Oltre 200 le aziende presenti alla seconda edizione della Fiera dei Vini svoltasi a Piacenza da sabato 16 a lunedì 18 novembre, evento nell’ambito del quale erano previste anche quattro masterclass dedicate al vino ed una all’olio. Noi ci siamo stati sabato pomeriggio ed abbiamo partecipato a quella dedicata ai vini prodotti da vitigni autoctoni a bacca rossa, degustazione assai interessante durante la quale si sono potuti assaggiare vini prodotti da vitigni rari e spesso difficilmente reperibili.
Sette i vini degustati, eccoli in ordine di servizio con nostri sintetici commenti.
Calosso Gamba di Pernice Doc 2022 – Cascina Comina
Sono tre i comuni del basso astigiano dove sussiste questa minuscola e recente denominazione nata nel 2011: Calosso che le dà il nome, Costigliole d’Asti e Castagnole delle Lanze, il disciplinare di produzione, approvato nel 2011, prevede tre tipologie di vino: Calosso, Calosso Riserva (anche con la menzione di Vigna) e Calosso Passarà (da uve appassite), dove il vitigno Gamba Rossa dev’essere presente per almeno il 90%. Gli ettolitri imbottigliati nel 2020 sono stati 295, ovvero meno di 40.000 bottiglie. L’utilizzo del vitigno, registrato col nome di Gamba Rossa (o Imperatrice della Gamba Rossa), ha un’estensione vitata limitatissima -si parla di 15 ettari suddivisi tra 14 produttori- ed è autorizzato unicamente nella Doc Calosso.
Vinificazione in vasche d’acciaio ed affinamento in botti per 20 mesi. Color rubino di media intensità. Intenso al naso dove cogliamo un sentore di ciliegia selvatica e leggere note floreali, note balsamiche e speziate, cannella, leggeri sentori di legno.
Mediamente strutturato, succoso, sapido, con bella vena acida, sentori piccanti di pepe bianco, lunga la sua persistenza. Un vino curioso, interessante e decisamente particolare. Ci è piaciuto assai.
Sardegna Alghero Cagnulari Doc “Ultimastella” 2022 – Gavino Delogu
Il Cagnulari è un vitigno presente soprattutto in una ristretta area sitata a Nord-Ovest della provincia di Sassari, predilige i terreni calcareo-argillosi, sciolti e ben soleggiati dove è spesso allevato ad alberello sardo o con basse controspalliere.
E’ uno dei vini da monovitigno della Doc Alghero e può inoltre essere utilizzato in una quindicina di vini ad Igt sardi. Nel 2022 se ne contavano 384 ettari, 363 dei quali in provincia di Sassari.
Le uve provengono da un singolo vigneto situato ad Usini esposto a Sud su suoli argillosi. Fermentazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta per sei mesi. Rubino profondissimo e luminoso il colore. Intenso al naso dove spiccano sentori di frutta rossa matura, nota alcolica importante, accenni di spezie leggermente pungenti. Strutturato, asciutto, piccante (pepe e peperoncino), frutta a bacca scura, trama tannica decisa ma ben fusa nell’insieme, buona la vena acida e lunga la persistenza. Altro vino decisamente interessante.
Toscana Igt Rosso “Le Voliere” 2022 – Tenuta di Forci
L’azienda, situata a Lucca, dispone di quattro ettari di vigne - condotte secondo i dettami della biodinamica - che presto diventeranno sette.
Blend di vitigni classici toscani, ovvero 80% Sangiovese, 10% Canaiolo e 10% Colorino, allevati su suoli ricchi d’argilla ma con presenza di sassi, limo e sabbia.
La pigiatura avviene con i piedi e la fermentazione s’effettua in piccole vasche, l’affinamento del vino si svolge per l’80% della massa in vasche d’acciaio e per la parte rimanente in piccole botti di rovere usate dove sosta per 10 mesi, dopo l’assemblaggio viene imbottigliato senz’alcuna filtrazione. Granato di discreta intensità. Bel naso, fresco, floreale, speziato, buon frutto rosso, balsamico ed elegante. Discretamente strutturato, fresco, asciutto e sapido, bel frutto, bella trama tannica e buona persistenza.
Sannio Dop Sciascinoso “Voscu” 2021 – Fosso degli Angeli
Lo Sciascinoso è un vitigno coltivato soprattutto in Campania ed in parte del Lazio, viene utilizzato nella produzione di cinque Doc campane ed in 13 vini ad Igt delle due sopracitate regioni. La sua superficie vitata s’è drasticamente ridotta negli anni, dal censimento agricolo del 1970 ne risultavano 2.600 ettari che quarant’anni dopo erano diventati unicamente 50.
Il vigneto, messo a dimora nel 2014, è situato a Castelvenere, a 200 metri d’altitudine su suolo argilloso calcareo, l’esposizione è Sud-Est, condotto a Guyot con densità di 3.500 ceppi/ha dà una resa di 60 q.li/ha. Sia la fermentazione-con lieviti indigeni- che l’affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta per circa sei mesi ai quali ne seguono altrettanti di riposo in bottiglia.
Sono circa 1.300 le bottiglie prodotte annualmente. Color ciliegia luminoso di media intensità. Discreta la sua intensità olfattiva, pulito, presenta sentori d’erbe aromatiche, timo essiccato, note floreali ed accenni balsamici. Fresco, asciutto, sapido, verticale, di media struttura, con buona trama tannica e bella vena acida, buona la sua persistenza.
Igt Toscana Mammolo “Il Legato” 2020 – Cincinelli Marco
Il Mammolo è un vitigno che non ha mai vissuto una grande diffusione -anche se viene citato sin dal 1622 dal Soderini-, la sua massima superficie vitata (147 ettari) è stata riscontrata nel censimento agricolo del 2000, ma già in quello successivo (2010) gli ettari vitati erano scesi a 52. Viene utilizzato in una decina di vini ad Igt tra Toscana e Umbria praticamente mai in purezza, è inoltre a volte impiegato, in piccole percentuali nella composizione del Vino Nobile di Montepulciano.
Le uve provengono da un vigneto di un ettaro d’estensione con età media di 15 anni, dopo la fermentazione il vino s’affina in botti grandi ed in barrique usate. Color granato poco intenso. Buona l’intensità olfattiva, note balsamiche e accenni floreali.
Fresco, succoso e asciutto, mediamente strutturato, sentori di radici, bella trama tannica e discreta persistenza.
Vallée d’Aoste Dop Cornalin 2018 – La Source
Vitigno raro il Cornalin, diffuso unicamente in Valle d’Aosta -nel Vallese svizzero è conosciuto come Humagne Rouge- dove nel 2010 se ne contavano unicamente 11 ettari. Il vitigno, che pare provenire dalla Borgogna, era molto diffuso in Valle d’Asta prima dell’avvento delle fillossera, alla fine degli anni ’80, l’Institut Agricole Régional di Aosta si è fatto promotore del recupero delle varietà autoctone minori, tra cui anche il Cornalin. Pare che attualmente in Valle gli ettari vitati siano poco meno di un trentina.
Le vigne si trovano a Saint Pierre dove Stefano Celi dispone di 6,5 ettari vitati. Vinificazione e affinamento si svolgono in vasche d’acciaio, segue quindi una sosta in bottiglia di sei mesi prima della commercializzazione. Profondo il colore, unghia violacea. Intenso al naso, balsamico, speziato, frutta a bacca scura, legno dolce, leggere note piccanti. Discretamente strutturato, asciutto, succoso, note piccanti, frutta a bacca scura, erbe aromatiche di montagna. Un vino di notevole qualità. L’azienda di Stefano Celi si trova a Saint Pierre, pochi chilometri dopo Aosta.
Provincia di Verona Igp Oseleta 2016 – Az. Agr. Zymè (non ancora in commercio)
Il vitigno, diffuso esclusivamente in provincia di Verona viene utilizzato in tre vini ad Igt del Veneto oltre ad entrare a far parte di un numero seppur limitato di vini della Valpolicella. Quasi scomparso è stato riscoperto negli anni Settanta del secolo scorso ed è stato ammesso nel Registro Nazionale delle Varietà di Uva nel 2000, se ne contavano, secondo il censimento agricolo del 2010, solamente 15 ettari.
Le uve provengono da vigneti situati nei comuni di Illasi, Lavagno e Parona allevati su suoli calcarei, argillosi e alluvionali. La fermentazione si svolge con lieviti indigeni e l’affinamento del vino viene effettuato in barrique per un periodo di sei/sette anni ai quali segue almeno un altro anno di riposo in bottiglia. Molto bello il colore, profondissimo e luminoso. Molto intenso al naso, alcolico, pulito, balsamico, prugna matura, quasi in confettura. Decisamente intenso e strutturato, con tannino importante che rimanda alla pellicina di castagne, frutta a bacca scura, note piccanti, legno percepibile, lunghissima la persistenza.