Il Trebbiano d'Abruzzo e Le Armandine

Le Armandine, ovvero la "cellula separatista" tutta al femminile di Armando al Pantheon, hanno spalancato l'ingresso del loro ristorante per un evento (speriamo non unico) dove i grandi Trebbiani d'Abruzzo venivano mirabilmente sposati con la suggestiva cucina romana dello storico ristorante del centro di Roma.

Foto: Andrea Federici
Prima del magna magna, in senso buono, Alessandro Bocchetti, grande esperto di enogastronomia, soprattutto abruzzese, ha condotto una degustazione relativa a ben otto Trebbiani d'Abruzzo che, come vedremo dalla note di degustazione che ho abbozzato, rappresentano terroir e stili estremamente diversi tanto da declinare il Trebbiano in tanti micromondi diversi ma al tempo stesso unici ed affascinanti. Ovvio, come conseguenza, l'uso del plurale Trebbiani.


Fabiana Gargioli al via. Foto: Andrea Federici

In sequenza, dal più "vecchio" al più "giovane", abbiamo degustato:

Emidio Pepe -Trebbiano d'Abruzzo 2009: il vino, presentato da Sofia Pepe, è naturale e spontaneo come la filosofia aziendale a cui è strettamente legato. E' un trebbiano ancora giovane, legato ad aromi fermentativi e che, chiudendo gli occhi, ci fa venire in mente l'odore rurale dell'Abruzzo con i suoi toni di paglia ed erba medica a cui seguono soffi gessosi e agrumati. In bocca è fervido, quasi citrino, e chiude su una lunga scia iodata che rimanda al paesaggio da cui proviene. 


Sofia Pepe. Foto: Andrea Federici

Valle Reale - Trebbiano d'Abruzzo "Vigna di Capestrano" 2011: proveniente da una piccola parcella situata sotto l'omonimo paese, il Vigna di Capestrano è un vino che fermenta spontaneamente in acciaio e rimane più di  un anno a contatto con i lieviti non selezionati. Al naso si esprime su toni vegetali che spaziano dalla camomilla alla clorofilla fino ad arrivare, col tempo e l'ossigenazione, alla pietra focaia. Al sorso ha grande vigore ed un'acidità quasi tagliente che ben viene equilibrata da un frutto più maturo e rotondo che prende la forma dell'agrume. Finale che gioca su toni fruttati e, soprattutto, sapidi. 

Valentini - Trebbiano d'Abruzzo 2011: che dire di questo vino che, ogni volta che lo bevo, mi sorprende sempre per il suo continuo e lento progredire. Inizialmente, come accaduto per Pepe, si apre su note aromatiche fermentative per poi virare sulla nota tostata netta che rappresenta uno dei marcatori odorosi del trebbiano d'Abruzzo. L'ossigenazione del vino, sacrosanta in questo caso, crea col tempo corredi olfattivi floreali di primavera a mezzetinte iodate e fluviali. La bocca, pur essendo giovanissimo, si rivela per un perfetto equilibrio tra luminose note saline e minerali, con una persistenza già da primato che chiude il sorso su sensazioni di oliva nera e gesso. Grande ora, grandissimo in futuro.


Foto: Andrea Federici

Tenuta Terraviva - Trebbiano d'Abruzzo "Mario's" 2011: già dal colore, giallo quasi dorato, ti fa capire che rispetto ai precedenti è un vino più robusto e pieno dai tocchi floreali di ginestra e camomilla e dal frutto maturo e succoso. Al sorso tradisce una evidente precocità dovuta al recente imbottigliamento che, comunque, non nasconde una struttura ben solida dove morbidezza di frutto e freschezza raggiungono già adesso un equilibrio confortante. Da provare tra un anno per una giusta valutazione. Fermentazione con lieviti indigeni e maturazione per 12 mesi in botte grande e 6 mesi in acciaio.

Az. Agr.Tiberio - Trebbiano d’Abruzzo “Fonte Canale” 2012: le uve, provenienti da una vecchia pergola, prima di questa annata, venivano usate per dar vita al Trebbiano di casa Tiberio che, finalmente, si son convinti ad imbottigliare il loro trebbiano. Naso variegato che si apre su toni verdi, vegetali, che spaziano dal prato fiorito alle erbe officinali. Poi, col tempo, aumenta la complessità odorosa grazie a piccoli sbuffi di frutta gialla (nespola su tutti). Al sorso ha grande verticalità anche se il finale, sapido, viene smussato abbastanza da una nota rotonda di frutta esotica, non matura, che prende la forma dell'agrume. Ottima la beva complessiva. Fermentazione in acciaio e maturazione in bottiglia.


Foto: Andrea Federici

Torre dei Beati - Trebbiano d’Abruzzo "Bianchi grilli per la testa" 2012: è l'ultimo nato in casa Albanesi-Galasso e, come ha spiegato più volte Fausto, rappresenta un trebbiano nato un pò per gioco e un pò per sfida senza avere particolari intenti commerciali vista l'esigua quantità prodotta. Questa è la seconda annata prodotta e, rispetto alla prima più fresca e verticale, questo millesimo si caratterizza per una nota tostata netta e per una maggiore concentrazione e robustezza. Bocca molto diretta e beverina grazie alla buona vena acido-sapida. Il vino viene fermentato con lieviti indigeni e non è stato filtrato. 


Foto: Andrea Federici

Agricola Cirelli - Trebbiano d’Abruzzo “Anfora” 2012: cosa spinge un laureato della Bocconi a cambiare vita a soli 23 anni andando a coltivare sulle colline di Atri (TE) vigne, olivi, fichi, aglio ed allevare oche nessuno, tranne lui, lo può comprendere. Quello che invece so è che Francesco Cirelli ha usato in maniera magistrale anfore di terracotta da 800 litri per produttore il suo Trebbiano, un vino molto personale e quasi intimo che, senza ricorrere a neologismi, sa di pane e di mare. Bocca sapida e beverina e beva eccellente. Da provare!


Francesco Cirelli. Foto: Andrea Federici

Tenuta Ulisse - Trebbiano d’Abruzzo “Nativae” 2013: ottenuto tramite fermentazione spontanea in vasche di cemento con lieviti presenti naturalmente sull'uva proveniente da un vecchio vigneto, questo Trebbiano è un vino stranissimo che esula da tutti quelli provati in precedenza per via di una nota esuberante e terpenica che esplode in un profilo aromatico agrumato e vegetale. Bocca diretta, piena che sfocia in un finale di frutta citrina e di buona sapidità. Devo dire la verità: alla cieca non avrei detto Trebbiano ma, forse, questo è un mio limite (?)

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