LETTERA APERTA AL GAMBERO ROSSO, 1 febbraio 2013
Gentili signori,
vi scriviamo a nome delle diverse centinaia di aziende che producono vino naturale in Italia, sia affiliate ad Associazioni e Consorzi che indipendenti. Siamo rimasti molto perplessi leggendo l’editoriale di Eleonora Guerini (“Il tormentone naturale”) e le considerazioni di Bettane e Desseauve (“Te lo do io il vino… naturale”) sul numero di gennaio della vostra rivista.
Detto molto francamente, abbiamo la decisa sensazione che non siate molto al corrente di quanto sta succedendo, ormai da anni, nel mondo del vino. Accusare i produttori di vino “naturale”, tout court, di produrre solo bottiglie difettose, ossidate, puzzolenti è un controsenso. Perfino la vostra rivista giudica regolarmente, e spesso premia, vini prodotti da cantine che orbitano a pieno titolo nell’ambito del vino naturale.
La parte tecnica della polemica è davvero indifendibile: quali sarebbero i metodi “nuovi, ‘naturali’ e innovativi” utilizzati per stabilizzare i vini naturali? La lunga permanenza in botte sulle fecce (una pratica usata da secoli, dall’Etna alla Loira)? Nello scritto di Bettane e Desseauve si dice addirittura che con la vinificazione naturale “tutti i vitigni e i territori finiscono per somigliarsi perché i cattivi lieviti indigeni con i quali sono realizzati, così avidi di cannibalizzare quelli buoni se il vinificatore li lascia fare, sono gli stessi in tutto il pianeta”! La tesi implicita in questa singolare affermazione sarebbe che una “selezione” di lieviti, ovvero una piccola parte dell’intera popolazione dei lieviti stessi, generi una “varietà” di effetti maggiore. Perdonateci l’ironia, ma sarebbe come dire che bisogna eliminare tutti i tasti neri del pianoforte (quelli “alterati”) se si vogliono comporre opere più complesse…
E non parliamo neanche della vigna, dove – lo scrivete voi stessi – il fatto di limitare al massimo o di escludere del tutto diserbanti, pesticidi, fertilizzanti è un semplice atto di buonsenso.
Siamo i primi a sapere che non può esistere un vino completamente, esclusivamente “naturale”, che il vino è un prodotto culturale, frutto dell’interazione tra l’uomo e la natura. Probabilmente il termine “artigianale” si adatta meglio alle nostre idee: il vino deve essere il frutto delle scelte di chi lavora il vigneto e ne trasforma le uve. Ma crediamo che sia comunque sensato, addirittura fondamentale parlare della maggiore o minore “naturalità” di un vino, visto che la legge permette di aggiungere al mosto una quantità impressionante di sostanze, diverse decine. Se fosse possibile indicare in etichetta le sostanze aggiunte all’uva (o anche solo le sostanze che il produttore decide di non utilizzare), ognuno avrebbe gli strumenti per giudicare quanto un vino sia effettivamente naturale.
Invece, guarda caso, è proibito. E nessuno ne parla.
Eppure più sono le sostanze aggiunte, meno il vino è spontaneo e digeribile.
Questo è ciò che sta accadendo oggi: molti bevitori ed appassionati – forse, chissà, stanchi del “tormentone del vino più buono di tutti”, o del “tormentone dell’annata del secolo” – si allontanano dai vini più artefatti per avvicinarsi a prodotti più spontanei, che non danno mal di testa, sono più digeribili, si accompagnano meglio al cibo. Troviamo davvero surreale accusare ottimi chef francesi di “ingenuità” visto che scelgono di servire, con i loro piatti, prodotti non invadenti, non grassi, non dolciastri e legnosi, che dialogano con il cibo invece di sovrastarlo. I più seri tra i produttori naturali cercano espressamente nei loro vini la freschezza, la sapidità, la digeribilità. E’ ovvio che l’incontro tra questi vini e una sana cucina di sapori e di sostanza avvenga sempre più di frequente. E se qualcuno non è contento può semplicemente scegliere un altro ristorante, tutto qui. O eventualmente ordinare un’altra bottiglia. L’importante è rispettare le scelte del ristoratore, e non accusarlo a priori di ingenuità o di incompetenza.
Probabilmente è proprio questo l’aspetto che sfugge in modo più vistoso a tanta critica di oggi. Citare il Domaine de la Romanée-Conti, che produce le bottiglie più costose del pianeta, come esempio di vini naturali “buoni”: ecco, questa è un’ingenuità che fa quasi tenerezza. Evidentemente non si è proprio compreso che il movimento del vino naturale intende recuperare un rapporto quotidiano con il vino, affermarne il valore gastronomico e alimentare che negli ultimi decenni è stato negato nel nome dei premi e dei punteggi. Un atteggiamento che ha portato al crollo verticale dei consumi al quale stiamo assistendo ormai da molti anni.
E non crediamo sia un caso il fatto che la crisi, per il settore del vino naturale (settore minuscolo, sia chiaro), si avverta in modo molto meno evidente. Sarà questo il motivo per cui questo piccolo mondo artigiano sta subendo tanti attacchi, e per cui si cerca sempre più insistentemente, violentemente di screditarlo?
Noi siamo convinti che un atteggiamento critico sano ed aperto debba essere quello del confronto, della volontà di capire un fenomeno in espansione esaminandone pregi e difetti (non pensiamo affatto di non averne) e informando il pubblico in modo obiettivo, invece di gridare a ogni piè sospinto le parole “difettoso”, “volatile”, “ossidazione”. Appassionati e curiosi saranno poi liberi di scegliere: non vogliamo che vengano condotti per mano, ma semplicemente che gli si forniscano nel modo più chiaro e onesto gli strumenti adeguati per poi lasciarli liberi. Invece il tono dei pezzi sul numero di gennaio, lasciatecelo dire, è davvero aggressivo, come se il vino naturale e artigianale fosse una sorta di nemico da abbattere ad ogni costo, non un’alternativa da conoscere e soprattutto da rispettare.
Noi crediamo, al contrario, che ci sia spazio per tutti, piccoli e grandi, naturali, biologici, biodinamici e convenzionali, a patto che il produttore lavori in modo etico e responsabile. Non pensiamo di avere la verità in tasca, ma abbiamo le nostre idee e ci piace difenderle e sostenerle visto che sono il frutto del nostro lavoro quotidiano.
Nel periodo del prossimo Vinitaly si svolgeranno ben tre diverse manifestazioni di viticoltori naturali: ViniVeri a Cerea, VinNatur a Villa Favorita (Sarego), Vivit in un padiglione dello stesso Vinitaly. Invitiamo ogni giornalista aperto – e ogni bevitore, naturalmente – a venirci a trovare, ad assaggiare, a discutere e confrontarsi con noi.
Cordiali saluti,
ASSOCIAZIONE RENAISSANCE ITALIA
ASSOCIAZIONE VINNATUR
ASSOCIAZIONE VI.TE
CONSORZIO VINI VERI
Albani, Alberto Anguissola, Aldo di Giacomi, Alessandro Torti, Alla Costiera Altura, Ampeleia, Andrea Scovero, Andrea Tirelli, Antiche Cantine de Quarto, Arianna Occhipinti, Aurora, ‘A Vita, Bonavita, Borgatta, Bressan, Ca’ del Vent, Ca’ de Noci, Camerlengo, Camillo Donati, Campi di Fonterenza, Campinuovi, Cantina Giardino, Cantina Margò, Cantine Valpane, Cappellano, Carla Simonetti, Carlo Tanganelli, Carussin, Casa Belfi, Casa Caterina, Casa Coste Piane, Casale, Casa Raia, Casa Wallace, Cascina degli Ulivi, Cascina delle Rose, Cascina la Pertica, Cascina Roccalini, Cascina Roera, Cascina Tavijn, Cascina Zerbetta, Casebianche, Castello di Lispida, Castello di Stefanago, Cinque Campi, Clara Marcelli, Colombaia, Corte Sant’Alda, COS, Cosimo Maria Masini, CostadiLà, Crealto, Cristiano Guttarolo, Crocizia, Daniele Piccinin, Daniele Portinari, Dario Prinčič, Davide Spillare, Denavolo, Denis Montanar, Denny Bini-Podere Cipolla, Elisabetta Foradori, Elvira, Emidio Pepe, Eugenio Rosi, Ezio Cerruti, Fabbrica di San Martino, Farnea, Fattoria Castellina, Fattoria Cerreto Libri, Fattoria Mondo Antico, Fattorie Romeo del Castello, Ferdinando Principiano, Ferrandes, Filippi, Fiorano, Fontemorsi, Franco Masiero, Franco Terpin, Frank Cornelissen, Gatti, Gianni Massone, Gino Pedrotti, Giovanni Montisci, Giuseppe Rinaldi, Gonella, Gradizzolo, Guccione, Haderburg, Il Cancelliere, Il Cavallino, Il Maiolo, Il Paradiso di Manfredi, Il Tufiello, Irene Cameli, Iuli, La Biancara, L’Agricola del Farneto, La Castellada, La Distesa, Laiolo, La Marca di San Michele, La Moresca, La Pievuccia, La Stoppa, La Visciola, Le Barbaterre, Le Calle, Le Chiuse, Le Cinciole, Le Coste sul Lago, Loacker, Lo Zerbone, Lusenti, Macchion dei Lupi, Marabino, Marco de Bartoli, Marco Sambin, Marco Sara, Maria Letizia Allevi, Maria Pia Castelli, Mario Macciocca, Martilde, Massa Vecchia, Massimiliano Croci, Mlečnik, Monastero Trappiste di Vitorchiano, Monte dall’Ora, Monteforche, Montesecondo, Monte Versa, Musto Carmelitano, Natalino del Prete, Nino Barraco, Oasi degli Angeli, Odilio Antoniotti, Pacina Panevino, Paolo Bea, Paolo Francesconi, Pialli, Pian dell’Orino, Pian del Pino Piccolo, Bacco dei Quaroni, Pierini e Brugi, Pierluigi Zampaglione, Podere Concori, Podere della Bruciata, Podere Gualandi, Podere Il Santo, Podere La Cerreta, Podere Le Boncie, Podere Luciano, Podere Luisa, Podere Pradarolo, Podere Santa Felicita, Podere Veneri Vecchio, Poderi San Lazzaro, Poggio Trevvalle, Porta del Vento, Praesidium, Punta dell’Ufala, Quarticello, Radikon, Radoar, Remo Hohler, Roagna, Ronco Severo, Rugrà, San Fereolo, San Giovenale, San Polino, Santa Caterina, Santa Maria, Serafino Rivella, Skerlj, Stefano Amerighi, Stefano Legnani, Stella di Campalto, Taverna Pane e Vino, Tenuta di Valgiano, Tenuta Grillo, Tenuta l’Armonia, Tenuta Montiani, Tenuta Selvadolce, Tenute Dettori, Terre a Mano, Tenuta Migliavacca, Tenuta Terraviva, Tenuta Vitereta, Trinchero, Tunia, Valdibella, Valli Unite, Vercesi del Castellazzo, Vignale di Cecilia, Vigneto San Vito, Villa Bellini, Vino di Anna, Vittorio Bera e figli, Vodopivec, Walter Mattoni, Weingut Ebnerhof, Zidarich.