Ogni tanto il mio amico Costas Linardos di Ellenika mi invita a degustare qualche bottiglia della sua Grecia e, come in passato, accetto sempre di buon grado visto che la sua selezione rompe spesso gli schemi del classico prodotto per turisti in vacanza.
Stavolta è il turno di un vino di Creta, un'isola che adoro e della quale ho già scritto in passato recensendo un paio di cantine locali.
Cercando un pò di notizie nei vari wine blog greci e, parlando con lo stesso Costas, ho scoperto che la produzione vinicola dell'isola è pari circa al 20% del totale nazionale e, storicamente, Creta è stata sempre vista come il gigante addormentato del paese. Infatti, da sempre, si è sempre puntato più sulla quantità che sulla qualità grazie anche alla presenza di numerose e grandi cantine cooperative che sfornavano tanto vino per il consumo locale e continentale.
A Creta solo negli ultimi 30/40 anni si è cercato di invertire la tendenza puntando sulle numerose varietà autoctone anche se, purtroppo, chi ha cercato di lavorare bene ha dovuto fare i conti con un focolaio di fillossera che nel 1970 ha creato solo problemi a chi cercava di migliorare la viticoltura cretese.
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Vigneti. Foto: sito aziendale |
E' proprio in quel periodo di fervore, siamo alla fine degli anni '60, che nasce il Domaine Lyrarakis un'azienda vinicola famigliare che fin da subito ha posto l'attenzione sulle varietà locali coltivate nei vigneti, 14 ettari in tutto piantati su terreno ghiaioso, che sorgono nel villaggio montano di Alagni (440m) che si trova a sud della città di Heraklion all'interno dell'AOC Peza.
Dalla fine degli anni Ottanta la loro attenzione si è concentrata sulla varietà rare ed autoctone di Creta: Dafni e Plyto per i vini bianchi (chiamati aziendalmente I Tesori di Creta) mentre a bacca rossa troviamo uve chiamate Kotsifali e Mandilari. Presenti, come è facile pensare, anche alcuni vitigni internazionali come Syrah, Cabernet e Merlot che vengono usati esclusivamente come uve da taglio.
La nuova cantina (2004). Foto: sito aziendale |
Il vino portato da Costas è un Dafni 2012. Sono particolarmente affascinato da questo vitigno, il cui nome significa alloro, perchè probabilmente stiamo parlando di uno dei vitigni più antichi del mondo visto che nel museo di Chania, a Creta, esiste un vaso di rame risalente all'età del bronzo con la scritta "Dafnitos Oinos" ovvero questo "vino da uve Dafni".
Al naso, dove un breve inizio su uno stile agrumato/esotico che mi aveva lasciato un pò indifferente, si apre evocando quelle sensazioni di erbe aromatiche da cui trae il nome e dando una scossa mediterranea a tutto il complesso olfattivo che si arricchisce col tempo di aromi di fiori di arancio, lavanda e fervida mineralità.
In bocca esplode il carattere isolano del Dafni che muta la sua anima trasfigurandosi in un chicco di puro salgemma che rende la beva sapida e fresca grazie all'azione di un ritorno mentolato che spinge la persistenza fino a mete inaspettate. Teso, chiude austero e molto pulito.
Che dire? Beh, un vino bianco non convenzionale che per circa 10 euro vi darà tante soddisfazioni. Potere dei vini della Grecia!
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