Verdicchio, sempre Verdicchio, fortissimamente Verdicchio e quando penso a questo vitigno la mia mente ed il mio cuore non possono che reclamare il Cuprese di Colonnara, soprattutto se bevuto con qualche anno sulle spalle.
Con un pò di amici, durante un'afosa estate romana, abbiamo messo in fila un pò di vecchie e nuove bottiglie perchè la voglia di (ri)provare certe emozioni, di capire fino a dove può spingersi questo Verdicchio dei Castelli di Jesi, è sempre tanta, troppa.
Cuprese 2011: è il più giovane della batteria e questa freschezza la si sente subito al naso che si apre su note quasi di linfa accompagnate da sbuffi di pesca, nespola e biancospino. L'olfatto non è particolarmente complesso così come il sorso che si presenta vivace ma non particolarmente ampio e progressivo. Probabilmente va aspettato ancora un pò, per ora è un Cuprese molto di testa e poco di pancia.
Cuprese 2010: sarà l'annata diversa, sarà una maturazione maggiore, ma questo Verdicchio ha connotati molto diversi rispetto alla 2011 essendo più coinvolgente nei profumi che si fanno più morbidi e setosi sciorinando fragranze di ginestra, mela e pesca matura, susina gialla e sprazzi di viva mineralità. Al sorso si nota un corpo che appaga senza strafare, la tensione acida accompagna tutta la beva il cui profilo agrumato e minerale ti accompagna fino a molto tempo dopo la deglutizione.
Cuprese 2004: l'annata in questione ha rappresentato un crocevia fondamentale per la produzione del vino perchè sino a questo millesimo per produrre il Cuprese si è adottata la tecnica dell'ossidazione dei mosti mentre dal 2005 si vinifica in riduzione. Le differenze? Nel primo caso si ottengono vini stabili adatti al grande invecchiamento mentre con la riduzione si guadagna si predilige l'immediatezza e la ricerca di profumi primari e secondari. Fatta questa importante ed opportuna premessa, il Cuprese 2004 mi è parso un vino dagli affascinanti tratti autunnali, il suo profumo di miele di castagno e mela cotogna lo rendono quasi spalmabile mentre al sorso si rivela esuberante, fresco e sapido. E' un vino che ha personalità, mi piace!
Cuprese 2002: prima di berlo Emiliano Bernardi, l'export manager di Colonnara che era presente con me alla degustazione, mi ha aveva confidato che probabilmente poteva essere una delle sorprese della serata. Scettico, avvicino il naso che non fa fatica a captare la coinvolgente ed inaspettata stratificazione olfattiva del vino che vira subito verso note idrocarburiche che ricordano molto alcuni riesling tedeschi a me cari. Ma non c'è solo quello. Il ventaglio aromatico, col tempo, si apre ed escono accenti di caramello, torroncino, zenzero, miele di castagno, nocciola. In bocca l'annata fresca dona una ventata di freschezza tonificante corroborata da una nota sapida che accompagna la lunga e commovente persistenza. Emilià, quanto c'hai ragione!!!
Cuprese 1999 (magnum): corredo aromatico di grande integrità dominato da una trama olfattiva dove le spezie orientali sembrano amalgamarsi con un corredo balsamico di erbe officinali di grande fascino e seduzione. Ossigenandosi, poi, escono anche note di gomma pane, grafite e miele di zagara. Al sorso è setoso ed aristocratico, potente e fresco, ricco e vellutato. Questa annata non delude mai, mettete in cantina questo Cuprese perchè riserverà ancora molte sorprese.
Cuprese 1995: rispetto alla '99 sembra di essere andati indietro di oltre 20 anni visto che il ventaglio olfattivo risulta contrassegnato da un'ossidazione e da una "pesantezza" che mai avevo riscontrato fino ad ora. La frutta si fa gialla e molto matura, primeggia l'arancia amara e il cedro candito, le spezie prendono la forma del curry e dello zafferano, il miele pennella contorni che si fanno col tempo tostati e autunnali. In bocca il vino è cremoso, suadente, ancora ben bilanciato dall'acidità e da un tocco sapido che si lascia apprezzare perchè contribuisce all'equilibrio finale. Questo Cuprese sta scollinando, pulite i vostri bicchieri e bevetelo il prima possibile.
Cuprese 1991: tempo fa, quando andai a visitare Colonnara, per questo vino scrissi le seguenti parole:"vino si apre su note salmastre, saline, per poi aprirsi su intensi effluvi di polline, cera, mallo di noce a cui seguono, col tempo e l’ossigenazione, sentori di spiccata mineralità ed erbe. Alla gustativa il vino è incredibilmente fresco, giovane, dotato di progressione salina che, come un mosaico, piazza i suoi tasselli a 360° all’interno del palato. Un vino immenso, un capolavoro di cui non solo Colonnara ma tutta l’Italia dovrebbe essere fiera. Francesi? Prrrrrrrrrrrr".
Oggi, dopo due anni da quella bevuta, trovo questo 1991, non so come dirlo, più giovane. Quello bevuto qualche tempo fa a Roma aveva un corredo aromatico tipico dei grandi Verdicchio con tre/cinque anni sulle spalle. Non mi crederete ma c'ho sentito i fiori bianchi, la frutta quasi acerba, il melone invernale, la melissa, il sambuco, l'anice, la salinità del mare. Non può essere, eppure è tutto vero e confermato dalla bocca che ha l'acidità tagliente di una base per spumanti che amplifica il gusto incentrato su agrumi, sapidità minerale ed erbe aromatiche. Siamo di fronte ad un alieno dell'enologia italiana, un vino uscito dalla piscina di Cocoon. Vi prego, ditemi il segreto!