Giorno di lavoro altro che festa, a Slow Food siamo tutti volontari e per far sì che tutto riesca alla grande deve stare in piedi per 12 ore consecutive a trattare con produttori, appassionati e gente varia…
Tuttavia ho trovato un po’ di tempo per bere qualcosa anche perché, in fin dei conti, le cantine presenti non erano tante visto che non superavano le trenta unità.
Vino buono ce ne era eccome a partire dal Ragis Rosso 2007 dell’azienda campana “Le Vigne di Ratio” che segue fin dalla sua prima uscita pubblica a Castelvenere nel 2009. Il Ragis Rosso (80% Aglianico e 20% Piedirosso) è un vino caldo, solarecon i colori e i profumi intensi della penisola sorrentina e che in bocca sta iniziando a far capire di che stoffa è fatto. E’ ancora giovanissimo ma ha una beva interessantissima già da ora.
Tre toscani poi da ricordare: il Brunello 2006 di Baricci per la sua viscerale austerità, il Chianti Classico Riserva 2007 de “La Porta di Vertine” per la territorialità e la piacevolezza di beva, il Chianti Classico Riserva 2007 di Villa Pomona perché a 13 euro è difficile trovare un sangiovese in purezza così buono e di prospettiva.
Tra le migliori tre bevute della giornata metto sicuramente il Barbera d’Asti Superiore Nizza “Titon” della cantina L’Armangia di Canelli. Tradizionale ed austero, ha un ventaglio aromatico che spazia dalle note di frutta rossa croccante al minerale fino ad arrivare al tabacco e al caffè tostato. La vera sorpresa è la bocca che si conferma coerente col naso, di grande freschezza e sapidità e, soprattutto, di ottima bevibilità nonostante la struttura.
Al secondo posto metto il Grignolino 2010 di Luigi Spertino, un monumento a chi crede nella rivincita dei vitigni giudicati nerds ovvero sfigati ma dalle grande potenzialità inespresse. L’odore di rosa, peonia e pepe me li ricordo ancora nitidamente mentre il palato non può dimenticare la freschezza infinita del sorso. Se i Grignolino fossero tutti così….
Fonte: stralcidivite.blogspot.com |
Fermentazioni spontanee e affinamento in acciaio per 24 mesi evitando qualsiasi attività di chiarificazione, filtrazione e stabilizzazione danno vita ad un vino fantastico, caledoscopico nel suo ventaglio aromatico di grande mediterraneità che offre sensazioni di mirto, timo, cappero, alloro, per poi cangiare continuamente per passare ad odori salmastri, di caffè, di radici fino a diventare minerale, salino. Ma poi cambia, ricambia, è vivo, respira con me. In bocca, come al naso, è pura anima marina e rimane incollato sulle nostre papille gustative per minuti. Segnatevi questo nome e prendete il primo traghetto per il Giglio, è una bevuta che vale il viaggio!
P.S: non ho dimenticato le cantine del Lazio ma, alla fine, farei sempre i soliti nomi: Sergio Mottura, Damiano Ciolli e Coletti Conti. Questi abbiamo e questi con molto onore ci teniamo!