di Stefano Tesi
Sono sempre stato affascinato dai vini bianchi da lungo affinamento della Cantina di Terlano. Questo dell’annata 2008 è un Alto Adige Terlano Doc fatto con l’85% di Pinot Bianco, il 10% Chardonnay e il 5% Sauvignon Bianco (la Terlaner Cuvée), prodotto come sempre col metodo inventato da Sebastian Stocker, storico enologo della cantina.
E dunque eccoci al “Rarity 2008”.
Il colore, un oro pieno e brillante, è la caratteristica di gran lunga più trascurabile per un vino che è olfattivamente così esplosivo e mutevole da risultare difficile da descrivere. La sequenza si propaga a ondate e va dalle erbe officinali ai datteri, dalla frutta ipermatura e secca ai toffees, fino all’olio minerale, gli idrocarburi e l’acciarino (o voi boomers, avete presente l’odore delle scintille dei robot-giocattolo di una volta?), mantenendosi a lungo su un livello di intensità e di finezza estremo.
Dopodichè, ammesso di riuscire a staccare il naso dal bicchiere e di portare questo alla bocca, le sensazioni al sorso sono lunghissime e profonde, con una sapidità cangiante e lieve, ritorni oronasali di pietra focaia ed una tattilità densa e gentile al tempo stesso che fanno di questo 2008 un vino quasi da meditazione, o da abbinare a portate importanti. Personalmente, ad esempio, vorrei sentirlo su una sontuosa aragosta.
Difetti? Uno solo, forse, e assai veniale: il nome “Rarity” è un po’ troppo anglofilo. Per il resto, chapeau è dir poco.
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