Premessa: nel vino, a mio modesto parere, non c’è differenza tra naturale e convenzionale, l’unica cosa che conta è la bontà del prodotto finale, caratteristica che spesso si può ritrovare in entrambe le categorie senza farne una questione ideologica. Detto ciò è anche vero che nella categoria dei “naturali” spesso si ritrovano molti dei produttori più interessanti del panorama enologico italiano, gli stessi che lo scorso fine settimana hanno animato la terza edizione di Vini Naturali a Roma.
La sala prima dell'affollamento |
Butto giù qualche appunto di degustazione preso tra la folla (a proposito serve un cambio di location) di sabato:
Bonavita
Rosato 2010: bella scia fresca, mediterranea, in bocca è leggiadro, sinuoso, balsamico. Da aspettare perché appena imbottigliato.
Faro 2007: piccolo grande vino dotato di straordinario equilibrio gustativo caratterizzato da una scia aromatica giocata sull’eleganza floreale, la fervida mineralità e la bella potenza del frutto mediterraneo.
Bonavita |
La Visciola
Ju Quartu 2009: il loro primo cru di Cesanese. Prodotto da uve in regime biodinamico da un anno. Sorprende per il colore rubino scarico, quasi granato, e per l’impatto aromatico legato alla frutta rossa croccante e le spezie. Bocca magra. Buona bevibilità.
Vignali 2009: secondo cru di Cesanese da vigne in regime biodinamico da circa tre anni. Naso più profondo del precedente e, soprattutto, bocca più fervida e coerente.
Vigna Mozzatta 2009: terzo cru di Cesanese da vigne in biodinamica da sempre. Naso giocato su sentori di frutta rossa croccante a cui si aggiungono la mora di rovo e tutta una serie di ritorni di spezie e radici. Bocca fresca, ampia, forse manca un po’ la progressione finale a questi vini.
Camillo Donati
Malvasia Secco Frizzante 2009: potrebbe essere scambiata per una birra artigianale moderna. Anche lo stesso produttore ama chiamarla così. Naso agrumato, lievitoso. Bocca dinamica, fresca, retrogusto amarognolo. Un vino estivo.
Il mio Trebbiano 2009: naso che mi ha ricordato, da lontano, un vecchio Valentini. Leggermente ridotto, si apre tra mineralità e frutta. Bocca fresca che forse scappa via un po’ troppo presto.
Campi di Fonterenza
Le candide gemelle Padovani non devono trarvi in inganno perché dietro quei tratti gentili nascondono una forza senza pari. La stessa che ritrovo nei loro vini.
Rosso di Montalcino 2008: è un pugile, diciamo un mediomassimo, che sorso dopo sorso vince liberando tutta la sua forza interiore.
Brunello di Montalcino 2006: anteprima dell’Anteprima. Floreale, balsamico, ha una bocca ancora irriverente e rustica che dovrà essere domata da un bravo circense.
Podere Le Boncie
Chianti Classico Le Trame 2007: nota di riduzione che nascondono una trama olfattiva fatta di fiori rossi, frutta e tante spezie gialle. Noce moscata su tutte. Bocca appagante ed elegante.
Chianti Classico Le Trame 2008: difficile non dire che si tratta di un altro piccolo capolavoro di Giovanna Morganti.
Ar.Pe.Pe
Stella Retica 2000: naso profondo, minerale, con accenni di violetta, erbe di montagna e frutta croccante. Bocca matura, piena, manca un po’ di scatto a centro bocca. Chiude sapido, minerale, con una scia finale di grande freschezza.
Alessandro Dettori |
Tenute Dettori
Dettori 2007: è l’archetipo del Cannonau di Sardegna che piace ad Alessandro Dettori. Potente, con i suoi 18%, è un vino che stupisce letteralmente per la freschezza che stempera la nota alcolica e che permette di bere una bottiglia senza problemi. Piccolo capolavoro di territorio.
Moscadeddu: grande vino che fa venire in menti i colori gialli del mediterraneo.
Foradori
Vigneto Sgarzon 2009: rinasce il vino da questo vigneto storico. Questa annata è quasi virtuale, prodotta solo un magnum. Teroldego affinato in anfore. Foradori come Gravner? I risultati sono sorprendenti
Giovanni Montisci
Barrosu Riserva 2008: basta dare uno sguardo alla vecchia vigna ad alberello di Giovanni per capire che il suo Cannonau è il frutto dell’immutata cultura contadina di Mamoiada, provincia di Nuoro.
Barrosu Riserva 2008 |
‘A VITA
'A VITA - Cirò Rosso Classico Superiore 2009: come trasformare in succo emozionale l’anima elegante del Gaglioppo. Grazie Francesco.
San Fereolo
San Fereolo Dolcetto 2007: Tanto complesso ed armonico che, mentre lo bevi e ti rimetti a pace col mondo, pensi:”Ma quelli di prima che erano?”.
Ciro Picariello
Fiano di Avellino 2007: l’archetipo del Fiano per me ed un esempio per tutta la viticoltura campana.
Zì Filicella 2008: da vigne centenarie di Aglianico nasce questo vino dalla bocca tutt’altro che austera e che, grazie ad un tannino vellutato, riesce a farsi bere a secchi. Magari non sarà la massima espressione del vitigno però…me piace!
Nino Barraco
Catarratto 2006: grande espressione di come questo vitigno può evolvere nel tempo. Sapido e fresco al punto giusto. Bravo Nino che continui a crederci.
Due noti ricercati del web! |
Stella di Campalto
Rosso di Montalcino 2008: un piccolo grande sangiovese che spicca per freschezza fruttata e verace tannicità. Ancora giovanissimo ma promettente come un piccolo Beethoven.
Brunello di Montalcino 2005: l’annata non sarà delle migliori ma Stella come al solito riesce alchemicamente a trasformare il metallo in oro. Naso che ricorda un prato di fiori rossi. Vino profondo ed intenso che ha smaltito molto del legno che lo segnava appena uscito.
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