di Andrea Petrini
Castello Bonomi, con
sede a Coccaglio, ai piedi del Monte Orfano, con la sua estensione pari a 24
ettari di splendidi vigneti sviluppati a gradoni, affonda le sue radici nel XIX secolo. La tenuta, infatti, deve il suo nome
all'edificio liberty di fine Ottocento commissionato dalla famiglia del
rivoluzionario Andrea Tonelli, noto carbonaro e precursore del Risorgimento, ad
uno degli architetti più importanti dell'epoca, Antonio Tagliaferri. La tenuta
fu successivamente acquistata dall’ingegner Bonomi, ancora oggi proprietario
del Castello, che, negli anni Novanta, diede avvio al recupero dei vigneti
terrazzati esistenti, gestiti invece dal 2008 con grandissimo successo e
passione dalla famiglia Paladin, attraverso un contratto di affitto a
lungo termine.
L'azienda e i vigneti visti dall'alto |
L’azienda, qualche
giorno fa, in assoluta anteprima, ha presentato a Roma, presso la suggestiva “Divinity Terrace”
dell'Hotel The Pantheon, una piccola, ma significativa verticale di Erbamat,
dal 2011 al 2014!
Il Progetto è stato
cercato e voluto dal Consorzio Tutela Franciacorta per valorizzare una
viticoltura di territorio, che ha radici antiche, con la coltivazione di un'uva
dalla peculiare maturazione tardiva, che a sua volta permette di compensare gli
effetti dei cambiamenti climatici e di allungare di conseguenza il momento
vendemmiale. Questo Progetto nasce da lontano, quando cinque coraggiose aziende
hanno accolto per prime la sfida, scegliendo di recuperare e valorizzare
l'antico vitigno, citato per la prima volta nel 1564 dall'agronomo italiano
Agostino Gallo, nell'opera “Le venti giornate dell'agricoltura e dei piaceri
della villa”. Il vero primato di Castello Bonomi è tuttavia quello di aver
scelto di vinificare separatamente queste uve, sin dal 2011.
La cantina di Castello Bonomi |
Dal 2012 sono stati effettuati monitoraggi delle fasi
fenologiche su Erbamat, studiandone le uve per verificarne le curve di
maturazione, sono state allestite delle prove di potatura allo scopo di
valutare la fertilità del grappolo ed il vigore. Inoltre, sono stati fatti
diversi studi sulla vinificazione dell’Erbamat e sulla sua espressione come
base spumante all’interno dei Franciacorta.
Ne risultò un profilo interessante: l'Erbamat è un vitigno
a maturazione relativamente tardiva, circa un mese dopo rispetto allo
Chardonnay, con un buon corredo acidico, in particolare malico, capace di
compensare almeno in parte il rischio di riduzione dell’acidità nei vini base.
Proprio l’acidità spumante è un elemento fondamentale per conferire freschezza
e longevità e va quindi preservata il più possibile. Questo vitigno
contribuisce perciò alla freschezza delle basi senza però stravolgerne il
profilo, così come è conosciuto dal pubblico del Franciacorta, grazie alla sua
sostanziale neutralità aromatica. A distanza di alcuni anni dalla
sperimentazione, in base alla bontà dei risultati, oggi l’Erbamat è previsto da
disciplinare del Franciacorta nella misura massima del 10%.
Grappolo di Erbamat - Foto: Federvini |
La
Cuvée 1564, presentata a Roma con una verticale quattro annate, è un Metodo Classico
VSQ: ha un uvaggio composto da
Erbamat in un quantitativo compreso tra il 30% e il 40%, il restante suddiviso
in parti uguali tra Chardonnay e Pinot Nero, ed è il risultato dell'importante
lavoro svolto dal team di Ricerca & Sviluppo, guidato dal professore
Leonardo Valenti e dagli enologi Luigi Bersini e Alessandro Perletti.
La degustazione
verticale inizia subito con una chicca, una sperimentazione assoluta, ovvero
uno spumante 100% Erbamat portato in degustazione come pietra di paragone con
gli altri vini in successione. In effetti lo spumante è come mi aspettavo:
deciso, sapido, con una acidità spinta che indubbiamente non so in quanti
potrebbero apprezzare. Da qui la volontà di tagliare l’Erbamat con altri
vitigni in grado di dare complessità e maggiore morbidezza.
La Cuvée 1564 2011, chiamiamola versione ufficiale anche
se in realtà non uscirà mai in commercio, ha una percentule di erbamat del 32%
e si presenta, nonostante otto anni di affinamento, assolutamente integra
grazie ad una vendemmia che in Franciacorta giudicano eccellente. Naso molto
intenso, quasi aromatico, dove ritrovo gli agrumi e il melone bianco con cenni
di leggera tostatura. Sorso dinamico, tagliente nella sua sinergia acido-sapida
che poggia su un corpo decisamente all’altezza.
La Cuvée 1564 2012, che vanta una percentuale di Erbamat
pari al 38%, ha ricordi di erba limoncella, glicine, agrumi e soffi minerali.
Al sorso è brioso per freschezza e sapidità e foriero di coerenti ritorni aromatici
anche se il vino cede un po’ troppo nel finale la cui persistenza non è
indimenticabile.
La Cuvée 1564 2013, che vanta sempre una percentuale di
Erbamat pari al 38%, è la bottiglia che mi ha convinto di più di questa
verticale anche se l’annata in Franciacorta non è considerata tra le migliori. Naso
ricco, complesso, aromatico, dove ritrovo sensazioni di uvaspina, agrumi, fiori
di campo, glicine e nuance minerali. Alla beva è uno spumante cremoso per
effervescenza, fresco e dalla sapidità saettante. Retrolfatto fruttato e lungo.
La Cuvée 1564 2014,
che vanta una percentuale di Erbamat
del 32%, sarà la prima a comparire sul mercato nel 2020, nel
quantitativo limitato, e solo per amatori, di 800 bottiglie. Figlia di una
annata apparentemente negativa, si fa apprezzare per eleganza nei sentori agrumati
e floreali e per un corpo esile ma assolutamente vibrante che non cede nulla in
termini tensione acido-sapida che rappresenta un bonus per chi, come me, ama la
verticalità e la versatilità di certi spumanti adatti ad accompagnare
dall’inizio alla fine un pasto decisamente importante. Piccola chicca da
comprare assolutamente quando uscirà tra pochi mesi.
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