InvecchiatIGP: Pio Cesare - Barolo "Ornato" 2005


di Lorenzo Colombo

Una sera d’agosto, cena a casa con una coppia d’amici, i vini si susseguono, dapprima un Metodo Classico da uve Erbaluce, quindi un (troppo giovane) Greco di Tufo, a seguire un bianco toscano frutto di un blend tra Chardonnay e Viognier, l’annata è la 2017 ed il vino si rivela una vera sorpresa tanto che la bottiglia velocemente evapora, segue un fresco e sorprendente Gamay del Trasimeno. Un poco di pausa, si chiacchiera, più tardi passeremo al dessert.

“Che ne dite se aprissimo una vecchia bottiglia mentre chiacchieriamo?”

“Perché no?” (tra appassionati di vino non si dice mai di no ad una simile offerta)

“Toscana o Piemonte?”

“Piemonte”

Scendiamo in cantina e rovistando tra le scatole che contengono bottiglie - quasi sempre singole - con diversi anni sulle spalle salta fuori questo Barolo.


Proviamolo!

Stappiamo la bottiglia e come spesso accede con bottiglie vetuste il tappo si spezza, quasi alla fine. Colpa nostra, non siamo scesi col verme del cavatappi sino in fondo. Riproviamo con l’ultimo pezzetto di tappo e questo fuoriesce senza problemi.

Lo annusiamo.

Ci pare di non cogliere problemi di sorta.

Assaggiamo il vino per sicurezza.

La prima impressione era corretta.

Il vino è però un poco caldo, lo raffreschiamo tramite una di quelle tasche termiche che si tengono nel congelatore.

Pochi minuti ed il vino è già nei bicchieri.

Si inizia a commentarlo. 

“Però!”

“Non male, forse un poco chiuso”

“Che bel naso, ampio, elegante, ancora integro”

“Meglio alla bocca”

“Però il naso!”

“E chi se l’aspettava?”

“Notevole, complesso, elegante”.

Il colore è granato, profondo e compatto, ricorda una prugna cotta, unghia aranciata. Intenso al naso, ampio, complesso, spezi dolci, vaniglia, pepe, accenni di china e tabacco, frutto rosso maturo, ciliegia e prugna, accenni di confettura, liquirizia, fiori secchi, sottobosco, un vino elegantissimo, di grande armonia. Emozionante.


Asciutto alla bocca, con tannino ancora vivo ma ben integrato, succoso, sentori di radice di liquirizia, vaniglia, tabacco, ciliegia e prugna mature, lunghissima la sua persistenza.


Alla fine ne rimane una mezza bottiglia (sarebbe la quinta e noi siamo in quattro), la tappiamo con il Vacuvin, lo riassaggeremo domani a mente più fresca.

L’azienda ed il vino

La Pio Cesare è un’azienda storica radicata nel territorio del Barolo (e del Barbaresco) sin dal 1881 appartenente alla stessa famiglia da cinque generazioni.
La cantina si trova nel cuore di Alba ed è costruita sulle mura della città, dispone di 70 ettari di vigneti, 32 ettari si trovano in diversi comuni del Barolo, 27 in quella del Barbaresco ed oltre una decina in altri comuni delle Langhe.


Ornato - il cui nome deriva da quello della famiglia che vi ha vissuto sino all’inizio degli anni Quaranta del secolo scorso - è una delle 39 MGA del comune di Serralunga d’Alba, s’estende nella parte meridionale del comune per 6,7 ettari posti tra i 300 ed i 395 metri d’altitudine tutti vitati a Nebbiolo da Barolo.
Oltre a Pio Cesare c’è unicamente un’altra azienda che rivendica questa Mga, si tratta di Palladino. Il suolo è caratterizzato dalla Formazione di Lequio, ovvero un alternarsi di sabbia e arenaria giallo-rossastra con marne grigie.


L’Ornato è il primo Cru prodotto dalla Pio Cesare sin dal 1985, le uve provengono dall’omonima cascina situata a Serralunga d’Alba, di proprietà della famiglia. La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio con macerazione sulle bucce di circa un mese mentre l’affinamento avviene in botti di rovere sia francese che di Slavonia per circa 30 mesi (una piccola parte s’affina in barriques), segue un anno di sosta in bottiglia.

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