Di Andrea Petrini
I principali problemi del vino
di Carema, fino a qualche tempo fa, erano sostanzialmente due: l’estrema
frammentazione dei vigneti, spesso suddivisi in piccolissime parcelle sparse per
il territorio, e il progressivo abbandono della viticoltura visto che, tranne rare eccezioni,
le vigne sono gestite o dagli anziani del paese che conferiscono per la maggior parte alla cantina sociale oppure, per eredità, appartengono a famiglie che non hanno nessuna intenzione di continuare a coltivarle.
Martina e Vittorio |
Se è vero che il primo problema, oggi, rimane ancora in piedi, anche perché insito
nel DNA di questo territorio, è vero anche che Carema e
il suo vino, fortunatamente, stanno vivendo una sorta di seconda giovinezza perché da qualche
tempo tanti ragazzi stanno investendo tempo e risorse in
questa DOC dando vita a quella che chiamerei senza dubbio la Nouvelle Vague del Carema.
E’ il caso, ad esempio, di Vittorio
Garda e Martina Ghirardo, nati e cresciuti nel Canavese e nel comune di Carema,
che invece di fuggire via dai luoghi natii, come tante coppie della loro età,
hanno deciso di rimanere nel loro territorio cercando di costruire proprio là
il loro futuro fondando nel 2012 l’azienda Sorpasso il cui nome si ispira
ad una favola di Esopo.
La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: Nessuno può battermi in velocità – diceva – Sfido chiunque a correre come me.
-La tartaruga, con la sua solita calma, disse: – Accetto la sfida.
-Questa è buona! – esclamò la lepre; e scoppiò a ridere.
-Non vantarti prima di aver vinto replicò la tartaruga. – Vuoi fare questa gara? -Così fu stabilito un percorso e dato il via.
-Questa è buona! – esclamò la lepre; e scoppiò a ridere.
-Non vantarti prima di aver vinto replicò la tartaruga. – Vuoi fare questa gara? -Così fu stabilito un percorso e dato il via.
La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l’altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara.
La tartaruga sorridendo disse: “Non serve correre, bisogna partire in tempo.“
Come nella favola di Esopo, noi crediamo che non sia la velocità a dare i risultati. Servono tenacia e forza, le stesse che noi ogni giorno mettiamo nel nostro lavoro.
Vado a trovare Martina (Vittorio era in vendemmia) una
mattina di ottobre, durante la festa del vino di Carema. Ci diamo appuntamento
ad Airale dove ha parte dei suoi vigneti ed è inoltre situata
anche al piccola cantina aziendale ricavata da una vecchia casa dell’800 di
recente ristrutturazione.
Da qua, con grande fatica, cominciamo ad arrampicarci sui ripidi pendi che
portano in cima alla collina (siamo più o meno a 500 metri) da dove dominiamo
la vallata sottostante. Non stanco mai di ripetermi: solo calpestando queste vigne, incastonate
nella roccia, possiamo capire quanta fatica facciano questi ragazzi a
gestire le loro bellissime vigne di nebbiolo (si trovano anche varietà autoctone
come Neretto e Ner d'Ala) che in totale, sparse in tantissime parcelle, si "estendono" per circa un ettaro. I vigneti, per ora quasi tutti in affitto, sono per 2/3 allevati a pergola tradizionale e 1/3 a spalliera.
Riscendiamo
verso la cantina, ultimata nel 2016 per cui, come mi spiega
Martina, architetto prestato al mondo del vino, le prime due annate prodotte del loro vino, ovvero 2014 e 2015, sono state
vinificate a Montestrutto, fuori dalla DOC Carema, ma comunque appartenenti
alla DOC Canavese.
Entriamo,
la struttura è piccola ma ordinatissima, tutto sembra fatto su misura per lavorare al
meglio anche in un pochi metri quadri.
"Tutti i vini che produciamo hanno una base al 100% nativa, dalla quale cerchiamo di estrarre quanto più possibile le caratteristiche del nostro territorio" - esordisce così Martina mentre mi spiega la loro filosofia di vinificazione proseguendo che "il vino viene fatto fermentare sempre in
acciaio attraverso un pied de cuve dove il lievito proviene direttamente dal
nostro vigneto. Dopo la fermentazione, il vino rimane sulle bucce per circa 3
mesi dopodiché, una volta torchiato, rimane per alcuni mesi in acciaio
inox, a cui seguono mediamente 12 mesi di affinamento in botti di legno (barrique e tonneau) esauste prima di
essere infine imbottigliato, senza filtrazioni né chiarifiche, in nemmeno 2000
unità".
Nella testa di Vittorio e Martina c’è anche futura produzione di
un metodo classico e di un bianco a base riesling ed erbaluce ma tutto è ancora
in divenire.
La
degustazione parte con alcuni assaggi dalla botte e Martina mi fa:” Andrea,
questo è il vino proveniente dalle vigne dove siamo stati prima, è il vino di
Airale, che nelle nostre intenzioni, anche se ora non ha senso vista la
quantità, potrebbe diventare un Cru di Carema”. Ha ragione, il vino seppure
ancora in affinamento, è già espressivo, luminosissimo, più spostato sul
floreale che sul fruttato, e con una bocca talmente calibrata che già ora
potrebbe incantare più di qualche palato allenato.
Ci sediamo, ancora frastornato per la sorpresa
precedente, e mi viene versato il
Canavese DOC Nebbiolo "Suflin" 2015 (85% nebbiolo, 15% Neretto e
Ner d'Ala) il cui nome, in termini dialettali, significa pignolo, preciso, così
come tutto il lavoro dei nostri giovani vignaioli di Carema. Pur essendo la
loro seconda vinificazione, capisco che Vittorio e Martina hanno già le
idee ben chiare su cosa cercano in un vino ovvero personalità associata a territorialità e questo Suflin ne è l'esempio lampante: fruttato, minerale, fresco,
ammalia il palato per ritmo ed intensità sapida.
Il
Carema 2016 (85% nebbiolo, 15% Neretto e Ner d'Ala), prima annata vinificata
nella nuova cantina, è figlio di un millesimo più equilibrato ed ha un profilo
olfattivo inizialmente terroso che poi si apre svelando una freschissima viola
a cui seguono sensazioni di lampone e leggera speziatura. La mineralità di
fondo spiega la sua longevità che la forza del sorso ribadisce. Finale
rigoroso, rigoroso, col senso del tempo che fornirà ancora più sfaccettature al
vino.
Seguite Martina e Vittorio, sono giovani, bravi, giustamente ambiziosi e non potranno che migliorare col tempo. Un po' come il loro vino!