di Stefano Tesi
Si può discutere a lungo, in dottrina, se un IGT Toscana Rosso di dieci anni possa essere definito vecchio o invecchiato. Quel che è certo che, per una tipologia così ampia, dieci anni possono essere un'età critica, come purtroppo molti assaggi dimostrano. Potrebbe esserlo ancora di più per un vino fatto in una zona che di vigne ne ha poche e dove i vignaioli sembrano quasi mosche bianche, come le Crete Senesi: in pratica casa mia o quasi.
Invece questo Sangiovese 100% anno 2012 del Podere Alberese, piccola azienda biologica a gestione familiare - sei ettari e mezzo in proprietà con Sangiovese, Fogliatonda, Canaiolo, Trebbiano, Malvasia e 700 piante di olivo sui rilievi a cavallo tra Asciano, Rapolano e Trequanda - ha dalla sua frecce a sufficienza per incuriosire parecchio. Innanzitutto, cosa piuttosto strana, è l'ultima annata in commercio (la 2015 lo sarà solo tra un po'): "Fa quattro anni di legno (un unico tonneau di rovere di Slavonia da 500 litri, ndr) e poi ha bisogno di tanto vetro", spiega con naturalezza la titolare Lucia Bozzano. Ovviamente viene prodotto solo nelle annate ritenute qualitativamente all'altezza, perciò non sempre.
Podere Alberese |
Si può dunque dire, almeno ai sensi di questa rubrica, che è un "invecchiato"? Forse no, o magari sì. Ma è interessante proprio per questo. L'uva, Sangiovese Grosso, viene da un'area ristretta di un vigneto di quasi cinquant'anni a 450 metri sul livello del mare, con rese da 30 quintali per ettaro. Viene diraspata senza pigiatura e lasciata a fermentare spontaneamente, con macerazione sulle bucce per tre o quattro settimane. Produzione: appena 590 bottiglie numerate e 35 magnum. Quando giorni fa l'ho assaggiato ero assai curioso e non sapevo che aspettarmi. Il risultato è confortante.
Il colore è un bel rubino pieno e caldo, ma non troppo carico. In apertura il naso è un po' chiuso, quasi compatto, ma respirando si apre in un bel frutto maturo, quasi dolce e poi, a ventaglio in ondate di pot pourri, fieno asciutto e pepe, con lievi accenni di cuoio e di foglie. In bocca è ben vivo e ancora bello "tirato", come si dice, di struttura importante ma non invasiva, niente affatto ridondante, con un alcool evidente ma attenuato dal nerbo di un sorso solido. Insomma un vino che definire "impettito" è probabilmente poco ortodosso, ma realistico.
In vendita diretta costa 35 euro.
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