Cantina di Cormons, il Vino della Pace - Garantito Igp


Di Lorenzo Colombo

Cormons esiste un vigneto di circa due ettari dove convivono quasi 550 vitigni provenienti da tutto il mondo. Si chiama La Vigna del Mondo ed è opera dei soci della Cantina di Cormons. Da questa vigna nasce il “VINO DELLA PACE”, prodotto per la prima volta con l’annata 1985 e le cui etichette sono disegnate ogni anno da tre famosi pittori (Arnaldo Pomodoro, Enrico Bay e Zoran Music sono gli autori delle prime tre etichette). Nel corso degli anni si sono succeduti, nella realizzazione delle etichette numerosi altri pittori, citiamo a mo’ d’esempio (senza voler far torto a tutti gli altri) Luciano Minguzzi, Salvatore Fiume, Giacomo Manzù, Alìgi Sassu, Ernesto Treccani, Yoko Ono, Emilio Tadini, Dario Fo, Fernando Botero (qui trovate comunque tutte le etichette prodotte negli anni).
L’elenco dei vitigni utilizzati non è statico, ma è in “work in progress”, dato che se n’aggiunge sempre qualcuno di nuovo e la vinificazione avviene in bianco.
La produzione s’attesta attorno alle 8.000 bottiglie/anno (dipende dall’annata) e queste bottiglie (le potete trovare ancora tutte in vendita) sono contese, oltre dagli appassionati di vino anche dai collezionisti d’arte, inoltre ogni anno, una cassetta con le tre bottiglie dell’annata  viene donata a tutti i Capi di Stato (civili e religiosi) come simbolo di pace e fratellanza.
Durante la nostra presenza nel Collio, lo scorso mese di giugno, in occasione del Premio Collio, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad una piccola verticale di tre annate di questo prezioso vino, dall’ultima annata in commercio sino alla 1987 (terza annata di produzione), passando per la 2002.
Eccovi le nostre impressioni:
2012: La vendemmia si è svolta il 5 ottobre ed è durata un ora e mezza, sono stati raccolti 151 q.li d’uva dai quali si sono ricavati 89 hl di mosto.La fermentazione è durata circa un mese e l’imbottigliamento è avvenuto il 24 dicembre 2013: Le bottiglie prodotte sono state 8.000, oltre a 300 magnum. Le tre diverse etichette sono opera dei pittori Enrico Castellani, Emilio Isgrò e del giapponese Kengiro Azuma. Color oro, luminoso.Intenso al naso, si colgono canditi (cedro), scorza d’arancio, pesca gialla e ananas. Dotato di buona struttura, fresco e sapido, con una bella vena acida ed una buona complessità, emergono nuovamente le note fruttate di frutta tropicale e pesca gialla matura, lunga la persistenza. Gran bel vino, fresco, giovane, piacevole ed al contempo di buona complessità, è quello che abbiamo preferito.

2002: La vendemmia, durata due ore, si è svolta il 28 settembre, sono stati raccolti 127,e q.li d’uva con un ricavo di 60 hl di mosto. Un mese circa la durata della fermentazione, l’imbottigliamento è avvenuto il 2 settembre 2003. 8.000 le bottiglie prodotte. I pittori che hanno realizzato le tre etichette sono i napoletani Luigi Del Pezzo e Giuseppe Maraniello e l’uruguaiano Pablo Atchugarry. Color oro antico, intenso e luminoso. Intenso al naso con sentori macerativi di buccia d’uva e di mela, assai complesso, ricorsa l’uva passa e il miele, accenni tostati. Buona la struttura, sapido, con buona vena acida, sentori di mela matura e d’albicocca, buona la persistenza. Dieci anni in più si vedono già dal colore e si sentono sia al naso che alla bocca. Il vino, pur essendo ancora molto piacevole denota qualche segno di stanchezza. L’annata poi certamente non aiuta.

1987: tre ore di tempo ha richiesto la vendemmia dei 101,16 q.li d’uva, avvenuta il 4 ottobre 1987, 72 gli ettolitri di mosto ricavati. Circa un mese la durata della fermentazione, dall’imbottigliamento, avvenuto il 4 maggio 1988, si sono ottenute 9.600 bottiglie. Le etichette sono opera di Salvatore Fiume, lo svizzero Daniel Spoerri ed il francese Fernand Arman. Bellissimo il colore, oro, intenso e luminoso. Un poco chiuso all’inizio, s’apre poi su sentori di canditi e note balsamiche d’erbe officinali. Ancora fresco e sapido, presenta leggeri accenni d’idrocarburi, lunga la persistenza. Un vino notevole (ha quasi trent’anni), ancora fresco e piacevolissimo nella beva, logicamente le note olfattive virano sul terziario. 

Negli Stati Uniti spopola il vino in lattina

Il vino in lattina rappresenta ancora una nicchia nel mercato del vino statunitense ma è significativo che ad amarlo siano i più giovani, la generazione più lontana dai riti del vino, che vuole una bevanda alcolica trendy, facile e pratica.


Sono queste le motivazioni del boom del vino in lattina, come analizzato da Business Insider.
Come detto, le vendite di vino in questo formato rappresentano ancora una ultranicchia. Basti pensare che nel 2015 il fatturato ha di poco superato i 6 milioni di dollari, contro i miliardi di euro del vino in generale. Significativo però il trend che ha fatto segnare un +125%.
Vini freschi e giovani, come Pinot grigio e Merlot, Syrah e Grenache, Pinot noir, che, orrore per i puristi, possono essere degustati anche con la cannuccia.
Sono i giovani tra i 21 e i 34 ad amarlo così, vedendo nella bottiglia, magari nella caraffa e nei bicchieri più adatti per ogni vino un'immagine di vecchio.
"La percezione del vino è sempre più alta se è imbottigliato - spiega Danelle Kosmal, vice presidente della sezione beverage & alcohol di Nielsen per il Nord America - ma quando chiediamo ai giovani di età compresa tra i 21 e i 34 anni la loro opinione sulle confezioni, ce ne sono sempre di più che pensano che nelle lattine ci possa anche essere vino di buona o di ottima qualità".
Resta naturalmente da capire se, come già avvenuto negli anni 1980, il vino in lattina rappresenti una moda passeggera, destinata a durare pochi anni oppure se possa divenire un trend stabile e duraturo che pu7ò far cambiare la stessa percezione del vino.
di T N - Fonte: http://www.teatronaturale.it

Eugenio Rosi - Anisos 2013 è il vino della settimana di Garantito IGP

Naturale? Estremo? Di aggettivi, mode, tendenze, scuole di pensiero, parrocchie e ideologie me ne frego. 

Basta che un vino non sia caricaturale. 
  
E questo non lo è: Pinot Bianco, Nosiola e Chardonnay, appena 2mila bottiglie, un anno in botti di rovere da 500 litri e uno in vetro senza filtrazioni. 
  
Gran bere profondo.
  
  
rosieugenio.viticoltore@gmail.com (non ha sito web...) 


un Master per diventare Ambasciatori del vino!

Ai nastri di partenza la nuova edizione del master universitario di I livello che forma gli 'ambasciatori del vino italiano' e che promuove la concezione e l'idea stessa del vino italiano nel mondo. Dopo il successo del primo anno, si prepara al via l'edizione 2016/17 del master universitario di I livello 'Vini italiani e mercati mondiali', promosso dall'Associazione italiana sommelier e organizzato in collaborazione fra tre università: Scuola Superiore Sant’Anna (sede amministrativa), Università di Pisa, Università per Stranieri di Siena. Le iscrizioni restano aperte fino a mercoledì 12 ottobre 2016; la parte didattica inizia giovedì 10 novembre.

Foto: www.cittadiniditwitter.it

Il corso di alta formazione si propone di creare una professionalità ancora poco diffusa o non valorizzata in maniera adeguata che, partendo dalla conoscenza del settore vitivinicolo italiano e delle sue produzioni, possa contribuire alla definizione e alla divulgazione dell’identità enologica italiana e delle peculiarità che caratterizzano i vini italiani.

Proprio l’Italia nel 2015 è risultata essere il più importante paese produttore mondiale. Per affrontare i mercati internazionali, in particolare quelli emergenti - promuovendo il settore vitivinicolo e, più in generale, quello enogastronomico del made in Italy - appare necessaria una formazione specifica che il master 'Vini italiani e mercati mondiali' si propone di offrire. Il tutto coinvolgendo docenti provenienti sia dal settore accademico sia da quello professionale (produttivo, comunicativo, organizzativo aziendale, legato al marketing) e garantendo lo svolgimento di uno specifico stage, oltre che di una serie di attività pratiche e seminariali di approfondimento di tecnica della degustazione e dei territori di produzione.

Al master possono partecipare laureati di primo livello in Viticoltura ed enologia, in discipline agro-alimentari ed economiche, in comunicazione, in marketing, nonché laureati di primo e di secondo livello in altre discipline attinenti al profilo professionale, anche in relazione al percorso e alle motivazioni dei candidati. La richiesta di ammissione è aperta anche a laureandi, che abbiano concluso gli esami di profitto prima dell’inizio delle lezioni e che prevedano di acquisire il titolo di accesso nella sessione straordinaria che precede l’inizio delle lezioni (10 novembre). È possibile richiedere la partecipazione a singoli moduli o semplicemente come uditori. Alcune lezioni si terranno in lingua inglese per favorire l’'approccio ai mercati internazionali.

La parte didattica si articola in tre moduli, a cui si aggiunge il corso per sommelier. In totale, sono previste 400 ore di formazione in aula, oltre a quelle dedicate alle attività individuali di studio e a conclusione è previsto uno stage da tenersi tra luglio 2017 e gennaio 2018 nelle aziende partner. La sinergia con le aziende è uno dei punti di forza del master, che consente agli allievi di calarsi nelle realtà operative e di entrare in contatto con i mercati internazionali. Le aziende convenzionate permettono un coinvolgimento ad alto livello nel mondo della produzione, del commercio, del marketing, della comunicazione del vino.
Dal master escono professionisti con conoscenze nel settore viticolo e in quello enologico nazionale, ottenute anche attraverso la partecipazione al corso di sommelier, con conseguimento del titolo rilasciato dall'Associazione italiana sommelier, richiesto come prerequisito ma conseguibile all’interno del master stesso, come modulo specifico.

Gli 'ambasciatori del vino italiano' che si formeranno attraverso il master sono specialisti in temi riguardanti la conoscenza del vino, dei territori che lo producono e dei suoi diversi risvolti (qualitativi, culturali, sociali ed economici, commerciali), le strategie di comunicazione e di marketing, la promozione, le modalità di diffusione, le caratteristiche e le tendenze dei diversi mercati mondiali e dei consumatori internazionali.
"Il successo della prima edizione - commenta Pietro Tonutti, direttore del master - ci ha confermato che la proposta di allestire un percorso formativo orientato verso l’integrazione di conoscenze relative al vino italiano e alle sue qualità/identità, alle strategie di marketing, di comunicazione e di promozione e alle caratteristiche dei consumatori e dei mercati internazionali è vista con vivo interesse e favore sia da chi desidera costruire una professionalità specifica e innovativa, sia da parte del mondo produttivo che, considerate le tendenze degli ultimi anni, è estremamente attento alle dinamiche dell’export".

"È noto - aggiunge Pietro Tonutti - che il fatturato delle aziende vitivinicole italiane è risultato positivo negli ultimi anni grazie alla domanda estera, con un incremento costante dell’export in termini di valore che ha raggiunto nel 2015 la cifra record di quasi 5,4 mld di euro. Il panorama internazionale a livello di consumi di vino è in grande movimento, con aree geografiche dove è necessario intervenire per consolidare e diversificare la presenza già radicata del vino italiano, e altre aree caratterizzate da consumi di vino ancora limitati, in cui tuttavia si aprono interessantissime prospettive che vanno sfruttate con appropriate strategie. Il master - conclude il direttore Pietro Tonutti - vuole precisamente formare figure professionali in grado di affrontare le sfide del mondo del vino italiano con competenza, conoscenza, capacità e cultura".

Tenuta San Francesco - Tramonti bianco 2015 è il vino della settimana di Garantito IGP

Di Luciano Pignataro


Falanghina, Biancolella e Pepella insieme per un bianco ricco, figlio di una bella annata in Costiera Amalafitana: fresco, ideale per lo spaghetto alla colatura di alici di Cetara di Pasquale Torrente.

www.vinitenutasanfrancesco.it

Giuseppe Apicella - ‘A Scippata 2009 Costa d'Amalfi DOC - Garantito IGP


Di Luciano Pignataro

Oggi voglio parlarvi di un rosso campano poco conosciuto e che tale resterà, ma ricco di carattere e con una piccola bella storia alle spalle. Il vino è ‘a Scippata (termine dialettale che possiamo tradurre con strappata, rubata), l’uva è il tintore di Tramonti. Tramonti? Tramonti! Grande territorio di boschi di castagni e querce a ridosso del Valico di Chiunzi, antico bastione della repubblica d’Amalfi e oggi luogo di accesso principale per chi viene da Napoli, con pascoli di capre, tanti caseifici e  soprattutto tanta biodiversità: il polmone verde e contadino della Costiera Amalfitana, l’unico comune che non è bagnato dal mare, formato in realtà da tredici frazioni. Terra di emigrazione, di vigne a piede franco di quasi cento anni. Qui piccole aziende vitivinicole sono impegnate in una produzione eccellente per i bianchi come per i rossi grazie alle condizioni pedoclimatiche molto particolari: ventilazione costante dal mare e da terra lungo le vallate, altezza dai 400 ai 650 metri, suolo arricchito dall’attività vulcanica del Vesuvio che sta proprio di fronte e che di recente, si fa per dire, ha anche coperto ville romane di enormi dimensioni tra Positano e Minori.


Giuseppe Apicella, figlio di vinificatore, è stato il primo ad imbottigliare il Tramonti, il figlio Prisco dopo aver studiato Enologia ad Alba è tornato nell’azienda paterna ormai da un bel po’ e la sua prima traccia è stata creare ‘A Scippata da una vigna a 200 metri dalla storica cantina, altezza variabile dai 460 ai 580 metri, impianto degli anni ’30 senza piede americano perché ha resistito alla fillossera.  La vendemmia,  tardiva, viene realizzata tra fine ottobre e primi di novembre, seguono  due settimane di macerazione, malolattica in acciaio, elevamento con botte grande e 20 per cento botte piccola per tre anni. In tutto 4000 bottiglie che sono una chicca straordinaria e di cui è impossibile prevedere l’evoluzione perché in una verticale della Scippata siamo risalti sino alla 2004, prima annata, fresca e pimpante come non mai. Il Tintore è un vitigno tipico del territorio, confuso con l’Aglianico, parente della Tintilia Molisana, ricco di antociani, gli agenti coloranti del vino, e usato dunque dai mediatori per allungare le bocca e vendere meglio.

L’altra sera abbiamo bevuto la 2009, una magnum al Convento da Pasquale Torrente: una beva selvaggia, confortante, buttata su uno zito allardiato buonissimo, rinfrescati nella notte di Cetara dal vento di terra che soffia da dove nasce la Scippata e che in riva al mare arriva fresco e rilassante. Grande acidità, un bicchiere gastronomico, un sapore unico. Non è il rosso più buono del mondo, forse neanche della Campania, ma si ricorda, eccome se si ricorda.

L’Azienda Agricola Apicella è a Tramonti – Fraz. Capitignano – Via Castello S. Maria, 1 Tel. 089 856209 – Fax 089 876075 – Cell. 346 12642001 info@giuseppeapicella.it –www.giuseppeapicella.it


5 cose che dovremmo sapere su vino e riscaldamento globale

Secondo i ricercatori il cambiamento climatico sta già avendo un effetto sulla viticoltura. Ma cosa significa questo per l’appassionato di vino? Una bottiglia di Cabernet della California sarà un giorno rimpiazzata dal Cannonau della Groenlandia?
Qui di seguito troverete cinque cose da sapere sui cambiamenti climatici e il vino: cosa sta succedendo ora, cosa ci si aspetta accada e ciò che i viticoltori stanno facendo.
1. Perché l'uva interessa i ricercatori
Il riscaldamento, ovviamente, influenza tutte le colture, ma l'uva da vino è di particolare interesse per i ricercatori perché è sensibile al calore e perché, diciamocelo, gli acini d'uva sono più appassionanti rispetto, ad esempio, alle rape. Quindi, non è sorprendente che in questi ultimi anni una serie di studi abbiano esaminato la reazione dell’uva da vino all’innalzamento delle temperature, facendo alcune previsioni drastiche sui cambiamenti al settore del vino così come lo conosciamo.


2. Riscaldamento acceso
Un recente studio, basato su oltre 400 anni di record dell’agricoltura francesi, ha registrato un significativo cambiamento nelle date della vendemmia dal 1980. A causa di stagioni sempre più calde, la data di inizio dei raccolti si è spostata di 10-14 giorni, a seconda della località.
La ricerca, condotta da Elizabeth Wolkovich, Professore Associato di Biologia Evolutiva ad Harvard, e Benjamin I. Cook, del Goddard Institute for Space della NASA, ha anche trovato una correlazione tra temperatura e qualità del vino. Secondo le valutazioni del noto critico Michael Broadbent, una stagione più calda statisticamente ha prodotto un vino migliore. Ciò è particolarmente vero in Francia.
Tuttavia, a partire dal 2003, un anno molto caldo, il vino ha ottenuto valutazioni solo contenute. Ci sono stati studi analoghi in altre Regioni, con particolare preoccupazione per posti come l'Australia e California, che, a differenza della Francia, hanno già le stagioni calde.
3. Nuove Regioni
Le temperature più calde hanno permesso all’uva da vino di mettere radici in luoghi prima non deputati alla sua coltivazione. Nel Regno Unito, la terra coltivata a vigneti è aumentato del 148%, con circa 4.650 acri.
Il Canada e lo stato australiano della Tasmania, conosciuta per il vino spumante, sono altre zone a clima freddo in cui i vigneti sono in aumento.

Un'altra tendenza che si registra è lo spostamento, in Paesi già produttori di vino, dei vigneti verso zone con una maggiore altitudine o più fredde. In Cile, dove la maggior parte del vino è prodotto tradizionalmente nel Nord-Est, alcuni produttori stanno comprando terre nel Sud, dove il clima è più freddo e umido.

4. Adattamento dell’uva
La buona notizia per l’uva è che diverse varietà hanno esigenze diverse. Se una Regione diventa troppo calda per il Pinot Nero, potrebbe essere terreno fertile per un'uva come il Mourvedre. Nel frattempo, sono in corso ricerche presso l'Università della California per creare nuove uve ibride che siano resistenti al calore per la produzione di vini gustosi.
Altre strategie includono la modifica dell’altezza del traliccio per raccogliere l'uva più in alto da terra o la possibilità di lasciare più foglie per aumentare l’ombra del pergolato. L’irrigazione mantiene l’uva fresca, anche se questo può essere un problema in aree soggette a siccità. Nella Napa Valley, alcuni viticoltori usano sensori di energia solare per monitorare l'idratazione e rendere più precisa l'irrigazione.
5. Un problema a lungo termine
Il cambiamento climatico è un problema a lungo termine e la variazione attesa va in una sola direzione (più caldo). Il meteo è un problema a breve termine, con temperature registrate sia più calde e più fredde. Le stime su quando le grandi Regioni del vino vedranno un calo della produzione variano. Alcuni studi prevedono drastiche riduzioni entro la metà del secolo, mentre altri mettono i grandi cambiamenti qualche decennio più avanti.
Dan Cayan, ricercatore climatico alla Scripps Institution of Oceanography, dice che in California il cambiamento climatico globale "causerà una tendenza al riscaldamento nel prossimo futuro, e i modelli suggeriscono che il riscaldamento sarà maggiore nelle zone interne rispetto a quelli con una influenza costiera. Il riscaldamento sarà probabilmente incrementale, così che le temperature nei prossimi decenni saranno solo in media leggermente più alte rispetto a quelle degli ultimi 30 anni. Il meteo e le fluttuazioni di breve periodo rimarranno effetti critici, e le temperature più calde si faranno sentire a ondate di calore estivo ".
Fonte: Michelle Locke per Vivino 

Casata Monfort - Vigneti delle Dolomiti IGT San Lorenzo 2015 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Carlo Macchi


Frutto, rotondità, disimpegno, piacere. 

Naso con tutta la frutta rossa del globo e bocca semplice ma meravigliosa.

L’uva Saint Laurent si trova sulle dolomiti dal XIX° secolo e mi domando “Perché non l’ho scoperta prima!!”

Un vino da merenda e anche da cena (se ne avete due bottiglie però…).


www.cantinemonfort.it

La Brinca, ovvero la semplice grandiosità della cucina ligure - Garantito IGP

La strada sale, sale e continua a salire, per poi catapultarti in un piazzale davanti ad una serie infinita di colline, dove il bosco lascia ogni tanto spazio a qualche olivo.
L’ingresso della Brinca è qualche metro indietro ma il panorama che si gode dalla sala è lo stesso.

La Brinca è a Ne, per la verità sopra.


Nel senso che è in cima ad un cucuzzolo a qualche chilometro dal piccolissimo paese,  uno dei cinque comuni italiani con il nome più corto, perché anche su questo risparmiano in Liguria.
IL ristorante si autodefinisce caneva con fundego da vin, che nella mia libera traduzione vuol dire trattoria dove si mangia grande cucina ligure e si beve alla stragrande.
Prima di tutto il locale: sia l’ingresso che la sala principale ti danno l’idea di essere a casa di amici: i tavoli, i mobili, l’apparecchiatura danno un senso di tranquilla pulizia e ti pare quasi di intravedere le vecchie nonne che, chi con una vetrina, chi con un altro mobile, hanno contribuito all’arredamento.

La Brinca è nata nel 1987 grazie alla famiglia Circella e alla sua storia, fatta di personaggi che in cucina e nella vita hanno sempre dato grande importanza alle verdure dell’orto, all’olio, alle carni selezionate, ai ritmi e ai sapori delle stagioni.
Mangiare alla Brinca non è andare a ristorante ma da amici che mettono in tavola per te la loro maestria culinaria e i prodotti di casa.
Però attenzione, questi amici sono molto poco liguri quando ci si avvicina al menù: per questo consiglio uno dei due menù degustazione (Il tradizionale e il menù di magro) solo a chi è a digiuno da due giorni, perché già con gli antipasti della nostra campagna, rischi di saziarti.


Infatti nel primo piatto del menù Tradizionale che mi hanno portato c’erano Prebugiun di Ne, raviolo alla brace, raviolo fritto, baciocca di patata quarantina bianca genovese, una foglia di borragine fritta, la panella, il panmartin e  la frisciulla al pesto” e scusate se è poco.
Dato che le dosi non sono omeopatiche potete capire come il resto del menù (losanghe rustiche al pesto di mortaio, ravioli di erbette cu Tuccu, noce di vitellone con la salsa di Pinoli, piccolo assaggio di Formaggi locali e Il tris di dolci) possa creare qualche problema a chi non ha spazi adeguati da dedicargli.

Prima di parlare di altri piatti vorrei però chiarire un concetto: qui non siamo di fronte ad una cucina moderna e raffinata, nei piatti della Brinca c’è molto di più, c’è la certezza di una cultura che nel tempo ha conservato i saperi del territorio e li ripropone con grazia non leziosa e profonda convinzione. In ogni boccone che metterete in bocca c’è la vera cucina ligure, condita con un filo d’olio e tanta attenzione alle materie prime.
Per questo, magari chiedendo solo un assaggio di antipasto,  potrete prendere i corzetti di farina rustica con i funghi e le noci al nero di trombette, o il minestrone alla genovese con i taglierini fatti a mano, o le lattughe ripiene in brodo, sicuri di gustare sapori unici, forse in qualche caso decisi, ma sempre equilibrati.


Potrete magari continuare con il coniglio al forno ripieno alle erbe o con la punta di vitellone alla bacche di ginepro per poi chiudere con i dolci della Pierangela, che cambiano stagionalmente.

Cambia poco invece la carta dei vini, perché una selezione così accurata, imponente, puntuale e a prezzi assolutamente bassi e molto difficile da migliorare. Si spazia dalla Liguria all’Italia all’estero, toccando vini che solo dei  veri conoscitori appassionati possono aver selezionato. Anche in questo la Brinca ti stupisce.

Tornerete a valle avendo speso attorno ai 50 euro per una cena che vi avrà fatto conoscere da vicino la grande tradizione ligure e (perché no)  la grande, appassionata e simpatica famiglia Circella.

La Brinca
Via Campo di Ne, 58 NE (Genova)
Tel.  0185337480

chiuso il lunedì, aperto a pranzo solo sabato, domenica e festivi.


Nasce il Disciplinare di produzione “vino VinNatur”

Venerdì 15 luglio l’assemblea dei soci VinNatur – Associazione viticoltori naturali ha approvato a maggioranza il DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DEL VINO VINNATUR proposto dal consiglio direttivo. 

Angiolino Maule, fondatore e attuale presidente dell’associazione spiega:“Questo disciplinare di produzione, e il piano di controlli che lo completa, sono il nostro ulteriore passo nella direzione della chiarezza e trasparenza verso chi sceglie di bere i nostri vini. Dal 2008 analizziamo a nostre spese i vini di tutti i soci, ogni anno, per verificare che siano liberi da residui di principi attivi di pesticidi (ne ricerchiamo 200) e se qualcuno per tre anni viene trovato positivo deve lasciare l’associazione. Monitoriamo anche la presenza di anidride solforosa per comprendere meglio il lavoro del vignaiolo in cantina
Questo documento, sul quale siamo concentrati da oltre un anno, mette nero su bianco le pratiche di vigna e cantina ammesse e non ammesse, secondo la nostra visione della viticoltura. Ora che abbiamo avuto l’approvazione dei nostri soci possiamo procedere con il successivo step, ossia la versione definitiva del PIANO DI CONTROLLI che stiamo elaborando in collaborazione con alcuni enti certificatori riconosciuti dal MIPAAF; ad esso è affidato il compito di far rispettare ciò che è consentito dal disciplinare, che sarà in vigore dall’annata 2017. 


Ogni azienda associata, almeno una volta l’anno, riceverà la visita dell’organo di controllo che verificherà l’operato del vignaiolo sia in vigna che in cantina.
I controlli sono un punto fondamentale perché, secondo noi, alle parole vanno preferiti i fatti: chi sceglie di bere vini naturali ha il diritto di avere garanzie tangibili su ciò che troverà dentro la bottiglia. Non basta dichiararsi “vignaioli naturali”, è necessario essere realmente consapevoli della grande responsabilità che si ha nei confronti della salute di appassionati e clienti, e agire con trasparenza. 

Questo disciplinare è uno strumento dinamico, che sarà verificato e aggiornato in futuro sulla base della collaborazione con gli enti di controllo e del procedere dell’esperienza negli accertamenti presso la varie aziende, perché l’obiettivo non è punire a tutti i costi ma far crescere le conoscenze e la cultura dei nostri produttori in modo che siano in grado di gestire in maniera consapevole difficoltà e/o problemi che si possono presentare durante il loro lavoro. Vi è un impegno costante dell’associazione nel fornire agli associati un supporto tecnico-scientifico per aiutarli a rispettare le norme che abbiamo insieme definito, sia consentendo loro l'accesso ai risultati e alle esperienze dei vari progetti di ricerca e delle prove sperimentali che da anni svolgiamo in collaborazione con ricercatori universitari e professionisti, sia attraverso convegni di approfondimento tecnico".

Questo, in particolare, il disciplinare adottato dall'Associazione che riporto integralmente:

1. Nel vigneto 

L'agronomia in vigneto persegue l'obbiettivo di allevare piante sane e predisposte ad una elevata resistenza alle avversità (malattie, siccità, carenze), quindi è fondamentale prestare particolare attenzione alla fertilità biologica del suolo, alla tutela della biodiversità e all'equilibrio dell’ecosistema vigneto. 

Pratiche ammesse: 

• concimazioni organiche (letame maturo, compost vegetale o misto) 
• concimazioni “verdi” (sovesci o cover crop) 
• inerbimento autoctono 
• ossigenazione e lavorazione autunnale del suolo al fine di migliorare permeabilità e struttura dello stesso 
• gestione dell'erba interceppo con mezzi meccanici (sfalcio o lavorazioni) 
• uso di prodotti a base di zolfo per contrastare l'oidio (limitando ad un massimo di 60 kg/ha di zolfo polverulento all'anno) 
• uso di prodotti a base di rame per contrastare peronospora ed escoriosi (limite massimo 3 kg/ha di rame metallo all'anno) con l’obbiettivo di riduzione dello stesso. Il limite massimo va calcolato sulla media di rame metallo usata negli ultimi tre anni. 
• uso di prodotti di derivazione naturale, corroboranti, a residuo nullo, come ad esempio estratti vegetali, alghe, propoli, funghi o microrganismi antagonisti che permettano di ridurre l'uso di prodotti a base di rame e zolfo, fino ad eliminarli completamente in condizioni favorevoli 
• irrigazione esclusivamente a goccia solo per soccorso 
• vendemmia manuale 

Pratiche non ammesse: 

• concimazioni minerali, organico-minerali e chimiche di sintesi 
• diserbi o disseccamenti chimici 
• uso di antiparassitari di origine sintetica, sistemici e citotropici, non consentiti in agricoltura biologica 
• uso di fosfiti 
• uso di insetticidi chimici 
• vendemmia meccanica 
• coltivazione di viti Cisgeniche ed OGM o uso di prodotti di derivazione OGM.

2. In cantina 

Pratiche ammesse:

• fermentazione spontanea con uso esclusivo di lieviti indigeni, quindi già presenti nell'uva e negli ambienti di vinificazione 
• possibilità di modificare la temperatura del mosto o del vino al fine di garantire il corretto svolgimento delle fermentazioni 
• unico additivo/ingrediente ammesso è l'anidride solforosa (sotto forma pura o di metabisolfito di potassio). Il vino in bottiglia deve avere un quantitativo di anidride solforosa totale non superiore a 50 mg/litro per vini bianchi, frizzanti, spumanti e dolci e non superiore a 30 mg/litro per vini rossi e rosati. L’impegno verso una riduzione dell’impiego dell’anidride solforosa deve essere costante, fino al totale abbandono. 
• uso di aria ed ossigeno per ossigenazione di mosti o vini 
• uso di anidride carbonica, azoto o argon, esclusivamente per mantenere il vino al riparo dall'aria e quindi per saturare eventualmente contenitori o attrezzature 
• filtrazioni con attrezzature inerti aventi pori non inferiori a 5 micrometri (micron) per vini bianchi e rosati e 10 micrometri (micron) per vini rossi

Pratiche non ammesse: 

• chiarifiche tramite prodotti a base di albumina, caseina, bentonite e carbone vegetale oppure con enzimi pectolitici 
• uso di lieviti selezionati commerciali (anche se consentiti dal Regolamento UE sul vino biologico), enzimi, lisozima e batteri lattici 
• uso di qualsiasi additivo estraneo ad esclusione di anidride solforosa, nei limiti prefissati nel paragrafo sopra 
• pratiche invasive atte ad alterare le caratteristiche intrinseche del vino e a modificarne i processi di vinificazione, ad esempio: dealcolizzazione, trattamenti termici superiori a 30°C, concentrazione tramite osmosi inversa, acidificazioni o disacidificazioni, elettrodialisi e uso di scambiatori di cationi, eliminazione dell'anidride solforosa con procedimenti fisici, micro filtrazioni. 

Piano di Controlli Allo scopo di verificare il rispetto del Disciplinare di produzione da parte degli associati, VinNatur ha redatto uno specifico Piano di Controlli, che sarà applicato da un ente/istituto di certificazione riconosciuto dal MIPAAF – Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con il quale verrà attivata una collaborazione.

Identificazione ed etichettatura 

L’obiettivo principale di questo disciplinare di produzione è quello di comunicare, con chiarezza e trasparenza, il nostro operato in vigna e in cantina a chiunque acquisterà una bottiglia di vino naturale VinNatur. Per raggiungere questo scopo è necessario rappresentare con un simbolo semplice e riconoscibile le norme produttive che tutti i soci VinNatur si impegnano a rispettare. 

Per questa ragione riteniamo molto utile che ogni socio produttore abbia la possibilità, in modo facoltativo, dopo la sottoscrizione, di apporre su tutte le etichette dei vini prodotti le seguenti indicazioni: 
• quantitativo di anidride solforosa totale al momento dell'imbottigliamento espressa in mg/litro, determinato dall'analisi ufficiale per l'esportazione (ottenuta con metodo per distillazione) o in alternativa da analisi ufficiale per l'approvazione del vino a DOC o DOCG
• simbolo approvato dall'Associazione.

L’Associazione VinNatur precisa che i vignaioli che non intendono, o non possono, sottoscrivere gli impegni e rispettare le norme contenute in questo disciplinare, non potranno essere soci. Essere produttori di vino naturale VinNatur è una scelta non un obbligo.

Villa Diamante - Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2011 per il Vino della settimana di Garantito IGP

di Roberto Giuliani

Un vino che ci regala emozioni a non finire, testimone della classe e unicità di questo fiano, riconoscibile in mezzo ad altri cento.


Sono trascorsi vent’anni dalla nascita di Villa Diamante e un anno e mezzo dalla scomparsa prematura di Antoine Gaita. I vini restano a ricordarci tutta la sua grandezza.


Susanna Crociani - Rosso di Montepulciano 2009 per Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

l Rosso di Montepulciano è un vino di serie b che non dura nel tempo? Se qualcuno lo pensa provate questo 2009 di Susanna Crociani! E pensare che non l'ho neanche conservato in cantina, si è fatto la bellezza di cinque inverni e cinque estati in una stanza dove le temperature hanno avuto variazioni notevoli, da +15 a +29 gradi, eppure eccolo qui nel calice in splendida forma.


Certo, mi direte che Susanna non è una produttrice qualsiasi, che lei fa ogni vino con lo stesso amore e la stessa attenzione, su questo non ci sono dubbi, ma è proprio una persona come lei che ci consente di capire quanto questa tipologia di vino non sia da sottovalutare; il Rosso ha il vantaggio sul Nobile di costare decisamente meno, di essere più pronto per essere apprezzato, ma può anche sorprendere per la sua caparbia resistenza al tempo, indice che quando il sangiovese... pardon, prugnolo gentile, è di qualità, non è un tempo più lungo di legno a fare da garanzia di longevità.

Basta immergersi tra i variegati profumi per capire quanta bellezza c'è in questo vino, ritrovare dopo sette anni la viola mammola, la susina, la ciliegia ancora pimpanti e per nulla "cotte", la dice lunga, così come l'inserirsi delizioso di sfumature di menta ed alloro, con addirittura delicati riverberi agrumati.

Splendido approdo al gusto, dove tutto è in perfetta armonia, ancora freschissimo ma con un tessuto tannico assolutamente vellutato e un frutto generoso che tornisce le pareti della bocca rendendo il sorso puro godimento.
Un vino pieno di grazia, delizioso, fortemente toscano, da non perdere. Babbo Arnaldo ne sarebbe andato fiero.

Cantina Crociani
Via del Poliziano, 15 - 53045, Montepulciano (SI)
Tel. 0578-757919


Opus One, viaggio al centro della Napa Valley

Per quelli come me che sono sempre stati affascinati dalla California e dai suoi vini, la visita presso Opus One dovrebbe essere inserita in cima alla lista dei desidere perché questa azienda, più di altre, incarna l'essenza della Napa Valley sia in termini di immagine sia, ovviamente, in termini di prodotto finale.
Giunti davanti l'entrata, infatti, capisci subito che ogni cosa intorno a te, ogni centimetro quadro, rappresenta il giusto biglietto da visita di un territorio che è stato costruito negli ultimi quaranta anni sulla base di geniali colpi di brand management.


Entrata

Per comprendere esattamente dove siamo oggi è opportuno tornare indietro nel tempo di oltre 40 anni e volare fino alle Hawaii, presso il Mauna Kea Beach Hotel, dove Robert Mondavi, il pioniere del vino della California, e il Baron Philippe de Rothschildl'anima dello Château Mouton Rothschild,  si incontrarono per la prima volta per gettare le basi per una delle join venture più importanti e innovative del secolo scorso visto che, dalla loro futura collaborazione, Vecchio e Nuovo Mondo si uniranno dando vita ad un taglio bordolese made in Napa Valley.



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Boccadigabbia - Le Grane 2015 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Dai Colli Maceratesi proviene l’uva ribona, detta anche uva montecchiese, greco maceratese o verdicchio marino che Elvidio Alessandri fermenta una seconda volta (fare le grane) attraverso l’aggiunta di uva surmatura. Le Grane 2015 è un vino di corpo dotato di grande trasporto sapido. Bella scoperta!


http://www.boccadigabbia.com/