Il Brunello di Montalcino 1970 della Tenuta Il Poggione. Presidente mio Presidente...


Fabrizio Bindocci doveva essere il mio, il nostro presidente, non so se sarebbe stato il migliore, ma ho ben presente nella mia testa, e non sono il solo, che sicuramente avrebbe preservato il Sangiovese meglio di Rivella. E’ stato lasciato solo o quasi, al suo fianco c’era solo Carlo Lisini Baldi, ma in due non si riesce a vincere una guerra, soprattutto contro certe lobby.


Qualche tempo fa ho avuto l’occasione di trovarmi di fronte Bindocci e Lisini allo stesso tavolo, accanto a loro c’era un altro cavaliere della resistenza. Avrei voluto chiedere tante cose, volevo capire da loro perché sono rimasti soli, se si aspettavano tutto questo e cosa, secondo loro, cambierà a Montalcino da adesso in poi. Domande che mi sono rimaste dentro, non era il caso di riaprire una ferita aperta anche perchè erano là per una festa, per celebrare il loro Sangiovese, quello puro, vibrante ed emozionante.


Il Brunello di Montalcino della Tenuta il Poggione che ho nel bicchiere mentre scrivo le note di degustazione non è un Sangiovese qualunque, è un 1970, ha quaranta anni, è più vecchio di me ma non se ne accorge nessuno. E’ un vino che mi fa pensare al Tetris, è formato da tanti tasselli che all’inizio quasi si nascondono mentre col tempo, pian piano, escono fuori sempre più veloci e sempre più numerosi fino a creare un vero e proprio mosaico di emozioni.
Ruotando il bicchiere, inizialmente, si sente la scorza di arancia, le radici selvatiche, i fiori secchi, poi tutto si amplia, inesorabili escono le sensazioni ferrose di ruggine e mercurio cromo, la resina, la castagna, le erbe aromatiche. Un Brunello Tetris, si compone col tempo e cresce col tempo.
In bocca ha un equilibrio da applausi, verticale ed orizzontale, minerale e ferroso, fruttato e vegetale, tutto ritrovo al sorso che si mantiene sempre fresco e per nulla intaccato dal tempo. Più lo bevo e più lo berrei. 


Ecco l’archetipo del mio Brunello “invecchiato”, ecco il Sangiovese di una persona che avrei voluto diventasse il Presidente del Consorzio. Questo modo di concepire il vino, fatto di tradizione, giusta modernità e, soprattutto, onestà, deve essere conservato e preservato come il Santo Graal.

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