La Toscana: tutti i premi Slow Wine 2018

Visitare più di trecento aziende ogni anno come facciamo in Toscana, ormai da tanto tempo, ci espone in modo diretto alla diversità intesa come varietà dei paesaggi, caratteri umani conosciuti, viticoltura svolta e stili produttivi degustati.
Quest’anno però i problemi avuti in campagna, per la verità non solo in questa regione, a causa della gelata di Aprile e della scarsità di pioggia hanno unito la poliedrica compagine dei produttori toscani in una sola angosciosa domanda: sarà possibile poter continuare a fare vino nel futuro?
Tante, tantissime aziende, soprattutto quelle condotte in modo diretto dai vignaioli hanno sollevato la problematica dei cambiamenti climatici. D’altronde la sensibilità ecologica è uno dei tratti fondamentali che distinguono la viticoltura regionale dal resto della penisola.
La coscienza degli interventi sull’ambiente sta determinando l’approccio al lavoro agronomico di questa regione. I distretti biologici sono numerosi, Panzano in Chianti e San Gimignano per fare due esempi, a Lucca si sta affermando l’associazione Lucca Biodinamica, ma anche in territori così prestigiosi come Montalcino e Montepulciano è molto diffusa l’esigenza di praticare viticoltura salvaguardando l’ambiente.
I dati emersi e diffusi a inizio 2017 dalla Confederazioni Italiana Agricoltori (CIA) rivelano molto bene la tendenza al “verde”. In quattro anni, dal 2013 al 2017, la superficie vitata a biologico in Toscana è passata da 9.243 ettari agli attuali 12.772 ettari pari all’8,7% della superficie biologica complessiva italiana che vuol dire un incremento percentuale di 38 punti. Sono numeri significativi che denotano una nuova coscienza produttiva.
Ce ne siamo accorti parlando con i vignaioli la cui attenzione è sempre più spostata al lavoro in vigna per cercare l’equilibrio tra vite e grappoli al fine di fissare negli acini la massima armonia tra parte zuccherina e fenolica. Sicuro i vini della costa toscana attraverso tale lavoro non stanno soffrendo come ci saremmo potuti immaginare. Lucchesia e Maremma evidenziano passi da gigante rispetto a qualche anno fa e anche Bolgheri sta proponendo una viticoltura davvero convincente. Il Chianti Classico nella sua vastità e vocazione riveste un ruolo di primo piano nella qualità regionale. La vendemmia 2012 ha riservato Brunello più caldi e bevibili nel breve periodo mentre i Rosso di Montalcino 2015 sono davvero eccellenti. San Gimignano e Nobile di Montepulciano non presentano grandi novità confermando i valori fino a qui evidenziati da Slow Wine.

Di seguito tutti i riconoscimenti ai vini di questa edizione:
VINO SLOW
Aleatico Passito Nanerone 2015, Piandibugnano
Alicante 2016, Ampeleia
Ansonaco 2015, Altura
Antenato 2015, Il Calamaio
Bolgheri Sup. Campo al Fico 2014, I Luoghi
Brunello di Montalcino 2012, Terre Nere
Brunello di Montalcino 2012, Il Paradiso di Manfredi
Brunello di Montalcino 2012, Le Chiuse
Brunello di Montalcino 2012, Fornacina
Brunello di Montalcino 2012, Pian delle Querci
Brunello di Montalcino 2012, SanCarlo
Carmignano Terre a Mano 2013, Fattoria di Bacchereto Terre a Mano
Chianti Cl. 2015, Monteraponi
Chianti Cl. 2014, Le Cinciole
Chianti Cl. 2014, Val delle Corti
Chianti Cl. 2014, Il Palagio di Panzano
Chianti Cl. Badia a Coltibuono Ris. 2013, Badia a Coltibuono
Chianti Cl. Caparsino Ris. 2013, Caparsa
Chianti Cl. Cigliano Ris. 2013, Cigliano
Chianti Cl. Filetta di Lamole 2014, Fontodi
Chianti Cl. Retromarcia 2015, Monte Bernardi
Chianti Cl. Ris. 2013, Buondonno
Chianti Cl. Rocca di Castagnoli 2015, Rocca di Castagnoli
Chianti Cl. Vigna Casanova 2015, Istine
Chianti Rufina 2015, Frascole
Colline Lucchesi Palistorti 2015, Tenuta di Valgiano
Cortona Syrah Apice 2013, Stefano Amerighi
Fabbrica di San Martino Bianco 2015, Fabbrica di San Martino
Gronda 2016, Calafata
Maremma Toscana Ciliegiolo 2016, Antonio Camillo
Melampo 2014, Casteldelpiano
Montecucco Sangiovese Ris. 2013, Campi Nuovi
Montecucco Sangiovese Santa Marta 2014, Salustri
Nobile di Montepulciano 2014, Poderi Sanguineto I e II
Nobile di Montepulciano 2014, Avignonesi
Odyssea 2015, Macchion dei Lupi
Orcia Rosso Scorbutico 2015, Poggio Grande
Pinot Nero 2014, Podere della Civettaja
Rosso di Montalcino 2015, Gianni Brunelli – Le Chiuse di Sotto
Rosso di Montalcino 2015, Baricci
Rosso di Montalcino 2014, Pian dell´Orino
Rosso di Montalcino 2015, Tenuta di Sesta
Sacromonte 2013, Castello di Potentino
Solare 2016, Fattoria Castellina
Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2015, Il Colombaio di Santa Chiara
Vernaccia di San Gimignano Fiore 2015, Montenidoli       
Vernaccia di San Gimignano Rialto 2015, Cappellasantandrea
Vigna Piezza 2015, Podere Concori
Vin Santo di Carmignano Ris. 2010, Tenuta di Capezzana

GRANDE VINO
Apparita 2014, Castello di Ama
Bolgheri Sassicaia 2014, Tenuta San Guido
Bolgheri Sup. Grattamacco 2014, Grattamacco
Brunello di Montalcino 2012, Corte dei Venti
Brunello di Montalcino 2012, Costanti
Brunello di Montalcino 2012, Pietroso
Brunello di Montalcino 2012, La Cerbaiola – Salvioni
Brunello di Montalcino 2012, Podere Sante Marie – Colleoni
Brunello di Montalcino Fornace 2012, Le Ragnaie
Brunello di Montalcino Phenomena Ris. 2011, Sesti – Castello di Argiano
Brunello di Montalcino Poggio al Vento Ris. 2010, Col d´Orcia
Brunello di Montalcino Ris. 2011, Stella di Campalto
Brunello di Montalcino Ris. 2011, Poggio di Sotto
Caberlot 2014, Podere Il Carnasciale
Caiarossa 2013, Caiarossa
Carbonaione 2014, Podere Poggio Scalette
Cepparello 2014, Isole e Olena
Chianti Cl. Il Poggio Ris. 2012, Castello di Monsanto
Chianti Cl. Ris. 2011, Castell´in Villa
Le Pergole Torte 2014, Montevertine
Montepepe Bianco 2015, Montepepe
Morellino di Scansano Calestaia Ris. 2013, Roccapesta
Nobile di Montepulciano Il Nocio dei Boscarelli 2013, Boscarelli
Palafreno 2013, Querciabella
Riecine 2013, Riecine
Sammarco 2013, Castello dei Rampolla
Tignanello 2014, Marchesi Antinori
Valdarno di Sopra Bòggina A 2015, Petrolo

VINO QUOTIDIANO
Briglia 2016, Terre Dell´Etruria – Il Poderone
Casa e Chiesa 2015, Tenuta Lenzini
Chianti A Vento e Sole 2014, Podere Alberese
Chianti Cl. 2015, Castellinuzza e Piuca
Chianti Colli Aretini 2015, Mannucci Droandi
Chianti Colli Aretini 2015, Paterna
Chianti Colli Fiorentini 2015, Fattoria San Michele a Torri
Chianti Colli Senesi 2015, Fèlsina
Chianti Montalbano Cantagallo 2016, Tenuta Cantagallo e Le Farnete
Chianti Rufina 2014, Fattoria Selvapiana
Chianti Rufina Colognole 2014, Colognole
Chianti Rufina Podere il Balzo 2014, Podere Il Balzo
Chianti Sup. Villa Migliarina 2015, Migliarina e Montozzi
Chianti Terre di Corzano 2015, Corzano e Paterno
Linchetto 2016, Valle del Sole
Maremma Ciliegiolo 2016, Vegni e Medaglini
Montecarlo Bianco 2016, Enzo Carmignani
Morellino di Scansano 2016, Morisfarms
Morellino di Scansano 2016, Terenzi
Morellino di Scansano MR 2015, Frank & Serafico
Morellino di Scansano Tore del Moro 2015, Santa Lucia
Ottomani Bianco 2016, Ottomani
Petali 2016, Cantalici
Rosato 2016, La Selva
Rosso di Montepulciano 2015, Godiolo
Rosso Vigliano 2015, Paolo e Lorenzo Marchionni a Vigliano
Vernaccia San Gimignano I Macchioni 2016, Casa alle Vacche
Vernaccia di San Gimignano 2016, Tenuta Le Calcinaie
Vernaccia di San Gimignano 2016, La Lastra
Vernaccia di San Gimignano Casanuova 2015, Fontaleoni

Friuli Venezia Giulia - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Il Friuli Venezia Giulia del vino è sempre più "bianco". L'arco alpino orientale forma un immenso anfiteatro naturale che degrada verso il Mare Adriatico. La ventilazione che arriva da est e le brezze marine da sud portano al Collio e ai Colli Orientali il giusto apporto di piogge, si alternano con l'aria fredda che scende dalle Alpi, assicurando ottima ventilazione e una salutare escursione termica ai vigneti della regione. Quanto alla conformazione dei suoli, abbiamo prevalenza di marne calcaree permeabili, la ponca, nelle zone collinari, e terre ricche di ghiaia e scheletro della pianura. Con queste premesse capirete come nel palmarès regionale di quest'anno si trovino solo vini bianchi. Rossi in regione se ne producono, e di ottimi: spesso, come nel caso del Refosco dal peduncolo rosso o dello Schioppettino, da vitigni autoctoni. Ma i bianchi friulani sono semplicemente irresistibili...
Siamo soliti aprire la carrellata con i vini del Collio, che anche quest'anno guidano la graduatoria interna, con ben undici vini premiati. Tra questi vogliamo segnalare il felice rientro nel salotto buono dell'enologia regionale di Venica, con uno splendido Sauvignon Ronco delle Mele '16, e di Villa Russiz con un eccellente Pinot Bianco '16. Un'azienda importante, quest'ultima, per i livelli qualitativi che ha sempre espresso ma anche perché è il supporto di una fondazione che sostiene ragazzi in condizioni di disagio. Anche se non è un vino a denominazione il Vintage Tunina '15 di Jermann è un vino del Collio nel suo Dna, e quest'anno festeggia la sua quarantesima vendemmia: un vino fondamentale per la storia enologica friulana - e non solo - degli ultimi decenni.
Il panorama dei Colli Orientali è ricco e articolato, e offre eccellenze che spaziano dagli uvaggi bianchi, alla Malvasia, al Picolit, al Pinot Bianco e al Sauvignon, passando ovviamente per il Friulano, varietà che si esprime benissimo in ogni denominazione della regione. È l'uvaggio bianco Identità '15 a segnare il debutto a Tre Bicchieri di Specogna. Altro anniversario importante, segnato da un premio meritatissimo, è quello della trentesima vendemmia per uno spumante dei Colli Orientali, la Ribolla Gialla '13 di Eugenio Collavini, l'uomo che ha il merito indiscusso di aver acceso per primo i riflettori su questa varietà, che oggi gode di straordinario successo.
L'Isonzo, con quattro vini premiati, si conferma terroir di valore, dove i vitigni classici friulani, dal Sauvignon al Friulano, si esprimono con struttura e vigore. Il Carso, terra dei grandi bianchi da macerazione, ci ha offerto due etichette imperdibili, la Malvasia '13 di Podversic e l'Ograde '15 di Skerk. Chiude il panorama regionale un elegante e fruttato Pinot Bianco '16 di Le Monde, che esprime al meglio le potenzialità di questo vocato terroir
I vini premiati:
Collio Bianco ’16  - Colle Duga   
Collio Bianco Fosarin ’15  -  Ronco dei Tassi   
Collio Bianco Giulio Locatelli Ris. ’15  - Tenuta di Angoris   
Collio Friulano ’16  -  Russiz Superiore   
Collio Friulano ’16  -  Schiopetto   
Collio Pinot Bianco ’16  - Doro Princic   
Collio Pinot Bianco ’16  -  Villa Russiz   
Collio Ribolla Gialla di Oslavia Ris.’13  -  Primosic   
Collio Sauvignon ’16 - Tiare  - Roberto Snidarcig   
Collio Sauvignon Ronco delle Mele ’16  -  Venica & Venica   
FCO Bianco Identità ’15  -  Leonardo Specogna   
FCO Friulano Liende ’16  -  La Viarte   
FCO Malvasia ’16  -  Paolo Rodaro   
FCO Pinot Bianco Myò ’16  -  Zorzettig   
FCO Pinot Grigio ’16  -  Torre Rosazza   
FCO Sauvignon Zuc di Volpe ’16  - Volpe Pasini   
Friuli Friulano No Name ’16  - Le Vigne di Zamò   
Friuli Grave Pinot Bianco ’16  -  Vigneti Le Monde   
Friuli Isonzo Friulano I Ferretti ’15  -  Tenuta Luisa   
Friuli Isonzo Sauvignon Piere ’15  -  Vie di Romans   
Lis ’15  - Lis Neris   
Malvasia ’13  - Damijan Podversic   
Ograde ’15  -  Skerk   
Ribolla Gialla Brut ’13  - Eugenio Collavini   
Vintage Tunina ’15  -  Jermann 

Campania - Tre Bicchieri Gambero Rosso 2018

La Campania del vino è capace di toglierti il respiro, di farti ridere e poi ancora piangere pochi istanti più tardi. È un meraviglioso guazzabuglio di varietà autoctone e personaggi veri, di aziende che fanno grandissimi bianchi e dimenticabili rossi, e viceversa, di certezze che diventano dubbi. E così, dopo 700 campioni testati, ci troviamo con più domande che risposte. Di fronte un'ottima annata da Fiano di Avellino, come la 2016, che non avrà bisogno di ritocchi per invecchiare alla grande, millesimo che tira fuori dalla Falanghina del Sannio un respiro balsamico più sottile e intenso del solito. Tirando le somme, non possiamo di certo dire che la qualità media sia esattamente in crescita, con quasi il 15% dei vini che non raggiungono la soglia del bicchiere.
Ancora tanti i casi di livelli di solforosa da cavallo, mentre allarmano alcune denominazioni in rosso. Su tutte, il Taurasi sembra faticare tremendamente a uscire dal pericoloso tunnel nel quale si è cacciato, da quell'idea di potenza e concentrazione a tutti costi, con legni che sembrano peggiorare di stagione in stagione, con sensazioni sempre più polverose e sgranate, complice anche un mercato che rifugge da questi vini. Il concetto di bevibilità non è un optional, ma un passaggio obbligato. Alcuni Campi Taurasini danno buoni segnali in questa direzione, mentre noi gongoliamo con una serie di Piedirosso irriverenti e deliziosi.
Il messaggio dei Tre Bicchieri regionali è fin troppo chiaro: la Campania è una straordinaria terra da bianchi. E che bianchi! Non sono mancate vere e proprie ole in fase di assaggio. Quattro nuove aziende approdano per la prima volta al massimo punteggio: sugli scudi Mustilli, gli "inventori" della Falanghina centrano un Piedirosso d'autore, profondo e succulento; Donnachiara va a bersaglio con un Greco di Tufo ricco e completo; Cantine Di Marzo, dopo appena 370 anni di attività, fa il colpo grosso con un Greco di Tufo che è una scheggia di sale, taglia e cuce, e fa quello che deve fare un Greco: farti pensare alla tavola; in chiusura una bolla gioiosa e spensierata, da bere e ribere con gli amici, una bevuta pura e al contempo incisiva, Il Fric di Pasquale Mitrano di Casebianche, più che un vino una modalità di vita.

I vini della Campania premiati con Tre Bicchieri

Caiatì ’15 - Alois
Campi Flegrei Falanghina Cruna deLago ’15 - La Sibilla
Campi Flegrei Piedirosso ’16 - Agnanum
Costa d'Amalfi Furore Bianco Fiorduva ’16 - Marisa Cuomo
Falanghina del Sannio Janare Senete ’16 - La Guardiense
Falanghina del Sannio Svelato ’16 - Terre Stregate
Falanghina del Sannio Taburno ’16 - Fontanavecchia
Falanghina del Sannio Taburno ’16 - Fattoria La Rivolta
Fiano di Avellino ’16 - Colli di Lapio
Fiano di Avellino ’16 - Fonzone
Fiano di Avellino Alessandra ’12 - Di Meo
Fiano di Avellino Alimata ’15 - Villa Raiano
Fiano di Avellino Pietramara ’16 - I Favati
Fiano di Avellino V. della Congregazione ’16 - Villa Diamante
Greco di Tufo ’16 - Cantine Di Marzo
Greco di Tufo ’16 - Donnachiara
Greco di Tufo ’16 - Pietracupa
Grecomusc' ’15 - Contrade di Taurasi
Il Fric ’16 - Casebianche
Sabbie di Sopra il Bosco ’15 - Nanni Copè
Sannio Sant'Agata dei Goti Piedirosso Artus ’15 - Mustilli
Taurasi ’13 - Feudi di San Gregorio
Trentenare ’16 - San Salvatore 1988

La Sicilia premiata dalla guida Slow Wine 2018

Sono talmente tanti i temi di rilievo riguardanti la vitivinicoltura siciliana che quasi non sappiamo da dove iniziare. Potremmo dirvi (con nostro rammarico lo avevamo previsto) delle lamentele mosse da numerosi produttori alla decisione di riservare la possibilità di usare in etichetta i nomi Grillo e Nero d’Avola solo ai vini che ricadono sotto la Doc Sicilia; potemmo dirvi che la stessa Doc oggi si attesta intorno al 50% della produzione a denominazione d’origine regionale (8.982 ettari su 15.218), e che vale più o meno 30 milioni di euro.
Potremmo sottolineare il fatto che la Doc Etna negli ultimi 5 anni ha raddoppiato gli ettolitri, moltiplicato per una volta e mezzo gli ettari vitati, e oggi è la prima per valore della produzione; potremmo ricordare che la Sicilia è la regione con la maggiore superficie vitata in conduzione biologica sia per ettari (32.000) che per quota sul totale vitato (30%), a fronte di una media nazionale del 9%; potremmo sottolineare che resta una regione di vini bianchi, quasi al 60%; potremmo riportare i dati Istat che evidenziano come la provincia di Trapani e quella di Agrigento siano le due provincie con la maggiore superficie vitata.
Al di là delle polemiche e dei freddi numeri, vogliamo però sottolineare come con i vini del 2016 si chiuda un triennio di ottime annate. Mentre scriviamo, infatti, si sta consumando, in gran parte della Sicilia, una delle vendemmie più anticipate e frenetiche che ricordiamo, nel tentativo di rimediare al non favorevole andamento climatico del 2017, con siccità e temperature medie tra le più alte registrate nella storia recente: speriamo che tali condizioni non abbiano compromesso irrimediabilmente i vini.
Tornando all’annata 2016, segnaliamo come l’andamento climatico equilibrato abbia favorito un buon sviluppo fenolico: le degustazioni hanno raccontato le differenze peculiari tra le varie zone che, grazie alla conformazione geologica e all’evoluzione microclimatica hanno messo in risalto, se ce ne fosse ancora bisogno, la particolarità della produzione vinicola dell’isola, di cui leggerete nelle pagine seguenti.
Siamo sempre più convinti dell’unicità della Sicilia: infatti preferiremmo non dover fare paragoni con altre regioni italiane del vino. Nell’antologia di scritti di Mario Soldati – intitolata “Da leccarsi i baffi” – la parte dedicata a questa regione riporta i versi pronunciati dal Duca di Càrcaci, in cui viene descritta come un brillante gettato in mare dal Padre Eterno per fare un regalo al mondo: ecco, evitiamo di renderlo opaco con iniziative scriteriate, questo brillante.

E ora i “brillanti” riconoscimenti di questa edizione di Slow Wine:

VINO SLOW
Carjcanti 2014, Gulfi
Etna Bianco Sup. Aurora 2016, I VignerI
Etna Rosso 2015, Masseria Setteporte
Etna Rosso Allegracore 2015, Fattorie Romeo del Castello
Etna Rosso Arcuria 2015, Graci
Etna Rosso Calderara Sottana 2015, Tenuta delle Terre Nere
Grappoli del Grillo 2015, Marco De Bartoli
Grillo 2015, Barraco
Malvasia delle Lipari 2015, Tenuta di Castellaro
Menfi Arèmi 2015, Cantine Barbera
Munjebel FM 2015, Frank Cornelissen
Passito di Pantelleria Ben Ryè 2015, Donnafugata
Saharay 2016, Porta del Vento
Siccagno 2014, Arianna Occhipinti
Sicilia Catarratto del Masso 2016, Feudo Montoni
Sicilia Miano 2016, Castellucci Miano
Suber 2015, Gianfranco Daino
Vinujancu 2014, I Custodi delle Vigne dell´Etna

GRANDE VINO
Contrada G 2015, Passopisciaro
Etna Bianco A´Puddara 2015, Tenuta di Fessina
Etna Bianco Sup. Pietramarina 2013, Benanti
Marsala Sup. Semisecco Ambra Aegusa Ris. 1989, Florio
Passito di Pantelleria Karuscia 2011, Minardi
Sicilia Nocera 2015, Planeta
Sicilia Perricone Guarnaccio 2015, Tasca d´Almerita

VINO QUOTIDIANO
Alcamo Cl. Vigna Casalj 2016, Tenute Rapitalà
Cerasuolo di Vittoria Cl. Contessa Costanza 2014, Poggio di Bortolone
Eloro 2014, Curto
Falco Peregrino 2015, Bosco Falconeria
Fontana dei Grilli 2015, Funaro
Perricone Berlinghieri 2015, Di Legami
Sicilia Catarratto Lu Bancu 2016, Feudo Disisa
Sicilia Centuno 2014, CVA Canicattì
Sicilia Grillo sulle Bucce 2016, Valdibella
Sicilia Nero d´Avola 2015, Musita
Terre Rosse di Giabbascio Catarratto 2016, Centopassi

G.D.Vajra- Barbera d’Alba Superiore 2013 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

Arriva dal Bricco delle Viole e dal Bricco Bertone, questa Barbera macerata 35 giorni e maturata 2 anni in rovere di Slavonia da 25Hl: colore rubino violaceo e bouquet intrigante di ciliegia nera, amarena, bacche di ginepro, incenso, muschio. Bocca freschissima, avvolgente, succosa, in grande armonia.


Il Souvignier Gris di Thomas Niedermayr

Di Roberto Giuliani

Ci sarebbe molto da raccontare su Thomas Niedermayr e il suo Maso Gandberg, cercherò di mettere a fuoco i punti fondamentali del suo percorso. Terzo di sei figli, Thomas cresce in un ambiente dove il vino si respira, anche se lui a soli 7 anni non ha la più pallida idea di cosa fare della sua vita futura; i suoi studi si orientano nel campo della falegnameria, si diploma e inizia a lavorare nel settore, ma bastano pochi anni per fargli capire che avere in casa l'opportunità di approfondire la conoscenza del vino è un'occasione da non perdere.



Così decide di frequentare la scuola agraria di Leimburg, poi i corsi di potatura di Simonit & Sirch, con i quali intraprende un percorso lavorativo di consulenza in numerose aziende. Dal 2013 raccoglie il testimone del padre e inizia a dirigere la cantina di famiglia, tre ettari di proprietà di cui due a vigneto e uno a meleto. Sin dal 1991 l'azienda ha gestito vigna e cantina in biologico, tanto da decidere di aderire a Bioland Südtirol, ovvero la filiale altoatesina dell'omonima associazione tedesca, che ha un disciplinare di produzione molto rigido che prevede di mantenere anche l'equilibrio della vita naturale del suolo.

Thomas Niedermayr - Credit: Italia a tavola

E qui entriamo nel vivo della storia, infatti nelle vigne della cantina di Appiano dimorano varietà particolari come Bronner, Cabernet Cantor, Cabernet Cortis, Solaris e Souvignier Gris, le cosiddette uve PIWI, dal tedesco pilzwiderstandfähig, che identifica quei vitigni capaci di resistere agli attacchi fungini, come oidio e peronospora. Sono varietà ottenute dall'incrocio fra specie europee e americane, ideate in collaborazione con l'Istituto Statale di Friburgo, che consentono di ridurre al massimo l'impatto ambientale, operando senza utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti chimico-sintetici.
È stato il padre di Thomas ad iniziare questo percorso, che il figlio ha abbracciato in pieno e con convinzione, anche perché i vantaggi di questa scelta non hanno tardato a rivelarsi. Le forti pendenze degli appezzamenti impongono di lavorare rigorosamente a mano, il numero di trattamenti di queste varietà si riduce ad un massimo di tre all'anno (con il rame), contro i 10-15 delle varietà tipiche dell'Alto Adige.

Il primo impianto fu fatto nel 1999 con il vitigno a bacca bianca Solaris, dopo molte sperimentazioni si sono progressivamente aggiunte le altre varietà. La produzione totale di vino si attesta attorno alle 15 mila bottiglie, con l'obiettivo di raddoppiarle nei prossimi anni. In cantina si fanno fermentazioni spontanee, senza controllo della temperatura e con pochi solfiti. Tutti i vini maturano a contatto con le fecce fini e con i lieviti indigeni. Nessuna chiarifica, pochissima solforosa, per i vini che fanno passaggio in legno si usano tonneaux usati.


Il T.N. 06 Piwi Weiss 2014 è ottenuto da souvignier gris vinificato in acciaio e maturato in legno per ben 20 mesi. Ha colore oro chiaro lucente, profuma di pompelmo, mandorla, ginestra; al gusto è intenso, fresco, ampiamente minerale e sapido, avvolgente, bellissimo nel suo percorso retrolfattivo dove si arricchisce di sfumature di spezie dolci. Da non perdere!


La Sardegna premiata dalla guida Slow Wine 2018

La Sardegna è una delle regioni italiane che può vantare la maggiore biodiversità. È poco abitata e ha ambienti naturali molto differenti tra loro, con centinaia di chilometri di coste ma anche montagne, zone molto aride e boschi. Tale conformazione si rispecchia in un panorama vitivinicolo in cui non c’è un solo centro di produzione: la vite è diffusa in tutte le aree, con una certa predilezione per le coste (che sono anche più abitate), da nord a sud, da est a ovest. Ciò si comprende facilmente dando un’occhiata alla mappa pubblicata sulle pagine di Slow Wine 2018, dove indichiamo con un puntino più scuro le città con almeno una cantina recensita. Ebbene, si tratta di una distribuzione diffusa, certamente differente rispetto ad altre regioni italiane: si pensi al Piemonte, dove il sud la fa da padrone, o alla Basilicata e alla Lombardia, tanto per fare qualche esempio.


Dalle nostre degustazioni emerge una realtà che, dal punto di vista qualitativo, non è più di totale diarchia, con vermentino e cannonau a farla da padroni incontrastati. Dobbiamo aggiungere il carignano, che può contare sulla presenza di almeno sette o otto cantine che ne realizzano versioni di valore assoluto. Di certo il vermentino, nel nord della Sardegna, ci regala alcuni dei bianchi di maggior fascino e piacevolezza d’Italia, complice anche l’annata 2016, che ci ha donato vini armonici, bilanciati perfettamente tra alcol, acidità e sapidità. La matrice dei suoli gioca ogni anno un ruolo fondamentale nell’esaltare i Vermentino del nord, di cui vi consegniamo una lista di riconoscimenti particolarmente nutrita e speriamo interessante. Quest’anno ci ha un po’ deluso, rispetto al solito, il cannonau, con talune aziende che non hanno completato ancora a dovere il percorso di scelta dei legni giusti per l’affinamento, tanto che le note di vaniglia, cacao o caffè si sono trovate troppo spesso per i nostri gusti. Naturalmente qualche magnifico rosso da uve cannonau è stato segnalato, ma ci piacerebbe che questa varietà fosse il meno possibile manipolata e affinata con un accorto uso dei recipienti. E poi c’è il carignano, altro vitigno a bacca rossa che ha trovato in Sardegna il suo habitat naturale, donandoci diverse bottiglie da applausi. Andrebbe fatto un lavoro di promozione e marketing ancora superiore, perché il territorio del Sulcis esercita un fascino incredibile e potrebbe essere raccontato ancora meglio, soprattutto per salvare quella viticoltura a piede franco che è un vero patrimonio dell’umanità, con ceppi centenari e agricoltori che ormai sono anziani quasi quanto le viti stesse. Tra le note più meste quelle legate alla Vernaccia di Oristano e alla Malvasia di Bosa: due tipologie in via di estinzione in un silenzio che ci pare assordante. Peccato, noi le amiamo tantissimo: speriamo in un miracolo, ma ormai crederci diventa ogni giorno più difficile.

VINO SLOW
Cannonau di Sardegna Mamuthone 2015, Giuseppe Sedilesu
Carignano del Sulcis Is Arenas Ris. 2014, Sardus Pater
CRG 2015, Quartomoro di Sardegna
Vermentino di Gallura Sup. Karagnanj 2016, Orlando Tondini

GRANDE VINO
Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune 2013, Cantina Santadi
Santigaìni 2012, Capichera
Vermentino di Gallura Sup. Sciala 2016, Vigne Surrau

VINO QUOTIDIANO
Vermentino di Gallura S´Eleme 2016, Cantina del Vermentino
Vermentino di Gallura Sup. Canayli 2016

Marche - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Gli assaggi delle Marche hanno restituito ancora una volta un registro plurale di vitigni e territori su cui operano un pulviscolo di aziende. Un tessuto produttivo che sovente ha il taglio dell'impresa familiare e che non sconfina quasi mai nei grandi volumi. Se da un lato questa sfaccettatura ha tutto il fascino dei piccoli numeri, dall'altro tocca il nervo scoperto della ridotta visibilità e della conseguente minor valorizzazione delle uve. Molto lavoro è stato fatto dai due consorzi preposti ma occorre trovare una maggiore coesione tra le aziende e una sintesi più efficace dei tanti interessi - non solo economici - in ballo. Al di là di queste problematiche strutturali la qualità proposta è confortante, specie per il comparto dei vini bianchi.
I Castelli di Jesi e Matelica viaggiano con il solito passo spedito: i tanti attori protagonisti, una molteplicità di stili e una proposta qualitativa costantemente livellata verso l'alto, creano le condizioni per evitare situazioni cristallizzate, immutabili. In questo contesto salta agli occhi il nome della famiglia Vicari, citati per la prima volta tra i premiati così come non siamo stupiti che sia il cadetto di casa Bucci, il Verdicchio Classico, a sottrarre gli onori alla famosa Riserva Villa Bucci. Dopo la pausa di uno o più anni tornano con autorevolezza al massimo riconoscimento nomi di un certo blasone come Garofoli, Borgo Paglianetto e Leo Felici, mentre Roberto Venturi dimostra come la sua stella non fosse destinata a brillare per un singolo episodio. La stessa Umani Ronchi primeggia con un Verdicchio dopo l'exploit del Conero Riserva dello scorso anno. Pievalta, Poderi Mattioli, Marotti Campi, Belisario, Tenuta di Tavignano, La Monacesca, Fazi Battaglia e Bisci si confermano dando encomiabile costanza e personalità ai propri vini.
La situazione nel Piceno, l'altro grande polo produttivo regionale, è più articolata. Qui è il Pecorino a tener banco sulla scena bianchista. Nonostante la recente fondazione, Tenuta Spinelli passa oramai per una veterana grazie ai cinque Tre Bicchieri consecutivi. A essa si affiancano due debuttanti: la piccola realtà artigiana di Maria Letizia Allevi e la promettente Tenuta Santori, entrambe figlie del più autentico genius loci. Il montepulciano trova gloria sia quando è vinificato in purezza (come nell'Offida Rosso di Emanuele Dianetti) sia nei vini de Le Caniette e Velenosi, dove è proposto nel tradizionale blend con il sangiovese.
Altri distretti non riescono ancora a esprimersi ai vertici qualitativi ma diamo testimonianza del fatto che si sta lavorando alacremente sugli autoctoni. L'intento è creare un binomio inscindibile tra vitigno e territorio, unica risposta efficace alla globalizzazione imposta dalla straripante diffusione delle cultivar internazionali. Ma, si sa, per questo occorrono tempo, investimenti e un impegno costante.
I vini delle Marche premiati con Tre Bicchieri
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Lauro Ris. ’15 - Poderi Mattioli 
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Salmariano Ris. ’14 - Marotti Campi
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Paolo Ris. ’15 - Pievalta
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Sisto Ris. ’15 - Fazi Battaglia
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. V. Il Cantico della Figura Ris. ’13 - Andrea Felici
Offida Pecorino ’16 Tenuta Santori Offida Pecorino Artemisia ’16 - Tenuta Spinelli
Offida Pecorino Mida ’16 - Maria Letizia Allevi
Offida Rosso Vignagiulia ’14 - Emanuele Dianetti
Piceno Sup. Morellone ’12 - Le Caniette
Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ’14 - Velenosi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. ’16 - Bucci
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Insolito del Pozzo Buono ’15 - Vicari
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco ’16 - Tenuta di Tavignano
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium ’15 - Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì ’15 - Roberto Venturi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. V. V. ’15 - Umani Ronchi
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ’14 - Belisario
Verdicchio di Matelica Mirum Ris. ’15 - La Monacesca
Verdicchio di Matelica Petrara ’16 - Borgo Paglianetto
Verdicchio di Matelica Vign. Fogliano ’15 - Bisci

Puglia - Tutti i premi Slow Wine 2018

Mai come quest’anno, in Puglia, ci siamo ritrovati con degli assaggi di qualità media così elevata, prima in cantina insieme ai produttori, e poi nei panel delle degustazioni regionali e nazionali. Se rapportiamo quest’osservazione ai dati di un’annata molto difficile dal punto di vista climatico, la 2016, da cui arrivavano la maggior parte dei vini assaggiati, il risultato è ancora più significativo.
In vigna sempre più produttori scelgono pratiche agromomiche sostenibili – biologiche, biodinamiche, comunque non interventiste – e anche quelli che non se la sentono ancora di abbandonare l’agricoltura convenzionale hanno ridotto i trattamenti con i prodotti sistemici allo stretto necessario.
Tra le cose da sottolineare in questa edizione c’è la riprova che anche in una regione così assolata si riescono a produrre bianchi dal profilo interessante. Nonostante ciò la nota di merito spetta in prima istanza alla grande conferma dei rosati pugliesi: l’annata 2016 ha regalato vini  territoriali e di  personalità. Il Salento, con i suoi rosati da negroamaro, si erge fieramente a portabandiera di questa tipologia, ma ottime versioni arrivano anche dalla Daunia, dalle Murge e dalle terre del primitivo.
Salento e negroamaro vinificato in rosso stupiscono per l’elevata qualità media dei vini dell’annata 2015, figli di una chiara presa di coscienza dei produttori, che finalmente sembrano orientati a mettere in commercio prodotti meno appesantiti da eccessivi affinamenti in legno.
Stessa considerazione per il nero di Troia, che sembra giovare di vinificazioni e maturazioni più “leggere”. Acclarata l’inversione di tendenza che prima vedeva il Primitivo di Gioia del Colle più fresco e meno muscolare del Primitivo di Manduria, con quest’ultimo che oggi continua a dimostrare quanto faccia meglio un’attenta conduzione in vigna rispetto a un’uva eccessivamente ricca di zuccheri. Grande infine la prova dei vini dolci.
Chiudiamo con una riflessione: diventa sempre più evidente da parte dei produttori la volontà di rimescolare le carte delle denominazioni di origine, nella convinzione che la frammentazione delle tante Doc pugliesi sia una delle cause della difficoltà di penetrazione di questi vini nei mercati esteri. Non spetta sicuramente a noi indicare quale sia la strada giusta da percorrere, ma per una guida che è frutto della filosofia di salvaguardia della bodiversità portata avanti da Slow Food, è assolutamente doveroso far presente a chi quel rimaneggiamento delle Doc dovrà farlo che non è il caso di cancellare con un colpo di spugna alcune piccolissime e numericamente poco significative realtà vitivinicole del territorio. Si rischierebbe di vanificare il grande lavoro di salvaguardia e di custodia svolto da tanti vignaioli che negli anni hanno saputo conservare tradizioni e culture legate a vini come l’Ottavianello di Ostuni, il Gravina, il Cacc’e Mitte di Lucera, il Locorotondo, solo per citarne alcuni.

Di seguito le etichette pugliesi segnalate con un riconoscimento in Slow Wine 2018.

VINO SLOW
Brut Riserva Nobile 2013, d´Araprì
Cacc’e Mmitte di Lucera Agramante 2015, Paolo Petrilli
Copertino Eloquenzia 2013, Severino Garofano Vigneti e Cantine
Cosìsono 2014, Valentina Passalacqua
Es 2015, Gianfranco Fino
Gioia del Colle Primitivo 16 2014, Polvanera
Gioia del Colle Primitivo Baronaggio Ris. 2014, Donato Giuliani
Graticciaia 2013, Vallone
Nero di Troia 2013, Antica Enotria
Old Vines 2014, Morella
Primitivo di Manduria Dolce Naturale Passito 2013, Attanasio

GRANDE VINO
Cerasa 2016, Michele Calò & Figli
Dolce Vitae 2013, Amastuola
Gioia del Colle Primitivo Il Sogno 2014, Cantine Imperatore
Patriglione 2012, Cosimo Taurino
Primitivo di Manduria Dolce Naturale La Dolce Vite 2013, L´Antico Palmento
Quarantale 2013, Rosa del Golfo

VINO QUOTIDIANO
Anne 2016, Natalino Del Prete
Cacc’e Mmitte di Lucera Motta del Lupo 2016, Paolo Petrilli
Calura 2014, Cantine Baldassarre
Castel del Monte Rosso Almagia 2016, Giancarlo Ceci
Dammirose 2016, D´Alfonso del Sordo
Five Roses 2016, Leone De Castris
Locorotondo Castillo 2016, Cardone
Massaro Rosa 2016, L´Astore Masseria
Mjere Rosato 2016, Michele Calò & Figli
Nardò Rosso Danze della Contessa 2016, Alessandro Bonsegna
Nativo 2015, Duca Carlo Guarini
Primitivo di Manduria Lirica 2015, Produttori Vini Manduria
Rosa del Golfo 2016, Rosa del Golfo
Ruah 2016, Santi Dimitri
Saturnino Rosé 2016, Tenute Rubino
Solo Fiano 2016, Michele Biancardi
Volere Volare 2015, Pietraventosa