Recioto della Valpolicella Classico Recioto del Rosario 2008 - Contràmalini

Di Carlo Macchi

Sera tardi, termine visita in cantina: "Ora vi faccio assaggiare il Recioto".

La stanchezza e un po' la fretta mi fanno dire "Non importa, non sono appassionato di vini dolci".


Importava eccome! Un recioto sontuoso: naso esplosivo, bocca dolce ma equilibrata, lunghissima e concentrata: veramente grande.

Non amo i vini dolci e quindi ne ho comprate solo 6 bottiglie.


www.contramalini.it

Trattoria Caprini: vale il viaggio, nebbia e tornanti compresi - Garantito IGP

Di Carlo Macchi

Mangiare bene di lunedì in Valpolicella non è facile: quasi tutti i locali buoni (anche quelli meno buoni) sono chiusi per turno.
Ma ho scritto "quasi" e nel quasi si trova per fortuna l'eccezione, la Trattoria Caprini a Torbe.
C'ero già stato un anno fa e mi ricordo che mentre salivo a Torbe mi chiedevo se tutti quei tornanti sarebbero stati ripagati da una bella cena: venni ripagato abbondantemente e pensai che, quando fossi tornato in zona, anche tutti i tornanti dello Stelvio non sarebbero riusciti a tenermi lontano da questa Trattoria Storica con la T e S maiuscola.
Infatti non solo di trattoria, quindi di cucina familiare veneta si parla, ma di una tradizione di quasi un secolo, passata attraverso quattro generazioni di Bonaldi.


Oggi il ristorante è gestito dai figli della mitica signora Pierina: Davide in cucina, Nicola specializzato nel fare la sfoglia e Sergio che cura sala e cantina.
Ma anche se mitizzata, la signora Pierina è viva e vegeta, sopraintende alla cucina e soprattutto alla sfoglia, perché dovete sapere che uno dei piatti forti del locale è la "cofana" di lasagnette della Pierina, tagliatelle un po' più larghe del normale, finissime, di solito accompagnate con ragù di carne o, in stagione autunnale, sugo ai funghi. 

Ma torniamo a me che sto salendo i tornanti che portano a Torbe assieme alla nebbia che si infittisce di fronte alla porta del locale. Entro pensando che non solo tutti i tornanti dello Stelvio ma anche tutta la nebbia della Val Padana non sarebbe riuscita a tenermi lontano da qui.
Il locale è una vera trattoria: sale ampie e spaziose con sedie robuste e apparecchiatura corretta ma essenziale. C'è anche una saletta con caminetto, ma forse Caprini va vissuto solo e soltanto nella grande sala principale, che nel tempo ha visto passare migliaia di avventori soddisfatti.
Per iniziare ad essere soddisfatto anch'io ordino la carne cruda di puledro, scandalizzando chi è con me, anche se una volta assaggiata non può non dire che è morbidissima e saporitissima. C'è chi ordina invece la Polenta Brustolà (abbrustolita) con salumi locali e giardiniera e anche qui siamo nella concretezza estremamente saporita. 


Dopo qualche altro calice ( sì, che c'è di male????) mi metto a girare un po' per il locale a fare delle foto, in particolare a quello che io definisco “il polittico della pasta”, cioè una grandissima cornice appesa al muro, al cui interno ci sono i vari attrezzi usati per fare, tirare, tagliare la sfoglia.
Da vedere anche la cantina, una vera e propria fucina di bottiglia locali, dalle più semplici alle più importanti, da quelle recenti alle vecchissime. Li dentro si corre veramente il rischio di farsi del bene!


Naturalmente la carte dei vini è incentrata sui vini della Valpolicella e del Veneto in generale, con prezzi veramente molto interessanti. A proposito di prezzi: per la cena, vino escluso, abbiamo speso circa 30 euro a testa.
Sarà perché la tiriamo in lungo ma quando usciamo la nebbia si è rotta le tasche di aspettarci e la discesa a valle è tranquilla e beata. Caprini aspettami, nebbia o non nebbia tornerò sicuramente!

Trattoria Caprini
Via Zanotti 9, loc. Torbe, Negrar di Valpolicella, (VR)
Tel: 045 7500511
mail: info@trattoriacaprini.it
sito web: www.trattoriacaprini.it
Giorno di chiusura: mercoledì



Nasce il progetto Wines Hotel

Relax. La parola chiave che anima il progetto del Wines Hotel di Livorno ruota attorno a questo concetto ed al mondo del vino, da godersi in modo diverso dal solito. Un’esperienza sensoriale avvolgente e totalizzante: da un lato la passione per il vino, dall’altro il fascino di un luogo un po’ magico posto sulle colline livornesi che dominano il mar Tirreno. L’idea nasce da Fabio Spadoni, titolare dell’Hotel La Vedetta a Montenero - collina nota per il famosissimo santuario mariano - immerso in un bosco tipicamente mediterraneo come una terrazza sul mare, i quali hanno voluto coniugare enogastronomia e benessere in modo nuovo. Un piccolo hotel di charme, in una villa settecentesca, che si apre al mondo del vino offrendo ai clienti un’esperienza all’insegna della scoperta di tutte le sfaccettature di questo prodotto.

«Siamo a Livorno, porto della Toscana, in una regione che ha mille bellezze legate al Made in Italy, tra cui una produzione riconosciuta a livello mondale di grandi vini – spiega Spadoni, architetto d’Oltreappennino di origini, ma ormai toscano d’azione -. Da appassionato ho pensato che questo legame si potesse sviluppare offrendo ai nostri clienti un’idea per godere della produzione dei vini».


Ecco quindi che nasce il progetto Wines Hotel. Nello specifico, ad oggi, quattro camere dell’hotel sono state chiamate con il nome di altrettante aziende (Pietro Beconcini, Pagani de Marchi, Poggio Argentiera, San Gervasio) ed allestite con immagini delle stesse, materiale di presentazione ed il vino principe ad accogliere il cliente, che entrerà nella stanza come se entrasse direttamente in azienda.

Ma l’esperienza sensoriale non si ferma qui.  L’ospite del Wines Hotel, infatti, fin dalla sua prenotazione sul sito dedicato (www.wineshotel.it o .com per la versione in inglese) potrà selezionare in quale camera pernottare, che vini degustare nel soggiorno scegliendo da una carta selezionata di livello internazionale, le aziende del Wines Hotel da visitare, i menù con i quali cenare e i vini da abbinare.

«Abbiamo pensato – continua Spadoni – che fosse interessante per il nostro ospite avere molteplici possibilità di vivere l’esperienza enogastronomica costruendosi direttamente il proprio percorso di relax legato al cibo ed al vino attraverso l’applicazione interna al sito».

L’ospite del Wines Club ha poi la possibilità di scegliere e prenotare degustazioni esclusive, o decidere anche di degustare in camera propria grazie al servizio diretto ed anche con un professionista che possa guidare la sessione degustativa.

«Il nostro obiettivo – conclude Spadoni – rimane quello di donare ai nostri ospiti giorni di relax più assoluto tra buon cibo e buon vino, in un contesto particolare come quello dell’Hotel La Vedetta, immerso nel verde e con il mare a farle da “vicino di casa”. Vorrei ringraziare le aziende che hanno creduto fin da subito nel progetto del Wines Hotel dandoci la possibilità di chiamare le stanze con i loro nomi ed allestirle come se entrassimo nelle loro aziende».

  
Per informazioni stampa
Riccardo Gabriele Pr Comunicare il vino rg@pr-vino.it p.ph +39 338 731 763 7
Marco Gemelli marcogemelli78@gmail.com p.ph + 39 338 56 24 777 

Ca’ del Baio, il futuro al femminile chiude Garantito Igp in Langa

di Lorenzo Colombo

Tocca a me chiudere la settimana degli IGP in Langa, ed ho pensato di farlo parlando dei vini dell’ultima azienda che abbiamo visitato, anche se ormai eravamo rimasti in pochi dopo questo lungo tour de force langarolo, precisamente in due, Carlo Macchi ed il sottoscritto.
Si tratta di un’azienda con un futuro al femminile.

Le giovani Paola, Valentina e Federica, figlie di Luciana e Giulio, sono infatti la quarta generazione della famiglia Grasso ed a loro, che già affiancano il padre in azienda, spetta il compito di portare avanti CA’ DEL BAIO, un’azienda tipicamente familiare.
Circa venticinque gli ettari a vigneto, tutti di proprietà, principalmente con uve a bacca nera.
Oltre la metà (14 ha) sono a Nebbiolo, quattro a Dolcetto e tre a Barbera, mentre le uve a bacca bianca s’avvalgono di due ettari e mezzo a Moscato, uno e mezzo a Chardonnay e poco più di mezzo ettaro a Riesling.
Una dozzina i vini prodotti; durante la nostra visita abbiamo scelto di assaggiare unicamente quelli a base nebbiolo, provenienti dai vigneti siti in Treiso e Barbaresco.
Iniziamo dai due Langhe Nebbiolo, uno affinato in acciaio, l’altro in legno.
Due vini molto diversi tra loro, a noi è piaciuta maggiormente la freschezza del primo.


Langhe Nebbiolo 2014
Vinificato in acciaio, dove il vino riposa per quattro medi prima dell’imbottigliamento.
Il colore è granato intenso e luminoso con unghia aranciata. Fresco e pulito al naso, con profumi che spaziano da un bel frutto rosso a note floreali ed accenni aromatici.
Fresco, sapido e pulito anche al palato, fruttato (ciliegia) e dotato di buona persistenza.

Langhe Nebbiolo “Bric del Baio” 2013
Fermentazione in acciaio e successivo affinamento in legno grande per dodici mesi.
Granato il colore, limpido e luminoso.
Naso pulito e con un bel frutto rosso.
Sapido alla bocca dove si coglie una ciliegia matura, tannino leggermente amarognolo.
Ed ora i quattro cru (MGA è il termine corretto) di Barbaresco.
I primi due sono cru (scusate se ci ricaschiamo ma ci piace di più questo termine) del comune di Treiso, i secondi (che abbiamo preferito) del comune di Barbaresco.

Barbaresco Vallegrande 2012
Vinificato in acciaio, matura per trenta mesi in botti grandi.
Balsamico al naso, pulito, con sentori aromatici e di ciliegia.
Dotato di discreta struttura, con tannini un poco asciutti e legno ancora un poco in evidenza, note vegetali.

Barbaresco Marcarini 2012
La differenza rispetto al precedente (oltre ovviamente alla provenienza delle uve) è data dall’affinamento che avviene, sempre per trenta mesi, parte in legno grande e parte in tonneaux.
Più contenuto come intensità olfattiva rispetto al precedente, ma più elegante, anche qui troviamo accenni balsamici.
I tannini sono fitti ed importanti, ma vellutati, lunga la persistenza.

Barbaresco Asili 2012
Questo vino s’affina per ventiquattro mesi, parte in legno grande e parte in tonneaux.
Bel naso, elegante, fruttato (frutto rosso maturo).
Balsamico, con un bel frutto, accenni vanigliati, bella trama tannica.
Un vino elegante.

Barbaresco Pora 2011
Trentasei i mesi d’affinamento, in tonneaux di terzo passaggio. Il vino viene commercializzato un anno dopo rispetto agli altri.
La nota granata, comune a tutti i quattro vini, ci pare in quest’ultimo più intensa.
Pulito al naso, balsamico ed elegante, presenta un bel frutto rosso maturo.
Morbido, con bella trama tannica, note vanigliate, lunga la persistenza.


Ciuchinoi: il bosco, il vino, Carussin - Il VINerdì di Garantito IGP

di Roberto Giuliani


Prende il nome dal bosco di Roccaverano, Bruna Ferro ha stipulato un accordo di gemellaggio con la foresta di Otonga in Ecuador e il ricavato della vendita del vino andrà alla Fundacion Otonga per la tutela e salvaguardia dei boschi.


Ma non è la sola ragione per comprarlo, è anche maledettamente buono!



Gabriele Ronzoni di Casalpriore: una vita per il Lambrusco - Garantito IGP


Potevo, trovandomi a Terre di Vite, non approfittare per ritagliarmi un paio d’ore prima dell’inizio dell’evento e fare una visita a Gabriele Ronzoni? Direi che era un’occasione ghiotta, visto che Casalpriore è fra le aziende che hanno partecipato con i suoi eccellenti Lambruschi.
Terre di Vite, nato nel 2009 dalla fervida mente di Barbara Brandoli dell’associazione Divino Scrivere, si è svolto il 7 e 8 novembre 2015 al Castello di Levizzano Rangone, a due passi da Modena. Qui ho incontrato Gabriele con sua moglie e ho sentito subito il desiderio di andare a vedere dove nascono i suoi vini. Così la mattina di domenica, approfittando dell’inizio della kermesse alle ore 11, ci siamo dati appuntamento alle 9 alla prima uscita della Verona-Brennero, per Campogalliano.
Da lì abbiamo fatto un percorso per strade secondarie fino a raggiungere il podere circondato dai vigneti, nel comune di Stiolo di San Martino in Rio (RE). La prima cosa che ho notato era che molti filari avevano al loro interno varietà di vite differenti, tanto che si vedevano chiaramente le diverse colorazioni e forme delle foglie (di grappoli ormai non ce n’erano quasi più).

Casalpriore, Gabriele Ronzoni

E infatti Gabriele mi ha spiegato che nelle sue vigne dimorano piante di età differenti di lambrusco salamino, lambrusco maestri, lambrusco di Sorbara, lambrusco oliva e ancellotta, alcune di queste superano i 100 anni. Circa due ettari e mezzo, che si possono ammirare intorno al casale ottocentesco che Gabriele sta mano a mano ristrutturando.

Gabriele ha rilevato l’azienda nel 1987 e lavora in regime biologico, mentre mi racconta delle sue viti e della storia del lambrusco in queste zone, sprigiona l’entusiasmo di un ragazzo, i suoi vini sono una bella espressione di questo entusiasmo e mi sembra giusto raccontarveli.


Lambrusco Biologico Frizzante

Se c’è una cosa che non manca a questo Lambrusco è la capacità di produrre eccitazione in chi lo osserva, merito indubbio della bellissima spuma rossa che manifesta una volta versato nel calice e del coloro rubino violaceo brillante che ha pochi eguali nel mondo del vino.
Accostato al naso rimanda piacevoli note floreali di viola, ciclamino, rosa e magnolia, per poi lasciare spazio ad un fruttato fresco che ricorda il succo di mirtillo, l’amarena, il lampone e sprazzi di melagrana.
Ma è il sorso a intonare il la, puro piacere, meno male che siamo attorno agli 11 gradi alcolici perché un vino così è pericoloso già gustato da solo, figuriamoci a tavola, magari di fronte a un panino con la coppa aromatizzata o ad un piatto di mezze maniche condite con cubetti di mortadella scottata in padella, pinoli, ceci e semi di sesamo.
Il vino è ottenuto da uve lambrusco salamino, maestri, sorbara e ancellotta, allevate con metodo biologico, subisce una breve macerazione a contatto con le bucce e svolge la fermentazione in autoclave.


Stiolo Rosso Frizzante
Questo è il nome che avrà a partire dalla prossima primavera questo Lambrusco che, per ora, non ha ancora la propria etichetta. Si tratta, quindi, di un’anteprima, si differenzia dall’altro vino perché qui la fermentazione avviene in bottiglia a contatto con le bucce e le uve sono in maggioranza lambrusco di Sorbara, con una quota di lambrusco oliva e ancellotta. Teoricamente potrebbe essere considerato uno spumante, ma la pressione atmosferica rimane di 2,5, quindi è da annoverarsi fra i vini frizzanti.
Il colore nel calice è piuttosto simile, accostato al naso sembra ancora più marcato dalle note floreali, mentre il frutto ricorda più il lampone, la fragolina di bosco e la ciliegia di Vignola.
Al palato spicca la vena acida, l’impressione è di un Lambrusco con capacità evolutive, che avrà una crescita ulteriore nei prossimi 6-12 mesi, diverso dagli altri per una maggiore austerità espressiva, zero residuo zuccherino, un impatto progressivo e a tratti affascinante, una leggera speziatura accompagna il piacevolissimo finale. Quasi contemplativo, di una profondità che si affaccia timidamente, come se temesse di essere frainteso, in fondo è “solo” un Lambrusco…

Casalpriore è in via Bellini, 8 – Campogalliano (Mo) – Tel. 059.526915 www.casalpriore.it –info@casalpriore.it


Vietti, quando il Barolo sa di tradizione - Garantito IGP

di Angelo Peretti

Erano gli anni Novanta. Una sera tornava amareggiato da una degustazione. Era stata un disastro. Aveva portato il suo Barolo. Tradizionale, colore scarico, botte grande, macerazione lunga. Gli avevano detto che con quel vino non sarebbe andato da nessuna parte, che il mondo voleva altre cose, più immediate, più scure. Pensava di dover cambiare tutto. Lo confidò alla nonna, che aveva più di ottant'anni, e lei gli disse di stare attento, perché la moda dura cinque secondi, e al sesto sei già vecchio.


A raccontarmelo è stato Luca Currado. Ha casa e cantina a Castiglione Falletto, Piemonte. La casa sta in paese, a due passi dalle mura vetuste della fortezza quadrangolare voluta dai marchesi di Saluzzo. La cantina si chiama Vietti, ed è un nome famoso. Ha vigne disseminate qui e là in terra di Langa. In tutto 35 ettari, forse qualcosa di più. Le bottiglie, in tutto, sono intorno alle 250 mila, le etichette un bel po'. Metà dell'uva è nebbiolo.
Non gli ho chiesto il nome della nonna, ma che sia benedetta la sua saggezza. Perché lui ha capito. Intendo dire che ha capito che se ti metti a rincorrere sarai sempre in ritardo. Meglio essere se stessi. "Per questo sono andato avanti secondo la tradizione, coi miei colori chiari, anche se negli anni Novanta all'estero il colore chiaro proprio non lo volevano", mi fa. Oggi i rossi dal colore più chiaro stanno tornando d'attualità. La storia è una ruota che gira. Bisogna farsi trovare pronti. 


L'azienda si chiama Vietti perché a fondarla, sul finire dell'Ottocento, fu Carlo Vietti. Poi venne il turno di Mario, il figlio, che nel 1919 iniziò a produrre vino col nome di famiglia. Nel '57 Alfredo Currado, enologo, sposa la figlia di Mario, Luciana. Si mette in testa di vinificare separatamente le uve di singoli vigneti, secondo l'idea, poco di casa in Piemonte, dei cru, e così nel '61 ecco che escono il Barolo Rocche e il Barbaresco Masseria. Nell'83 entra in azienda Mario Cordero, che ha sposato una delle figlie di Alfredo e Luciana. Si concentra sulla promozione e sull'ampliamento dei vigneti. Luca Currado comincia a vinificare nel '92. Ha fatto esperienza in giro per il mondo, è il tempo di sostituire il padre. Grosso modo la storia aziendale è questa.
Ne ho assaggiati un bel po' dei vini di Vietti una sera che sono andato a fargli visita insieme con gli IGP, acronimo de I Giovani Promettenti, che saremmo poi un gruppo di gente che scrive di vino e che di giovane e di promettente ha - ahinoi - poco (leggasi Macchi, Pignataro, Colombo, Giuliani, Tesi, Petrini e il sottoscritto).
La sala nella quale vengono accolti gli ospiti è carina e mica tanto grande, ed è una fortuna, visto che Luca doveva fare il funambolo a versar vini e dare spiegazioni non solo per noi, ma anche per un gruppo di ristoratori e buyer esteri, e doveva in contemporanea esprimersi in italiano e in inglese. Complimenti per la flessibilità.


Poi, sia chiaro, questi qui son barolisti, ed è del Barolo, soprattutto, che Luca parla con l'affetto d'un figlio verso il padre amato. "Non abbiamo mai cercato di fare vini che abbiano una piacevolezza immediata. Abbiamo sempre fatto dei Barolo longevi. L'idea è di farli come è il loro terroir. Se vuoi vini di piacevolezza immediata beviti un Dolcetto, non un Barolo", dice, prima in inglese e poi in italiano.
Poi aggiunge che "una grande annata del Barolo è quando c'è una grande differenza tra i singoli cru". Giusto per rimarcare la scelta di famiglia.
Ancora: "Col nebbiolo ci vuole il coraggio di fare macerazioni o molto corte o molto lunghe, e noi siamo per le macerazioni lunghe". Il che fa capire lo stile dei vini.

Ah, già, i vini. Ora dico qualcosa di quelli assaggiati, e solo in poche parole ciascuno, sennò ne esce un pistolotto che non finisce più, e si perde la visione d'assieme.

Barbera d'Asti La Crena 2011
Che bel naso! Frutti e fiori. Ha una freschezza che rende il vino gastronomico, chiama una merenda o una cucina campagnola.

Barbera d'Alba Vigna Vecchia Scarrone 2012
La vigna è vecchia davvero, del 1918, tra le poche di barbera rimaste nella zona ora votata al Barolo. Potente, tannica, rustica, fruttatissima.

Langhe Nebbiolo Perbacco 2012
Se mi avessero detto che è Barolo ci avrei creduto. Però in casa Vietti un Barolo "base" non si fa, e dunque questo rosso si vende come Langhe.

Barolo Castiglione 2011
Il colore è quello scarico che mi aspetto dal nebbiolo. Giovanissimo, da aspettare, ha però una florealità che lo rende già gradevole.

Barbaresco Masseria 2011
Dice Luca che è un Barbaresco anomalo, perché da barolisti lo fanno un po' più ricco di corpo e tannino. Mi piace quel succoso sentore agrumato.

Barolo Ravera 2011
Lo mettono in botte grande e resta lì finché spontaneamente non mette fuori il frutto. Ecco, il fruttino c'è. Chiede lunga e paziente attesa.

Barolo Rocche di Castiglione 2010
Non aspettatevi il carrarmato che vorrebbe certuni da un 2010. Questo gioca sulla finezza, te ne accorgi già dalla complessità dei profumi.


Barbera d'Asti La Crena 1998
Notare l'anno,'98. Eppure è ancora molto, molto fruttata questa Barbera. Ha tuttora una freschezza e una beva invidiabili.

Barolo Castiglione 1996
Che caratterino che ha 'sto vino. Poi, le vene terziarie del cuoio e della terra e della liquirizia. Ma mano si apre verso i fiori essiccati.

Barolo Brunate 1998
Urca che buono! Tannino vivido e ruspante. Nette presenze officinali. Foglie secche. Asfalto. La liquirizia, certo. Cappero salato. Averne.

Vietti
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tel. 0173.62825
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