Nasce il Disciplinare di produzione “vino VinNatur”

Venerdì 15 luglio l’assemblea dei soci VinNatur – Associazione viticoltori naturali ha approvato a maggioranza il DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DEL VINO VINNATUR proposto dal consiglio direttivo. 

Angiolino Maule, fondatore e attuale presidente dell’associazione spiega:“Questo disciplinare di produzione, e il piano di controlli che lo completa, sono il nostro ulteriore passo nella direzione della chiarezza e trasparenza verso chi sceglie di bere i nostri vini. Dal 2008 analizziamo a nostre spese i vini di tutti i soci, ogni anno, per verificare che siano liberi da residui di principi attivi di pesticidi (ne ricerchiamo 200) e se qualcuno per tre anni viene trovato positivo deve lasciare l’associazione. Monitoriamo anche la presenza di anidride solforosa per comprendere meglio il lavoro del vignaiolo in cantina
Questo documento, sul quale siamo concentrati da oltre un anno, mette nero su bianco le pratiche di vigna e cantina ammesse e non ammesse, secondo la nostra visione della viticoltura. Ora che abbiamo avuto l’approvazione dei nostri soci possiamo procedere con il successivo step, ossia la versione definitiva del PIANO DI CONTROLLI che stiamo elaborando in collaborazione con alcuni enti certificatori riconosciuti dal MIPAAF; ad esso è affidato il compito di far rispettare ciò che è consentito dal disciplinare, che sarà in vigore dall’annata 2017. 


Ogni azienda associata, almeno una volta l’anno, riceverà la visita dell’organo di controllo che verificherà l’operato del vignaiolo sia in vigna che in cantina.
I controlli sono un punto fondamentale perché, secondo noi, alle parole vanno preferiti i fatti: chi sceglie di bere vini naturali ha il diritto di avere garanzie tangibili su ciò che troverà dentro la bottiglia. Non basta dichiararsi “vignaioli naturali”, è necessario essere realmente consapevoli della grande responsabilità che si ha nei confronti della salute di appassionati e clienti, e agire con trasparenza. 

Questo disciplinare è uno strumento dinamico, che sarà verificato e aggiornato in futuro sulla base della collaborazione con gli enti di controllo e del procedere dell’esperienza negli accertamenti presso la varie aziende, perché l’obiettivo non è punire a tutti i costi ma far crescere le conoscenze e la cultura dei nostri produttori in modo che siano in grado di gestire in maniera consapevole difficoltà e/o problemi che si possono presentare durante il loro lavoro. Vi è un impegno costante dell’associazione nel fornire agli associati un supporto tecnico-scientifico per aiutarli a rispettare le norme che abbiamo insieme definito, sia consentendo loro l'accesso ai risultati e alle esperienze dei vari progetti di ricerca e delle prove sperimentali che da anni svolgiamo in collaborazione con ricercatori universitari e professionisti, sia attraverso convegni di approfondimento tecnico".

Questo, in particolare, il disciplinare adottato dall'Associazione che riporto integralmente:

1. Nel vigneto 

L'agronomia in vigneto persegue l'obbiettivo di allevare piante sane e predisposte ad una elevata resistenza alle avversità (malattie, siccità, carenze), quindi è fondamentale prestare particolare attenzione alla fertilità biologica del suolo, alla tutela della biodiversità e all'equilibrio dell’ecosistema vigneto. 

Pratiche ammesse: 

• concimazioni organiche (letame maturo, compost vegetale o misto) 
• concimazioni “verdi” (sovesci o cover crop) 
• inerbimento autoctono 
• ossigenazione e lavorazione autunnale del suolo al fine di migliorare permeabilità e struttura dello stesso 
• gestione dell'erba interceppo con mezzi meccanici (sfalcio o lavorazioni) 
• uso di prodotti a base di zolfo per contrastare l'oidio (limitando ad un massimo di 60 kg/ha di zolfo polverulento all'anno) 
• uso di prodotti a base di rame per contrastare peronospora ed escoriosi (limite massimo 3 kg/ha di rame metallo all'anno) con l’obbiettivo di riduzione dello stesso. Il limite massimo va calcolato sulla media di rame metallo usata negli ultimi tre anni. 
• uso di prodotti di derivazione naturale, corroboranti, a residuo nullo, come ad esempio estratti vegetali, alghe, propoli, funghi o microrganismi antagonisti che permettano di ridurre l'uso di prodotti a base di rame e zolfo, fino ad eliminarli completamente in condizioni favorevoli 
• irrigazione esclusivamente a goccia solo per soccorso 
• vendemmia manuale 

Pratiche non ammesse: 

• concimazioni minerali, organico-minerali e chimiche di sintesi 
• diserbi o disseccamenti chimici 
• uso di antiparassitari di origine sintetica, sistemici e citotropici, non consentiti in agricoltura biologica 
• uso di fosfiti 
• uso di insetticidi chimici 
• vendemmia meccanica 
• coltivazione di viti Cisgeniche ed OGM o uso di prodotti di derivazione OGM.

2. In cantina 

Pratiche ammesse:

• fermentazione spontanea con uso esclusivo di lieviti indigeni, quindi già presenti nell'uva e negli ambienti di vinificazione 
• possibilità di modificare la temperatura del mosto o del vino al fine di garantire il corretto svolgimento delle fermentazioni 
• unico additivo/ingrediente ammesso è l'anidride solforosa (sotto forma pura o di metabisolfito di potassio). Il vino in bottiglia deve avere un quantitativo di anidride solforosa totale non superiore a 50 mg/litro per vini bianchi, frizzanti, spumanti e dolci e non superiore a 30 mg/litro per vini rossi e rosati. L’impegno verso una riduzione dell’impiego dell’anidride solforosa deve essere costante, fino al totale abbandono. 
• uso di aria ed ossigeno per ossigenazione di mosti o vini 
• uso di anidride carbonica, azoto o argon, esclusivamente per mantenere il vino al riparo dall'aria e quindi per saturare eventualmente contenitori o attrezzature 
• filtrazioni con attrezzature inerti aventi pori non inferiori a 5 micrometri (micron) per vini bianchi e rosati e 10 micrometri (micron) per vini rossi

Pratiche non ammesse: 

• chiarifiche tramite prodotti a base di albumina, caseina, bentonite e carbone vegetale oppure con enzimi pectolitici 
• uso di lieviti selezionati commerciali (anche se consentiti dal Regolamento UE sul vino biologico), enzimi, lisozima e batteri lattici 
• uso di qualsiasi additivo estraneo ad esclusione di anidride solforosa, nei limiti prefissati nel paragrafo sopra 
• pratiche invasive atte ad alterare le caratteristiche intrinseche del vino e a modificarne i processi di vinificazione, ad esempio: dealcolizzazione, trattamenti termici superiori a 30°C, concentrazione tramite osmosi inversa, acidificazioni o disacidificazioni, elettrodialisi e uso di scambiatori di cationi, eliminazione dell'anidride solforosa con procedimenti fisici, micro filtrazioni. 

Piano di Controlli Allo scopo di verificare il rispetto del Disciplinare di produzione da parte degli associati, VinNatur ha redatto uno specifico Piano di Controlli, che sarà applicato da un ente/istituto di certificazione riconosciuto dal MIPAAF – Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con il quale verrà attivata una collaborazione.

Identificazione ed etichettatura 

L’obiettivo principale di questo disciplinare di produzione è quello di comunicare, con chiarezza e trasparenza, il nostro operato in vigna e in cantina a chiunque acquisterà una bottiglia di vino naturale VinNatur. Per raggiungere questo scopo è necessario rappresentare con un simbolo semplice e riconoscibile le norme produttive che tutti i soci VinNatur si impegnano a rispettare. 

Per questa ragione riteniamo molto utile che ogni socio produttore abbia la possibilità, in modo facoltativo, dopo la sottoscrizione, di apporre su tutte le etichette dei vini prodotti le seguenti indicazioni: 
• quantitativo di anidride solforosa totale al momento dell'imbottigliamento espressa in mg/litro, determinato dall'analisi ufficiale per l'esportazione (ottenuta con metodo per distillazione) o in alternativa da analisi ufficiale per l'approvazione del vino a DOC o DOCG
• simbolo approvato dall'Associazione.

L’Associazione VinNatur precisa che i vignaioli che non intendono, o non possono, sottoscrivere gli impegni e rispettare le norme contenute in questo disciplinare, non potranno essere soci. Essere produttori di vino naturale VinNatur è una scelta non un obbligo.

Villa Diamante - Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2011 per il Vino della settimana di Garantito IGP

di Roberto Giuliani

Un vino che ci regala emozioni a non finire, testimone della classe e unicità di questo fiano, riconoscibile in mezzo ad altri cento.


Sono trascorsi vent’anni dalla nascita di Villa Diamante e un anno e mezzo dalla scomparsa prematura di Antoine Gaita. I vini restano a ricordarci tutta la sua grandezza.


Susanna Crociani - Rosso di Montepulciano 2009 per Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

l Rosso di Montepulciano è un vino di serie b che non dura nel tempo? Se qualcuno lo pensa provate questo 2009 di Susanna Crociani! E pensare che non l'ho neanche conservato in cantina, si è fatto la bellezza di cinque inverni e cinque estati in una stanza dove le temperature hanno avuto variazioni notevoli, da +15 a +29 gradi, eppure eccolo qui nel calice in splendida forma.


Certo, mi direte che Susanna non è una produttrice qualsiasi, che lei fa ogni vino con lo stesso amore e la stessa attenzione, su questo non ci sono dubbi, ma è proprio una persona come lei che ci consente di capire quanto questa tipologia di vino non sia da sottovalutare; il Rosso ha il vantaggio sul Nobile di costare decisamente meno, di essere più pronto per essere apprezzato, ma può anche sorprendere per la sua caparbia resistenza al tempo, indice che quando il sangiovese... pardon, prugnolo gentile, è di qualità, non è un tempo più lungo di legno a fare da garanzia di longevità.

Basta immergersi tra i variegati profumi per capire quanta bellezza c'è in questo vino, ritrovare dopo sette anni la viola mammola, la susina, la ciliegia ancora pimpanti e per nulla "cotte", la dice lunga, così come l'inserirsi delizioso di sfumature di menta ed alloro, con addirittura delicati riverberi agrumati.

Splendido approdo al gusto, dove tutto è in perfetta armonia, ancora freschissimo ma con un tessuto tannico assolutamente vellutato e un frutto generoso che tornisce le pareti della bocca rendendo il sorso puro godimento.
Un vino pieno di grazia, delizioso, fortemente toscano, da non perdere. Babbo Arnaldo ne sarebbe andato fiero.

Cantina Crociani
Via del Poliziano, 15 - 53045, Montepulciano (SI)
Tel. 0578-757919


Opus One, viaggio al centro della Napa Valley

Per quelli come me che sono sempre stati affascinati dalla California e dai suoi vini, la visita presso Opus One dovrebbe essere inserita in cima alla lista dei desidere perché questa azienda, più di altre, incarna l'essenza della Napa Valley sia in termini di immagine sia, ovviamente, in termini di prodotto finale.
Giunti davanti l'entrata, infatti, capisci subito che ogni cosa intorno a te, ogni centimetro quadro, rappresenta il giusto biglietto da visita di un territorio che è stato costruito negli ultimi quaranta anni sulla base di geniali colpi di brand management.


Entrata

Per comprendere esattamente dove siamo oggi è opportuno tornare indietro nel tempo di oltre 40 anni e volare fino alle Hawaii, presso il Mauna Kea Beach Hotel, dove Robert Mondavi, il pioniere del vino della California, e il Baron Philippe de Rothschildl'anima dello Château Mouton Rothschild,  si incontrarono per la prima volta per gettare le basi per una delle join venture più importanti e innovative del secolo scorso visto che, dalla loro futura collaborazione, Vecchio e Nuovo Mondo si uniranno dando vita ad un taglio bordolese made in Napa Valley.



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Boccadigabbia - Le Grane 2015 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Dai Colli Maceratesi proviene l’uva ribona, detta anche uva montecchiese, greco maceratese o verdicchio marino che Elvidio Alessandri fermenta una seconda volta (fare le grane) attraverso l’aggiunta di uva surmatura. Le Grane 2015 è un vino di corpo dotato di grande trasporto sapido. Bella scoperta!


http://www.boccadigabbia.com/

Le Piane: ieri, oggi e domani

Pensavo di averli persi, lo giuro, ed invece i miei appunti dedicati all'ultima tappa del mio #AltoPiemonteWineTour2015 sono magicamente ricomparsi svelandomi ancora le emozioni e i sapori della visita fatta circa un anno fa presso Le Piane di Christoph Kuenzli che negli anni '90, assieme al suo amico enologo Alexander Trolf, ha investito e rilanciato il territorio di Boca, ormai quasi abbandonato, dopo aver conosciuto l'ottantenne Antonio Cerri ed essere rimasto folgorato dal vino, praticamente invenduto, che questi teneva custodito nelle sue vecchie botti. Non so con certezza cosa sarebbe oggi questa terra senza la forza, anche finanziaria, di Christoph ma, di certo, so che da allora, ovvero da quando l'areale del Boca poteva contare solo su 10 ettari vitati, molte cose sono cambiate, migliorate se pensiamo che, oggi, solo Le Piane possiede circa 8 ettari di vigneti, tra nuovi e vecchi, grazie ad un costante lavoro di acquisizione di tanti piccoli appezzamenti di bosco trasformati poi in vigne di almeno un ettaro e mezzo.



Ad aspettarmi, questa volta, non ci sarà Christoph ma Giampi (Giampiero Renolfi), il suo fido responsabile commerciale, che con la macchina già accesa parcheggiata davanti al punto vendita aziendale è pronto per coinvolgermi nel "classico" giro dei vigneti.

Iniziamo dal vigneto Traversagna  che si trova ad un’altezza che va dai 450 ai 470 metri s.l.m., e comprende le aree denominate “Chiò”, “Alta Vecchia”, “Alta Nuova” e “Bassa”, nel comune di Prato Sesia. Ha una superficie di 17.200 metri, ed è composto da 6000 piante, allevate con sistema Guyot semplice ed in parte a terrazza, delle varietà nebbiolo 72,5%, vespolina 27%, sirah 0,5%. In particolare Giampi mi fa vedere l'ultimo pezzo di vigna che è stato piantata, circa 8000 metri, che si caratterizza per le piante provenienti da elezione massale dei vigneti vecchi di Maggiorina di Boca e consiste di 60% vespolina, 20% croatina, 8% nebbiolo e malvasia di Boca 2%.


Per motivi di tempo non passiamo presso Mottosergo (1 ettaro e mezzo nel comune di Boca composto da nebbiolo 85%, vespolina 14%, uva rara 1%) e Valvecchi (1 ettaro e mezzo nel comune di Boca composto da nebbiolo 63%, vespolina 25%, uva rara 2%, barbera, syrah e croatina 10%) perchè ci dirigiamo dritti al cuore storico dell'azienda visitando il Cru Le Piane. 

Il vigneto si trova ad un’altezza che va dai 420 ai 460 metri s.l.m., e comprende le aree denominate “Cerri” (impianti anni '20 ristrutturati nel 2001) e “Meridiana”. Ha una superficie di 14.000 metri, ed è composto da 7000 piante, allevate con sistema Guyot semplice, delle varietà Nebbiolo 88%, Vespolina 11%, uva rara 1%. 

Un posto magico, dal silenzio assordante. Solo ora capisco perchè Christoph si è innamorato di questo territorio. 

Alzo lo sguardo verso la vigna del Cerri e la mia mente si immagina il buon Antonio chino sulla schiena a coccolare le sue piante.

 
 

Sotto la vigna “Meridiana” proseguono due vigne vecchie, appartenenti a Santino Oldrati e Bruno Duella, dove da 10 anni si raccolgono le uve che finiranno nel vino "Maggiorina". 

Riprendiamo il tour e scendiamo leggermente a valle dove Giampi mi fa visitare velocemente la zona denominata Montalbano-Castello "Le Vecchie Maggiorine". La tutela del passato in questo caso è ancora più evidente visto che l'azienda, con sforzi notevoli, è riuscita a custodire e valorizzare, grazie anche all'opera di Anna Schneider dell’Università Agraria di Torino, oltre 10 appezzamenti piccoli (ca. 1000-2000 metri quadri ciascuno) di vecchie vigne (anno 1915 circa)  allevate a “Maggiorina” composte da croatina 70%, nebbiolo 10%, vespolina 10%, e 10 altre varietà autoctone fra quali anche uve a bacca bianca come erbaluce e malvasia di Boca. Le uve vengono usate per il vino “Maggiorina” e da una selezione dei vigneti più alti e ripidi per il vino “Piane”.


Terminiamo la discesa tra boschi e (pochi) vigneti e, ripresa la strada principale proseguiamo verso la cantina situata, guarda un po', a Via Cerri. Una moderna cancellata in ferro fa da guardiano ad un altro pezzo di storia preservato da Cristoph e i suoi soci.





Passando vicino a quelle botti che un tempo furono del Cerri e che oggi, ovviamente, sono state integrate da altri contenitori, vengo pervaso come da un senso mistico che Giampi riesce a farmi passare invitandomi ad assaggiare i vari vini in affinamento molti dei quali, oggi, in commercio.

Partiamo degustando la Maggiorina 2014 (40% nebbiolo, 40% croatina, 5% vespolina, 15% altre uve autoctone, anche di bacca bianca) che in questa fase giovanile risulta ancora leggermente scomposta ma dotata di grande complessità giocata tra frutta rossa e spezie.


Il Mimmo 2013 (65% nebbiolo, 30% croatina, 5% vespolina) è invece molto più pronto del precedente è grazie al suo cuore "vinoso" risulta già ora di beva irresistibile.


Il Le Piane 2012 (90% croatina e 5% vespolina) mi piace molto per la sua spigliatezza mediata da un affinamento in tonneaux che ne addolcisce la carica tannica rendendola al tempo stessa fresca, vivace e di grande profondità. Le vecchie vigne da cui proviene non mentono.


Del Boca (nebbiolo 85% e vespolina 15%), degustato dalla botte nei millesimi 2013, 2012 e 2011, non mi sento di fornire giudizi visto che, con le ovvie differenze date dall'annata, sono oggi ancora abbastanza enigmatici e in evoluzione. L'unica cosa certa riguarda la piacevolezza del vino che anno dopo anno Cristoph e il suo staff riescono a migliorare regalandoci Boca sempre più misurati ed eleganti. Il Cerri ha lasciato la sua eredità in buone mani.


Come al solito si è fatto tardi e dobbiamo rientrare alla "base" anche perchè nel primo pomeriggio ho l'aereo per Roma. Giampi, però, un'ultima chicca me l'ha lasciata e prende le forme liquide del Plinius 2007.


Il nome, anzitutto, deriva da Plinio il Vecchio, scrittore romano, che già nella sua Naturalis Historia (23 – 79 d.C.) aveva parlato dei vini di questa bellissima terra piemontese. La storia del Plinius è invece più recente e ha una sceneggiatura che solo dopo molte peripezie ha raggiunto il lieto fine. Giampi, infatti, mi spiega che il Plinius è il risultato di un mosto "impazzito" di nebbiolo da Boca che, per chi sa quali motivi, durante la fermentazione in una specifica vasca di acciaio aperta ha raggiunto temperature proibitive che hanno toccato anche i 38°. "Ovviamente - mi spiega - i lieviti hanno cessato di lavorare prima che tutto lo zucchero residuo, ce ne erano ancora 12 g/l, fosse trasformato in alcol.

Tutto sembrava perso ma, colpo di scena, il vino ricomincia a fermentare anche se in maniera lentissima. E pur si muove, deve aver esclamato Cristoph che a gennaio 2008, segue il suo istinto e, dopo aver svinato, travasa il vino all'interno di una grande botte di rovere di Slavonia. Il nebbiolo ripaga il suo coraggio, lentamente si "muove" e, anno dopo anno, evolve, migliora, perde ogni sentore di ossidazione. Il baco sta prendendo le sembianze della farfalla e finalmente, dopo cinque anni,  Cristoph riesce a domare questo vino che, dopo essere stato tagliato con  un saldo di vespolina, è stato imbottigliato ed affinato per altri 18 mesi".



Degustando il vino, curioso come una scimmia, ho potuto notare che, in effetti, questo Boca ha una marcia in più. Probabilmente questa (inattesa) modalità di vinificazione, e il successivo affinamento, hanno conferito a questo vino una tridimensionalità che altri stentano a raggiungere. E' profondo e di grande struttura ma, al tempo stesso, di grandissima bevibilità. E' fresco e verticale ma, contemporaneamente, si fa spazio in bocca allargandosi prepotentemente e puntellando il cavo orale di insospettabili rotondità. Memorabile se dovessi dare un giudizio per quanto riguarda la persistenza. Territoriale fino al midollo che mi si chiedesse di descriverlo in poche parole.

Di Plinius 2007 sono disponibili solo 1998 bottiglie e 600 magnum e, al dettaglio, costa più o meno 85 euro. Molto? Beh, Cristoph ha lanciato la sfida: il grande Boca, anche sui mercati internazionali, non è secondo a nessuno!

Al TWIGA di Briatore i russi festeggiano spendendo 250 mila euro in Champagne!

Scandalo in Russia perchè i due calciatori Aleksandr Kokorin e Pavel Mamaev, dove essere usciti malamente da Euro 2016 con la propria nazionale, sono stati ripresi al Twiga di Montecarlo mentre ordinavano 500 bottiglie di champagne “Armand de Brignac” spendendo 250 mila euro.

I festeggiamenti, come vedete, sono stati sobri....



La difesa dei due calciatori? Beh, hanno detto che la festa non è stata organizzata da loro e anche Flavio Briatore, proprietario del locale, ha confermato su Istagram che, in effetti, durante una festa privata i due calciatori sono stati riconosciuti dagli ospiti che per rendergli omaggio gli hanno inviato tutti i tipi di bottiglie di champagne. I giocatori, però, hanno toccato alcolici. 

Gli crediamo? Ma sì, dai! Nel caso, caro Briatore, la prox volta fai uno squillo che ai russi ci penso io. 

Ho già sete!

Le Morette - Lugana Benedictus 2014 per il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Angelo Peretti

Mandarino, tanto mandarino. Mi piace quando i vini sanno d’agrumi. Con la sua indole agrumata, il Benedictus 2014 delle Morette è un Lugana che ho gradito assai nel calice, e che serberò nella memoria. 


E poi ha il sale, e anche questo mi piace, e molto. Da una vendemmia tarda da vecchie vigne.

Gli agrumi di Sicilia dentro la bottiglietta - Garantito IGP


DI Angelo Peretti
Da incallito bevitore di chinotto qual sono, Tomarchio è per me un nome di culto. Azienda siciliana di Acireale (venne fondata nel 1920 dal Cav. Filippo Tomarchio, che andava a vendere porta a porta la sua gassosa torbida), fa un chinotto che è tra i miei preferiti, e insieme col chinotto ci metto la sambuca, che imbottigliata da loro non è un liquore, bensì una rinfrescante, gradevolissima bibita gassata che sa di anice. Ordunque, ho scoperto che adesso in casa Tomarchio si fa anche una linea di bibite bio. O meglio, come dicono loro, si fa "Sicilia in bottiglia bio", ché la produzione di cui parlo è tutta a base di agrumi siciliani. O meglio ancora - è un'escalation -, trattasi di cinque differenti fragranze agrumate fatte, assicurano, con agrumi da agricoltura biologica di Sicilia, con acqua dell'Etna, con zucchero di canna biologico, con aromi naturali e oli essenziali e senza conservanti.
"La linea Tomarchio bio - garantiscono sul loro sito - è il primo progetto di filiera che garantisce succhi di agrumi dalla provenienza interamente tracciabile grazie a una collaborazione con il Distretto produttivo agrumi e i Consorzi di tutela arancia rossa igp e Limone di Siracusa igp".
Io queste nuove bibite gassate bio agli agrumi me le sono bevute di gran gusto e sono qui a dire che hanno tirato fuori dei bellissimi prodotti, superandosi. D'altro canto, l'esperienza conta eccome, e di esperienza ne hanno parecchia.
Oh, quasi quasi dimenticavo di dire quali sono le bibite della nuova serie.
Ordunque: aranciata rossa bio con il 16% di succo di arancia rossa di Sicilia igp, limonata bio con il 16% di succo di limone di Siracusa igp, aranciata bio con il 16% di succo di arancia di Sicilia, mandarino bio con il 16% di succo di mandarino di Sicilia e, ovviamente, chinotto bio con estratto di chinotto.
Provare per credere.
Sibat Tomarchio
Via Loreto Balatelle, 52
Piano d'Api, 95020 Acireale (CT)
Tel. +39 095 7652192

AL VIA LE AUTOCANDIDATURE AL “PREMIO KYLE PHILLIPS" 2016

Sono ufficialmente aperte le (auto)candidature alla III edizione del PREMIO KYLE PHILLIPS, istituito da ASET (www.asettoscana.it) e destinato al giornalista enogastroagroalimentare under 35 più anticonformista dell'anno, il cui lavoro abbia cioè meglio rappresentato il modo di fare informazione che fu del collega e amico Kyle Phillips, prematuramente scomparso nel 2013: assoluta mancanza di pregiudizi, curiosità professionale, serenità di giudizio, voglia di esplorare, franchezza, brillantezza nello scrivere e sobrietà nel comportamento.

KYLE PHILLIPS

Il concorso è aperto a tutti i giornalisti iscritti all’Ordine operanti sul territorio nazionale che, non avendo compiuto il 35° anno al 31 dicembre 2016, si occupino in modo non occasionale di vino, enogastronomia, cibo, alimentazione, agricoltura, agroalimentare e ristorazione.

L'invio delle candidature (con segnalazione da parte dei colleghi della stampa o tramite autocandidatura dei soggetti in possesso dei requisiti di cui sopra), che dovranno essere necessariamente motivate e possibilmente accompagnate da materiale giustificativo e/o curriculum professionale, dovrà avvenire entro lunedì 22 agosto 2016 all’indirizzo premiokyle@gmail.com


Il premiato verrà scelto dopo un’adeguata istruttoria ad insindacabile giudizio del direttivo di Aset. La targa di riconoscimento sarà consegnata personalmente da Elisabetta, moglie di Kyle, nel corso di una cerimonia aperta al pubblico in programma martedì 20 settembre all'Hotel Regency di Firenze. Se toscano, il vincitore verrà cooptato in Aset; se non toscano otterrà la qualifica di socio onorario.
ll bando di concorso completo è visionabile sul sito www.asettoscana.it

Per maggiori informazioni è possibile chiamare il 338.8469801.

Attenzione il vino blu esiste ed è già in mezzo a noi!!

Tanto tempo fa, se vi ricordate, ci fu un grande scandalo legato alla mozzarella blu le cui cause erano dovute alla presenza di batteri del tipo Pseudomonas fluorescens. 

Ovviamente nessuno aveva intenzione di mangiare quel latticino che sembrava uscire dal mondo dei Puffi.


Foto: www.meteoweb.eu

Se invece vi proponessero un vino blu, lo berreste? Io, ad esempio avrei più di una remora ma, a ben vedere dagli articoli apparsi in questi giorni sul web, molti wine lovers come me nel mondo non hanno battuto ciglio quando l'azienda spagnola Gik ha proposto loro di bere il primo VINO BLU al mondo. Sì, avete capito bene, un gruppo di giovani spagnoli (viticoltori, designer, programmatori, artisti e musicisti), con l'aiuto dell'Università dei Paesi Baschi, ha avviato questa start up utilizzando l'uva di vari vigneti sparsi in Spagna ovvero da La Rioja, Zaragoza, León e Castilla-La Mancha.


Il vino, prodotto attraverso la vinificazione di uve a bacca bianca e rosse a cui sono aggiunte, per ottenere il colore blu, antocianina, contenuta nelle bucce dell'uva rossa, ed indiogotina, un colorante naturale.


"Abbiamo mescolato un po' le carte per vedere cosa sarebbe successo" così i sei creativi dietro il vino blu hanno commentato il loro nuovo prodotto che si prefigura facile da bere grazie al suo grado alcolico di 11,5%.  

Il video sottostante spiega velocemente come questo "blue wine" è prodotto.



Il vino oltre in Spagna sarà presto in vendita in Germania, Francia e Regno Unito a circa 10 euro. Non vedete l'ora di comprarlo eh!!!


Ci vediamo il 6 Luglio presso Vyta Santa Margherita - Villa Borghese?


Clicca sull'immagine

La Costa - San Giobbe 2005 per il VINerdì di Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo

Apri una bottiglia che davi ormai per spacciata ed ecco il miracolo.
Un vino elegantissimo, equilibrato e dalla lunga persistenza, che ha tutto quello che ci si aspetta da un Pinot nero invecchiato.


E' un vino da tavola, le cui uve, vendemmiate nel settembre 2005 provengono dalla Valle del Curone, nella Brianza lecchese…ed ovviamente era l'ultima bottiglia.


Produttori del Barbaresco: Le MGA del Barbaresco (di Barbaresco) - Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo

La Cooperativa PRODUTTORI DEL BARBARESCO nasce dalle ceneri delle “Cantine Sociali di Barbaresco” volute nel 1894 da Domizio Cavazza, preside della Regia Scuola Enologica di Alba e “padre” del vino Barbaresco.
Fondata nel 1958 da Don Fiorino Marengo, parroco di Barbaresco, riuniva allora diciannove viticoltori.

Attualmente l’azienda può contare su oltre cento ettari vitati a Nebbiolo (circa due quinti della superficie a Nebbiolo del comune), suddivisi tra cinquanta soci e tutti situati nel comune di Barbaresco. Qui la “Produttori” vanta inoltre vigneti in ben nove delle venticinque MGA comunali.

L’azienda produce un Nebbiolo Langhe Doc, con uve provenienti dai vigneti più giovani, un Barbaresco Docg (prodotto sin dal 1958), con uve provenienti dalle diverse MGA e, unicamente nelle migliori annate nove Barbaresco Riserva Docg con la Menzione aggiuntiva in etichetta. 
Appunto su queste MGA, dell’annata 2011, verteva la degustazione effettuata in azienda, e condotta da Aldo Vacca, in occasione di Nebbiolo Prima, nello scorso mese di maggio.


I vini sono stati presentati a gruppi di tre, ecco le nostre osservazioni:
  
MGA Pora

Ventidue ettari e mezzo di vigneti che arrivano quasi a lambire il Tanaro, situati tra i 170 ed i 250 metri d’altitudine, confina a nord e ad est con la Mga Faset e ad est con le Mga Asili e Martinenga.
La maggior parte dei vigneti sono di proprietà di soci della Produttori, i rimanenti sono suddivisi tra altre cinque aziende.
16.666 le bottiglie prodotte in quest’annata.
Color granato di buona intensità.
Bel naso, balsamico, un poco chiuso all’inizio.
Alcolico, sapido, dotato di buona struttura, lunga la persistenza su sentori di liquirizia. 85-86/100


MGA Pajé

E’ una tra le più piccole Mga, con meno di otto ettari di superficie, collocata nel cuore dei vigneti di Barbaresco, è suddivisa tra quattro produttori ed è situata ad un’altitudine compresa tra i 210 ed i 260 metri. Confina ovest con la Mga Secondine ed a sud con la Cars.
10.000 le bottiglie prodotte nel 2011.
Granato di buona intensità.
Frutto rosso leggermente macerato, note di terra bagnata, balsamico.
Buona la struttura, alcolico ma fresco, con bella trama tannica e lunga persistenza su note di liquirizia forte. 87/100
  
MGA Ovello

Con i suoi oltre settantotto ettari è la più grande Mga del comune di Barbaresco, situata nella parte nord del comune, confina con le Mga Vicenziana, a nord e con la Montefico a sud. L’altitudine varia dai 160 ai 275 metri. Date le dimensioni è suddivisa tra dodici diverse aziende, anche se la parte più cospicua appartiene a conferitori della Produttori.
16.560 le bottiglie prodotte, oltre a 1.720 magnum.
Color granato di buona intensità.
Intenso ed elegante al naso, presenta note balsamiche.
Fresco, balsamico, sapido strutturato, con tannini importanti (è il più tannico tra i primi tre vini), lunghissima la persistenza su sentori di radice di liquirizia. 87/100

MGA Rio Sordo

Venticinque ettari tra i 190 ed i 315 metri d’altitudine, confina ad ovest con la Mga Cà Grossa ed a est con la Tre Stelle, mentre a sud, al confine con Treiso, con la Pajorè. I suoi vigneti sono suddivisi tra otto aziende.
Le bottiglie prodotte nel 20122 sono state 13.333.
Granato luminoso.
Un poco chiuso all’inizio, balsamico, con sentori di frutto rosso maturo.
Di buona struttura, alcolico, balsamico, note di legno dolce, bella la trama tannica -con tannini morbidi-, lunga la persistenza su note di liquirizia. 89/100

MGA Asili

I quattordici ettari di vigneti, collocati tra i 200 ed i 290 metri d’altitudine, sono suddivisi tra dieci aziende e sono circondati dalle Mga Pora, Faset, Cars, Muncagöta, Rabajà e Martinenga.
13.333 le bottiglie prodotte nel 2011
Granato luminoso.
Mediamente intenso al naso, balsamico, molto elegante.
Intenso, di buona struttura, asciutto, con tannini importanti ma ben amalgamati, lunga la persistenza su note di liquirizia forte. 87-88/100
  
MGA Montefico

Piccola Mga (otto ettari circa) situata ai confini sud della Ovello e che fronteggia, verso sud, la Monte Stefano, la maggior parte dei vigneti sono di soci della Produttori, i restanti sono suddivisi tra altre quattro aziende, l’altitudine varia tra i 170 ed i 280 metri.
La produzione nel 2011 è stata di 13.333 bottiglie.
Color granato luminoso di buona intensità.
Naso balsamico, elegante, intenso, con note di legno dolce.
Bel frutto speziato, buona la struttura, sapido, note di liquirizia forte, lunga la persistenza. 88-89/100
  
MGA Muncagöta

Poco meno di dieci ettari, situati tra i 250 ed i 315 metri sul livello del mare. Confina ad ovest con le Mga Rabajà Bas, Cars e Asili, a sud con  Rabajà e ad est con Ronchi. Oltre alla Produttori vi si trovano i vigneti di altre tre aziende.
16.666 le bottiglie prodotte nel 2011.
Granato di buona luminosità.
Naso elegantissimo e complesso, balsamico. Notevole.
Note dolci al palato, alcolico, strutturato, sentori di spezie dolci, lunghissima la persistenza su note di liquirizia dolce. 90-91/100
  
MGA Rabaja

Sono poco più di quindici gli ettari di questa Mga rivendicata da diversi produttori. Si sviluppa tra i 235 ed i 315 metri d’altitudine e confina a nord con Muncagöta, ad ovest con Martinenga, a sud con Trifolera e ad est con Cottà.
Nel 2011 sono state prodotte 16.524 bottiglie e 1.738 magnum.
Granato di buona luminosità.
Bel naso, elegante, delicato, balsamico con sentori di legno dolce.
Morbido al palato, elegante, con tannini decisi ma vellutati, sentori di liquirizia forte, lunga la persistenza. 88-89/100
  
MGA Montestefano

Circa dieci ettari situati tra i 175 ed i 265 metri d’altitudine, confina ad ovest con Cole, a sud con Ronchi ed a ovest con Cottà, mentre a nord fronteggia (senza però confinarvi) con Montefico. Oltre alla Produttori posseggono qui vigneti altre cinque aziende.
16.584 bottiglie, oltre a 1.708 magnum, la produzione del 2011.
Abbiamo già terminato la degustazione del vino e messo su carta le nostre annotazioni quando Aldo Vacca stabilisce che la bottiglia non è perfettamente a posto, ne viene quindi aperta una seconda ed in effetti la nostra opinione cambia (in positivo).
Granato di buona intensità.
Bel naso, elegante, leggermente austero, intenso e balsamico.
Fresco al palato, balsamico, minerale, alcolico, con tannini importanti e lunghissima persistenza su note di liquirizia. 89-90/100


La nostra degustazione s’è conclusa con una miniverticale di due annate della Riserva Monte Fico.
  
2007: Color granato tendente al mattonato.
Intenso al naso, con sentori terziari che rimandano al cuoio ed ai fiori appassiti, elegante e di buona complessità.
Fresco e balsamico, con accenni di rabarbaro e leggera pungenza, sapido, lunga la persistenza su sentori di radice di liquirizia. 89/100
  
2005: Granato di buona profondità, unghia aranciata.
Intenso al naso, leggere note macerative, sentori chinati, asciutto, austero, con tannini vivissimi, chiude lunghissimo su sentori di bastoncino di liquirizia. 86-87/100

Dell'artigianalità del vino e di Loreto Aprutino


Doveva essere, e in parte sicuramente lo è stato, un seminario sulle specificità del Trebbiano, del Cerasuolo e del Montepulciano d’Abruzzo prodotti a Loreto Aprutino (PE), territorio di grande vocazione agricola situato a metà strada tra il mare Adriatico e il Gran Sasso ma, quando si ha a che fare con i tre vignaioli come Francesco Paolo Valentini, Fausto Albanesi (Azienda Agricola Torre dei Beati) e Stefano Papetti (Azienda Agricola De Fermo), c’è sempre il rischio che il tema della serata, ideata e condotta da Giampaolo Gravina all’interno della manifestazione Amelia DOC, possa imboccare strade alternative, ma al tempo stesso affascinanti, dove i vini in degustazione sono solo un pretesto per intraprendere discorsi ben più ampi ed articolati che, come in questo caso, hanno puntato dritto su un concetto che sta molto a cuore ai “tre moschettieri loretesi” ovvero quello dell’artigianalità del vino.


Secondo Francesco Paolo Valentini, che per primo ha preso la parola scuotendo come al solito la platea, “il vino artigiano non è direttamente riconducibile alla mano dell’uomo ma deriva espressamente dal territorio che ne è il vero artefice, è la vigna e non la cantina la vera forza di questo concetto. Essere artigiano, pertanto, significa lavorare essenzialmente con la materia prima, rispettare di conseguenza il vino e, cosa fondamentale, salvaguardare il consumatore. Cosa faccio io, in pratica, per considerarmi artigiano? Lavoro in vigna con metodi tradizionali, non uso sistemici, uso rame e zolfo e soprattutto pongo in essere grandi lavorazioni del mio terreno che, per come gestisco io il vigneto, sono attività fondamentali. In cantina, come detto in precedenza, faccio ben poco, tutte le fermentazioni sono spontanee senza controllo di temperatura. Non acquisto lieviti estranei questo perché questi, assieme al tipo di cultivar, vanno a marcare inevitabilmente le sensazione organolettiche del vino e non voglio che questo accada. In tema di fermentazioni spontanee devo anche sottolineare che negli ultimi anni queste stanno diventando sempre più difficili da gestire visti i grandi cambiamenti climatici in atto che, come detto prima, vanno ad interferire nella parte iniziale del processo di vinificazione che ultimamente sta scontando il problema delle temperature esterne spesso estremamente elevate che, tra i vari problemi, possono creare arresti di fermentazione che, se ben gestiti dall’artigiano che conosce perfettamente la sua materia prima, possono anche non essere così deleteri come si potrebbe pensare visto che alla fine si crea una selezione a scalare di lieviti che donano complessità al vino. So perfettamente che è un gioco rischioso ma il gioco dell’artigiano è anche questo, non c’è nulla da fare. Poi, a mio parere, il vino dell’artigiano va in bottiglia senza altre operazioni post vinificazione se non rapidi travasi e tanto amore….”

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