Michel Rolland: la mia intervista per Vinix Digest

Per chi si fosse perso l'articolo su Vinix Digest riporto qualche breve stralcio dell'intervista con Michel Rolland.


Lei nel 1976 con sua moglie ha dato vita a Libourne al suo laboratorio di enologia. Come è cambiato il suo modo di lavorare in questi 40 anni? E’ cambiata molto l’enologia?
Certamente, il progresso scientifico si è fatto sentire anche in questo mondo e se quaranta anni fa si riuscivano a bere mediamente dei buoni vini, ottimi solo in alcune parti del mondo, oggi il livello qualitativo dei vini si è alzato di moltissimo e anche all’interno di terroir meno vocati attualmente si può riuscire a bere cose decenti.

Mi sta dicendo che si può produrre ottimo vino dovunque? 
No, assolutamente. Spesso ci si confonde tra buono e ottimo che sono due aggettivi estremamente diversi. Ovunque cresca una vigna, tranne quindi in alcune aree del mondo come la penisola Antartica, si può produrre del buon vino. Il grande vino, invece, si può produrre solo in pochissime zone del mondo e la sfida in questo senso è capire quale varietà d’uva è in grado di adattarsi ed esprimersi nel miglior modo possibile in quel terroir. Il pinot nero in borgogna, il riesling per la Mosella, il cabernet sauvignon in Napa Valley, o il sangiovese in Toscana sono ottimi esempi.

Vino varietale o vino di territorio?

Nessuno dei due può prescindere dall’altro. La mia filosofia è cercare sempre di produrre il miglior vino possibile e, in questo, non si può trascurare il concetto di bevibilità e piacere. Non sarei così manicheo come alcuni personaggi che ho incontrato, mio malgrado, nella vita.

IL RESTO DELL'INTERVISTA LA POTETE TROVARE CLICCANDO QUA

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