Torna a Roma Sangiovese Purosangue 2017

SANGIOVESE PUROSANGUE
Vini e Vignaioli d’Italia
Sabato 28 e domenica 29 gennaio 2017

28/1/2017 - ore 14.00 - 20.00
29/1/2017 - ore 12.00 - 19.00
Radisson Blu Hotel
Via Filippo Turati 181
Roma

Ingresso euro 20
Ridotto euro 15 (Soci Enoclub Siena, Riserva Grande, sommelier muniti di tessera)
www.sangiovesepurosangue.com/

Lo storico appuntamento di gennaio a Roma sul Sangiovese. Come da alcuni anni, ancora al Radisson Blu Hotel

L’Associazione EnoClub Siena rinnova l’appuntamento con il Sangiovese, un evento che ormai si ripete da 6 anni. 

Siamo arrivati al decimo evento romano con il marchio Sangiovese Purosangue. Il progetto di valorizzazione del vitigno trova ogni colta nuovi spunti di approfondimento e riflessione, cercando di non banalizzare mai un tema estremamente complesso e importante, affrontando la conoscenza delle molte zone italiane in cui si coltiva. Partendo dal nucleo del Sangiovese toscano (sempre dettagliato per aree e sottozone, con ulteriori approfondimenti), indagando e confrontando poi anche le altre zone italiane: Romagna, Umbria, Lazio, con le rispettive sottozone e cru.
60 produttori presenti, con un’ampia rappresentanza di produttori di Brunello di Montalcino (18) e Chianti Classico (20)

Attraverso i banchi di assaggio e i seminari potremo valutare la diversa declinazione territoriali (in purezza o con l’apporto di altri autoctoni). Il marchio SANGIOVESE PUROSANGUE, usato in più occasioni per dare un senso di appartenenza e unità all’ampio gruppo di produttori toscani aderenti alle iniziative scorse, diventa un nome unificante attorno al quale cercare di scoprire e valorizzare la qualità in quei produttori italiani che hanno deciso, per vocazione e tradizione, di puntare sul Sangiovese.


PROGRAMMA PARZIALE SANGIOVESE PUROSANGUE 

Sabato 28 gennaio 2017

ore 14.00 – Apertura banchi di assaggio
ore 15.00  – Seminario-degustazione sulle aree del Sangiovese: Chianti Classico, Volterra, Montepulciano, Umbria. A cura di Marco Cum e Davide Bonucci (euro 35 con ingresso incluso)
- Modigliana, l'Appenino alto della Romagna. Degustazione con Giorgio Melandri e Davide Bonucci (ingresso gratuito)

ore 17.30 – Verticali parallele Brunello di Montalcino, Vigna Vecchia vs. La Fornace, Le Ragnaie 2007-2012, con Riccardo Campinoti. A cura di Davide Bonucci (euro 45 con ingresso incluso)
Brunello di Montalcino Vigna Vecchia Le Ragnaie 2007-2008-2009-2010-2011-2012
Brunello di Montalcino La Fornace Le Ragnaie 2007-2008-2010-2011-2012

ore 20.00 – Chiusura banchi di assaggio

Domenica 29 gennaio 2017

ore 12.00 – Apertura banchi di assaggio
ore 19.00 – Chiusura banchi di assaggio

ELENCO PARZIALE DELLE AZIENDE PARTECIPANTI

TOSCANA

CHIANTI CLASSICO
SAN CASCIANO VAL DI PESA
La Sala
LAMOLE
I Fabbri
Podere Castellinuzza
PANZANO
Candialle
Il Palagio
RADDA IN CHIANTI
Caparsa
Monterinaldi
GAIOLE ALTA
Monterotondo
MONTI IN CHIANTI
La Montanina
CASTELNUOVO BERARDENGA
Lecci e Brocchi
MONTALCINO
Castello di Velona
Castello Tricerchi
Col d'Orcia
Collemattoni
Greppone Mazzi
Le Chiuse
Le Macioche
Le Potazzine
Le Ragnaie
Piombaia
Querce Bettina
Sanlorenzo
Terre Nere
Tiezzi
Ventolaio
Villa I Cipressi
MONTEPULCIANO
Bindella
Il Molinaccio
TERRICCIOLA
Fattoria Fibbiano
VOLTERRA
Il Rifugio dei Sogni
Podere Il Mulinaccio
Terre De' Pepi
FIESOLE
Poggio La Noce
MONTESPERTOLI
Podere dell'Anselmo
GAVORRANO
Tenuta Casteani

ROMAGNA

MODIGLIANA
Canova
Il Teatro
Il Pratello
La Casetta dei Frati
Lu.Va.
Mutiliana
Torre San Martino
Villa Papiano
MARZENO
Ca' di Sopra
BERTINORO
Tenuta La Viola

BERTINORO/SAN VICINIO
Cantina Braschi
PREDAPPIO
Condè
SAN VICINIO
Tenuta Casali
RIMINI
Le Rocche Malatestiane

UMBRIA
TORGIANO - Terre Margaritelli
SPOLETO - Cantina Ninni

LAZIO
SERRONE - Terenzi

AZIENDE OSPITI
CASTIGLIONE TINELLA CN - Icardi

BANCO COLLETTIVO CON SOMMELIER, ELENCO PARZIALE:

SAN CASCIANO VAL DI PESA - Cigliano
GREVE IN CHIANTI - Villa Calcinaia
RADDA IN CHIANTI - Castello di Radda
RADDA IN CHIANTI - Colle Bereto
RADDA IN CHIANTI - Fattoria Vignavecchia
RADDA IN CHIANTI - Istine
RADDA IN CHIANTI - Val delle Corti
CASTELLINA IN CHIANTI - Bibbiano
CASTELLINA IN CHIANTI - Pomona
CASTELNUOVO BERARDENGA - Felsina
SAN GIMIGNANO - Il Colombaio di Santa Chiara
SAN GIMIGNANO - Le Volute
MONTALCINO - Fattoria dei Barbi
MONTALCINO - Il Marroneto

CHIUSI - Colle Santa Mustiola 

Sancerre Clos de Beaujeu 2012 - Gérard Boulay: il vino della settimana di Garantito IGP

Di Angelo Peretti

Uno di quei (rari) vini bianchi che uso definire “assoluti”.
Perché rasentano la mia maniera di pensare la perfezione bianchista.


Territoriale, infinito eppure mai invasivo, cangiante in dieci, cento sfaccettature dentro al calice e ricco nella personalità.
Iodato, marino, affilato, cristallino, nitido.

Spettacolare.


Foreau, il terroir è la colonna vertebrale del vino - Garantito IGP

di Angelo Peretti
Al portone della cantina di Clos Naudin ci sono arrivato che era una caldissima giornata dell’agosto dell’anno scorso. Dire calda, in realtà, e un eufemismo. Lì fuori, di mattina, c’erano 36 gradi. Un forno.
Philippe Foreau 
Philippe Foreau è arrivato col suo furgone. Mi ha chiesto se avessi un maglione. Subito non ho capito. Però vedendo che lui si infilava un cardigan, ho preso dalla macchina un giubbino e l’ho seguito. Entrati, un altro portone, e poi, di là, le gallerie, scavate nella roccia, e il freddo. Ci sono 14 gradi naturali, estate e inverno, là dentro. Naturali, ribadisco. Bastano due portoni di legno a far da isolamento. C’è poi un’umidità enorme (mi pare mia abbia detto che arriva intorno al 95%), perfetta per conservare il vino, terribile per le etichette, invece. Tant’è che lì dentro, in quel caveau, le bottiglie non sono etichettate. L’etichetta ce la mettono al momento, a mano, prima della spedizione.

Credo che il nome di Foreau sia notissimo tra gli appassionati dei grandi bianchi. Lui è uno di quei personaggi che appartengono alla leggenda del vino. Una divinità superiore. Che dalle uve dello chenin blanc e dal terroir di Vouvray, lassù nella Loira, tira fuori dei capolavori. Non è un’esagerazione. Capolavori è la definizione corretta. Certo, poi si finisce magari per dare un punteggio a ciascuna bottiglia, giusto per avere un riferimento, ma non è il rating che conta, è l’appartenenza a un’idea, e l’aspetto identitario, qui, è sempre nell’assoluto.
Lui si schermisce e sostiene che basta rispettare la natura. Del resto, la sua è la terza generazione che fa vino a Clos Naudin e non hanno mai usato la chimica in vigna. “Lavoriamo la terra all’antica”, spiega.

Dopo la vendemmia, gli interventi sono vicini allo zero. Fermentazione in piccola botte, ogni anno se ne cambia un cinque per cento al massimo, qualcheduna ha anche trent’anni, perché le barrique “non devono dare sapore di legno”. Il vino va in bottiglia prima dell’estate, e incomincia l’attesa. Per anni, anche tanti. Bianchi dall’incredibile potenziale d’invecchiamento.
“Il terroir è la colonna vertebrale del vino. Il terroir non è copiabile”, mi ha detto, mentre stappava alcune bottiglie, là sotto, nelle gallerie. Bisognerebbe scriverla grande in ogni cantina, quella doppia definizione.
Ma da scolpire nella pietra è anche l’altra regola di Philippe Foreau: “Il vino deve essere molto digeribile”. Ha ragione, perbacco, ha ragione. Così come è perfettamente nel giusto quando insiste sull’abbinabilità. Perché lui, gastronomo raffinatissimo, il vino lo vede sulla tavola, compagno della cucina. Esattamente.

Giusto per far ingolosire (e magari anche ingelosire), ecco, in breve, quel che ho assaggiato in cantina. Ripetendo che il punteggio è solo indicativo, per dire quali vini riberrei d’un fiato prima degli altri.
Vouvray Brut 2011. Giovanissimo, verde, teso. (88/100)
Vouvray Brut 2005. Miele d’acacia, materia, equilibrio. (90/100)
Vouvray Sec 2014. Agrumi e freschezza, erbe officinali. (89/100)
Vouvray Sec 2015. Très minéral, dice Foreau. Salato. (91/100)
Vouvray Sec 2007. Affumicato, speziato, opulente, classico. (88/100)
Vouvray Demi Sec 2015. Pepe, litchie, sale, agrumi. Energico. (92/100)
Vouvray Moelleux 2002. Tartufo bianco, verbena. Equilibrio. Eleganza. (94/100)
Vouvray Moelleux 2015. La complessità fruttata. “C’est magic!”, esclama. (98/100)
Vouvray Moelleux 2005. Un mercato di spezie. Vibrante d’eterna giovinezza. (92/100)
Vouvray Moelleux 1989. L’eleganza floreale. Créme brulée, lavanda. Frutti. (94/100)

Il Lessini Durello stasera a Roma con Percorsi di Vino ed Enoteca Trimani

Dopo il recente successo di Discover Durello le bollicine berico-scaligere tornano sotto i riflettori della Capitale per una serata di presentazione e degustazione in uno dei wine bar più rinomati.



"Lessini Durello, bollicine diverse per natura" ecco il nome dell'appuntamento da non perdere in programma mercoledì 18 gennaio alle 20.30 alla prestigiosa Enoteca Trimani di Roma (via Cernaia, 37/b). L'evento, che comprende degustazione guidata e cena, è organizzato dal Consorzio di Tutela del Lessini Durello in collaborazione con Andrea Petrini di Percorsi di Vino, mentre i piatti serviti saranno ideati er ealizzati da Carla Trimani.


Nel corso della serata, condotta da Giovanni Ponchia del Consorzio di Tutela del Lessini Durello, saranno presentatinove spumanti di altrettante aziende vinicole produttrici. I partecipantipotranno dunque assaporare il LessiniDurello, lo spumante di Verona e Vicenza, in nove differenti declinazioni ein abbinamento con alcune perle gastronomiche della tradizione laziale eitaliana. Ecco i vini scelti in assaggio:

Lessini Durello DOC spumante "Settecento33" - Cantinadi Soave
Lessini Durello DOC spumante "Agliaia" - Tamaduoli di Bastianello
Lessini Durello DOC spumante 36 mesi - Tonello
Lessini Durello DOC spumante 36 mesi - Vitevis
Lessini Durello DOC spumante 36 mesi - Casarotto
Lessini Durello DOC spumante 36 mesi - Sandro De Bruno
Lessini Durello DOC spumante Riserva brut 2009 - Fongaro
Lessini Durello DOC spumante AR 2006 - Marcato

Dopo il successo dello scorso novembre, in occasione del doppio appuntamento con Discover Durello e Durello&Friends, lo spumante di Verona e Vicenza torna dunque nella Capitale in veste ufficiale, in occasione di una serata frizzante in una delle enoteche più prestigiose di Roma.
L’iniziativa rientra in un più ampio progetto di valorizzazione e di promozione del Lessini Durello a partire dalle città italiane più grandi e punta a stimolare la curiosità rispetto a questo fenomeno enologico di nicchia, sempre più apprezzato dal consumatore evoluto interessato alle novità. Tra queste, infatti, occupano un ruolo rilevante anche gli spumanti di territorio ottenuti da vitigni autoctoni,che non sono più il semplice completamento di gamma da parte delle cantine ma,al contrario, sono il risultato consapevole di scelte produttive mirate a soddisfare il consumatore sempre più alla ricerca di un vino di qualità.
Il costo della serata è di 29 euro e per partecipare è necessaria la prenotazione.

Per info e prenotazioni: enoteca Trimani 06 – 446 9661

Vins des Chevaliers AOC Valais – Pinot Noir del Salquenen 2012 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo


In Italia sono poco conosciuti i vini svizzeri, ancor meno i Pinot noir prodotti nel Vallese, ma vi assicuriamo che assaggiare un vino come questo è un’esperienza.
Frutti di bosco maturi, quasi in confettura, elegante, sapido, con tannini vellutati e lunga persistenza.
Unico problema è che finisce presto (la bottiglia è da 50 cl).

Assaggiando la storia. Vini (prefillosserici?) in degustazione - Garantito IGP

di Lorenzo Colombo


Nella prefazione del “Catalogo dei vini del mondo” edito da Mondadori, nel 1982 e curato da Luigi Veronelli, le prime parole del curatore (Veronelli) sono “1000 vini scelti con la puntuale (e sofferta) volontà del meglio”.
Ebbene, tra i vini italiani, spicca, a pagina 332 il “Villa Era – d.o. Spanna di Vigliano”.
Relativamente all’invecchiamento di questo vino, Veronelli scriveva “…particolari annate giungono, in ascesa, sino a tardissima età”.

Tornando ancora più indietro negli anni, Mario Soldati, nel suo primo viaggio “Alla ricerca dei vini genuini” dell’autunno 1968, riportato nel suo famoso libro “Vino al Vino”, scrive del “Mesolone” –prodotto con uve provenienti dalla collina della Mesola, nel comune di Brusnengo, nel Biellese- (60-70% Nebbiolo, 40-30% Bonarda e un po’ di Vespolina) raccontandone la modalità produttiva e descrivendolo con queste parole” Il Mesolone è un vino estremamente simpatico: proprio per il suo carattere medio, passante, corposo, serio, sì, ma non troppo impegnativo”. E poi ancora “…il Mesolone è un vino da festa, da chiasso, da grande e allegra mangiata…”.

Cita poi naturalmente i più conosciuti Lessona e Bramaterra bevuti a casa di Venanzio Sella.

Ancora più indietro nel tempo, sul volume “Vini Tipici e Pregiati d’Italia”, scritto da Roberto Capone ed edito da Editoriale Olimpia, nel maggio 1963, ovvero prima dell’avvento della prima legge sulle denominazioni (DPR 930, del 12 luglio 1963), tra i vini “degni di nota” vengono citati tra gli altri il “Masserano”, il “Mesolone di Brusnengo”, il “Chiaretto e il Rosso rubino di Viverone”.


Questa lunga (e ci auguriamo non noiosa) premessa serve ad inquadrare la particolarissima, rarissima e riservatissima degustazione (termini assolutamente non esagerati) alla quale siamo stati invitati (meno d’una ventina i partecipanti, tra cui unicamente due italiani) durante la quale un vino di Villa Era è stato messo alla prova della sua durata nel tempo.
L’annata del suddetto vino era la 1908 (avete letto bene), e tra l’altro non era neppure il più vecchio di quelli che ci attendevano in degustazione.
La vetusta batteria comprendeva infatti anche un paio di vini di fine ottocento (probabilmente prefillosserici – la Fillossera in Piemonte è infatti arrivata nel 1879), proponendo le seguenti annate: 1889, 1891, 1904, 1908, 1921, per giungere poi ai “giovanotti” del 1961, 1964 e 1973.

I vini, dei quali ovviamente non erano disponibili molte informazioni -si presume comunque prodotti in buona parte con uve Spanna (nome locale del Nebbiolo)- provenivano da quattro aziende appartenenti all’Associazione Colline Biellesi: la già citata Villa Era, Castello di Montecavallo, Centovigne (Castello di Castellengo) e la più famosa Tenute Sella.

Attualmente l’Associazione Colline Biellesi, nata nell’autunno 2015, comprende 17 aziende, e tra i vari progetti in cantiere ha quello di creare una denominazione dove venga citato il termine “Biellese”.

L’insolita e straordinaria degustazione si è tenuta a margine dell’evento “Assaggio a Nord-Ovest”, il 19 novembre scorso, presso Villa Era, a Vigliano Biellese.

Villa Era, costruita tra il 1884 e il 1888 per i Magnani, famiglia di impresari edili della Valle Cervo, su progetto dell’architetto Petitti di Torino, è un’imponente e monumentale (ma al contempo) leggiadra struttura formata da un corpo centrale dotato di portico e loggiato sopraelevato al quale s’accede tramite due rampe di scale che la collegano ad giardino e sorge adiacente alla settecentesca struttura originaria, con la cantina, i locali di lavorazione delle uve e la torretta.
Impressionante la cantina storica, aperta, in occasione di questa storica degustazione unicamente per noi, dove si trovano moltissime bottiglie di fine ottocento ed inizio novecento sull’etichetta delle quali spicca il luogo di produzione “Vigliano”, un anticipo di quello che saranno le future denominazioni d’origine.
Nel 1935 la proprietà venne acquistata da Ermanno Rivetti, industriale tessile biellese, alla cui famiglia ancora appartiene.

Prima di passare alla degustazione volevamo fornirvi alcune sintetiche informazioni sui vini del biellese, zona un tempo assai vitata (in una relazione datata 1777 si parla una superficie vitata complessiva pari a oltre 4mila ettari, questi vini raggiungono la loro massima fama nel 1870, quando Quintino Sella, allora ministro delle Finanze, brinda all’unità d’Italia – dopo la presa di Roma – con lo Spanna prodotto nella sua tenuta di Lessona (che da allora si fregia della definizione di ‘Vino d’Italia’).

La decadenza della viticoltura era comunque già iniziata alla fine del ‘700, quando con l’avvento dell’industria tessile molti contadini abbandonano le campagne per andare a lavorare in fabbrica; con l’arrivo della fillossera nel 1880 -che distrugge la quasi totalità dei vigneti- arriva poi la botta finale. Attualmente sono 271 gli ettari vitati nella provincia (dati ISTAT relativi al 2015), per una produzione stimata di circa 30.000 q.li d’uva, suddivisi tra 437 aziende (dati del censimento 2010).

Veniamo dunque ai vini, citandoli in ordine di servizio, fatto alla “francese”, ovvero partendo da più vecchio per giungere al più recente, e serviti dopo decantazione.



Eccoli:
1889 – Centovigne (Castello di Castellengo)
Rosa aranciato pallidissimo, quasi incolore. Centoventisette anni sono tantissimi, per qualunque vino.Discreta la sua intensità olfattiva, esprime sentori di distillato, oltre a presentare, ovviamente, note maderizzate. Nonostante l’ovvia ossidazione e maderizzazione il vino ha una salinità impressionante e una lunghissima persistenza.

1891 – Castello di Montecavallo
La grande ed inaspettata sorpresa, un vino senza tempo, dotato d’una freschezza a dir poco impressionante.
Il colore è giallo-aranciato, scarichissimo, ovviamente.
Intenso al naso, balsamico, con sentori di fiori secchi e d’agrumi, decisamente elegante.
Ma il miracolo si ha alla bocca, che esprime all’inizio un sapore assai piacevole ma quasi indefinibile, con una spiccata vena acida, si colgono poi note d’agrumi, di succo d’arancio soprattutto, di canditi, pare infine che, curiosamente,  abbia un certo residuo zuccherino.
Un vino emozionante, incredibile pensare che abbia più di centovent’anni.


1904 – Centovigne (Castello di Castellengo)

Con questo vino si cambia secolo. Cambia anche il colore, granato-aranciato, naturalmente molto scarico.
Intenso al naso, dove l’ossidazione ci riporta a sentori di frutta secca.
Ossidato certamente, anche un poco amaro, ma dotato di una spiccata vena acida ed una netta nota sapida.

1908 – Villa Era

Color aranciato-mattonato scarico, presenta una leggera nota velata.
Intenso al naso, elegante, esprime sentori di tamarindo.
Intenso anche al palato, sapido, si percepiscono note di rabarbaro e china. Chiude un poco amarognolo.

1921 – Sella

Color granato, unghia aranciata.
Intenso al naso dove presenta decisi sentori chinati e di caramella al rabarbaro.
Decisamente sapido al palato, con note chinate, chiude un poco amaro su lunghissima persistenza.

1961 – Sella

Il color granato di media intensità, con unghia mattonata, ci indica un vino ben più giovane dei precedenti.
Intenso al naso, dove presenta note terziarie che rimandano al cuoio ed al tabacco, presenti ovviamente anche sentori ossidativi.
Tannico al palato, di un tannino impressionante per l’età del vino, anche se un poco amaro.

1964 – Villa Era

Color aranciato scarico con unghia mattonata.
Al naso si coglie un intenso sentore di silicone fresco e di spunto acetico.
E’ l’unico vino della batteria dove i batteri acetici sono intervenuti pesantemente. Peccato.

Villa Era e la sua cantina storica

1973 – Castello di Montecavallo (Nebbiolo-Spanna)

Color granato di media intensità, unghia aranciata.
Intenso al naso, dove presenta sentori di cuoio e note animali.
L’ossidazione è percepibile al palato, dotato di una trama tannica importante anche se vira un poco su note amare.


Conclusioni: una degustazione emozionante, che onestamente non avremmo mai pensato di poter fare, avevamo già assaggiato in precedenza vini vetusti, sino a spingersi, anni fa, su un vino centenario, prodotto nel 1910 e degustato (bevuto per la verità) nel 2010, ma si trattava di un vino liquoroso, in questo caso invece eravamo di fronte a normali vini da pasto, certamente non pensati per simili invecchiamenti, ma il miracolo probabilmente deriva in parte dal vitigno (Nebbiolo) ed in buona parte (almeno noi pensiamo) da tecniche enologiche se vogliamo ancora rudimentali, che non prevedevano però nessuna scorciatoia per rendere pronti i vini prima del tempo necessario.


Le giustificazioni del vino

La cosa che solitamente noto è che quando un certo (grande) vino non ci è piaciuto alla fine si debbano per forza trovare delle scuse per alleviare la delusione.


Non si può dire che quel vino è stato una CIOFECA punto e basta. Subito, infatti, ci sarà qualcuno che troverà le giuste contromisure per alleviare il dolore di una spesa inadeguata e dolorosa per il portafoglio.

Ma quali sono le principali scuse che vengono utilizzate per giustificare una bevuta da libro horror?

JELLA 

"mah, sarai incappato in una bottiglia "sfigata!!"

NON SARA' COLPA TUA? 

"probabilmente la bottiglia era mal conservata!"

MAGARI NON SARA' COLPA TUA MA....
  
"strano, me lo ricordavo molto diverso...."

CONGIUNTURA TEMPORALE

"probabilmente il vino è in fase di chiusura..."

NON JE STAI SIMPATICO 

"sicuramente non hai trovato il giusto feeling con la bottiglia..."

GIUSTIFICAZIONE BIODINAMICA
 
"quando l'hai stappata che luna c'era?"

 IL TARLO DELL'ESPERTO

 "che esperienza hai con quel tipo di vino?" 

 MA LO SANNO TUTTI!

"questo sono vini che vanno abbinati a tavola e non bevuti da soli..."

 TEMPO AL TEMPO

"sono vini che si devono aspettare nel bicchiere..."

 QUALCUNO C'E' MORTO 

"l'hai bevuto troppo giovane, queste sono bottiglie che vanno aperte almeno dopo 10 anni"


Mi sono dimenticato qualcosa o avete altre "chicche" in aggiunta? 

Fattoria La Rivolta, Falanghina del Taburno doc 2006 – Garantito Igp


I vini sono come i libri, se hai una libreria, se  hai un cantina. Li dimentichi per anni, poi, improvvisamente, magari mentre stai cercando qualche urgenza, trovi un ricordo, una occasione per ripassare emozioni, rivedere un vecchio punto di vista forte della maturità degli anni che regalano esperienza.
Così, gironzolando nella mia cantina la sera di Natale trovo una vecchia casetta di legno di Fattoria La Rivolta, piccolla azienda creata da Paolo Cotroneo alle falde del monte Taburno in provincia di Benevento, recuperando una antica proprietà del nonno. Dentro una Falanghina di dieci anni.

Dei vini di Paolo, sia quelli di Angelo Pizzi con cui iniziò una quindicina d’anni fa che quelli con Vincenzo Mercurio che gli è subentrato, ho sempre preferito i bianchi. Non è una eccezione, sulla base di anni di frequentazioni ritengo il Taburno una terra vocata all’aglianico ma capace di regalare grandi emozioni proprio con la Falanghina.

Insomma, che sia Greco o Coda di Volpe, una delle mie preferite, ma anche Falanghina, abbiao dei vini che con il passare degli anni evolvono in maniera clamorosamente bene sviluppando sentori di idrocarburi, note di funghi, frutta sciroppata, spezie, balsamico.
Ecco perché quando stappo la Falanghina 2006, dieci anni per un vini pensato al massimo per la stagione successiva alla vendemmia, non sono curioso, ma certo del risultato.
L’aspetto più coinvolgente di questi vini è il palato. Se il colore infatti rivela l’età, il palato ci parla di una freschezza vibrante, una tensione nella beva incredibile, piacevole, con una chiusura amara e precisa.
Che dire, la Falanghina sta conoscendo un grande successo come bianco di consumo immediato, ma se aspettate non dico dieci, ma almeno un paio di anni, è un vino capace davvero di regalare grande piacevolezza.
E allora, un buon anno Igp con la Falanghina!

Sede a Torrecuso. Contrada Rivolta. Tel. 0824.872921 – Fax 0824.884907. Tel. ufficio commerciale 081.628325



Buon Natale da Percorsi di Vino

Natale 2016 con Percorsi di Vino

Natale, tempo di regali? Nooooo, basta, tanto tutti i vari blog vi avranno "rotto le scatole" con tutti i consigli per gli acquisti in materia di vino ed affini.

Percorsi di Vino, stavolta, non vi vuole consigliare nulla ma intende augurarvi Buon Natale con alcune immagini, trovate in Rete, che potranno esservi utili per creare o decorare il vostro albero di Natale in salsa alcolica.

Fatemi sapere se vi piacciono!!














Giovanni Cherchi - Cannonau di Sardegna 2014 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Carlo Macchi


Quelli che…il Cannonau è un vino rustico e difficile.

Quelli che…il Cannonau è un vino spesso “ammorbidito” per accontentare i palati continentali.
Poi c’è Cherchi e lui dice che il Cannonau è un gran vino. Lo dice da sempre e lo dimostra (anche) con questo 2014 da urlo. Da andarci a nuoto a comprarlo.