SanVitis: bere bene con i vini del Lazio!

E’ passato più di un anno da quanto scrissi per la prima volta di SanVitis. Ero appena tornato dal Vinitaly 2019 e rimasi abbastanza sorpreso, piacevolmente, di questa piccola azienda del Lazio che, passo dopo passo, grazie anche ad una buona campagna di comunicazione, stava emergendo nel panoramica vitivinicolo della mia Regione. 
Il progetto, nato nel 2015 dalla passione per il vino di tre amici, ovvero Sergio Tolomei, Massimo Orlandi e Riccardo Bani, tutti provenienti da settori completamente diversi, ha come fine ultimo quello di valorizzare il più possibile un territorio, quello compreso tra i Castelli Romani ed Olevano Romano, da sempre rappresentativo di una cultura e di una potenzialità vitivinicola che, se combinate ed espresse al meglio, possono contribuire alla produzione di eccellenze che tutto il mondo potrebbe invidiarci. 

Sergio, Riccardo e Massimo

Arrivare a perseguire questo obiettivo non è affatto semplice, anzi, ma SanVitis ci sta provando grazie ad un costante lavoro di selezione di soli vitigni autoctoni come, ad esempio, il bellone, la passerina ed il cesanese che vengono coltivati e vinificati attraverso pratiche assolutamente naturali e rispettose del territorio di origine.


Se è vero che nell’areale dei Castelli Romani, tra Ariccia ed Albano, l’azienda coltiva circa cinque ettari di vitigni a bacca bianca come malvasia di Candia e trebbiano giallo, è anche vero, ed è giusto sottolinearlo, che è ad Olevano Romano il cuore produttivo della SanVitis che in questa zona gestisce gli altri sette ettari di vitigni in produzione.  
In Contrada La Torre, infatti, su terreni rossi di matrice vulcanica si coltivano bellone, passerina, petit verdot, cabernet sauvignon e, soprattutto, si gestisce un ettaro di cesanese grazie ad un vecchia vigna di 50 anni tramandata da generazioni. 


La cantina, da sempre, è il regno di Daniele Proietti, enologo, che attraverso fermentazioni spontanee e l’abolizione di prodotti di sintesi ha il compito di ricercare la massima naturalità dei vini fornendo loro gli stessi caratteri dell’uva di partenza e, quindi, dell’annata di riferimento. 


Negli ultimi tempi, essendo quello di SanVitis un progetto assolutamente giovane e dinamico, ci sono stati degli aggiustamenti nella gamma dei vini prodotti ovvero sono nate due nuove etichette, la Passerina in purezza e il Flaminio Rosso mentre il Trebbiano, che prima aveva una propria etichetta, ora confluisce tutto nel Flaminio Bianco al fine di aumentare la complessità di questo blend di sole uve autoctone del centro Italia. Altre novità riguardano anche il Bellone le cui uve, dall’annata 2019, provengono solamente dall’areale di Olevano Romano e non più dai Castelli Romani. 


Di seguito le mie note tecniche relative alle annate attualmente in commercio dei vini di SanVitis: 

Passerina 2019 (100% passerina): da uve provenienti esclusivamente dall’areale di Olevano Romano, questa prima annata di passerina in purezza ha nelle pennellate aromatiche di agrumi, pesca bianca e mineralità gessosa l’impronta del suo territorio e nella bocca agile e succosa il talento di questo vitigno troppo spesso sottovalutato. Ne esce un vino sagace, fresco, saporito e dal fascino peculiare. Nota tecnica: malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio. 


Bellone 2019
(100% bellone): da vitigno antichissimo che già Plinio in epoca romana citava come uva pantastica, nasce un vino di grande luminosità dove la percezione, assolutamente verticale, di frutta bianca croccante, pompelmo rosa, biancospino ed erba medica segnano un vino dal gusto freschissimo, dissetante, di grande beva e vitalità. Nota tecnica: malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio. 


Flaminio Bianco 2019
(trebbiano giallo, passerina, malvasia di Candia non aromatica): questo blend svela subito una bella gamma di profumi che vanno dalla camomilla romana alla susina e nespola, al mughetto e al lime. Al gusto è misurato, in perfetta sintonia con l’olfatto, e si fa apprezzare nel finale per una intrigante scia sapida, quasi ferrosa, che lascia nel palato una traccia indelebile del territorio di elezione di queste uve: i Castelli Romani e i suoi suoli vulcanici. Nota tecnica: malolattica svolta naturalmente. Affinamento sulle fecce fini per tre mesi e ulteriori tre mesi in vasche di acciaio. 


Cesanese 2017
(100% cesanese): questo Cesanese di Olevano Romano DOC, proveniente da piante di almeno 50 anni di età piantate su argille rosse vulcaniche, si caratterizza per la forte mineralità rossa che dipana l’impianta olfattivo che, col tempo, svela toni di prugne secche, ciliege sotto spirito, rosa appassita, rabarbaro, spezie rosse orientali. Al palato sfodera personalità sapida ed una ottima struttura dove i tannini sono ben fusi all’interno. Persistente ed elegante il finale. Ad oggi uno dei migliori rossi del territorio! Nota tecnica: affinamento di 12 mesi in botte da 2000 litri di rovere di Slavonia e altri tre mesi in acciaio. Va in bottiglia due primavere successive la vendemmia. Segue ulteriore affinamento in bottiglia per sei mesi. 


Flaminio Rosso 2018
(cesanase 60%, cabernet sauvignon 20%, petit verdot 20%): quest blend, vero e proprio matrimonio d’amore tra tradizione ed modernità, apre su decise note di grafite ed amarena, che virano poi verso la mora, la viola appassita, il lentisco e i chiodi di garofano. Palato che convince per coerenza ed equilibrio, propone una morbida struttura tannica con ottimale concorso sapido. Chiusura intensa, vivace, su note di frutta rossa succosa e decisa mineralità. Nota tecnica: affinamento di 12 mesi, di cui i primi 6 in acciaio, il resto in botte grande. Le vinificazioni vengono condotte
in modo separato per poi assemblare il tutto. Segue un ulteriore affinamento in bottiglia per sei mesi.

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