La presentazione ufficiale è stata fatta poco tempo fa durante lo scorso Sangiovese Purosangue ma chi li conosce bene sa che da anni i coniugi fino avevano in mente di produrre un grande Metodo Classico pugliese.
Loro, amanti sfegatati dello Champagne francese, stavano solo aspettando l'occasione giusta per dar vita al progetto che, come mi spiega la stessa Simona Natale, ha preso il via nel 2009, anno poco fortunato per il loro negroamaro:"in vasca lo Jo 2009 non aveva le caratteristiche necessarie per diventare grande come ce lo aspettiamo ma, sicuramente, aveva tutte le qualità in termini di struttura, colore e acidità per diventare un grande rosato. L'idea, come ti ho detto, era già nell'aria da tempo per cui, aggiungendo un pizzico di follia e con il conforto di Alessio Dorigo che ci ha spronati e consigliati, abbiamo realizzato con lo Jo 2009 non prodotto la nostra base spumante".
I Fino hanno fatto tutto in casa anche grazie alle conoscenze enologiche di Gianfranco che, fin dai tempi della scuola di agraria, è un grande studioso del mondo della spumantistica mondiale.
Il vino base, tecnicamente un Rosé de Saigné, si ottiene con la macerazione e il contatto delle bucce da 36 a 48 ore prima della fermentazione. L dopo aver fatto fermentazione e malolattica in barrique usate, ha passato 44 mesi sui lieviti ed è stato sboccato a Settembre 2013.
Simona, porgendomi il calice, un pò emozionata, mi sussurra che questa è la sua pazzia e il suo sogno. Conoscendola non posso non crederle.
Il bellissimo colore dello spumante con Simona sullo...sfondo |
Come possiamo vedere dalla foto il "Simona Natale" 2009 ha un colore davvero bello, un buccia di cipolla brillante con riflessi corallo che difficilmente ho potuto riscontrare in altri prodotti simili.
Il naso non tradisce l'anima del negroamaro di Manduria coltivato a poche centinaia di metri dal mare donando un naso mediterraneo incastonato all'interno di una cornice di pura mineralità. Gli aromi, infatti, evocano fragranze di corbezzolo, rosa canina, pompelmo rosa, succo di pomodoro, ginepro che, col passare del tempo, si aprono ad ulteriori sentori di polvere pirica, iodio e paprika.
All'assaggio rimango subito colpito per il finissimo perlage che rende il sorso fin da subito elegante e dalla grande cremosità. Tutto è in assoluto controllo, il contributo del legno è già perfettamente assimilato e le impressioni olfattive ritornano elegantemente anche se con meno intensità e vigore. Finissimo e quasi sussurrato è lo scatto finale, mantenuto teso grazie alla sapidità del vino che lascia impressa nel palato una scia di seta rosa intrisa di aria di mare.
Ho la netta sensazione che questo spumante, così come accade per tutti i vini di Fino, debba ancora crescere, maturare col tempo. La strada è tracciata, il loro obiettivo è competere con i grandi Rosè della Champagne e non ho dubbi che, anche grazie all'esperienza di questo primo spumante, il loro numero zero, l'obiettivo sarà perseguito in brevissimo tempo.
Non gli diciamo che già questo è un grande spumante italiano, altrimenti si montano la testa!
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