Olivero Toscani da sempre ama provocare, tutti conosciamo le sue foto, scomode, scandalose, a tratti inquietanti e che pongono una serie di interrogativi sulle tragedie sociali del nostro tempo.
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Il novello vigneron (e badate bene che ho usato la parola francese) in questa sua avventura si avvale della collaborazione di importanti esperti del settore come l’agronomo Federico Curtaz, l’enologo Attilio Pagli e nientepopodimeno che…..Angelo Gaja.
Il suo vino si chiama semplicemente OT (dalle iniziali del suo nome) e, a dispetto di ogni territorialità, è un blend di uve Syrah, Cabernet Franc e Petit Verdot. ''Il mio e' un vino genuino, non sarà il classico rosso da osteria toscana, ma sara' elegante e con pochissimo legno'', ha detto Toscani. "E' un vino che a me piace, perchè riesco a fare solo le cose che mi piacciono. Era anni che sognavo di fare il vino ma non ne avevo mai avuto il tempo''. ''Per adesso - spiega ancora - sono 13 mila bottiglie, la prossima annata saranno 20 mila, sto anche costruendo la cantina poi vedremo cosa succede''.
Fin qua tutto bene ma le contraddizioni di Toscani cominciano ad em
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Ora, caro Toscani, sono tre le cose che mi vengono in mente: visto che vuole fare vino, perché non si è comprato una tenuta a Gevrey-Chambertin anziché comprala a Casale Marittimo?
Visto che i francesi sono i migliori, perché non ti sei avvalso della collaborazione di Kees Van Leeuwen anziché di Gaja?
La madre di tutte le domande è però questa: se tutti i vini italiani sanno di osteria, perché OT dovrebbe essere diverso visto che lei stesso afferma che non sarà il classico vino da osteria toscana?
O stiamo tutti nella stessa barca oppure la sua tesi sul panorama vinicolo italiano è un po’ contraddittoria.
Aspetteremo comunque di degustare il suo vino che lei stesso definisce come un quadro di Goya e che, leggendo qua e là su Internet, dopo vari rinvii sta presentando in tutta Italia.
Ah, un appunto: Goya non è francese!
Foto: www.viedelgusto.it
1 commento:
Guarda, secondo me si da troppo peso a personaggi del genere. Che col vino, nonostante lo facciano anche, centrano veramente poco.
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