InvecchiatIGP: Benanti - Sicilia IGT Nerello Cappuccio “Il Monovitigno” 2002


di Lorenzo Colombo

Il vino che avevamo deciso d’assaggiare e d’inserire nella rubrica InvecchiatIGP di questa settimana era in realtà un altro e precisamente un Merlot dell’annata 2000 prodotto nella Brda, in Slovenia. Peccato che fosse abbiamo quindi optato per il Nerello Cappuccio di Benanti ma anche in questo caso il primo approccio col vino non è stato dei più esaltanti, infatti l’apertura della bottiglia è stata alquanto difficoltosa, con il tappo che s’è letteralmente sbriciolato facendoci presagire un altro vino deludente.

Ma non è stato assolutamente così, come potrete leggere più avanti.


Giuseppe Benanti, fondatore nel 1988 dell’Azienda Benanti e pioniere dei vini etnei ci ha lasciati ad inizio febbraio. Ci piace ricordalo degustando uno dei vini che per primo ha vinificato, l'IGT Sicilia Nerello Cappuccio.

Il vitigno

Il Nerello Cappuccio, che deve il suo nome alla particolare conformazione che assume la vite quando è allevata ad alberello e che ricorda un mantello (uno dei suoi sinonimi è per l’appunto Nerello Mantellato) è un vitigno tipico etneo.
Assai meno conosciuto e diffuso rispetto al Nerello Mascalese può entrare nella composizione dell’Etna Doc Rosso e Rosato per un massimo del 20%.
Considerato meno interessante qualitativamente rispetto al Nerello Mascalese ha visto la sua superficie vitata ridursi enormemente nel corso degli anni sino ai 125 ettari stimati nel 2016 (nel 1982 erano più di 7.500).
Nel passato non veniva quasi mai vinificato in purezza poiché si riteneva che i vini che se ne ricavano non abbiano una lunga tenuta nel tempo.


Di parere assai diverso è l’azienda Benanti, che per prima, sin dalla fine del secolo scorso lo produce in purezza inserendolo nella linea Il Monovitigno, seguito negli ultimi anni in questa scelta da diversi altri produttori.

L’azienda

L’azienda Benanti nasce nel 1988 ad opera di Giuseppe Benanti anche se già a fine Ottocento un suo omonimo avo produceva vino.


I Benati (nome successivamente tramutato in Benanti) giungono in Sicilia dalla natia Bologna nel 1734 inviati da Vittori Amedeo d’Aosta. Successivamente, nel 1935, Antonino Benanti forma un’azienda farmaceutica e, come sopra specificato, nel 1988 Giuseppe Benanti fonda l’azienda vinicola Tenuta di Castiglione sull’Etna che successivamente prenderà il suo nome. Nel 1990 escono i primi due vini, l’Etna Bianco Pietra Marina e l’Etna Rosso Rovittello. Dieci anni dopo la fondazione la Benanti diventa la prima azienda ad avere vigneti su tutti i versanti dell’Etna.
La storia della Benanti è costellata da successi e primogeniture, come ad esempio il primo Spumante Metodo Classico prodotto sull’Etna da uve Carricante e tutto quanto è ben descritto sul sito aziendale.

Salvino, Antonio col il papà Giuseppe

Attualmente l’azienda, gestita da Salvino e Antonio, figli di Giuseppe, dispone di 30 ettari di vigneti per una produzione annuale di poco superiore alla 200.000 bottiglie.

Il vino in degustazione

Le uve provengono dalla Contrada Cavaliere situata sul versante sud-ovest dell’Etna, nel territorio del Comune di Santa Maria di Licodia. Questa Contrada è caratterizzata dall’elevata luminosità, dalla costante ventilazione, dalle notevoli escursioni termiche e dalla minore piovosità rispetto ad altre zone etnee ed è quindi molto adatta per la coltivazione di Nerello Cappuccio.


Il vigneto si trova a 900 metri d’altitudine su suo suolo vulcanico, sabbioso e ricco di minerali, le viti sono coltivate a Cordone speronato con una densità di 6.500 ceppi/ettaro e danno una resa di 70 q.li/ha. La vendemmia s’effettua nei primi giorni d’ottobre, la fermentazione si svolge -con l’ausilio di lieviti autoctoni appositamente selezionati in vigna- in vasche d’acciaio dove il vino rimane a maturare per un anno prima d’essere imbottigliato ed affinarsi per altri sei mesi prima d’essere commercializzato. Questo però non è il caso del vino che andiamo a degustare, infatti nei primi anni di produzione il vino s’affinava in botti di rovere e l’enologo aziendale era l’allora poco conosciuto Salvo Foti.

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Il colore è granato profondo, leggermente velato con unghia che, data l’età, tende all’aranciato. La prima cosa che ci colpisce al naso è l’eleganza dei profumi, delicati, armonici e ben amalgamati, l’intensità olfattiva è abbastanza contenuta, vi cogliamo sentori di sottobosco, e frutta rossa dolce, note balsamiche e vanigliate, leggeri accenni speziati e di caffè.


Buona la sua struttura come pure l’intensità alla bocca, dove troviamo un vino delicato, dal notevole equilibrio gustativo, succoso, con un tannino morbido e ben fuso nell’insieme, con sentori di liquirizia e radici, cioccolato amaro e caffè e dalla lunghissima persistenza.

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