Il 31° Benvenuto Brunello si è concluso da pochi giorni e, dopo nove giornate di degustazione, dove 137 cantine hanno presentato il Brunello 2018, la Riserva 2017 e il Rosso di Montalcino 2021, oltre a qualche referenza di Moscadello e Sant’Antimo, sono sempre più convinto che questa denominazione sia ormai un punto di riferimento qualitativo assoluto sia per i mercati esteri sia, soprattutto, per il mercato italiano.
Non è facile fornire una descrizione univoca del millesimo in questione perché, come tutti sanno, Montalcino è un areale piccolo ma dalle mille sfumature pedoclimatiche per cui, per venire a capo della questione una volta per tutte, non posso non farmi aiutare da chi il territorio lo conosce come le sue tasche ovvero dal grande enologo Maurizio Castelli che, a Montalcino News, ha dichiarato quanto segue: “Possiamo a questo punto brindare all’annata 2018, per come si è palesata dopo un’estate estremamente piovosa ed inclemente che ci ha messo serie preoccupazioni. Siamo arrivati all’inizio della vendemmia con un’uva che francamente era a rischio. Poi qualcuno o qualche cosa ci ha graziato e sono arrivati quei 10 giorni di temperature più alte e venti asciutti che hanno consentito alle nostre uve di arrivare ad una maturazione corretta. Ritengo l’annata 2018 un’annata interessante da un punto di vista aromatico, perché le piogge hanno raffreddato il terreno e di conseguenza i vini saranno di aromi più fini, più eleganti, sebbene non di grande struttura”.
Venendo alla degustazione di oltre 150 campioni di Brunello, divisi tra “base” e “selezione”, non si può essere non d’accordo con l’analisi di Castelli. La prima cosa che mi ha colpito, infatti, sono stati i colori di questa 2018 che ho trovato tra i più scarichi mai visti in tanti anni facendomeli paragonare, in molti casi, a qualche ottimo rosato italiano o pinot nero d’oltralpe. Coerentemente col quadro cromatico, anche i profumi del Brunello 2018 sono spesso declinati verso eleganti e sinuose nuances agrumate e floreali la cui leggiadria fa da contraltare a quanto abbiamo visto per la 2017 dove la carica aromatica era decisamente più scura, profonda ed intensa.
L’assenza di peso specifico della 2018, che non significa inconsistenza, la si ritrova anche al sorso dove molti vini risultano con strutture non troppo austere ma con tannini fitti, armoniosi ed acidità abbastanza importanti soprattutto per chi ha vendemmiato nella parte nord di Montalcino.
In generale, i 2018 saranno dei Brunello abbastanza atipici, simili alla 2011 o alla 2013 ovvero figli di una annata che può essere definita classica, impegnativa ma relativamente equilibrata, sicuramente rara visto i cambiamenti climatici in atto. Saranno dei vini da lungo invecchiamento? Non ho una risposta a questa domanda, quello che so è che oggi, mediamente, sono già pronti da bere e piacevolissimi. Chi ha interesse per i “vinoni”, quest’anno, deve cambiare territorio.
Fatte queste lunghe premesse, dopo due giorni di full immersion, i miei Brunello di Montalcino 2018 preferiti sono i seguenti:
Castello Romitorio – Brunello di Montalcino 2018: è il secondo anno consecutivo che segnalo i vini di questa azienda fondata nel 1984 da Sandro Chia. Sangiovese dal colore estremamente scarico ma grintoso per sensazioni agrumate e spezie orientali. In bocca ha sostanza, spessore e dinamicità.
Castello Tricerchi – Brunello di Montalcino 2018: la famiglia Squarcia ha ormai imboccato da qualche anno la via dell’eccellenza non solo per il Brunello ma anche per il loro sublime Rosso di Montalcino. La 2018 si apprezza per le sue pennellate aromatiche di gelatina di ribes, essenze orientali, viola passita e suggestioni ematiche. Sorso saporito, equilibrato grazie ad un tannino rifinito.
Castiglion del Bosco – Brunello di Montalcino “Campo del Drago” 2018: come il mio amico e collega “IGP” Roberto Giuliani, anche io devo ricredermi circa i Brunello di questa importante azienda del territorio che, probabilmente, con la 2018 ha trovato la giusta misura soprattutto con questo Cru proveniente dalla vigna più alta (450 metri s.l.m.) del vigneto Capanna. Elegante caleidoscopio aromatico di spezie rosse, rosa passita e frutta a bacca rossa succosa. Assaggio vivace, piacevolissimo e ben bilanciato. Chiude lunghissimo.
Chiusa Grossa – Brunello di Montalcino 2018: una bella scoperta, perché non la conoscevo (sigh!) è stato il vino prodotto dalla famiglia Biscotto le cui uve provengono dalla zona di Sant’Angelo in Colle e Castelnuovo dell’Abate. Il Brunello 2018 sa di arancia amara, viola essiccata, legni nobili e iodio. Bella bocca, sapida, intensa e dal tannino ben dosato.
Gorelli – Brunello di Montalcino 2018: Giuseppe Gorelli nel territorio ilcinese è stato consulente per anni di importantissime aziende e da qualche anno ha deciso di mettersi in proprio gestendo circa 4 ettari di vigna sita nella parte nord-ovest di Montalcino. L’annata 2018 rappresenta il suo primo Brunello prodotto che incanta decisamente per un panorama aromatico di agrumi succosi, bacche rosse, ferro, refoli floreali e spezie. Succoso e nitido nella sua deliziosa complessità, fa della beva e della progressione sapida, quasi salata, il suo punto di forza.
Sanlorenzo – Brunello di Montalcino 2018: il vino di Luciano Ciolfi è sempre riconoscibilissimo anche in questa annata che di certo non ha favorito la potenza e la solarità del sangiovese di Montalcino. Questa 2018, invece, si fa apprezzare per materia fruttata, quasi scura, striature speziate, quasi piccanti, ed un ampio ventaglio minerale. Sorso di struttura, avvolgenza e sapidità. Un Brunello poco “sottile” ma grintoso che interpreta magistralmente i caratteri della zona sud-ovest di Montalcino.
Salvioni La Cerbaiola – Brunello di Montalcino 2018: chi proclama che la 2018 sia un’annata fatta di sangiovesi rarefatti dovrebbe bere il vino di questa storica cantina che come sempre tira fuori un Brunello ricco, generoso, tradizionale, dotato di intensi accenti di frutta matura, accompagnati da speziatura di pepe, anice stellato e macis a cui segue una possente nota ferrosa. Grandioso all’impatto gustativo, è sostenuto da tannini graffianti, da corpo, grinta ma al tempo stesso è elegantemente misurato nella sua scalpitante gioventù.
Fattoi – Brunello di Montalcino 2018: confesso di avere una ammirazione smisurata per la famiglia Fattoi che, senza mai clamore, riesce sempre ad interpretare le annate in maniera magistrale producendo, anno dopo anno, tra i vini più buoni di Montalcino. Non fa, ovviamente, eccezione questa 2018 sostenuto da aromi invitanti di frutta croccante, viola e sensazioni balsamiche quasi di macchia mediterranea. Scattante e penetrante al sorso, dal tannico serico.
Canalicchio di Sopra – Brunello di Montalcino “La Casaccia” 2018: il vino, che prende il nome dalla zona dove sorge la cantina azienda, è pura austerità grazie ad una impalcatura aromatica che vira verso sensazioni ematiche, di spezie rosse e ferro. Al gusto si mostra di grande piacevolezza essendo dotato di struttura suadente e carnosa in cui si assorbe un tannino ben fuso e una verve sapida a cui spetta l’onere di riportare armonia e proporzione. Finale sublime.
Tiezzi– Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso” 2018: devo ammettere che quest’anno tra Poggio Cerrino e Vigna Soccorso, per qualità, è stata una bella lotta ma alla fine l’ha spuntata questo secondo Cru prodotto dalla famiglia Tiezzi che ho amato per espressive sensazioni di radici, piccole bacche rosse, rosa canina e un tono lievemente fumé. Eccellente l’incedere gustativo, calibrato veemente sapidità e sapienti tannini di fattura classica. Chiude piacevolmente succoso, ben ampliato da richiami di frutta rossa croccante.