vino con il quale devi entrare in empatia, o si instaura tra di voi un feeling emozionale oppure sarà un prodotto che quasi odierai....".

Giovanna Morganti. Foto: gustodivino.it

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 1999: il vigneto ad alberello, piantato nel 1996, ancora non era entrato in produzione per cui Giovanna fa nascere questo vino da mezzo ettaro di Poggio Rosso (vino dell'azienda agricola San Felice di cui Enzo Morganti, suo padre, era stato direttore) più altre vigne in affitto. Al naso ha tutto del grande Chianti d'antan, si odono trame olfattive di viola macerata, torrefazione, frutta rossa secca, iodio, erbe aromatiche. Al sorso è un cavallo chiantigiano di razza, fresco, dritto e dall'equilibrio sopraffino. Commovente per integrità e personalità.

Foto: Andrea Federici

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2001: la seconda annata del vigneto ad alberello ci mostra un vino austero e composto, dall'anima terrosa, un perfetto quadro bucolico dove si snodano sensazioni di radici, erbe di campo, humus, fiori e frutta rossa di rovo. In bocca è sapido, ponderato, la frequenza gustativa è giocata su toni bassi ma decisi. Lunga la chiusura.

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2002: vino molto delicato e dal tratto sapido che denuncia il millesimo difficile solo alla gustativa dove non ritrovo il solito equilibrio. Ciò non pregiudica una beva assassina del vino che è da bere oggi o mai più!

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2003: l'annata non certo fresca regala un Chianti diverso dai precedenti per calore, rotondità e nota alcolica che, sopratutto in bocca, non è perfettamente supportata dalle altre componenti strutturali. Come per la 2002, queste divagazioni climatiche non infieriscono mortalmente sul vino che vicino ad una bella tagliata di manzo fa la sua sporca figura.

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2004: il Chianti di Giovanna in questa annata mette le ali e spicca il volo. Etereo, femminile, mettendo il naso nel bicchiere sembra di entrare in un campo di fiori rossi che solo col tempo lasciano spazio alla ciliegia croccante e alla gradevole balsamicità. Bocca suadente, misurata, di invidiabile equilibrio e dotata di un tannino fine e levigato. Lunga scia sapida in chiusura. Bono!!!

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2005: rispetto al precedente soffre un pò la maggiore evoluzione. Le note olfattive, infatti, sono più scure della 2004 con sensazioni minerali e di terra a farla da padrone. Al sorso rimane comunque gradevole soprattutto grazie alla vena minerale che diventa via via più evidente e va a fondersi con le note acido/sapide del vino.

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2006: questo Chianti sembra nascere con un'anima dal carattere vegetale in quanto si odono scie odorose dove le erbe aromatiche sono ben evidenti. A queste, col tempo, si aggiungono note fumè e sfumature di frutta nera di rovo. Bocca di buona struttura che fornisce rotondità al sorso caratterizzato da un tannino deciso che sostiene il finale fruttato e corroborante.

Foto: www.wineanorak.com

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2007: parte con un naso ritroso e finisce...con un naso ritroso che non esprime molto se non un tono foxy che, per molti, caratterizza i Chianti di Giovanna Morganti. Mah. Anche al sorso non convince al 100%, la freschezza e la gioventù del vino sono un pò minate da un centro bocca che sembra non avere la spinta per caratterizzare una adeguata persistenza gustativa. Da risentire.

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2008: tanta gioventù al naso dove i profumi intensi di viola mammola, more, ribes rosso e ciliegia sono caldi ed intensi. Al sorso appare un adolescente che ha trovato già la sua maturità, ha tannini ampi, decisi e fusi a persistenti note fruttate. Chiude sapido. Buona le beva.

Foto: www.vinoir.com 
Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2009: rispetto al precedente l'irruenza giovanile è corroborata una spinta alcolica che mette la frutta sotto spirito e rende la beva più difficoltosa visto che l'equilibrio, questa volta, è ancora in divenire. Da aspettare (?).

Podere Le Boncie - Chianti Classico Le Trame 2010: avete presente un grande Chianti Classico rigoglioso, espressivo, vitale, euforico e generoso? Ecco, avete davanti Le Trame 2010. Grande futuro!

Postilla finale: sono entrato in sintonia con Giovanna e il suo Chianti. Finalmente, direbbe qualcuno!

Il Barolo nel cuore a Roma. 1-2 Marzo 2014 tutto il Nebbiolo che ci piace al Radisson Blu Hotel


L’Agenzia RISERVA GRANDE e l’Associazione ENOCLUB SIENA promuovono, per la prima volta a Roma, l’evento “IL BAROLO NEL CUORE”.
Dopo diverse manifestazioni dedicate al Sangiovese, “Sangiovese Purosangue”, con “IL BAROLO NEL CUORE - Vini e Vignaioli di Barolo”, vogliamo concentrare l'attenzione sul Nebbiolo, cominciando proprio dalla sua più alta espressione: il Barolo.
Il nome che abbiamo deciso di dare all’evento manifesta la nostra passione per quello che viene definito, con cognizione di causa, il Re dei Vini italiani, con l’intento di promuoverne l’aspetto culturale, partendo dalla sua terra di elezione. Un territorio del vino più di ogni altro legato ai numerosi e diversi terroir che lo caratterizzano. Da sempre un esempio di  grande valorizzazione del nostro patrimonio vinicolo.

Banchi di Assaggio, Seminari e Laboratori

Ci proponiamo dunque di analizzare e comunicare tutti gli aspetti legati al Barolo, sia attraverso la classica degustazione a banchi di assaggio, ma soprattutto durante i seminari didattici di approfondimento. Con i seminari avremo modo di focalizzarci su un terroir così peculiare come quello del Barolo, per conoscerne la sua storia e il processo evolutivo attraverso la comparazione dei vini. Inoltre, una tavola rotonda darà spazio alla voce dei Produttori per un’analisi della situazione attuale e per discutere insieme le tematiche inerenti la comunicazione e  la commercializzazione del Barolo. Mentre per i banchi di assaggio, vista l’importanza e le declinazioni del territorio, si è pensato ad una nuova modalità: mettere in evidenza i vari Cru delle principali zone di produzione, quindi oltre al banco di assaggio tradizionale, ci saranno dei banchi con Sommeliers molto preparati che introdurranno i vari Cru.

Sabato 1 marzo 2014

ore 11:00 Apertura banchi di assaggio
ore 15:00 Seminario di degustazione. Le zone e i terroirs del Barolo
ore 17:00 Seminario. Verticale storica di Barolo Monprivato di Giuseppe Mascarello 
ore 20:00 Chiusura dei banchi di assaggio
  
Domenica 2 marzo 2014
ore 11:00 Apertura banchi di assaggio
ore 11:00 Seminario di degustazione. Storia e Personaggi di Langa
ore 15:00 Seminario di degustazione. I grandi Cru di Barolo
ore 17:45 Seminario di degustazione. Orizzontale storica di un'annata di grandi Barolo 
ore 19:00 Chiusura dei banchi di assaggio

*Info e prenotazioni: eventi@riservagrande.com
*maggiori info sulla manifestazione sul sito dell'evento: www.barolonelcuore.com
•Ingresso alla manifestazione del 1/2 marzo 2014 (non occore prenotazione): costo 25€  
Acquisto doppio ingresso sabato 1 e domenica 2 marzo: 40€
Acquisto on line: sconto del 20% Disponibilità fino al 28 febbraio

•Convenzioni:
-Soci Enoclub ingresso 20€ previa prenotazione con nome e cognome: eventi@riservagrande.com
-Amici RiservaGrande 20€ previa prenotazione con nome e cognome: eventi@riservagrande.com
-Sommelier Ais/Fisar/Fis e soci Onav 20€ (Previa dimostrazione con tesserino valido anno corrente)
•Con l'acquisto di almeno due seminari, il biglietto di ingresso avrà il costo di 15€

•Per partecipare ai seminari occorre prenotazione.

•E' possibile acquistare il biglietto d'ingresso e i singoli Seminari direttamente alla manifestazione previa disponibilità dei posti. Facciamo presente che se si desidera partecipare ai Seminari, è obbligatorio comunque l'acquisto del biglietto di ingresso alla manifestazione.

•A chi prenota i seminari via e-mail, facciamo presente che è necessario accreditarsi presso il desk accoglienza entro e non oltre 30 minuti prima dell'inizio del semiario stesso. Oltre tale limite non è più garantita la prenotazione.

 •All'ingresso della manifestazione è richiesta una cauzione di 5€ per il calice di degustazione. Tale cauzione verrà restituita al termine della degustazione, previa restituzione del calice.

•E' possibile prenotare gli ingressi alla manifestazione e la partecipazione ai Seminari attraversol'acquisto on-line  nella pagina  SHOP del sito oppure tramite bonifico bancario, in tal caso, inviare una e-mail e richiedere info a eventi@riservagrande.com

Vignaioli Naturali a Roma 2014: piccoli pensieri ed appunti di degustazione

Alle 13.50 di sabato 22 Febbraio la hall del Westin Excelsior Rome è quasi monopolizzata da un'orda di appassionati di vino che, grazie a Tiziana Gallo, come al solito bravissima padrona di casa, per un pomeriggio hanno avuto l'occasione di entrare nello sfarzoso albergo di Via Veneto 125 per soddisfare il loro bisogno di "naturale". 

"Perchè non possiamo esporre qua?"

"Siamo davvero indegni di questa location?"

Queste erano le domande che i produttori si facevano prima di prendere posto dietro i banchetti inseriti stavolta in tre grandi sale ben condizionate. Paure ed ansie infondate che ho cercato di sdrammatizzare, a chi me lo chiedeva, rispondendo semplicemente con un:"Perchè, scusate, se uno produce in regime biologico, biodinamico o, semplicemente, naturale, deve per forza proporre i suoi vini all'interno di una stalla assieme al bue e all'asinello?!!".


Un sorriso e via, tutti ai nastri di partenza, col calice che ben in vista e il taccuino pronto a prendere appunti!

Pronti, via, e tutti a dirigersi velocemente verso gli Champagne di Beaufort con l'ansia di chi non crede possa esserci un domani. Il grande vigneron francese e sua moglie erano senza dubbio gli ospiti speciali della manifestazione anche se, a mio giudizio, sembravano più due alieni sbarcarti sul pianeta Terra. Beaufort : eventi mondani = Peppa Pig : film porno. Di lui e dei suoi Champagne ho sentito opinioni diverse, tutto e il contrario di tutto, che erano indecenti, che erano magnifici, che erano troppo pochi o semplicemente troppo. Basta però degustare il suo demi-sec per capire che, in fondo in fondo, forse è vero che quest'uomo è di un altro mondo.
Tra gli spumanti metodo classico l'altra sorpresa è arrivata dagli Champagne Dufour importati da Sarfati. Tra il  Brut Nature Blanc de Blancs "Avalon"(100% chardonnay), il Brut Nature Blanc de Blancs "Le Champ du Clos" (100% pinot bianco) e l'Extra-brut "Bulles de Comptoir" (Pinot noir 55%, chardonnay 35%, pinot blanc 10%) ho trovato molto interessante il secondo che sprizzava linearità e dinamicità da tutti i pori con un bel finale minerale. 


Ora bisogna passare ai bianchi ma, in questo caso, devo fare opportuna premessa visto che non in poche ore non ho potuto degustare tutto. Anzi, mi manca moltissimo, e per sopperire devo integrare  i miei giudizi con quelli degli amici più affidabili. Si fa per dire eh, non vi montate la testa.
Per cui, mentre devo obbligatoriamente segnalare i "rumors" di grandi prove dei bianchi di Zidarich, Valcerasa, Frick, Picariello e Pepe (il suo 2010, il suo 2004 e non il 2011), un discorso a parte meritano due bianchi ancora in affinamento come lo Chardonnay di De Fermo, per nulla omologato e difficile da individuare alla cieca, e il Caroline (chardonnay, viognier, manzoni bianco e sauvignon) di Pranzegg, blend molto caratteriale ed incentrato sui fiori e la frutta bianca il quale, non essendo distribuito a Roma, faticherò purtroppo a trovare quando verrà messo in commercio. 
Durante la manifestazione peròp è scoppiato il caso Sauvignon Blanc: quale è il suo vero aspetto? Quale la sua vera anima? Bisogna prendere come pietra di paragone, ad esempio, quello di Franco Terpin macerato 12 giorni sulle bucce, tannico e di struttura alla Mike Tyson, oppure quello di Hervé Villemade, simpaticissimo produttore della Loira, che con la sua Cuvée Sauvignon 2013 mi ha portato in un campo primaverile fatto di fiori bianchi, agrumi ed eterea mineralità? 


Chi indovina cosa ho preferito vince una bevuta!!

Passiamo ai rosati e in questo caso non ho dubbi!!! Il primo che voglio segnalare, e questa è una conferma, è il grandissimo Rosato Bonavita 2013 che, complice anche un'annata abbastanza favorevole, ci regala un vino dal respiro mediterraneo come pochi altri.


Passando ai rosati di Abruzzo, grandissima prova anche del Cerasuolo Le Cince 2012 di De Fermo che passato un anno dall'ultima degustazione si dimostra in grande crescita e degno del suo territorio. Loreto Aprutino Rules!!


Per i rossi, per una volta, vorrei giocare una partita Lazio Vs Resto del Mondo. Chiaramente, come ho sottolineato in precedenza, penso di aver degustato nemmeno la metà dei vini presenti per cui quanto seguirà non vuole essere una classifica definitiva. Anzi! Per la squadra resto del mondo posso solo dire che sono rimasto ammaliato dal Syrah 2010 di Stefano Amerighi, cuvéè di 15 microaree della sua vigna a Cortona, dal Faro Bonavita 2011 di Giovanni Scarfone che, come sempre, ha bisogno di tempo e "bottiglia" per tirare fuori tutta la grinta mediterranea e salina del vino.


Foto: www.vinoir.com
Altre cinque maglie da titolari della squadra del Resto del Mondo le dò a Cantine del Castello Conti, Grifalco, Cavallotto, Podere Sanguineto e AR.PE.PE. con la seguente motivazione: tutta la loro gamma di vini vale da sola il prezzo del biglietto, sono vini fatti col cuore e con il cuore sono serviti. Grandi prodotti creati da grandi persone.






Per il Lazio, invece, finalmente una bella notizia che ha un nome ed un cognome: Damiano Ciolli. Sì, proprio lui, il vignaiolo di Olevano Romano l'ho lasciato giocare da solo questa partita perchè, come quando esce Totti dal campo di gioco dell'Olimpico, si merita da solo tutto il palcoscenico compresi i meritati applausi. Il motivo, oltre ad un bellissimo Silene 2007, si chiama Cirsum 2004, uno dei migliori vini rossi del Lazio e, senza ombra di dubbio, uno dei migliori vini rossi della mia Regione degli ultimi dieci anni. Non se lo aspettava neanche lui ma questo Cesanese di Olevano Romano non solo ha una complessità ed una profondità inedite per il Lazio, ma essendo ancora giovanissimo, nonostante 10 anni, potrà emozionare ancora tanto nel prossimo futuro. Damiano è il capitano solitario della sua squadra, gioca da solo una partita che molti hanno il dovere e il diritto di condividere. C'è speranza e ne sono fiero!



Termino la degustazione con due grandi vini dolci: la sempre travolgente Malvasia delle Lipari di Paola Lantieri (Punta dell'Ufala) e il sempre ottimo Passito di Pantelleria di Ferrandes. Due esempi di come la Sicilia può produrre grandi vini da dessert senza cadere nell'omologazione da supermercato.

Foto: gustodivino.it 
Foto: www.lazioexportsolution.it

Al prossimo anno, con una speranza: evitare la contrapposizione con Benvenuto Brunello. Prosit!

L'Aglianico per eNOI

Col mio gruppo di degustazione, chiamato Enoi, abbiamo organizzato una bella ricognizione alla cieca sull'Aglianico, grande vitino del sud Italia che, a seconda del territorio, prende forme ed espressioni diverse. Abbiamo organizzato apparentemente alla rinfusa tutte le varie zone di produzione e, di seguito, trovate ciò che ne è scaturito.

Prima Batteria

Azienda Agricola Case Bianche - Cupersito Aglianico del Cilento 2008: Naso molto semplice, fruttato. Bocca coerente, abbastanza evanescente il finale.


Torre del Pagus - Aglianico del Sannio 2008: Rispetto al precedente sento molto più alcol ed un olfatto sempre fruttato, semplice, ma leggermente più "sporco". Sorso che non mi affascina, lo trovo squilibrato e poco persistente.


Seconda Batteria

Mastroberardino - Taurasi Radici Riserva 2000: olfatto solare composto da frutta rossa sotto spirito, prugna, pomodori essiccati e tratti balsamici. Il sorso evidenzia una struttura ben robusta sorretta da un tannino, almeno per me, troppo ruvido e graffiante. Finale caldo, speziato. Il vino del Maestro stavolta non mi ha particolarmente impressionato ma, forse, aveva bisogno di tempo nel bicchiere.


D'Angelo - Aglianico del Vulture Caselle Riserva 2003odorare il bicchiere significa entrare all'interno di una stanza con un bel camino appena spento sullo sfondo. Chiudi gli occhi e senti la cenere, il calore che ti scalda l'anima senza impossessarsi di lei. Tutto sembra ben mediato, anche il sorso che è di grande equilibrio, sapidissimo, con timbro tannico ben definito ma allo stesso tempo austero. Lungo. Dopo aver scartato la bottiglia mi sono meravigliato esclamando:" Ah, un 2003?!!?"


Perillo - Taurasi Riserva 2001: naso estremamente elegante dove ad un incipit di grande austerità con predominanza di sensazioni di mineralità scura, humus e tabacco, si contrappone col passare del tempo un bella risonanza di frutta rossa di rovo e spezie. Ha grande equilibrio, tannini serrati, bella spina acida che avvolge senza indurire i tratti del vino che chiude lungo e sapido.


Terza Batteria

Masseria Felicia- Falerno del Massico 2008: Naso accattivante, speziato, mediterraneo, ci sento il timo, il dragoncello, la salvia, poi tanta frutta rossa croccante seguita da un bel mazzo di fiori secchi. Bocca di grande impatto e struttura, tannino graffiante forse un filo slegato dal resto dell componenti del vino che sembra soffrire di questo mancato legame sopratutto in termini di bevibilità che non risulta così dirompente. Da abbinare più che da bere da solo.


Elena Fucci - Aglianico del Vulture Titolo 2008: aromaticamente è senza dubbio un vino del Vulture, sono ben riconoscibili le note "vulcaniche" di questo vino che più di altri mi sembra contemporaneo, immediato, di grande equilibrio tra la parte minerale e la parte fruttata. Sorso bilanciato in maniera virtuosa, l'acidità è ancora irradiante e il tannino quasi bordolese. Chiusura di esemplare nitore e sapidità.


Taurasi "Poliphemo" 2007 - Tecce: come può accadere in amore, anche per un vino può scattare un colpo di fulmine immediato che viene generato da una scintilla che ha il profilo intrigante della terra irpina e la classe innata di un produttore talmente controcorrente che probabilmente nemmeno sa quanto grande è diventato questo vino. E' un Taurasi viscerale, dall'equilibrio circense dove ogni componente, dura e morbida, sembra essere perfettamente inserita in un mosaico che prende il viso di Luigi Tecce. 


Quarta Batteria

Aglianico del Vulture Damaschito 2009 - Grifalco: davanti a me ho un Aglianico di grande presenza fisica, caldo, avvolgente, di decisa profondità grazie alle sensazioni minerali contornate da tocchi di prugna secca e visciole a cui seguono sprazzi di tabacco e timo. Bocca di notevole impatto, tutte le componenti della struttura sono decise e in divenire. Persistenza che vive di tante sensazioni, dai ricordi minerali a quelle di humus e frutta nera. Giovanissimo ma al tempo stesso intrigante come una donna matura.


Taurasi Nativ 2009 - Azienda Agricola Nativ: eccolo, per ultimo, l'aglianico che spiazza tutti con un profili quasi da Amarone della Valpolicella tanto sono evidenti le sue note dolci e suadenti. Bocca molto piaciona, morbida, sensuale. Ho altre idee dell'Aglianico, per fortuna o...purtroppo!


Conclusioni: beh, posso dire che sono contento dei risultati ottenuti con questa degustazione alla cieca visto che, tranne rare eccezioni, sono riuscito a individuare senza alcun dubbi le aree di origine dell'Aglianico, segno questo che il concetto di territorialità per questa uva sta emergendo molto bene grazie soprattutto all'impegno dei produttori, presenti al tasting o meno, che stanno cercando di trovare una loro strada senza facili scorciatoie. Avanti così!

Alla prossima!