"Non
è facile puntare su vini di qualità in Oltrepò Pavese ma mi sono messa in testa
di provarci e, nonostante tutte le difficoltà, sono sicura che prima o poi
questo territorio emergerà".
L'Oltrepò Pavese |
Ottavia Giorgi Vimercati di Vistarino è caparbia e decisa quando mi ripete queste parole non prive di una certa amarezza visto che la ferita relativa al sabotaggio della sua cantina, con circa 5.300 Hl di pinot nero sversati di notte da "ignoti", è ancora fresca e difficilmente rimarginabile anche in virtù del recente scandalo della cantina Terre d'Oltrepò che ha portato al rinvio a giudizio per 16 persone che accusate di aver messo in atto una truffa per produrre e vendere falso pinot grigio.
Ottavia Giorgi Vimercarti di Vistarino |
Questa
immagine, non certo idilliaca, si scontra invece con un paesaggio vitivinicolo
di rara bellezza, incastonato nel sud/ovest della Lombardia, che con la
sua forma a grappolo d’uva lambisce altre tre Regioni: Piemonte, Liguria ed
Emilia Romagna.
In questo
territorio di confine il nome Giorgi di Vistarino è da oltre 300 anni
legato al piccolo comune di Rocca de' Giorgi (Alto Oltrepò) dove, a metà '800,
il Conte Augusto Giorgi di Vistarino cominciò ad impiantare barbatelle di
pinot nero convinto che queste zone, secondo lui molto simili nel terroir alla
sua amata Francia, siano un habitat perfetto per questo vitigno le cui potenzialità cominciarono ad
essere apprezzate già nel 1865 quando il Conte
Vistarino, insieme all’amico Carlo Gancia, produssero con questa uva
il primo Spumante Secco italiano. Negli anni successivi, grazie anche
alla lungimiranza di Carlo Giorgi di Vistarino, si è proseguito lungo questa
strada ampliando la superficie vitata al fine di dedicare l’azienda alla
produzione di basi Champenois di alta qualità in sintonia con l’evoluzione
economica della zona che, negli anni sessanta, era prediletta dalle grandi
aziende spumantistiche italiane (le così dette “sorelle piemontesi” tra cui
Gancia, Martini, Cinzano, Contatto Riccadonna…). Un’attività che decretò il Pinot Nero di Rocca
de' Giorgi il più rinomato del territorio.
"Agli
inizi degli anni duemila, quando sono entrata in azienda, Conte Vistarino era
leader nella produzione di vini sfusi e, nonostante la grande qualità delle
nostre uve, mio padre non ha mai voluto "mettersi in proprio" in
quanto, da grande signore com'è, non ha mai cercato di fare concorrenza ai
nostri clienti. Con la crisi che stava subendo in quel periodo l'attività
spumantistica dell'Oltrepò mi sono detta: perchè non cominciare a produrre
finalemente il nostro vino?"
Vigneti |
Ottavia
mi parla della storia della sua azienda mentre ci troviamo sulla collina più
alta della sua Tenuta che conta oggi 826 ettari di cui 200 destinati a
vigneto. In questo ambito il pinot nero è il vigneto principale presente
con oltre una decina di cloni diversi ed è coltivato su circa 120 ettari
con una densità minima di 5000 piante/ha. Il 50% di questi vigneti è
rivolto alla vinificazione in bianco ed il restante 50% a quella in
rosso. Altri vitigni storici presenti sono: pinot grigio (28 ha), riesling
italico (16 ha), chardonnay (15.5 ha), croatina (12 ha), riesling renano (10
ha), moscato (7 ha) e barbera (6 ha) oltre che cabernet sauvignon, vespolina e
uva rara.
I terreni
sono caratterizzati da marne argillose e si presentano prevalentemente calcarei
(circa il 50% della composizione dei suoli) con percentuali variabili di
argilla, sabbia e limo. Conte Vistarino conduce tutti i vigneti secondo
un’agricoltura integrata a basso impatto ambientale al fine ottimizzare le
caratteristiche naturali di ogni parcella. “In
generale - continua Ottavia - preferiamo utilizzare
concimi organici, compreso compost urbano certificato e, quando proprio è
necessario un ulteriore supporto, viene somministrato in dosi minime e per via
fogliare per non disperdere nel terreno nessuna sostanza superflua”.
Villa Fornace |
Accanto a
Villa Fornace, la residenza di
famiglia, sta nascendo la nuova cantina (la direzione tecnica è affidata a Beppe
Caviola) con la quale si cercherà di migliorare ulteriormente i vini della
azienda dove, come facilmente desumibile, il Pinot Nero, sia fermo che mosso,
farà la parte del leone accanto ad interessanti interpretazioni di Riesling
Renano, Pinot Grigio, Bonarda fino ad arrivare ai tipici Buttafuoco e Sangue di
Giuda DOC.
Durante
la mia visita in Oltrepò Pavese con Ottavia ci siamo soffermati quasi
esclusivamente a degustare i suoi spumanti Metodo Classico assieme ai tre Cru
di Pinot Nero fermo ovvero Pernice,
Bertone e Tavernetto.
Il Brut Cépage, cuvée di
pinot nero (65%) chardonnay (30%) e riesling italico(5%) che affina almeno 30
mesi sui lieviti, è uno spumante metodo classico che unisce struttura e
definizione aromatica per dar vita ad un prodotto molto agile e gradevole
soprattutto come aperitivo.
Col
"Saignée della Rocca" Cruasé Oltrepò Pavese DOCG, pinot
nero in purezza, saliamo decisamente di gradino e il suo colore, rosa pallido
ottenuto con breve macerazione sulle bucce, non deve confondervi visto che
questo spumante incanta per eleganza, sapidità e lunghezza gustativa e, sono
sicuro, alla cieca se la giocherebbe con molti champagne blasonati.
Un altro
gradino più su troviamo il 1865,
il metodo classico portabandiera dell'azienda ottenuto da pinot nero in
purezza, che affina almeno 64 mesi sui lieviti prima di essere sboccato. Al
naso si evidenzia subito l'X Factor di questo spumante caratterizzato da
vellutato perlage, da un olfatto complesso di agrumi, fiori e frutta a polpa
bianca a cui segue un approccio gustativo articolato ed impegnato dove, ad un
primo abbrivio agrumato, segue un centro bocca sapido e succulento che sfuma,
interminabile, in mille ritorni fruttati e minerali che richiamano
continuamente la beva. Grande vino!
Per quanto riguarda il Pinot Nero, come già detto, Conte Vistarino produce tre vini da tre cru ovvero Tavernetto, Bertone e Pernice.
Il Tavernetto, Pinot
Nero IGT Provincia di Pavia, nasce in un omonimo vigneto di 1,7 ettari,
posto a 350 metri s.l.m., esposto a Sud-Sud/est con viti di 15 anni di età
circa. Con Ottavia abbiamo degustato l'annata 2013 che esprime gioventù e
fragranza fruttata assieme ad una beva equilibrata e mai stancante.
Il Pernice, Pinot Nero IGT
Provincia di Pavia, da sempre rimane il Cru più importante dell'azienda e
deriva da vigne, reimpiantate nel 1995 a circa 400 metri di altezza, che si
estendono per 3,5 ettari su terreno tendenzialmente calcareo (52%) con la
presenza di argilla, sabbia e pietrisco. L'annata 2013 del Pernice, nonostante sia ancora
un vino in grande evoluzione, già oggi esprime "tanta roba" grazie ad
una complessità olfattiva di rara eleganza per un pinot nero italiano a cui
segue una trama gustativo dove il tannino aristocratico si confonde
egregiamente con l'avvolgenza del frutto e i suoi esemplari ricordi
balsamici.
C'è speranza, tanta speranza, in Oltrepò Pavese!
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