di Luciano Pignataro
Ci potrebbero essere forti sospetti su questa scheda, ossia che sia dettata da un atteggiamento snob (perché parlare del merlot di una azienda famosa per il Sangiovese e per il Nobile di Montelpuciano?) o da semplice esibizionismo visto che parliamo di un vino di quasi 30 anni fa.
Invece vuole essere solo il racconto ai lettori che seguono il nostro giovane gruppo di una bevuta inaspettata e straordinaria, rubata alla splendida cantina di Nino Di Costanzo, patron del bistellato Dani Maison a Ischia.
Ricordavo di una buona annata in Toscana 1995, più di qualcuno fece la previsione di una annata longeva. E questo Merlot, che tra l’altro l’azienda ha ripreso chiamandolo semplicemente Desiderio, conferma la previsione di quanti scommisero sulla durata dei rossi.
Poi ho optato per il Merlot perché altri bianchi invecchiati, sapidi e con note di idrocarburi certamente ne troverò a Ischia, mentre questa bottiglia vanta pochissimi esemplari in circolazione e quindi merita la memoria scritta da affidare al grande minestrone web.
Il naso ha sprizzato energia a go go, dalla frutta matura e croccante ancora presente, alle note di tabacco, caffè, carruba, un po’ di cenere. Siamo in presenza di un grande vino complesso, una bottiglia in cui il Merlot sale in cattedra senza discussioni e afferma la sua assoluta predisposizione a piacere oltre ogni misura, oltre ogni aspettativa, a prescindere da dove viene. Perché il segreto, per questo come per altri vitigni, è sempre nel giusto dosaggio del legno e ci appare straordinaria la misura usata in questo caso proprio mentre in Italia imperversava il cosiddetto gusto internazionale. La fusione tra frutto e legno è magica, perfetta, come pure la corrispondenza raggiunta, supponiamo sin dai primi anni trattandosi di Merlot, tra naso e bocca.
Un grande vino che siamo contenti di aver tracannato senza pietà sino all’ultima goccia. Sulla parmigiana di agnello di Nino poi…è cche vo’ dico a fa?
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