Mario Ghezzi e le Terrazze di Montevecchia - Delivery IGP


di Lorenzo Colombo

Come chiaramente esplicitato nell’articolo apparso sabato scorso, ad opera di Carlo Macchi e Luciano Pignataro lunedì scorso è partita una nuova rubrica ad opera del gruppo Garantito IGP, il suo nome è “Delivery IGP” ed ha come sottotitolo Le interviste al tempo del Covid-19 di Garantito IGP”. 

Oggi è il mio primo turno per questa nuova rubrica ed ho quindi pensato di iniziare dai produttori del territorio nel quale vivo, ovvero la Brianza, ho quindi fatto una breve chiacchierata con Mario Ghezzi, titolare dell’Azienda Vitivinicola Terrazze di Montevecchia.


Ma prima vediamo d’inquadrare personaggio e azienda: s
i può dire che Mario nasca in mezzo al vino, infatti il padre a quel tempo gestiva un’osteria, aperta all’inizio degli anni quaranta a Rovagnate, il passo successivo è l’acquisto di uve, per produrre il cosiddetto “vino della casa”. Negli anni sessanta, unitamente al fratello Aldo, nasce la Vinicola Ghezzi dove si vende vino acqua minerale ed altre bevande, sono anche gli anni in cui Mario produce direttamente, acquistando e vinificando partite d’uva in Puglia, vini che poi vengono imbottigliati -soprattutto primitivo e negroamaro -generalmente nei bottiglioni con vuoto a rendere, come s’usava allora.
Nel 1981, assieme al fratello mettono a dimora il primo vigneto, ai piedi di Montevecchia, sono anni in cui presso la vinicola Ghezzi si tengono corsi di avvicinamento al vino, con relatori famosi, un paio di nomi su tutti Antonio Piccinardi e Fabio Rizzoli, quest’ultimo allora a capo del Gruppo Mezzocorona. Dopo la divisione dal fratello, Mario diventa unico proprietario della vinicola, ma sente la mancanza della produzione diretta del vino, nel 1994 acquista una cascina in rovina, la cascina Ghisalba, situata nella parte più alta di Montevecchia, questa era stata un tempo deposito di carrozze e cavalli in uso alla nobiltà locale, era poi diventata una stalla ed infine un allevamento di maiali.


Ci vogliono cinque anni per ristrutturala, mantenendo intatta la parte esterna, oltre che i vincoli di un parco (siamo nel Parco del Curone) occorre considerare che siamo in un, seppur minuscolo, centro storico. 
Questa diventerà l’agriturismo, che, gestito dalle figlie Alice ed Anna, coadiuvate dalla mamma Matilde, aprirà nel 2000, nel frattempo, sempre ne 1994 mette a dimora i primi vigneti, in un’epoca in cui andavano di moda Cabernet e Chardonnay, Mario, da buon bastian contrario, ma su consiglio di Attilio Scienza, impianta Syrah e Viognier. Attualmente l’azienda Terrazze di Montevecchia dispone di 11 ettari a vigneto, sei dei quali in proprietà, suddivisi in diverse parcelle, la produzione è di circa 30.000 bottiglie/anno (la resa in questi luoghi – i vigneti sono terrazzati- arriva a malapena ai 40 q.li/ettaro). Nell’annata appena conclusa si sono infatti prodotti poco più di 420 quintali d’uva. Cinque i vini prodotti, tra i quali spicca un Metodo Classico da uve Viognier, se non l’unico, certamente uno dei pochissimi Spumanti Metodo Classico prodotti con questo vitigno. La prima annata di produzione di questo spumante è stata la 2002 e se ne producono circa 7.000 bottiglie/anno.


Ma veniamo alla nostra inchiesta.

Ciao Mario, parlami un poco di come stai vivendo questo periodo di secondo lockdown e che attività hai intrapreso per sopperire alle problematiche che questo crea alla Tua azienda. 

Già dalle prime chiusure della scorsa primavera abbiamo istituito, come Consorzio Terre Lariane, un Wine Delivery dove si possono ordinare i vini di 12 aziende del territorio, ma, perlomeno per quanto mi riguarda, i risultati sono stati sotto le aspettative. Mi salva in parte il fatto che circa un terzo dei miei vini sono distribuiti da una GDO nazionale nei loro supermercati sul territorio, ma anche lì ho notato un leggero calo, ipotizzo che questo sia dovuto al fatto che i miei non sono vini da “primo prezzo” e che in questo momento di crisi generale, le persone tendano comunque a risparmiare su tutto. Il canale Ho.Re.Ca. in questo momento è completamente chiuso e, avendo chiuso anche l’agriturismo anche lo sbocco di vendita diretta e di mescita è fermo. 

Ti volevo appunto chiedere dell’agriturismo, hai pensato d’attivare l’asporto od il delivery? 

Come ben sai la nostra posizione in mezzo alla natura ed ai vigneti che, in condizioni normali è molto appetibile e ricercata, diventa uno svantaggio per quanto riguarda l’asporto, siamo in cima ad una collina, un poco fuori mano, la gente ci dovrebbe venire apposta e quindi abbiamo pensato che sarebbe stato meglio chiudere, di conseguenza abbiamo dovuto mettere in cassa integrazione i due dipendenti, in attesa di tempi migliori. 

Com’è stato e cosa vi siete inventati nel periodo di transizione in mezzo ai due lockdown? 

Durante l’estate il problema era il distanziamento sociale, abbiamo sopperito inventandoci il “picnic in vigna” che ha avuto un grande successo, soprattutto tra i più giovani. In pratica avevamo preparato delle postazioni segnalate nel vigneto adiacente all’agriturismo, i clienti preordinavano il cibo che veniva consegnato in appositi contenitori assieme ad una copertina e quindi veniva assegnata a ciascuno una postazione dove potevano tranquillamente fare un picnic, oppure, i meno audaci avevano a disposizione i tavoli, ben distanziati tra loro, sul grande terrazzo. 

E per il futuro

Ultimamente ho messo a dimora un nuovo vigneto in località Bernaga, una frazione del comune di La Valletta Brianza, dove sono nato, con uve Chardonnay e Sauvignon e per non farmi mancare nulla ho impiantato anche un oliveto sui versanti di Montevecchia. E poi debbo anche pensare al mio nipotino nato da poco.

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