Londra: Harrods e il reparto Wine & Spirits

Capodanno a Londra non significa solo ammirare i fuochi d'artificio dal London Eye. Le luci di Natale e la stagione dei saldi invitano infatti molti turisti allo shopping selvaggio e, quando si parla di consumismo allo stato puro, il primo nome che mi viene in mente è Harrods.
Potevo io evitare di farmi un giro nel reparto vini del più grande magazzino del lusso del mondo? Noooooooooooooooooooo!!!!

Foto: my-personaltravel.it 

Al reparto Wine & Spirits ci si arriva passando per il reparto Food tra mele a circa 10 euro/KG e caviale dal prezzo impronunciabile. Scendendo con la scala mobile la prima cosa che vediamo è il reparto Champagne & Sparkling dove spiccano le "solite" grandi Maison francesi che da queste parti possono osare un pò di più in termini di pacchianeria. Ecco qualche esempio!






Da notare, ma non sarà l'ultimo caso, anche la linea Harrods sugli Champagne a £ 27.5 !


Di fianco il reparto spumanti c'era anche un piccolo corner con delle "offerte" dove ho trovato interessante questo confronto di prezzi. Se mi fossi impuntato, forse, l'avrei strappata a 50 sterline davvero (notare targhetta bianca piccola sotto la bottiglia)!


Proseguendo la passeggiata noto fortunatamente tanta Italia anche se, bene o male, ci sono i soliti grandi nomi con qualche interessante deviazione sul tema.









Questa, invece, è la bottiglia che non mi aspettavo. Grande orgoglio per un grande produttore del Lazio.


Questa bottiglia, invece, la dedico al mio amico Davide Bonucci....


Poi c'è il reparto dedicato alla Spagna, alla Germania e ai vini del Nuovo Mondo




Da una parte, soli soletti, giacciono poi tutta una serie di frigo cantina che solo i ricconi e gli smaliziati sanno contenere merce molto rara e.....preziosa. Harrods cosa ci propone di interessante? Niente meno che una verticale storica di Petrus (1969 - 2008) e di Ornellaia.



Volete sapere il prezzo di questa?


Ornellaia fortunatamente costa un pò di meno...


Poi,ovviamente, tanta Borgogna, di quella seria...




 Romanée-Conti 2010 a soli £ 13.995

Prima di andar via c'è l'ultimo sussulto, il reparto più "pornografico" di tutti, quello dei grandi formati a....grandi prezzi!!




Tornando verso l'uscita, tra arabi e russi, una vocina mi parla all'orecchio e mi dice:"Devi conoscere il wine mangar di Harrods, devi conoscere il wine mangar di Harrods, devi conoscere il wine mangar di Harrods...".


Robert Parker svela le tendenze del 2014. Il vino naturale, per esempio, è una truffa.....

Dopo aver subito in questi ultimi giorni gli oroscopi di Branko e Paolo Fox, non potevo non condividere con voi le previsioni di uno dei presunti guru del mondo del vino: Robert Parker. 

Il noto giornalista americano, sul suo profilo twitter, ha tirato fuori per il 2014 15 previsioni legati al mercato del vino, quasi essenzialmente di carattere anglosassone. 

Attenzione al punto 3 quando parla di vino naturale........

1 - Più “resistenza” a comprare vini molto costosi da annate mediocri - vedi l’Europa 2011, 2012 e 2013;

2 - La California beneficerà di due annata gloriose in quantità e qualità, la 2013 e la 2013;

3 - Sarà svelata la frode di quell’indefinibile truffa dei vini chiamati “naturali” o autentici (la maggior parte dei vini seri non hanno additivi);



4 - L’Argentina continuerà ad eccellere per i Malbec e per i suoi “croccanti” vini bianchi da uva Torrontes;

5 - La Spagna, il Sud Italia e la Francia domineranno tra i vini di alta qualità sotto i 20 dollari;

6 - Gli amanti del Pinot Noir impazziranno per i vini 2012 dell’Oregon, e per i 2012 e 2013 della California;

7 - Il vino sarà sempre meno elitario, ed i “populisti” avranno la meglio sugli “insopportabili snob”;

8 - Le frodi del vino raggiungeranno il “sancta sanctorum” di molte case d’aste che saranno accusate di essersi voltate dall’altra parte;

9 - Il sistema di conservazione del vino “Coravin” cambierà profondamente il modo in cui beviamo rare e limitate “gemme” della produzione vinicola;

10 - Il Governo pretenderà definitivamente che tutte le etichette di vino riportino calorie ed ingredienti;

11 - I wine blogger continueranno a lamentarsi del loro fallimento per monetizzare i loro siti e guadagnare rispetto;

12 - le cantine dell’Est e della fascia medio Atlantica conquisteranno il favore dei consumatori grazie alla forza dell’annata 2012, e di persone che cercano nuove esperienze;

13 - Ci sarà il boom delle trattorie e dei bistrot che permettono di portare il proprio vino da casa, in risposta a ricarichi eccessivi degli altri ristorante;

14 - Aspettatevi che più “camioncini” di cucina da strada coreana, messicana, sudamericana e fusion asiatica inizino ad offrire anche vino oltre al cibo;

15 - Attenzione alla vendite di Prosecco e Cava che ruberanno un po’ di profitto e di “glamour” allo Champagne. 

Ora la palla sta a voi: quali saranno le nuove tendenze del mercato italiano?

Oggi si parla di vodka, rum e whiskey! Altro che vino!

Vino naturale, filtraggi, barrique, cemento, anfore, argilla, ma di cosa stiamo parlando?

Il vero alcolico naturale da oggi in poi sarà marcato G-Spirits!!

Perchè naturale? Semplice! 


La G-Spirits ha ideato una gamma di liquori che, prima di essere imbottigliati, vengono "filtrati" attraverso i prosperosi seni di alcune modelle prima di procedere all'imbottigliamento.

Cosa c’è di meglio dell’erotismo di una bella donna?”, si chiedono i due ex-barman che oggi gestiscono G-Spirit, “Per creare il gusto perfetto abbiamo lasciato scorrere ogni singola goccia sul seno di una ragazza particolare, una diversa a seconda del tipo di liquore venduto, che abbiamo selezionato personalmente“.
Ad esempio, il G. Rum No.1, dopo essere stato conservato per dieci anni in botti di quercia francese, è stato versato sul corpo della 23enne Amina Malakona. Oggi costa 129 euro a bottiglia. 

Il G. Whiskey No.1, scozzese dalla ragguardevole età – 12 anni- è stato invece filtrato dal corpo di Alexa Varga, miss Ungheria 2012, e ora costa 139 euro (più le spese di spedizione). 

L'azienda conferma che tutto è ovviamente perfettamente igienico. Qualcuno può darle torto?


Ora aspetto un produttore di vino che possa copiare la cosa. Chi si fa avanti per primo?

Dom Pérignon rosé racchiuso nella scultura di Jeff Koons. Sì, accade anche questo!

Dom Pérignon annuncia la collaborazione con Jeff Koons. A partire dallo scorso anno, l’azienda di champagne più celebre al mondo e lo scultore statunitense hanno sperimentato una collaborazione straordinaria, culminata nella presentazione, a New York il 26 giugno 2013, di Balloon Venus for Dom Pérignon. Koons, vera e propria icona vivente dell’arte contemporanea, ha presentato Balloon Venus for Dom Pérignon per rendere omaggio alla forza di un’energia creativa inesauribile. L’oggetto decorativo nato da questo connubio accompagnerà e incarnerà il Rosé Vintage 2003 quando ne verrà stappata pubblicamente la prima bottiglia.

INCONTRI CON ARTISTI STRAORDINARI - Tra le precedenti collaborazioni creative si possono annoverare la collezione disegnata con Marc Newson, un omaggio ad Andy Warhol, la collaborazione con Karl Lagerfeld, un’edizione limitata con David Lynch e progetti creativi che coinvolgono Robert Wilson, Lang Lang, John Legend Alexandre Desplat. Quest’anno, nella briosa anticipazione di un’auto-riscoperta, Dom Pérignon scende nell’arena con Jeff Koons.


Foto: Ufficio Stampa

DOM PÉRIGNON È SOLO VINTAGE - La mente visionaria di Dom Pierre Pérignon, accompagnata dall'eccezionale audacia di dichiarare, alla fine del XVII secolo, di produrre “il miglior vino del mondo” è ancora oggi la pietra miliare del processo creativo Dom Pérignon. Oggi tocca allo chef de cave Richard Geoffroy creare i vintage Dom Pérignon, in un’opera ispirata di assemblage che perfeziona e rinnova in modo perpetuo un equilibrio fragile e misterioso: il dualismo di bianco e nero, le due varietà di Chardonnay e Pinot Noir, reinventando ogni anno l’unicità Dom Pérignon. Dopo l’invecchiamento, lo chef de cave Richard Geoffroy compie l’affinatura finale prima di presentare il nuovo vintage.

LA RINASCITA DI UN OGGETTO GIOIOSO - Creata da Jeff Koons per Dom Pérignon, Balloon Venus for Dom Pérignon è un oggetto decorativo che, aprendosi, svela una bottiglia di Dom Pérignon Rosé Vintage 2003. Ispirata alla Venere di Willendorf, statuetta del Paleolitico ritrovata in Austria e risalente al 23.000 a.C. circa, la scultura Balloon Venus di Koons propone al pubblico un nuovo genere di idolo: una dea dell’amore dei tempi moderni che avvolge in curve cangianti chi la osserva.  Attraverso trasformazioni radicali Koons approda a un simbolo dell’energia creativa: “Balloon Venus simboleggia l’energia creativa e apre un dialogo con la Storia”, ha precisato l’artista. Un ponte tra passato e futuro, un atto di rinascita che è al centro dell’universo Dom Pérignon, visto che ogni nuova cuvée reinterpreta l’eredità del vino: “La continuità di Dom Pérignon prosegue fin dalle sue origini. Si tratta di vita, energia, che deve essere guidata attraverso i vintage, lungo una prospettiva temporale. Questi sono gli aspetti affascinanti della vita e dell’energia”, ha fatto eco Richard Geoffroy.

Foto: Ufficio Stampa
IL POTERE DELLA CREAZIONE - Il nuovo Rosé Vintage 2003 è fatto di estremi. Il colore è brillante, con chiari riflessi ambrati e ramati. Il bouquet esplode platealmente dal voluttuoso corpo vellutato, proprio come la superficie cangiante del porta-bottiglia avvolge chi lo osserva in un dinamico invito alla prova. Un’edizione limitata, progettata e firmata da Jeff Koons, sarà presentata il 10 settembre 2013. Dom Pérignon by Jeff Koons prende forma in due confezioni regalo: una per il Dom Pérignon Vintage 2004, l’altra per il Dom Pérignon Rosé Vintage 2003. (R.M.)

Foto: Ufficio Stampa

Ogni pezzo è creato esclusivamente su ordinazione e costa la bellezza di 15.000 euro!!

Maggiori info su sul sito www.domperignon.com/dpballoonvenus.

Articolo tratto da: toBE - Inside Luxury

Trebbiani d'Abruzzo: Emidio Pepe, Valentini e Marina Cvetic

Davanti a me ci sono tre bicchieri di trebbiano, quasi un dito di vino ciascuno, il sommelier ha centellinato bene la bottiglia perchè con una gli è stato chiesto di soddisfare circa 15 persone. Vabbè, vuol dire che se mi ferma la stradale non avrò problemi col palloncino.
Il trebbiano è stato versato alla cieca ma, fin da subito, è chiaro il "manico" da cui provengono. Tre grandi nomi, non solo d'Abruzzo: Emidio Pepe, Valentini e Marina Cvetic. Ovvio, i primi due sono la storia del vino abruzzese mentre Marina, col suo vino bianco, è quasi una new entry anche se non va dimenticato che è una Masciarelli. Un nome, una garanzia.

Il primo trebbiano porta il nome di Emidio Pepe ed è un 2011. L'azienda non ha bisogno di presentazioni, soprattutto il suo fondatore che con 50 anni di vendemmie sulle spalle potrebbe scrivere un libro sulla cultura contadina della sua Regione. Questo trebbiano, proveniente da agricoltura biodinamica, è stato ottenuto pigiando le uve con i piedi e fermentando in vasche  cemento vetrificate da 22 o 30 hl senza aggiunta di lieviti selezionati. Poi, viene imbottigliato a mano con sifone e cannella di canna, senza chiarificare e senza filtrare. Il risultato nel bicchiere è un trebbiano che, ad oggi, sembra prendere le sembianze dello stesso Emidio: diretto, schietto, rustico, bucolico. Profumi di cappero, senape, iodio, mandorla amara si intersecano in una struttura che regala sensazioni palatali semplici ma efficaci. Purtroppo manca un pò in persistenza. Forse è troppo giovane per essere valutato?


Foto: Scatti di Gusto

Quando si parla del vino di Valentini, Trebbiano o Montepulciano indifferentemente. bisognerebbe solo alzarsi in piedi per applaudire visto quello che hanno rappresentato e rappresentano per tutti il territorio abruzzese. Poi c'è chi li ama o chi li odia per la sua presunta variabilità ma, questo, è un altro film che magari un giorno approfondirò.
Nel bicchiere ho l'annata 2011 del Trebbiano di Valentini, mi scappa da ridere nel dover esaminare quasi chirurgicamente il profilo olfattivo e gustativo di un vino che andrà avanti fin dopo la mia morte. Oggi, però, devo fare il bravo sommelier per cui metto il naso nel bicchiere da cui proviene da subito una perentoria nota di fumè che riporta la mente alla Loira. Col tempo, ossigenandosi, il vino diventa salmastro, fresco di mezzetinte iodate, fluviali e di macchia mediterranea. La bocca, pur essendo giovanissimo, si rivela per un perfetto equilibrio tra note saline e minerali, con una persistenza già da primato che chiude il sorso su sensazioni di oliva nera e gesso. Cosa potrà diventare dopo lo sa solo la Natura...

Foto: blindtastingclub.net 

Marina Cvetic è stata e sarà l'inseparabile moglie di Gianni Masciarelli, grande vignaiolo di S. Martino sulla Marrucina che, ben prima della sua tragica scomparsa, aveva deciso di dedicare alla sua compagna di vita una linea di vini che portasse il suo nome. Marina, coadiuvata dai suoi tre figli, oggi è indubbiamente il fulcro dell'azienda che conta circa 320 ettari coltivati a vigneto, disseminati in 14 comuni nelle province di Chieti, Teramo, Pescara e L’Aquila. 
Il Trebbiano d'Abruzzo 2009 Marina Cvetic è un vino totalmente diverso dai precedenti visto che fermenta in legno e, soprattutto, affina in barrique di rovere francese per circa 22 mesi. Pertanto, il profilo olfattivo risulta decisamente morbido e accattivante nelle sue nuance di crema pasticcera, bergamotto, arachide, fiori gialli macerati. Al sorso è denso, rotondo, dall'ottimo equilibrio tra alcol (siamo a 14,5%) e vena sapido/minerale. Finale lungo ed ammandorlato. Un trebbiano dallo stile moderno che andrebbe aspettato pazientemente per potersi esprimere al meglio. Grintoso.

Foto: www.saywine.it 

Questo è il volto del Trebbiano d'Abruzzo, tre vini per tre interpretazioni diverse, così come le storie che li accompagnano. Tanti altri esempi ci sarebbero, scopriamoli assieme, vi va?

Regali di Natale inutili: Wine Apothecary, ad esempio

Quanto mi diverto, soprattutto durante le feste, a trovare i regali inutili per noi appassionati di vino.
No, non sto parlando dei classici decanter o dei piccoli termometri per misurare la temperatura del vino che ormai hanno invaso ogni negozio o sito web di regalistica e gadget. Troppo scontato! 

Di questi tempi, invece, mi sto sbellicando dalla risate andando a scoprire le nuove frontiere della vinificazione casalinga che, sopratutto negli Stati Uniti, sta dando vita ad una serie di strumenti abbastanza singolari. 

Entriamo nel dettaglio?

La prima realtà che ho scoperto in merito si chiama Wine Apothecary (il farmacista del vino) e, come scrive Billy Dim, l'inventore, trattasi letteralmente di "....un nuovo concetto rivoluzionario dove il consumatore può creare e progettare, comodamente a casa sua, una miscela di vino personalizzata. Per la prima volta, l'appassionato può prendere parte al processo di vinificazione confezionando un vino su misura per lui....".

Vabbè, quindi, come funziona sta cosa? In pratica il progetto parte dal presupposto che l'appassionato, per crearsi il suo vino, ha a disposizione quattro tipologie di vino base fornite da Wine Apothecary: un merlot, un cabernet sauvignon, un syrah e una grenache. Il secondo passaggio, fondamentale, è capire se vuoi fare il piccolo chimico a casa oppure on line. Nel primo caso, infatti, ti verrà inviato a domicilio il Kit composto da quattro campioni di vino da 0.375ml, una ampolla da 250ml, una pipetta da 10ml e un manuale di istruzione per usare al meglio il tutto. 

Il kit che arriva a casa
Il vino...creato

Cosa fare con tutto ciò? Ovviamente il sito web ci dice che possiamo fare col kit tutte le cuvée che vogliamo finchè non arriviamo a creare il nostro vino ideale. Una volta raggiunto questo obiettivo si devono inserire su WineApothecary.com le percentuali del nostro vino e progettare la nostra etichetta personalizzata. In poche settimane il team di Wine Apothecary creerà e confezionerà il prodotto che verrà recapitato a casa.

La seconda soluzione, meno suggestiva, prevede la possibilità di fare tutto on line usando un apposito menù a tendina, uno per ogni vitigno, e cliccando sulle relative percentuali. Anche in questo caso c'è la possibilità di creare e personalizzare l'etichetta.







































Il prezzo per tutto questo divertimento? Il kit mandato direttamente a casa costa circa 130$ mentre on line si risparmia un pochino e per tre bottiglie del nostro vino pagheremo circa 90$. 

Ora, per cortesia, mi dite quanto è inutile e costoso sto giochetto??


Lo Jo di Gianfranco Fino è il negramaro di Manduria!

Gianfranco e Simona Fino ed ES, un binomio vincente che ormai tutti gli appassionati di vino hanno imparato a conoscere grazie anche ai tanti premi ricevuti negli ultimi anni. 
Quello che forse non tutti sanno è che coniugi Fino non si sono limitati a produrre solo grande Primitivo di Manduria visto che l'ES, da quasi otto anni, ha un fratello chiamato JO (100% negramaro) che di minore ha solo l'età.


Simona Fino
La nobiltà di questo vino, la sua storia, inizia infatti nel 2005 con la ricerca del vigneto, faticosissima, perchè in zona Agro di Manduria è cosa rara trovare qualcosa diverso dal primitivo che, spesso, è stato impiantato sostituendo proprio quel negramaro che Fino cercava e che ha trovato, bontà sua, in zona San Pietro in Bevagna (Contrada Marina), a circa 800 metri dal mare. Un ettaro di vigna ad alberello di oltre 40 anni di età le cui radici affondano sulla terra rossa, di medio impasto, producendo mediamente 800 grammi di uva che viene vinificata in tini di acciaio da 70 hl per una durata che va dalle due alle tre settimane. Dopo la svinatura, il vino passa in barrique di rovere francese, nuove per il 50%, per circa 10 mesi prima di essere messo in bottiglia ed affinare altri sei mesi. Produzione media pari a 2500/3000 bottiglie.


Lo scarso timore reverenziale verso il fratellone ES l'ho potuto constatare qualche tempo fa a Roma, presso il St Regis, dove è stata organizzata una bellissima verticale di JO partendo dalla prima annata, la 2006, fino ad arrivare all'ultima, la 2012. Il millessimo 2009 non è stato mai prodotto visto che le uve, causa maltempo, non sono state ritenute idonee a produrre il vino. La 2007, invece, non è stata messa in degustazione in quanto merce rarissima anche nella cantina personale del produttore.


JO 2012 - Gianfranco Fino: l'annata, dai Fino, è considerata molto promettente e dopo aver messo il naso nel bicchiere non alcun dubbio circa le loro previsione. Ventaglio aromatico ricco e lussureggiante che sembra tirare dentro di sè la macchia mediterranea che da tempo immemore circonda la vigna da cui proviene il vino. Difficile non sentire il mirto, il timo, la maggiorana, l'origano, il cappero selvatico, la frutta rossa bella croccante e un pizzico di salsedine che ci ricorda la vicinanza del mare. Il sorso inizialmente ha un attacco morbido che, subito dopo, viene bilanciato dalle durezze acido/sapide del negramaro che, complice un tannino ben definito nonostante la gioventù, continua la sua elegante spinta in bocca che termina regalando una persistenza sapida, quasi marina, che disegna i contorni unici di un terroir unico come quello dell'areale di Manduria.



JO 2011 - Gianfranco Fino: rispetto al precedente il quadro olfattivo è meno "irruento" e la macchia mediterranea cede il passo a sentori leggermente più austeri di mineralità rossa che si completa stavolta con ampi tratti iodati e salmastri ben mitigati col passare del tempo da una nota di fiori rossi da diario di grande eleganza. La bocca, sempre rispetto la 2012, ha un profilo più rigoroso grazie soprattutto ad un tannino che ancora ruggisce donando una struttura più maschia al vino. Finale caldo, avvolgente, su toni "capperosi" e salamastri. Ha ancora tanta, ma tanta strada da fare questo JO...

JO 2010 - Gianfranco Fino: immaginate ora di prendere tutte le sensazioni più belle ed espressive descritte nei precedenti vini e di fonderle, usando una formula alchemica, all'interno di un unico vino aggiungendo classe, stile e purezza senza tempo. Un piccolo capolavoro dove la frutta rossa, le erbe aromatiche, i fiori rossi, le spezie, i legni orientali, la mineralità, la liquirizia raggiungono al naso equilibri circensi per poi esplodere letteralmente al sorso caratterizzato da tannini fittissimi e setosi, freschezza marina e da una persistenza balsamica infinita. Credetemi, un grandissimi negramaro, un grandissimo vino e uno dei migliori assaggi del 2013. Chapeau!


JO 2008 - Gianfranco Fino: dopo il "piccolo mostriciattolo" precedente sarebbe stata dura per qualunque vino ma questo negramaro, evidentemente, aveva un asso nella manica e se l'è giocato al meglio visto che mi ha affascinato col suo stile "minimal". Mi spiego: questo JO è pura sostanza ed essenzialità, ti parla di mare senza mostrarti le onde, ti rivela il volto segreto della terra di Manduria senza mostrarti le coordinate, è un vino spogliato di ogni eccesso, è la tua donna senza trucco. Sorso strutturato, di trama fitta ben sostenuta dalla morbidezza. Non cede nulla al tempo perchè il tempo l'ha già soggiogato. Vino mentale.

JO 2006 - Gianfranco Fino: le prime annate, per molti vignaioli, sono sempre un pò di prova, a volte sono drammatiche. Gianfranco Fino, probabilmente nella sua inconsapevolezza, è riuscito a creare un vino che, dopo quasi otto anni di affinamento, ha caratteristiche più da village di Borgogna che pugliesi. Rubino scarico nel colore, ha un ventaglio aromatico che prende la forma de ribes e del lampone, frutta freschissima e lievemente balsamica che trasforma il sorso in una deliziosa conferma dove la vibrante freschezza è punteggiata da una profonda impronta minerale e fruttata. E' un vino cristallino, leggero, sartoriale, dalla beva travolgente. Alla cieca potrebbe infinocchiare più di qualche grande degustatore. Voi, se ne avete una bottiglia in cantina, siete dei privilegiati!


Bicchieri vuoti.....

Anthemis 2006, da Samos arriva il moscato liquoroso della Union of Vinicultural Cooperatives of Samos (EOSS)

"Caro Andrea, dopo averti fatto degustare tre ottimi vini bianchi di Grecia e un grande rosso a base Mavrodaphne, il finale della nostra degustazione non può non essere dolce. Ti ho portato in tal senso un vino liquoroso di Samos, un'isola di cui ti parlerò a breve, che ritengo abbia un rapporto qualità prezzo eccezionale. E poi è fatto da una cooperativa storica dell'isola....".

Il mio amico Costa Linardos, che molti di voi avrete imparato a conoscere grazie al sito Ellenika.it, ama tremendamente il suo lavoro ed è un fiume in piena mentre, versandomi il vino nel calice, mi contestualizza l'ultima degustazione.

"Sai, Andrea, Samos è una bellissima isola che si trova proprio nel cuore dell'Egeo Settentrionale ed Orientale distando circa 1200 metri dalla Turchia dalla quale è separata dal canale  "Eptastadio", (chiamato Bogaz Dar in turco). A nord, invece, abbiamo l'isola di Chio mentre a sud troviamo le isole del Dodecanneso, in particolare Patmo. L'isola si estende per circa 500 km2 e presenta una morfologia particolare visto che, dalla collina, si passa verso il centro ad un aspetto prettamente di montagna visto che la cima più alta, chiamata monte Kerketeas, 1443 m, è anche il punto più alto di tutte le isole del Mar Egeo Nord-Orientale. Storicamente, poi, è stata importante visto che ha dato i natali a Pitagora, nato a Samos nel 575 a.C., ed è stata patria mitologica della dea Hera, sorella e una delle spose di Zeus".


Costas potrebbe andare avanti per ore a parlare della sua terra di origine ma gli chiedo si parlarmi dei produttori di questo vino visto che trattasi di una storica cooperativa del posto. "Sai Costas - ammetto - questo tipo di realtà in Italia non è che offrono spesso grande qualità. In Grecia è diverso?"

"Andrea, non conosco molto la realtà italiana ma, in una piccola isola come Samos, l'economia locale è fondamentale per cui da queste parti, per sopravvivere, si deve necessariamente fare qualità. L'Union of Vinicultural Cooperatives of Samos (EOSS) è un consorzio storico fondato nel 1934 con la partecipazione di 26 cooperative locali che rappresentano tutti i viticoltori dell'isola. L'obiettivo, fin dall'inizio, è quello di tutelare i diritti dei viticoltori cercando di proteggere, al contempo, i loro introiti. Sembra scontato tutto questo ma fino al 1933 a Samos tutto il vino veniva venduto ai mercanti francesi che pagano pochissimo i vignaioli. Per contrastare tutto ciò il governo ellenico ha dovuto emanare una legge ad hoc che obbligava tutti i produttori di uva ad iscriversi ad una delle 26 cooperative agricole riunite, successivamente, nell'EOSS. Il primo vino della cooperativa è stato venduto nel 1939 e, ovviamente, è stato un moscato, l'uva regina dell'isola di Samos. 
Questa uva è coltivata da queste parti fino dal 1200 a.C. ed oggi sembra sia lo stesso clone del Muscat de Frontignan francese. Il vino moscato è protetto dalla denominazione Samos, e i vigneti, che si estendono per circa 1600 ettari lungo i pendii terrazzati del monte Ambelos. A Samos il 97% delle vigne è a moscato mentre il restante 3% è coltivato a ritino e fokiano, uve a bacca rossa usati per la produzione di rosati".


I vigneti
I terrazzamenti
Le vecchie vigne ad alberello
Mentre mi immergo nella realtà greca per pochi minuti, l'Anthemis 2006 mi aspetta bronzeo nel bicchiere, forte dei suoi 5 anni di invecchiamento in botti di legno, con un naso che si schiude in un bouquet ampio e sfaccettato dove al fico secco e al dattero, seguono note di miele di castagno, cacao, caramella mou, vinaccia, il tutto incorniciato in una elegante nota di legno antico e tabacco da pipa. 


La bocca è agile e dinamica nella sua grande ricchezza. La note dolce iniziale cede subito il passo a sensazioni più fresche che riequilibrano subito il palato, alleggerendolo, e spingendo il finale verso sensazioni e sapori interminabili.

Le botti in cantina
Noi, grazie ad Emanuele Fiorelli, lo abbiamo provato assieme a delle tartine di gorgonzola e fichi secchi e, devo dire, l'abbinamento si è rivelato decisamente angelico.
Ottimo anche come vino da meditazione, magari accompagnato da un sigaro cubano e dal tramonto dell'isola di Samos. Che ne dite?

Foto: Turistipercaso.it

Se andate su Ellenika.it trovate la bottiglia da 0.75 a circa 13 euro. Un prezzo piccolo per un vino dalla grande tradizione. Che aspettate?