Percorsi Di Vino va in vacanza....
Il Vinsanto Toscano: un mito mondiale. Terza parte: la realizzazione
ottenuto viene messo in piccole botti (quasi sempre di rovere, ma anche di castagno) chiamate caratelli, di una capacità che mediamente varia dai 50 ai 90-100 litri. I caratelli non sono come le barriques, non si cambiano dopo 3-4 anni ma devono durare moltissimo e venire cambiati solo quando perdono in maniera irreparabile oppure danno odori sgradevoli al Vinsanto. All'interno del caretello viene immesso il mosto dopo decantazione e (ma qui ci addentriamo in uno dei misteri del Vinsanto) "la madre". Questa è una specie di sedimento scuro e denso. E' formato da famiglie di fermenti e/o lieviti che hanno la capacità di vivere e moltiplicarsi in un ambiente così ricco di zucchero come, appunto, il mosto. Chi usa la madre non la getta mai, ma la travasa da un caratello all'altro.
ondo. Mediamente ci vogliono infatti oltre 5 anni per ottenere un buon prodotto, ma vi sono cantine che allungano l'invecchiamento sino ai dieci.Il Vinsanto Toscano: un mito mondiale. Seconda parte: l'appassimento
due grappoli collegati da un tralcio, nel secondo di grappoli singoli staccati normalmente dalla pianta. La differenza tra i due sistemi di raccolta si ripercuote sul tipo di appassimento. I prenzoli appassiscono attaccati a dei ganci di ferro che formano delle catene verticali sino quasi a toccare terra, i grappoli sono stesi su cannicci e questi vengono posti l'uno sopra l'altro sino a formare deiIl Vinsanto Toscano: un mito mondiale - prima parte
stato coniato addirittura nell'unico Concilio Ecumenico tenutosi a Firenze nel 1439. Narra la leggenda che durante uno dei banchetti ufficiali il Patriarca Bizantino, assaggiando uni vino dolce locale esclamasse estasiato "Ma questo è come il vino di Xantos!", riferendosi a quello prodotto nella Licia (oggi Turchia) di cui Xantos era capitale storica. Altra variante, puramente senese, parla di un frate francescano che durante la peste del 1348 curava le vittime con il vino normalmente usato per celebrare la messa. Sembra che avesse ottenuto buoni risultati visto che subito si diffuse la convinzione che tale vino possedesse proprietà miracolose, fosse cioè un Vino Santo.In realtà il termine deriva quasi sicuramente dal fatto che veniva usato per la messa, visto che il vino normale, tenuto all'aria aperta, si ossidava velocemente e diveniva imbevibile.
Ma come si produce tale vino? Il Vinsanto è figlio di una tradizione che si declina in centinaia, forse migliaia di modi, tanti quanti sono e sono stati i produttori di questo vino. Se infatti l'enologia moderna ha preso fortemente piede nella produzione di vini rossi e bianchi, standardizzando talune procedure, per il Vinsanto il discorso è completamente diverso. Come dice un famoso produttore di Montepulciano "Sul Vinsanto si può dire tutto e il contrario di tutto: è un mistero, dopo quelli ecclesiali, tra i più incomprensibili." Non esistono studi che raccolgano dati cercando di trarne un senso comune ed anche se ci fossero nessun produttore accetterebbe di cambiare il proprio modi di fare il Vinsanto seguendo teorie altrui. CALICI ALLE STELLE 2008: BRINDIAMO ALLA NOTTE DI SAN LORENZO
Al Bioparco del Giardino Zoologico di Villa Borghese tanti gli appuntamenti messi in programma da Movimento Turismo del Vino Lazio e Città del vino per la manifestazione. A partire dalle ore 21.00, si apre l’imperdibile due-giorni con banchi d’assaggio e degustazioni di vino, spettacoli e musica dal vivo per la gioia dei tanti turisti che affolleranno la capitale per le vacanze estive.
I visitatori potranno essere anche accompagnati dagli esperti astrofili dell’Associazione Astrofili di Roma in un viaggio alla scoperta della volta celeste, grazie a potenti telescopi posizionati nel parco.
Nella notte delle stelle cadenti, saranno molti gli enoturisti che, in visita alla città eterna, non vorranno perdere l’occasione di una serata romantica, con gli occhi al cielo a contare le scie luminose, assaporando aromi e profumi di un buon bicchiere di vino. Per chi, invece, si appresta a vivere Calici di Stelle fuori città, due imperdibili appuntamenti in provincia di Latina. Prima che faccia notte, la romantica luce del tramonto sul lago di Fogliano, e il verde rigoglioso dei filari faranno da sfondo ad un ricco buffet nella Cantina Ganci (Borgo Isonzo), con i prodotti genuini della fattoria, e la passione della cucina siciliana. Il tutto accompagnato naturalmente dai vini dell’ azienda. Poi tutti sul prato con gli occhi “all’insù” per gustare lo spettacolo del cielo d’agosto.
Gli astrofili dell'Associazione Tuscolana di Astronomia, esperti conoscitori del cielo, accompagneranno gli ospiti in una fantastica passeggiata attraverso le stelle, le galassie e le costellazioni più belle e interessanti del cielo estivo, per passare insieme una serata indimenticabile.
Presso l’azienda I Pampini (Acciarella) sarà, invece, proposto su prenotazione un buffet vario e gustoso accompagnato a calici di vino; alzando gli occhi, attratti dalla bellezza della volta celeste, si potranno vedere quelle lontane scie luminose e in un momento così suggestivo esprimere un desiderio…Per maggiori informazioni: Movimento Turismo del Vino Lazio:Tel. 06 8604694
Vino e Finanza: Avignonesi diventa di proprietà belga
importanti realtà produttive di Montepulciano (il Vin Santo e l’Occhio di Pernice sono due must nel mondo, come pure il Nobile), ha ceduto il pacchetto di maggioranza dell’impresa vitivinicola a Virginie Saverys, componente dello
staff dirigenziale della compagnia marittima con sede ad Anversa Compagnie Maritime Belge NV.La Saverys, attraverso la società di capitale belga “Victrix”, era già in possesso di una quota (30%) di Avignonesi, rilevata esattamente un anno fa, quando Ettore Falvo decise di lasciare l’azienda. L’affare, di cui non si conosce l’entità in termini di cifre, è stato chiuso a metà luglio e comprende anche la cessione della società di distribuzione di vini e distillati “Classica”, sempre proprietà di Avignonesi.La famiglia Falvo resta proprietaria della Masseria Li Veli, l’azienda vitivinicola pugliese acquistata nel 1999 e del 10% di Avignonesi, che continuerà a gestire nei prossimi cinque anni, mantenendo alla presidenza Alberto Falvo.Non so a voi, forse sarà troppo campanilista, ma che una società belga acquisti una impresa italiana fa un pò rabbia. Possibile che, tra le mille aziende italiane che vengono acquisite da capitale straniero, non riusciamo a mantenere sotto il tricolore nemmeno Avignonesi, vanto dell'enologia italiana?
Grattamacco 1999: ancora magie da Bolgheri.....
Castagneto Carducci e Bolgheri a 100 metri s.l.m. in una zona particolarmente vocata per la produzione di grandi vini e gode di un clima asciutto, mite e con notevoli escursioni termiche alla fine dell'estate. L'azienda si estende su un'area di circa 30 ettari di cui 11 ettari sono di vigneto e 3 ettari a oliveto. L'area rimanente è coperta da boschi.
a flysh calcareo marnoso e argille calcaree. La densità di impianto varia tra 4500 e 5400 ceppi per ettaro con una resa di circa 55 quintali. La potatura viene effettuata a cordone speronato e guyot semplice, la raccolta delle uve totalmente manuale. L'eta media dell'impianto è di circa 15 anni. La vinificazione inizia con la fermentazione alcolica in tinelli di legno tronco conici aperti mentre la malolattica avviene in acciaio. L'invecchiamento prosegue per 18 mesi in barrique di primo e secondo passaggio. Affinamento di almeno 12 mesi in bottiglia. Un tuffo nel Mediterraneo con lo Scrio 2004 Le Macchiole
proprie vigne applicando metodi di vinificazione della tradizione contadina locale. La produzione era limitata e la qualità scarsa a causa della posizione del vigneto e della composizione del terreno, entrambe poco adatte ad una produzione di prestigio; ma lo scopo di vendere un vino genuino, era ragginto e questo bastava. Nel 1981 subentra il nipote Eugenio Campolmi che, nell’arco di pochi anni, cambia totalmente l’impostazione aziendale. Per prima cosa trasferisce i vigneti in una zona (quella attuale) ai piedi delle colline bolgheresi dove i terreni sono più adatti. Purtroppo la realtà vitivinicola della zona è troppo giovane per consentire delle scelte giuste senza dover ricorrere a fasi
sperimentali sia per quanto riguarda la scelta del cloni che per quanto riguarda i sesti di impianto: per questo gli impianti non sono tutti uguali. Dal 2002 Cinzia, moglie di Eugenio, scomparso tre anni fa, dirige l’azienda con un tale entusiasmo e capacità che si può tranquillamente annoverare tra le grandi donne del vino italiano. La tenuta de Le Macchiole si estende per 22 ettari e sorge su terreni argillosi, profondi, elastici e dotati di un ottimo scheletro, che nutrono le viti esaltandone la peculiarità. La tenuta si compone di vigneti molto stretti, circa 10.000 piante per ha, caratterizzate da potature molto corte a cordone speronato doppio guyot e diradamento delle uve in modo tale che la produzione per pianta non superi gli 800/1000 gr. per pianta. Ogni fase di lavorazione viene eseguita a mano o con le forbici. Con la stessa professionalità con cui si dedicano al al lavoro in vigna, l'azienda si occupa dei vini durante il processso di vinificazione ed affinamento in cantina. Qui Le Macchiole, grazie a tecniche innovative e la ricerca di legnami selezionati, cerca di esaltare al massimo le caratteristiche dell'uva ottenendo un vino di grande espressione, caratterizzato da aromi e fragranze uniche.Lo Scrio è un bellissimo Syrah in purezza, la cui prima annata risale ormai al 1994, che con
l'annata 2004, secondo me, ha raggiunto l'apice della sua fase qualitativa. E' un vino Mediterraneo, dove eleganza e potenza sembrano aver raggiunto un perfetto equilibrio. Se provate a chiudere gli occhi e a mettere il naso nel bicchiere, vi sembrerà di essere in mezzo ad un campo di erbe aromatiche dove timo, alloro, eucalipto, rosmarino, ginepro, sembrano fondersi una unica carezza aromatica. Bellissima anche la nota fruttata e la speziatura tipica del syrah. In bocca il vino ha grande struttura ed equilibrio, con un tannino dolcemente integrato e ben supportato dall'acidità tipica del syrah. Finale di grande persistenza e balsamicità. Da berne a secchi abbinato a salumi di cinta senese......Gianni Masciarelli e il suo Montepulciano Villa Gemma...
tempo visto che veniva prodotto con tecniche innovative per il tempo scegliendo di affinare il suo vino per lungo tempo in barrique.
nonostante oltre dieci anni, ancora di un bel rosso rubino intenso, cupo. I profumi sono intensi, avvolgenti di mora, prugna, tabacco, grafite, liquerizia, carrube, tamarindo, cioccolato fondente. In bocca il Montepulciano esprime tutto il suo carattere e la sua forza tannica ora, forse, leggermente più controllata grazie all'età. Vino che chiude lunghissimo su ricordi di frutta rossa e goudron e che potrà evolvere in bottiglia per alcuni decenni.Vino di vero terroir, vino di Masciarelli!Credo che chiunque si sia chiesto almeno una volta "Chi me lo fa fare?". Io trovo la risposta nel destino della mia famiglia, nell'amore che porto alla mia terra e nelle soddisfazioni che ricevo dal mio lavoro.
Gianni Masciarelli
Ornellaia 2005: festeggiamo davvero il ventennale della Tenuta dell' Ornellaia?
dare vita ad ua nuova, eccezionale azienda vinicola, su una proprietà ereditata dai Della Gherardesca, a cui appartiene il ramo materno della famiglia. La Tenuta sorge in una zona costiera ancora selvaggia della Maremma Toscana. Ispirandosi all'esperienza fatta da Suo zio nella vicina tenuta di Sassicaia, Lodovico ha scelto di piantare Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, i vitigni più adatti a beneficiare del "terroir" del'azienda.L'Ornellaia è vino simbolo dell’azienda, nato nel 1985 e risultato di un’attenta selezione di Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc. Il prezioso rosso è affinato in barriques di rovere francese per un periodo di 18 mesi, con affinamento in bottiglia per 12 mesi. L’annata 1998 è stata consacrata dal Wine Spectator “Miglior Vino al Mondo” e l’annata 2001 ha ricevuto i massimi riconoscimenti delle principali guide enologiche italiane e internazionali.
attentamente valutati sono stati selezionati con cura su un doppio tavolo di cernita, prima e dopo la diraspatura. Dopo una pigiatura soffice, ogni varietà e parcella è stata vinificata separatamente dando origine ad un totale di 54 vini base interpreti della grande diversità dei terroirs della Tenuta. Alla fermentazione di una settimana in vasche d'acciaio inosiddabile alla temperatura di 26-30° C ha fatto seguito un periodo di macerazione di 18 giorni. La fermentazione malolattica è avvenuta in barriques di rovere (al 70% nuovi e 30% di secondo passaggio). L'affinamento in barriques è durato complessivamente 18 mesiin ambiente a temperatura controlla. Dopo i primi 12 mesi di affinamento è stato effettuato l'assemblaggio, e il vino è stato poi reintrodotto nelle barriques per ulteriori 6 mesi. Il vino è stato quindi sottoposto ad un ulteriore affinamento in bottiglia per 12 mesi prima dell'immissione sul mercato. E il risultato?Sagrantino Passito 2003 Scacciadiavoli: un sorso "dolce" di Umbria
antico borgo, che sorge in prossimità dell'azien
da, in cui viveva un esorcista (Scacciadiavoli). La cantina costruita nella seconda metà dell'800 e recentemente restaurata, è razionale e dotata di moderni impiamti. A metà del secolo XX, il nonno degli attuali proprietari, Amilcare Pambuffetti, acquisiva la proprietà. La dimensione attuale è di ha 130 di superficie di cui ha 30 investiti a vigneto. La produzione attuale è di 150.000 bottilgie che diventeranno 250.000 quando tutti i vigneti saranno in produzione. I terreni, posti in comune di Montefalco ad una quota compresa tra i 300 ed i 350 metri, sono prevalentemente argilloso-sabbiosi, con una buona capacità di drenaggio. Il 50% della superficie vitata è piantata con il vitigno Sagrantino; il restante 50% è rappresentato da Sangiovese, Merlot e Cabernet. I vini prodotti sono: il “Montefalco Sagrantino DOCG” , il “Montefalco Sagrantino Passito DOCG”, il “Montefalco Rosso DOC” ed il “Grechetto dell’Umbria IGT”.
- colore: rosso rubino carico talvolta con riflessi violacei e tendenti al granato con l’invecchiamento;
- odore: delicato caratteristico che ricorda quello delle more di rovo;
- sapore: abboccato, armonico, gradevole;
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 14,5%;-
- residuo zuccherino minimo: 30 gr.;
- acidità totale minima: 5 per mille;
- estratto secco netto minimo: 30 per mille.
Soave La Rocca 2000 Pieropan: piccoli appunti di degustazione
E' stato il dottor Leonildo Pieropan a fondarla nel 1890 . I figli, Fausto e Gustavo, hanno continuato l'opera con infinita passione, ma è stato il nipote, di cui porta il nome, che con l'entusiasmo dei
suoi giovani anni ha rivoluzionato l'azienda.Leonildo e Teresita Pieropan la conducono con la passione e la competenza dei veri vignaioli amanti del loro mestiere e sono universalmente considerati gli interpreti migliori della loro zona, Soave, tra le più vocate d'Italia. Il legame con il territorio soavese, il rispetto delle tradizioni e della cultura del luogo sono tutt'uno con la storia della famiglia Pieropan e anche la ragione profonda che anima tutte le attività aziendali. Così come l'idea della centralità del vigneto che Leonildo concepisce di fondamentale importanza per raggiungere il vertice qualitativo dei prodotti. Ecco allora l'acquisizione, nel corso del tempo, di prestigiosi cru di collina, tra cui Pigno, Palestrello, La Santa, e l'aumento di superficie dei fondi di famiglia Calvarino e La Rocca, gli innovativi sistemi di coltura , la ricerca e la salvaguardia dei vitigni in via di estinzione, la valorizzazione ostinata della garganega, le potature corte, il diradamento, l'utilizzo convinto delle concimazioni esclusivamente organiche.
A ciò si accompagnano i caratteristici spazi per l'appassimento dell'uva per il vino Recioto ed una cantina che è un piccolo grande gioiello: moderna ed assieme sintesi felice della sapienza delle passate generazioni. Concreto simbolo di questo amore per il passato è la sede dell'Azienda PIEROPAN, l'antico Palazzo Pullici, perfettamente ristrutturato, la cui origine risale addirittura al 1460 e che ha ospitato fra le sue mura uno scrittore e poeta quale Ippolito Nievo, negli anni della sua infanzia. Il Soave La Rocca proviene dall'omonimo vigneto che si trova a ridosso del Castello Scaligero di Soave, dalla cui Rocca appunto prende il nome. Il terreno è di origine “eocenica”, ricco di microelementi con struttura calcarea, in parte argillosa. Il vino è prodotto esclusivamente con garganega raccolta in fase di surmaturazione per ottenere maggior volume estrattivo e fatto maturare per un anno in botti di legno di rovere.STILTON E PORTO: ABBINAMENTO VINCENTE
Il mattino seguente, i cagli vengono tagliati in blocchi per permettere un ulteriore drenaggio prima di essere macinati e salati. Ogni formaggio richiede circa 11 kg di cagli salati che vengono messi dentro ad una forma cilindrica. Le forme, dopo essere state riposte, vengono girate ogni giorno per permettere un ulteriore naturale drenaggio di 5 o 6 giorni. Questo assicura la regolare distribuzione del morbido contenuto e fa si che, senza che il formaggio venga mai pressato, si formi la tipica “pasta sbriciolata”, requisito importante per la fondamentale fase di “imbluimento”. Dopo 5 o 6 giorni, i cilindri vengono rimossi e l’involucro di ogni formaggio viene sigillato mediante levigatura o avvolgimento in modo da prevenire che l'aria possa entrare nel formaggio. I formaggi vengono poi trasferiti in speciale ambienti per la maturazione dove la temperatura e il livello di umidità sono attentamente controllati. Inoltre, durante tutto il periodo di riposo, ogni formaggio viene regolarmente girato.. Dopo circa 6 settimane, il formaggio ha formato la caratteristica crosta dello Stilton ed è pronto per essere bucato con speciali puntine di acciaio inossidabile. Questo procedimento permette all’aria di penetrare all’interno del formaggio e questo determina la creazione delle magiche venature blu associate allo Stilton. Dopo 9 settimane di maturazione, ogni formaggio pesa circa 8 kg ed è pronto per essere venduto. Ma prima che questo accada, ogni formaggio viene testato con uno speciale “ferro” per il formaggio. Il ferro viene utilizzato per sondare il formaggio ed estrarne un campione. Dall’ispezione visiva e olfattiva, il controllore è in grado di determinare se il formaggio è pronto per essere marcato e venduto come Stilton.
L'abbinamento tradizionale dello Stilton è con il Porto, binomio che la storia ci insegna è stato posto in essere più per necessità che per golosità. Non essendoci infatti, in passato, la possibilità di conservarlo al meglio per lungo tempo, gli insetti proliferavano al fondo dei contenitori di porcellana in cui veniva tenuto. Il Porto, in questo ambito, veniva versato periodicamente per annegare le simpatiche bestiole e, in generale, per preservarlo da agenti patogeni. Qualcuno poi ha scoperto che dava anche molto gusto al formaggio. Il modo più caratteristico oggi di degustare Stilton e Porto è prendere una forma di Stilton, togliere la crosta e scavare un buco a forma conica per 3/4 della profondità, versare il Porto e lasciare macerare per qualche giorno sino a completo assorbimento del vino da parte del formaggio. Da consumare con crostini caldi e un bel bicchiere dello stesso Porto versato nello Stilton.
Quale Porto utilizzerei? Un Porto Vintage 1997 di Quinta do Tedo dai bei profumi di rosa canina, frutta secca, prugna, chiodi di garofano, cioccolato e tabacco da pipa. Grande vino per un grande formaggio.
Aglianico del Vulture Basilisco 1999. E chi lo dice che il rosso lo bevo d'inverno?
Basilicata a due chilometri da Rionero. La tenuta di circa 20 ha. è incastonata in un paesaggio collinare di suggestiva bellezza, alle pendici del Monte Vulture. In questa terra vulcanica, straordinariamente vocata a dal particolare microclima, viene coltivato il vitigno Aglianico, l'antico ellenico, trapiantato dai Greci. I vigneti, felicemente esposti, declinano dolcemente dai 450 ai 300 m. di altitudine. La vinificazione e la conservazione del prodotto in botti di rovere, avvengono in una graziosa cantina del 1400, interamente scavata nel tufo e naturalmente temperata, nel rispetto della cultura e
delle tradizioni del luogo. Nel 1992 nasce il primo Basilisco, con il preciso intento di valorizzare al massimo le potenzialità dell'Aglianico che, dopo essere raccolto manualmente, viene vinificato in vasche di acciaio per poi essere affinato in barriques per 18 mesi e, successivamente in bottiglia.Il vino che vorrei con....Terre Colte
Oggi è possibile grazie all’iniziativa di Terre Colte, azienda vinicola di Luogosano (Av) www.terrecolte.com che ha lanciato l’iniziativa denominata “IL VINO CHE VORREI”. In pratica,
chiunque può partecipare compilando, a partire dal primo settembre 2008, sul sito dell’azienda, un’apposita scheda con la quale esprimere le proprie preferenze circa il suo vino ideale. Le scelte verteranno sui tipi di uve da utilizzare e relative percentuali di assemblaggio, sul tipo di affinamento e invecchiamento e sulla filtrazione del vino. Non mancherà la richiesta di proporre il nome per il vino.Naturalmente, la scheda è predisposta dall’enologo di Terre Colte, in modo da guidare le persone nella compilazione della scheda fornendo informazioni semplici sulle scelte più appropriate. Al termine dell’iniziativa, a giugno 2009, l’azienda valuterà le schede ricevuta e, attraverso il supporto dell’enologo, provvederà ad assemblare le proposte con maggiori percentuali, realizzando il vino prescelto dalla maggioranza dei partecipanti. Per quanto riguarda il nome, verrà scelto mettendo a votazione i tre nomi ritenuti più validi.
Per finire, ogni bottiglia prodotta avrà un collarino riportante i nomi di tutti i partecipanti all’iniziativa, al fine di riconoscere ufficialmente a tutti il ruolo di “ENOLOGI” dell’azienda.
Bevuta...in una notta di mezza estate
partire meglio, un naso molto complesso che spazia tra note di albicocca, marmellata di limone inglese, nocciola, pietra focaia e lavanda. In bocca questo champagne ha ancora da dire visto che l'acidità, nonostante i 13 anni, è ancora sferzante. Buona la persistenza finale. Noi queste bollicine le abbiamo abbinate ad una straordinaria mortadella al tartufo. Sublime!Vino fatto in casa....la nuova frontiera dell'enologia(?) made in USA...
nella vostra cantina decine di bottiglie di Montepulciano o Chardonnay con la vostra etichetta? Le nuove frontiere dell'enologia di massa sono aperte, per cui se volete diventare il nuovo Marchese Incisa della Rocchetta non dovete più usare terra, uva, sole e tanto lavoro....basta una semplice telefonata ed ecco a voi che la società E. C. Kraus http://www.eckraus.com vi manderà a casa uno stupendo kit per la produzione del vostro vino da bere nelle grandi occasioni. Con voi tutte le enoteche chiuderanno lo so. La ricetta è molto semplice, non bisogna studiare agronomia ed enologia, e perchè mai? Che servono ormai al giorno d'oggi? Basta seguire le semplici istruzioni della società e che trovate sul sito internet http://www.eckraus.com/wine-making-steps.html. Se non sapete l'inglese ve le sintetizzo:- in base al tipo di vino che vuoi fare, taglia a pezzettoni la tipologia di frutta indicata nella confezione, stando chiaramente attento a togliere i noccioli grandi;
- mescola il tutto con quanto c'è nella busta che trovate nella confezione e metti il tutto, ad eccezione dei lieviti, nel fermentatore primario (che devi chiaramente comprare a parte) insieme ad un pò di acqua;
- lascia riposare per 24 ore;
- versa nel composto i lieviti che trovi nella confezione e fai fermentare per 5/7 giorni. Ovviamente la temperatura non è indicata, tanto a che serve?;
- passati i 5/7 giorni versa il tutto nel secondo fermentatore facendo attenzione, altrimenti POTRESTI COMPROMETTERE TUTTO, a non versare i sedimenti;
- attacca al secondo fermentatore il gorgogliatore http://www.eckraus.com/LK210.html e lascia che il mosto fermenti per 4/6 settimane o almeno finchè non diventi CHIARO......
- al termine della fermentazione, versa tutto nelle bottiglie e.....MUORI. Chiaramente se vuoi diventare biodinamico devi prendere un pò di residuo della fermentazione e metterlo nella bottiglia. Fa molto fico con gli amici.........
SI POSSA PERMETTERE A UNA DITTA AMERICANA DI VENDERE PREPARATI PER PRODURRE VINI ITALIANI COME SANGIOVESE, MONTEPULCIANO, BARBERA, VALPOLICELLA, ETC... IO PENSO CHE, IN TAL SENSO, IL PRODOTTO ITALIANO VENGA SMINUITO AD UNA SEMPLICE POZIONE CHE TUTTI POSSON FARE. COME TUTELIAMO I VERI VIGNAIOLI? E' COSì CHE SI FA UN BAROLO? http://www.eckraus.com/WINEMAKING/Ingredient_Kits_-and-_Concentrates/European_Select_(7.5_L)/Page_1/ES113.htmlAzienda Vitivinicola Columbu: difensori della vera arte della vinificazione
Battista Columbu da inizio ad un primo rinnovamento e ristrutturazione del vigneto sostituendo i ceppi invecchiati e incrementando gli innesti del vitigno di Malvasia originario. In quello stesso periodo (1973-1974), assieme allo stimato produttore Salvatore Deriu (noto "Zegone", che per primo intuì l'importanza della selezione del vitigno e degli impianti a monocoltura e sperimentò l'imbottigliamento per la commercializzazione del prodotto) e ad alcuni altri famosi sostenitori del valore del pregiato nettare (come lo scrittore - regista Mario Soldati e il giornalista Luigi Veronelli, che alla Malvasia di Bosa hanno dedicato pagine d'alto pregio), G. Battista Columbu si dedica con entusiasmo allo studio e alla ricerca finalizzata al riconoscimento dell'identità enologica e culturale della Malvasia di Bosa e all'ottenimento dell'iscrizione all'Albo dei vini D.O.C.. Nel 1980 l'azienda s'ingrandisce. Il Sig. Columbu eredita un vigneto di circa 20.000 mq. già appartenuto al Sig. Deriu, situato in località "Campeda", in territorio del comune di Bosa. Attualmente l'azienda è dotata di moderni sistemi d'impianto per la coltivazione e la vinificazione ed è iscritta all'Albo D.O.C. dei vigneti dal 1988. Attualmente la produzione annua di uva si aggira intorno ai 60 quintali per ettaro, di cui circa duemila litri di vino sono destinati.
legislature, durante gli anni Ottanta, ha fatto parte del Partito Sardo d'Azione ed è stato tra i promotori della legge sul bilinguismo. Columbu è attaccato alla storia e alle sue tradizioni e non per caso, il regista Jonathan Nossiter, lo ha fatto uomo simbolo del suo film Mondovino. Nossiter di lui dice: "Finche ci saranno uomini come Battista Columbu, che si batte per l'integrità della malvasia e non cede a offerte vantaggiose, potremo sperare. È uno di quei paradossi che ogni tanto capitano: proprio lui, un uomo della Barbagia, cosi chiamata dai Romani per indicare che la popolavano tribù selvagge, dimostra come si possano sconfiggere i nuovi barbari che dominano il business del vino. Con lui e con il figlio Gian Michele il futuro di tutti sarà meno preoccupante”. La Malvasia di Bosa dei F.lli Porcu entra tra i miti dell'enologia italiana
il sistema di allevamento a Guyot. L'intento dell'intrapresa non era solamente quello di dare inizio ad un processo di innovazione nella coltivazione del prezioso vitigno, ma altresì quello di far sì che i suoi due fratelli, allora emigrati in Svizzera, potessero fare ritorno nel piccolo e suggestivo paesino natio. Così avvenne e nel 1975 Don Porcu, assieme a
Giovanni e Angelino, effettuano la prima vendemmia e vengono gratificati degli sforzi compiuti con il primo imbottigliamento, avvenuto nel 1977. Nel 1985 l'azienda procede all'impianto di altri 10.000 mq di Malvasia e nei successivi cinque anni estende la superficie vitata portandola ad un totale di circa 40.000 mq. Negli ultimi dieci anni, i fratelli Porcu hanno avviato un importante processo di modernizzazione procedendo all'acquisto di attezzature più idonee per la vinificazione e alla predisposizione di opportuni spazi di accoglienza per i visitatori. L'azienda è iscritta all'Albo D.O.C. dei vigneti dal 1972 e ha una produzione annua di circa 60 quintali per ettaro, che viene interamente destinata all'invecchiamento per almeno due anni in botti di castagno. L'azienda è immersa in uno stupendo ambiente naturale e gode di uno spettacolare panorama. La cantina sorge in mezzo alla vigna e ha una superficie di trecento metri quadri. 
