Conoscete i vini del Languedoc-Roussillon?

Molto spesso quando parliamo di vino e di Francia il nostro pensiero tira dritto per la Borgogna, la Champagne, l’Alsazia oppure, ovviamente, Bordeaux. Difficile pensare, soprattutto se si leggono i dati che seguiranno, alla regione vinicola del Languedoc-Roussillon come scrigno di preziose gemme enologiche.
Situata nel Sud della Francia, questa area è storicamente caratterizzata da grandi numeri perchè al suo interno i vigneti sono i più estesi del mondo: 300.000 ettari coltivati, più di 3.000 imprese vitivinicole e oltre 2.000 milioni di bottiglie di vino all’anno, che rappresentano un terzo del volume di vini prodotti in Francia. Il risultato di tutto questo? Tanto vino che spesso rasentava la sufficienza e che usualmente veniva utilizzato come prodotto da taglio. Serviva una svolta che è arrivata solo pochi anni fa una nuova generazione di produttori ed enologi si resero conto che ormai l’offerta era diventata superiore alla domanda: occorreva estirpare i vigneti meno produttivi, valorizzare quelli dalle potenzialità migliori, ammodernare le pratiche vinicole e utilizzare nuove strategie di marketing per creare un forte mercato dell’esportazione oltre confine. E’ l’inizio del cambiamento e oggi il Languedoc-Roussillon si può considerare fra le più interessanti e dinamiche realtà vinicole francesi soprattutto per la qualità dei suoi vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo.
Questa area, anche prima dell’attuale rinascita enologica, godeva di una consolidata fama per i suoi Vin Doux Naturels, di cui i più celebri rappresentanti sono quelli prodotti con le uve Moscato Bianco, e il Banyuls, prodotto principalmente con Grenache Noir. Nella regione si producono anche altri tipi di vini, di cui i più rappresentativi sono quelli rossi - prodotti principalmente con uve Carignan, Grenache Noir, Mourvèdre e Syrah - oltre al Crémant de Limoux e al Blanquette de Limoux, interessanti spumanti metodo classico prodotti con uve Chardonnay, Picpoul de Pinet, Chenin Blanc e Mauzac.
Per rilanciare l’immagine dei suoi vini, durante questi ultimi due mesi Les Maisons de la Ragion Languedoc-Roussillon di Milano sta organizzando una serie di seminari di degustazione per poter far scoprire al pubblico di appassionati italiani tutta la nuova essenza dei suoi prodotti enologici. In particolare è stato presentato uno vino spumante, un bianco e tre vini rossi.

Interessantissima è stata la Cuvée Réservée della Maison Guinot: prodotta totalmente da uva Mauzac, questa Blanquette de Limoux è un vino spumante metodo tradizionale prodotto attraverso una presa di spuma di 24/36 mesi, un affinamento in bottiglia di circa 36 mesi con remuage manuale e dégorgement à la volée meccanizzato. Il naso è già una sorpresa perché, anche a detta del relatore della serata (e che relatore…), è difficilmente distinguibile alla cieca da uno Champagne: composto, di media complessità, ha sentori di note lievitose, mela gialla, ginestra, limone, mandorla, scorza di arancio e pepe bianco. Al palato si distingue per una carbonica molto raffinata e gentile, una grande freschezza, l’ottima sapidità e una sensazione, dopo la deglutizione, di agrumi ed erbe aromatiche. Il costo? Circa 10 euro in enoteca. Scommettiamo che alla cieca mette in fila qualche prodotto francese più blasonato?

Altro vino interessante è stato il Picpoul de Pinet 2007 del Domaine Fèlines Jourdan: prodotto totalmente con uva Picpoul, questo vino brilla per freschezza e complessità già all’olfattiva dove vi è un susseguirsi di intense note di agrume, ananas disidratato, gardenia, rosa bianca e sottili note speziate. In bocca ha un’acidità prorompente anche se ottimamente integrata con la struttura complessiva del vino. Il frutto si trasforma in lime e la chiusura è nettamente salina. Bianco di grande beva che si finisce in un istante. Costo? Non oltre le 12 euro…

Dei tre rossi ho sicuramente preferito il Clos Bagatelle – Terre de mon Père 2005 (40% Mourvèdre, 30% Grenache, 30% Syrah), un vino molto profondo dove si fondono le due anime del Languedoc: mediterranea e rodanese. Naso concentrato, inciso da tocchi di garriga, ginepro, garofano, mirtillo, incenso, aloe. Ricco di polpa, al palato ha un attacco morbido e un buon equilibrio anche se l’acidità, vista l’annata siccitosa, non è così sferzante. Bocca comunque coerente col naso visti i ritorni di fiori rossi, cioccolato e spezie orientali. Chiude con un leggero amarognolo. Vino sicuramente non banale che nelle annate migliori promette grandi emozioni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io ci sono stato di ritorno dalla Spagna...Non parliamo di Borgogna ovviamente...ma al Petit Domai de Gimios, di Anne Marie Lavaysse ho comprato 6 bottiglie di grenache e 4 di un moscato dolce da vero sballo...difficile il rosso, perchè è naturale fino allo spasimo...ma quando si beve dà ottime sensazioni (questo detto ovviamente da uno che non è un drago delle degustazioni, ma al quale piace il "Vino Buono").

Cosimo