È il 1840. Una nave che
trasporta 168 bottiglie di champagne affonda proprio a sud dell’Arcipelago
delle Åland, tra la Svezia e la Finlandia; 47 di quelle bottiglie sono state
prodotte da Veuve Clicquot. Quasi 200 anni dopo, il 16 luglio 2010, un team di
sommozzatori compie la straordinaria scoperta.
Quando la prima bottiglia viene
riportata in superficie dal fondo marino, invece di acqua salata, i sommozzatori
assaggiano stupefatti un vino dolce, quasi interamente conservato nel suo stato
originale, in parte grazie al sigillo delle bottiglie e alle straordinarie
capacità di invecchiamento del vino stesso. Inoltre, il fondo del mare ha
fornito le condizioni ideali di invecchiamento, con una salinità 20 volte
inferiore a quella dell’oceano, con la sua mancanza di luce e con una
temperatura costantemente bassa di 4°C, rispetto agli 8°C delle cantine di
gesso.
Nel
2014,
lo Chef de Caves Dominique Demarville ha
lanciato Cellar in The Sea, un esperimento senza precedenti ispirato al
naufragio della nave.
Una selezione dei vini più
raffinati della Maison è stata immersa nelle profondità del Mar Baltico: tre tipologie
di champagne Veuve Clicquot, in bottiglia e in formato magnum, sono stati
immersi sott’acqua a 43 metri di profondità, in una cantina subacquea
appositamente costruita per ricostruire le stesse condizioni di invecchiamento,
priva di qualsiasi specie di alghe che potrebbero interferire con il vino,
causando lo sviluppo di aromi di iodio.
Lo stato delle bottiglie
sarà monitorato periodicamente nell’arco di 40 anni, nel tentativo di
approfondire ulteriormente l’ampia conoscenza di Veuve Clicquot del processo di
invecchiamento.
Nel
2017, tre anni dopo il lancio di questo singolare esperimento, le bottiglie
sono state riportate in superficie durante il Solstizio d’Estate per la prima
degustazione comparativa con la stessa selezione di bottiglie conservate nelle
celebri cantine di gesso della Maison a Reims.
Dopo la degustazione di
entrambe le bottiglie, gli esperti hanno concluso che il fondo marino ha lasciato i vini più freschi e giovani.
Le
bottiglie e le magnum di Yellow Label conservate nelle Åland, in
particolare, sono più chiare e delicate e presentano un bouquet leggermente
meno sviluppato, con fresche note agrumate, oltre a una minore corposità al
palato, rispetto alle bottiglie conservate nelle cantine di gesso della Maison
a Reims. Le bottiglie provenienti dalle cantine hanno già iniziato a sviluppare
complessità e profondità, con un colore più ricco e una maggiore maturità.
Si è osservata una
condizione analoga per il Vintage Rosé
2004, che ha un bouquet leggermente affumicato e chiuso, con tannini meno
duttili e integrati, pur conservando grande freschezza.
Per quanto riguarda il Demi-Sec, mentre gli esperti hanno
trovato molte somiglianze fra le due bottiglie, in termini di colore, e meno
differenze in termini di corposità, il vino delle Åland evidenzia una nota
finale leggermente acerba.
Le conclusioni iniziali
degli esperti li hanno portati a ritenere che, sebbene entrambi i metodi
abbiano fornito eccellenti condizioni di invecchiamento, il fondo del mare
potrebbe essere una scelta migliore per i vini che si intende fare invecchiare
più a lungo.
Entro
la fine dell’anno, queste prime conclusioni saranno rafforzate dai risultati
delle analisi scientifiche che si stanno attualmente eseguendo sui campioni
delle Åland presso le Università Enologiche di Reims e Bordeaux, partner
dell’esperimento sin dall’inizio.
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