Sarà
un caso, ma tutte le volte che arrivo a Capriata d’Orba mi accoglie un silenzio
che, per dirla con Paolo Conte “Descrivervi non saprei”. In questo silenzio si
cela la tranquillità di un paese del Piemonte ligure, cioè di quella terra di
confine che ingloba una bella fetta delle tradizioni gastronomiche di entrambe
le regioni. Siamo nel Monferrato e dal centro di Capriata d’Orba con gli occhi
da una parte tocchi le colline del Gavi e dall’altra i vigneti dell’Ovadese.
Ma
i miei occhi, quando arrivo nella silente piazza centrale di Capriata, sono
tutti per l’insegna e l’ingresso di un ristorante che conosco bene e che
frequento con gioia da tanti anni, il Moro.
In
un paese così tranquillo un nome come “Il Moro” potrebbe riportare a guerre e
invasioni, ma come entri nel locale e ti accoglie la tranquillità e la sobrietà
fatta persona, cioè Claudio, l’unica invasione a cui puoi pensare e quella dei
profumi che già ti solleticano le narici.
In
cucina c’è Simona, moglie di Claudio, mano sicura e esperta che non sbaglia un
colpo (e se ve lo dico io, che ci ho mangiato decine di volte, credeteci!) e
che riesce sempre a sorprenderti con piatti che poggiano i piedi nella
tradizione per spiccare poi il volo verso la semplicità e la concretezza di
grandi sapori. Come scordarsi le semplicissime ma monumentali acciughe fritte
che, quando è stagione, Claudia “mi obbliga” ad ordinare e potrei andare avanti
con altri piatti e sapori ma prima voglio farvi sedere comodamente, nelle linde
e accoglienti sale e salette (d’estate c’è anche un grande spazio esterno) dove
ti senti come un bambino nella pancia della mamma. Apparecchiatura perfetta ma
non ricercata e piglio distinto degli altri ragazzi in sala vi faranno scordare
anche la mamma, ma non la pancia che avrà già iniziato a borbottare.
Agnolotti - Foto: http://ristoranti.travelitalia.com |
E per far fermare il borbottio niente di meglio che una piemontesissima carne cruda di fassona battuta al coltello o uno sformato di peperoni con salsa di acciughe sotto sale, che punta più verso i lidi liguri, mentre di estremamente locale c’è la testa in cassetta di Gavi.
Naturalmente
vi sto parlando del menù autunno-inverno, perché Claudio e Simona lo variano
spesso, anche se alcuni piatti (per fortuna!!) ci sono sempre, come gli
agnolotti nei tre modi della tradizione, cioè “a culo nudo” “nel vino e “al
tocco”. Questi non ve li potete perdere perché mettono assieme leggerezza,
sostanza e storia.
Naturalmente
in questa stagione autunnale non mancano i funghi per un gustoso risotto e i
tartufi bianchi. L’ultima volta sono stato al Moro a fine settembre e vicino a
me, sotto la cupola di vetro, c’era un tartufo bianco che (nonostante non fosse
ancora stagione piena) aveva un profumo che faceva resuscitare i morti. Ma ci
sono altri modi con cui Simona e Claudio vi faranno resuscitare, tipo lo Stoccafisso
in insalata con patate e olive taggiasche o la Lingua bollita con bagnetto
verde. Naturalmente c’è sempre qualche fuori carta: l’ultimo era una trippa con
i fagioli da applauso a scena aperta.
Se
vi resta ancora spazio vi consiglio di provare la loro scelta di formaggi e
magari un Bunet con zabaione al moscato.
Formaggi - Foto: Marcel Egger |
Sui vini brilla il Piemonte con tante etichette locali molto interessanti (Gavi e Monferrato in primis) ma naturalmente la carta spazia sull’Astigiano e sulla Langa, puntando anche a mirate etichette fuori regione, tutte con ricarichi assolutamente onesti.
Un
pranzo luculliano dall’antipasto al dolce vi costerà meno di 50 euro (vini
esclusi) e soprattutto vi farà gustare piatti che non scorderete facilmente. Se
ve li scordaste niente paura, Simona e Claudio sono sempre lì, nel centro del
silenzio di Capriata d’Orba, pronti a accogliervi.
Claudio e Simona - Foto: Tripadvisor |
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