Verticale storica di barolo dei Marchesi di Barolo


LA STORIA

La storia dell'azienda si intreccia con quella dei marchesi Falletti i quali avevano, a Barolo e nei paesi limitrofi, immense proprietà e, a Barolo, riuscirono a valorizzare il vitigno Nebbiolo: vitigno autoctono che, in quest'area, raggiunge l'eccellenza. Ciò avvenne grazie anche all'intervento di un enologo francese, il Conte Odart, che la marchesa Giulia Falletti, pronipote del ministro Colbert, chiamò a Barolo con l'intento di migliorare il vino prodotto da suo marito e dai suoi avi. Sembra, infatti, che prima dell'interveno di Odart, il Barolo fosse un vino dolce e leggermente spumeggiante: il nebbiolo, infatti, è un'uva a maturazione particolarmente tardiva e, facilmente, i primi freddi ne interrompevano, in quegli anni, la fermentazione. Con la realizzazione di cantine interrate, di ambienti, quindi, a temperatura controllata, la marchesa ovviò a questo stato di cose: il Barolo divenne allora un vino fermo, di grande struttura e con un'ottima capacità di invecchiamento, così come i vini bordolesi e borgognoni che la marchesa, di origini vandeane, conosceva ed apprezzava. Nel 1864 insieme alla marchesa Giulia Falletti Colbert si estinse la stirpe dei Falletti di Barolo, ma a perpetuarne il ricordo rimase, nel bellissimo palazzo Barolo in Torino, l'Opera Pia Barolo, fondazione ancora oggi esistente, istituita per volontà della marchesa quale erede e continuatrice delle sue molte opere benefiche.
In quegli anni nasceva Pietro Abbona che intorno al 1895 iniziò la sua attività nelle cantine di Barolo. Operando con tenacia ed abilità riuscì ad acquistare le cantine della tenuta Opera Pia Barolo e parte dei vigneti dando così continuità al marchio "Antichi Poderi dei Marchesi di Barolo".
Oggi l'azienda è in mano a Ernesto Abbona e sua moglie e conserva la stessa proprietà fondiaria di allora, con acquisizioni successive, esclusivamente nell'ambito del comune di Barolo.

LA VERTICALE
Complice ancora una volta la splendida cornice del Parco de Principi di Roma, Anna ed Ernesto Abbona hanno presentato una splendida ed unica verticale di Barolo Sarmassa 2003, 2001 e 1999 e di Barolo Riserva della Casa 1997, 1982, 1967, 1957, 1947.

Il barolo Sarmassa nasce da uve che provengono esclusivamente dal vigneto Sarmassa, posto a sud est nel Comune di Barolo sui confini di La Morra, in pieno terreno Tortoniano, mappato al foglio 9 particelle 149, 157, 154, 155 per una superficie totale di Ha. 2,15. La vinificazione avviene attraverso pigiatura soffice dell’uva raccolta a mano con conseguente diraspatura e fermentazione in vasche termocondizionate a temperatura controllata (30/32°). Macerazione di 8 giorni , con svinatura del prodotto a fermentazione ultimata. L'affinamento dura circa due anni in botti di Rovere di Slavonia e di Rovere francese da 30 e 35 ettolitri. La restante parte di questo Barolo viene affinata 12 mesi in piccoli fusti da 225 di Rovere francese mediamente tostato ed assemblato poi assieme al rimanente prima dell’imbottigliamento. Il vino termina il suo affinamento in bottiglia per 12 mesi prima di essere messo in commercio.


Il Barolo Sarmassa 2003 si presenta con un colore granato con riflessi rubino. Al naso il vino presenta aromi complessi di ciliegia sottospirito (non stracotta come potrebbe far pensare l'annata) ed eucalipto. Roteando ancora una volta il bicchiere escono poi le note speziate (incenso) e quelle floreali di rosa canina. In bocca il barolo è di buon corpo con un tannino ben integrato e una acidità insospettabile per l'annata che, comunque, si fa sentire per la nota alcolica del vino. Finale comunque molto lungo dove prevale un grido aromatico che ricorda le sensazioni olfattive. Uno dei migliori barolo 2003 in circolazione!

Il Barolo Sarmassa 2001 si presenta con un bellissimo colore granato. Il naso è un caledoscopio di profumi ed è caratterizzato da note speziate e floreali (stavolta viola e non rosa canina). Aprendosi, il contesto olfattivo vira su ricordi di humus e terra bagnata, con lievi note di cioccolato amaro e sensazioni di affumicato. La bocca è elegantissima ed ampia, minerale, con un ritorno di liquerizia di grandissima persistenza. Questo barolo ha una classe che appartiene ai grandi vini.

Il Barolo Sarmassa 1999 si presenta, come i precedenti vini, con un bel colore granato. All'olfatto forse rimane un pò chiuso anche se sono individuabili le note di frutta rossa matura (mora di gelso), cuoio, spezie scure, il tutto ad impreziosire un vino che forse è lontano dalla sua massima espressione. In bocca il vino è molto equilibrato e il frutto si esprime meglio che al naso. Chiude su ritorni di spezie orientali con una buona persistenza.


Il Barolo Riserva della Casa è prodotto nelle annate migliori con alcune partite di uve considerate di migliore qualità che vengono vinificate separatamente per ottenere un prodotto particolarmente longevo.

Il 1997 di colore granato, presenta un naso "diverso" dai vini precedenti, in quanto il corredo olfattivo, accompagnato da una scia di frutta matura, gioca su note ferrose, quasi ematiche, con ricordi di tamarindo, bergamotto e fieno secco. Lievi cenni di bastoncino di liquerizia. In bocca il vino è fresco, di grande corpo, con un tannino ben equilibrato dalla spalla acida. Tornao al palato le sensazioni olfattive con un finale lungo e persistente.

Il 1982 presenta un colore granato con riflessi aranciati. Al naso il vino ha profumi intensi e persistenti di humus, fungo secco e una nota salmastra tipica del vino barolo di Barolo. La bocca è pulita, fresca, con un tannino ben equilibrato dall'acidità che il vino, nonostante i capelli grigi, ancora presenta in maniera preponderante. Chiude con note di nocciolo di pesca e con una persistenza interminabile. Un grande vino che esprime una grande annata.

Da ora in poi si passa alla storia del vino italiano. Il Barolo Riserva della Casa 1967 presenta un colore aranciato con lievissimi riflessi verdolini. Al naso i profumi sono integri, segno di un vino che ha avuto un rapporto fantastico col tempo e, pertanto, con l'ossidazione. Note olfattive di idrocarburo, cola, rafano piccante e corteccia d'albero e.... di frutta a bacca bianca. Ebbene sì, questo vino sembra quasi un bianco all'odore, in quanto la nota di freschezza è talmente evidente che sembra, così come ricorda il colore lievemente versolino, un altoatesino. In bocca il vino è piacevole, fresco e piacevolmente acidulo con una grande ricchezza di sapore e un finale lungo e di razza. Che dire se non che siamo di fronte ad un grandissimo vino, perfetto, che potremmo definire come la radice del barolo, come un nettare ormai spogliato da ogni pesantezza. CHAPEAU!

Il Barolo Riserva della Casa 1957, annata non proprio fortunata, si presenta con un bel colore aranciato. L'olfatto presenta note di dado da brodo, goudron, caramello e sentori floreali di genziana. Qualche cenno di vinile. In bocca questo barolo è un vino un pò spento, manca di adeguata acidità a supporto di una struttura complessiva che ormai risente del tempo che passa. Chiusura lievemente amarognola non proprio piacevole.

E arriviamo al Barolo Riserva della Casa 1947. Di un bel colore aranciato intenso, presenta un naso molto coeso caratterizzato da note di fichi in confettura, vinile, terra umida e tartufo. Al palato il vino è ancora fresco, lievemente balsamico con una grande spalla acida a supportare un tannino che ancora morde. Chiude lunghissimo su ricordi di radici officinali. GRANDE!!!

2 commenti:

Nonsolodivino ha detto...

Rinnoviamo ad Andrea i complimenti per il bel rendiconto sulla verticale dei Marchesi di Barolo.

Ciao e a presto

MAC ha detto...

Ciao Andrea,
complimenti per i tuoi rendiconti e le grandiose degustazioni. Da invidia.
Al riguardo della degustazione dei baroli mi immagino le emozioni nel degustare vini che superano il mezzo secolo di vita.
Con Stefano e Giorgio alla Paulée di Mersault abbiamo bevuto (assaggiato direi) anche vini degli anni venti e quaranta. Da brividi.