La Sardegna premiata dalla guida Slow Wine 2018

La Sardegna è una delle regioni italiane che può vantare la maggiore biodiversità. È poco abitata e ha ambienti naturali molto differenti tra loro, con centinaia di chilometri di coste ma anche montagne, zone molto aride e boschi. Tale conformazione si rispecchia in un panorama vitivinicolo in cui non c’è un solo centro di produzione: la vite è diffusa in tutte le aree, con una certa predilezione per le coste (che sono anche più abitate), da nord a sud, da est a ovest. Ciò si comprende facilmente dando un’occhiata alla mappa pubblicata sulle pagine di Slow Wine 2018, dove indichiamo con un puntino più scuro le città con almeno una cantina recensita. Ebbene, si tratta di una distribuzione diffusa, certamente differente rispetto ad altre regioni italiane: si pensi al Piemonte, dove il sud la fa da padrone, o alla Basilicata e alla Lombardia, tanto per fare qualche esempio.


Dalle nostre degustazioni emerge una realtà che, dal punto di vista qualitativo, non è più di totale diarchia, con vermentino e cannonau a farla da padroni incontrastati. Dobbiamo aggiungere il carignano, che può contare sulla presenza di almeno sette o otto cantine che ne realizzano versioni di valore assoluto. Di certo il vermentino, nel nord della Sardegna, ci regala alcuni dei bianchi di maggior fascino e piacevolezza d’Italia, complice anche l’annata 2016, che ci ha donato vini armonici, bilanciati perfettamente tra alcol, acidità e sapidità. La matrice dei suoli gioca ogni anno un ruolo fondamentale nell’esaltare i Vermentino del nord, di cui vi consegniamo una lista di riconoscimenti particolarmente nutrita e speriamo interessante. Quest’anno ci ha un po’ deluso, rispetto al solito, il cannonau, con talune aziende che non hanno completato ancora a dovere il percorso di scelta dei legni giusti per l’affinamento, tanto che le note di vaniglia, cacao o caffè si sono trovate troppo spesso per i nostri gusti. Naturalmente qualche magnifico rosso da uve cannonau è stato segnalato, ma ci piacerebbe che questa varietà fosse il meno possibile manipolata e affinata con un accorto uso dei recipienti. E poi c’è il carignano, altro vitigno a bacca rossa che ha trovato in Sardegna il suo habitat naturale, donandoci diverse bottiglie da applausi. Andrebbe fatto un lavoro di promozione e marketing ancora superiore, perché il territorio del Sulcis esercita un fascino incredibile e potrebbe essere raccontato ancora meglio, soprattutto per salvare quella viticoltura a piede franco che è un vero patrimonio dell’umanità, con ceppi centenari e agricoltori che ormai sono anziani quasi quanto le viti stesse. Tra le note più meste quelle legate alla Vernaccia di Oristano e alla Malvasia di Bosa: due tipologie in via di estinzione in un silenzio che ci pare assordante. Peccato, noi le amiamo tantissimo: speriamo in un miracolo, ma ormai crederci diventa ogni giorno più difficile.

VINO SLOW
Cannonau di Sardegna Mamuthone 2015, Giuseppe Sedilesu
Carignano del Sulcis Is Arenas Ris. 2014, Sardus Pater
CRG 2015, Quartomoro di Sardegna
Vermentino di Gallura Sup. Karagnanj 2016, Orlando Tondini

GRANDE VINO
Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune 2013, Cantina Santadi
Santigaìni 2012, Capichera
Vermentino di Gallura Sup. Sciala 2016, Vigne Surrau

VINO QUOTIDIANO
Vermentino di Gallura S´Eleme 2016, Cantina del Vermentino
Vermentino di Gallura Sup. Canayli 2016

Marche - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Gli assaggi delle Marche hanno restituito ancora una volta un registro plurale di vitigni e territori su cui operano un pulviscolo di aziende. Un tessuto produttivo che sovente ha il taglio dell'impresa familiare e che non sconfina quasi mai nei grandi volumi. Se da un lato questa sfaccettatura ha tutto il fascino dei piccoli numeri, dall'altro tocca il nervo scoperto della ridotta visibilità e della conseguente minor valorizzazione delle uve. Molto lavoro è stato fatto dai due consorzi preposti ma occorre trovare una maggiore coesione tra le aziende e una sintesi più efficace dei tanti interessi - non solo economici - in ballo. Al di là di queste problematiche strutturali la qualità proposta è confortante, specie per il comparto dei vini bianchi.
I Castelli di Jesi e Matelica viaggiano con il solito passo spedito: i tanti attori protagonisti, una molteplicità di stili e una proposta qualitativa costantemente livellata verso l'alto, creano le condizioni per evitare situazioni cristallizzate, immutabili. In questo contesto salta agli occhi il nome della famiglia Vicari, citati per la prima volta tra i premiati così come non siamo stupiti che sia il cadetto di casa Bucci, il Verdicchio Classico, a sottrarre gli onori alla famosa Riserva Villa Bucci. Dopo la pausa di uno o più anni tornano con autorevolezza al massimo riconoscimento nomi di un certo blasone come Garofoli, Borgo Paglianetto e Leo Felici, mentre Roberto Venturi dimostra come la sua stella non fosse destinata a brillare per un singolo episodio. La stessa Umani Ronchi primeggia con un Verdicchio dopo l'exploit del Conero Riserva dello scorso anno. Pievalta, Poderi Mattioli, Marotti Campi, Belisario, Tenuta di Tavignano, La Monacesca, Fazi Battaglia e Bisci si confermano dando encomiabile costanza e personalità ai propri vini.
La situazione nel Piceno, l'altro grande polo produttivo regionale, è più articolata. Qui è il Pecorino a tener banco sulla scena bianchista. Nonostante la recente fondazione, Tenuta Spinelli passa oramai per una veterana grazie ai cinque Tre Bicchieri consecutivi. A essa si affiancano due debuttanti: la piccola realtà artigiana di Maria Letizia Allevi e la promettente Tenuta Santori, entrambe figlie del più autentico genius loci. Il montepulciano trova gloria sia quando è vinificato in purezza (come nell'Offida Rosso di Emanuele Dianetti) sia nei vini de Le Caniette e Velenosi, dove è proposto nel tradizionale blend con il sangiovese.
Altri distretti non riescono ancora a esprimersi ai vertici qualitativi ma diamo testimonianza del fatto che si sta lavorando alacremente sugli autoctoni. L'intento è creare un binomio inscindibile tra vitigno e territorio, unica risposta efficace alla globalizzazione imposta dalla straripante diffusione delle cultivar internazionali. Ma, si sa, per questo occorrono tempo, investimenti e un impegno costante.
I vini delle Marche premiati con Tre Bicchieri
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Lauro Ris. ’15 - Poderi Mattioli 
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Salmariano Ris. ’14 - Marotti Campi
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Paolo Ris. ’15 - Pievalta
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Sisto Ris. ’15 - Fazi Battaglia
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. V. Il Cantico della Figura Ris. ’13 - Andrea Felici
Offida Pecorino ’16 Tenuta Santori Offida Pecorino Artemisia ’16 - Tenuta Spinelli
Offida Pecorino Mida ’16 - Maria Letizia Allevi
Offida Rosso Vignagiulia ’14 - Emanuele Dianetti
Piceno Sup. Morellone ’12 - Le Caniette
Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ’14 - Velenosi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. ’16 - Bucci
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Insolito del Pozzo Buono ’15 - Vicari
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco ’16 - Tenuta di Tavignano
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium ’15 - Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì ’15 - Roberto Venturi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. V. V. ’15 - Umani Ronchi
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ’14 - Belisario
Verdicchio di Matelica Mirum Ris. ’15 - La Monacesca
Verdicchio di Matelica Petrara ’16 - Borgo Paglianetto
Verdicchio di Matelica Vign. Fogliano ’15 - Bisci

Puglia - Tutti i premi Slow Wine 2018

Mai come quest’anno, in Puglia, ci siamo ritrovati con degli assaggi di qualità media così elevata, prima in cantina insieme ai produttori, e poi nei panel delle degustazioni regionali e nazionali. Se rapportiamo quest’osservazione ai dati di un’annata molto difficile dal punto di vista climatico, la 2016, da cui arrivavano la maggior parte dei vini assaggiati, il risultato è ancora più significativo.
In vigna sempre più produttori scelgono pratiche agromomiche sostenibili – biologiche, biodinamiche, comunque non interventiste – e anche quelli che non se la sentono ancora di abbandonare l’agricoltura convenzionale hanno ridotto i trattamenti con i prodotti sistemici allo stretto necessario.
Tra le cose da sottolineare in questa edizione c’è la riprova che anche in una regione così assolata si riescono a produrre bianchi dal profilo interessante. Nonostante ciò la nota di merito spetta in prima istanza alla grande conferma dei rosati pugliesi: l’annata 2016 ha regalato vini  territoriali e di  personalità. Il Salento, con i suoi rosati da negroamaro, si erge fieramente a portabandiera di questa tipologia, ma ottime versioni arrivano anche dalla Daunia, dalle Murge e dalle terre del primitivo.
Salento e negroamaro vinificato in rosso stupiscono per l’elevata qualità media dei vini dell’annata 2015, figli di una chiara presa di coscienza dei produttori, che finalmente sembrano orientati a mettere in commercio prodotti meno appesantiti da eccessivi affinamenti in legno.
Stessa considerazione per il nero di Troia, che sembra giovare di vinificazioni e maturazioni più “leggere”. Acclarata l’inversione di tendenza che prima vedeva il Primitivo di Gioia del Colle più fresco e meno muscolare del Primitivo di Manduria, con quest’ultimo che oggi continua a dimostrare quanto faccia meglio un’attenta conduzione in vigna rispetto a un’uva eccessivamente ricca di zuccheri. Grande infine la prova dei vini dolci.
Chiudiamo con una riflessione: diventa sempre più evidente da parte dei produttori la volontà di rimescolare le carte delle denominazioni di origine, nella convinzione che la frammentazione delle tante Doc pugliesi sia una delle cause della difficoltà di penetrazione di questi vini nei mercati esteri. Non spetta sicuramente a noi indicare quale sia la strada giusta da percorrere, ma per una guida che è frutto della filosofia di salvaguardia della bodiversità portata avanti da Slow Food, è assolutamente doveroso far presente a chi quel rimaneggiamento delle Doc dovrà farlo che non è il caso di cancellare con un colpo di spugna alcune piccolissime e numericamente poco significative realtà vitivinicole del territorio. Si rischierebbe di vanificare il grande lavoro di salvaguardia e di custodia svolto da tanti vignaioli che negli anni hanno saputo conservare tradizioni e culture legate a vini come l’Ottavianello di Ostuni, il Gravina, il Cacc’e Mitte di Lucera, il Locorotondo, solo per citarne alcuni.

Di seguito le etichette pugliesi segnalate con un riconoscimento in Slow Wine 2018.

VINO SLOW
Brut Riserva Nobile 2013, d´Araprì
Cacc’e Mmitte di Lucera Agramante 2015, Paolo Petrilli
Copertino Eloquenzia 2013, Severino Garofano Vigneti e Cantine
Cosìsono 2014, Valentina Passalacqua
Es 2015, Gianfranco Fino
Gioia del Colle Primitivo 16 2014, Polvanera
Gioia del Colle Primitivo Baronaggio Ris. 2014, Donato Giuliani
Graticciaia 2013, Vallone
Nero di Troia 2013, Antica Enotria
Old Vines 2014, Morella
Primitivo di Manduria Dolce Naturale Passito 2013, Attanasio

GRANDE VINO
Cerasa 2016, Michele Calò & Figli
Dolce Vitae 2013, Amastuola
Gioia del Colle Primitivo Il Sogno 2014, Cantine Imperatore
Patriglione 2012, Cosimo Taurino
Primitivo di Manduria Dolce Naturale La Dolce Vite 2013, L´Antico Palmento
Quarantale 2013, Rosa del Golfo

VINO QUOTIDIANO
Anne 2016, Natalino Del Prete
Cacc’e Mmitte di Lucera Motta del Lupo 2016, Paolo Petrilli
Calura 2014, Cantine Baldassarre
Castel del Monte Rosso Almagia 2016, Giancarlo Ceci
Dammirose 2016, D´Alfonso del Sordo
Five Roses 2016, Leone De Castris
Locorotondo Castillo 2016, Cardone
Massaro Rosa 2016, L´Astore Masseria
Mjere Rosato 2016, Michele Calò & Figli
Nardò Rosso Danze della Contessa 2016, Alessandro Bonsegna
Nativo 2015, Duca Carlo Guarini
Primitivo di Manduria Lirica 2015, Produttori Vini Manduria
Rosa del Golfo 2016, Rosa del Golfo
Ruah 2016, Santi Dimitri
Saturnino Rosé 2016, Tenute Rubino
Solo Fiano 2016, Michele Biancardi
Volere Volare 2015, Pietraventosa

Piemonte: tutti i premi Slow Wine 2018

Riteniamo doveroso iniziare ricordando una persona che ci è stata cara e che purtroppo non è più tra noi: Domenico Clerico, grande produttore, uomo di eccezionale generosità e d’irresistibile simpatia.
Fortunatamente ci sono anche tante buone notizie per il vino piemontese. Esordisce quest’anno la nuova Docg Nizza, voluta con forza da un piccolo e appassionato gruppo di produttori d’eccellenza: un esordio più che positivo, sia per le versioni 2014, millesimo non facile ma in più di un caso sorprendente, sia per i primi 2015, che sono parsi sontuosi. Un’altra nota positiva riguarda il Dolcetto nelle sue varie denominazioni: se ci era piaciuto, e molto, il 2015 per ricchezza e maturità, il 2016 è parso ancora più convincente sul piano della freschezza e della bevibilità. Il Barbaresco con l’annata 2014 ci ha donato vini succosi e agili: da bere e da conservare. Eccellente il 2013 per il Barolo, mentre attendiamo ulteriori segnali di crescita a Gavi ‒ buono il 2016 ‒ così come nel Nord Piemonte, dove pure non mancano vini di grande livello. È stato come sempre un vero piacere degustare il Timorasso nelle sue diverse versioni, un’enclave piccola che, ne siamo certi, continuerà a regalare grandi soddisfazioni in futuro. Per finire il Roero, in buona salute e con chiari margini di miglioramento.

VINO SLOW
Alta Langa Brut 2013, Ettore Germano
Barbaresco 2014, Produttori del Barbaresco
Barbaresco Asili 2014, Ca´ del Baio
Barbaresco Basarin Ris. 2012, Marco e Vittorio Adriano
Barbaresco Cichin Ris. 2012, Ada Nada
Barbaresco Montaribaldi 2013, Fiorenzo Nada
Barbaresco Montestefano 2013, Serafino Rivella
Barbaresco Rabajà 2014, Giuseppe Cortese
Barbaresco Rio Sordo 2014, Cascina delle Rose
Barbaresco Roccalini 2014, Cascina Roccalini
Barbaresco Serraboella 2014, Paitin
Barolo 2013, Cascina Fontana
Barolo 2013, Josetta Saffirio
Barolo 2013, Trediberri
Barolo Brunate 2013, Giuseppe Rinaldi
Barolo del Comune di Barolo Casina Bric 2013, 460 Casina Bric
Barolo Lazzairasco 2013, Guido Porro
Barolo Monvigliero 2013, Alessandria Fratelli
Barolo Ravera 2013, Réva
Barolo Sarmassa 2013, Giacomo Brezza & Figli
Barolo Serralunga 2013, Ferdinando Principiano
Boca 2013, Sergio Barbaglia – Antico Borgo dei Cavalli
Colli Tortonesi Timorasso Derthona Muntà l´è Ruma 2015, Vigneti Giacomo Boveri
Colli Tortonesi Timorasso Fausto 2015, Vigne Marina Coppi
Colli Tortonesi Timorasso Pitasso 2015, Claudio Mariotto
Coste della Sesia Uvaggio 2014, Proprietà Sperino
Derthona 2015, Vigneti Massa
Dogliani La Costa 2015, Quinto Chionetti
Dogliani Papà Celso 2016, Marziano Abbona
Dogliani Sup. Sirì d’ Jermu 2015, Pecchenino
Dogliani Valdibà 2016, San Fereolo
Erbaluce di Caluso Le Chiusure 2016, Favaro – Le Chiusure
Gavi Vigna della Rovere Ris. 2015, La Mesma
Ghemme Cantalupo 2010, Antichi Vigneti di Cantalupo
Grignolino d’Asti Margherita Barbero 2016, Luigi Spertino
Nizza Le Nicchie 2014, La Gironda
Nizza Titòn 2014, L’Armangia
Roero 2015, Valfaccenda
Roero Arneis Bricco delle Ciliegie 2016, Giovanni Almondo
Roero La Val dei Preti 2014, Matteo Correggia
Roero Torretta 2014, Marco Porello
Roero Trinità Ris. 2013, Malvirà
Roero Valdovato 2013, Cascina Fornace
Roero Valmaggiore Vigna Audinaggio 2015, Cascina Ca’ Rossa
Rossore 2014, Iuli

GRANDE VINO
Barbaresco Albesani 2013, Cantina del Pino
Barbaresco Crichët Pajé 2008, Roagna
Barbaresco Currà 2013, Sottimano
Barbaresco Gallina 2013, Piero Busso
Barbaresco Martinenga 2014, Marchesi di Grésy
Barbaresco Santo Stefano Ris. 2012, Castello di Neive
Barbaresco Sorì Tildin 2014, Gaja
Barolo 2013, Bartolo Mascarello
Barolo Acclivi 2013, G.B. Burlotto
Barolo Bric dël Fiasc 2013, Paolo Scavino
Barolo Bricco Boschis 2013, Cavallotto Tenuta Bricco Boschis
Barolo Bricco delle Viole 2013, G.D. Vajra
Barolo Bussia Ris. 2011, Barale Fratelli
Barolo Campè 2013, La Spinetta
Barolo Cannubi 2013, E. Pira & Figli – Chiara Boschis
Barolo Ciabot Mentin 2012, Domenico Clerico
Barolo Falletto Vigna Le Rocche 2013, Bruno Giacosa
Barolo Ginestra 2013, Paolo Conterno
Barolo Ginestra Casa Matè 2013, Elio Grasso
Barolo Ginestra Sorì Ginestra 2013, Conterno Fantino
Barolo Liste 2012, Borgogno & Figli
Barolo Monfortino Ris. 2010, Giacomo Conterno
Barolo Monprivato 2012, Giuseppe Mascarello e Figlio
Barolo Paiagallo 2013, Casa di E. Mirafiore
Barolo Prapò 2013, Bricco Rocche – Bricco Asili
Barolo Ravera Bricco Pernice 2012, Elvio Cogno
Barolo Resa 56 2013, Brandini
Barolo Rocche di Castiglione 2013, Brovia
Barolo Sottocastello di Novello 2012, Ca’ Viola
Barolo Vigna Rionda Ester Canale Rosso 2013, Giovanni Rosso
Barolo Vigna Rionda Ris. 2011, Massolino
Barolo Villero Ris. 2009, Vietti
Boca 2012, Le Piane
Carema Etichetta Nera 2013, Ferrando
Gattinara Molsino 2012, Nervi
Langhe Pinot Nero 2015, Gian Luca Colombo – Segni di Langa

VINO QUOTIDIANO
Barbera d’Asti Brentura 2014, Erede di Armando Chiappone
Barbera d’Asti Le Gaggie 2015, Tenuta La Meridiana
Barbera d’Asti Lia Vì 2016, Carussin
Barbera d´Asti Blina 2015, Agostino Pavia & Figli
Barbera d´Asti Suori 2015, Roberto Ferraris
Barbera del Monferrato Superiore Ruvrin 2015, Bondi
Carema 2014, Produttori Nebbiolo di Carema
Colline Saluzzesi Pelaverga Divicaroli 2016, Cascina Melognis
Diano d’Alba 2016, Le Cecche
Diano Sorì dei Berfi 2016, Abrigo Fratelli
Dogliani 2016, Cascina Corte
Dogliani Sorì dij But 2016, Anna Maria Abbona
Dogliani Sup. Vigna dei Prey 2015, Francesco Boschis
Dolcetto di Diano d´Alba 2016, Renzo Castella
Dolcetto di Diano d´Alba Sorì Colombé 2016, Giovanni Prandi
Dolcetto di Ovada 2015, Luigi Tacchino
Erbaluce di Caluso 2016, Cieck
Gavi 2016, La Raia
Gavi 2016, La Smilla
Gavi 2016, Laura Valditerra
Gavi del Comune di Gavi La Caplana 2016, La Caplana
Gavi del Comune di Gavi Mainìn 2016, La Ghibellina
Gavi del Comune di Gavi Vigne di San Martino 2016, Giordano Lombardo
Gavi Primi Grappoli 2016, Produttori del Gavi
Grignolino del Monferrato Casalese Grignò 2016, Davide Beccaria
Grignolino del Monferrato Casalese °G 2016, Vicara
Grignolino del Monferrato Casalese 2016, Oreste Buzio
Grignolino del Monferrato Casalese 2016, Tenuta Migliavacca
Grignolino del Monferrato Casalese Celio 2016, Marco Canato
Moscato d’Asti 2016, Gianni Doglia
Moscato d’Asti 2016, Paolo Saracco
Moscato d’Asti La Rosa Selvatica 2016, Icardi
Roero Arneis 2016, Stefanino Morra
Roero Arneis Recit 2016, Monchiero Carbone

Emilia Romagna - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Lambrusco, Lambrusco, fortissimamente Lambrusco... ci viene da esclamare durante le nostre degustazioni finali. È questo il vino che ci sta entusiasmando di più negli ultimi anni tra le proposte della regione. Un fatto singolare, se ci riflettete. Il Lambrusco, nelle sue varie denominazioni, non ha mai fatto parte del Gotha dei grandi vini, dove trovano posto le cuvée Metodo Classico, i potenti bianchi dall'intenso corredo aromatico e i grandi rossi da invecchiamento.


Un po' come la Barbera, il Lambrusco è sempre stato relegato nel limbo dei vini da bere quotidianamente, quei vini che si acquistano senza grandi riflessioni, istintivamente, anche perché hanno un costo accessibile davvero a tutti. Ma sono vini che piacciono a tutti... Bene, partiamo da questa considerazione: c'è Lambrusco e Lambrusco. Dopo gli anni della grande "sbornia" delle vendite da milioni di casse nel mondo, dopo la crisi successiva, negli ultimi anni grazie al lavoro paziente di vignaioli e produttori è riemerso un panorama complesso e articolato nelle varie denominazioni che sta dimostrando sempre di più che anche un vino da bere giovane, dotato di vivacità e freschezza più che di struttura, può essere un grande vino. Quest'anno ne premiamo ben sette, tra quelli di Modena, Reggio e soprattutto Sorbara. Sono vini che ci incantano per finezza, sapidità, equilibrio e piacevolezza.
Subito dopo nella nostra hit parade regionale vengono i Sangiovese della nouvelle vague romagnola, quelli non iper-concentrati, non stremati da maturazioni in legni nuovi che ne soffochino frutto ed espressività. La Romagna ne offre sempre di più, e anche questi a prezzi più che ragionevoli.
Premiamo due Albana, un fresco e vibrante (e moderno) I Croppi '16 di Celli e il gran classico tra le versioni Passito, lo Scacco Matto '13 de La Zerbina.
Segnali incoraggianti arrivano, in termini di vini freschi, distesi e godibili anche dai Colli di Parma, dove premiamo l'ottimo Rosso MDV '16 di Monte delle Vigne. Colli Piacentini e Colli Bolognesi rimangono terroir di grandi potenzialità, ancora parzialmente inespresse.

I vini dell'Emilia Romagna premiati con Tre Bicchieri
Colli di Parma Rosso MDV ’16 - Monte delle Vigne
Colli di Rimini Cabernet Sauvignon Montepirolo ’13 - San Patrignano
Lambrusco di Modena Brut Rosé M. Cl. ’13 - Cantina della Volta
Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’16 - Cleto Chiarli Tenute Agricole
Lambrusco di Sorbara Leclisse ’16 - Gianfranco Paltrinieri
Lambrusco di Sorbara Secco Omaggio a Gino Friedmann ’16 - Cantina Sociale di Carpi e Sorbara
Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’16 - Cavicchioli
Reggiano Lambrusco Concerto ’16 - Ermete Medici & Figli
Reggiano Lambrusco Secco Marchese Manodori ’16 - Venturini Baldini
Romagna Albana Passito Scacco Matto ’13 - Fattoria Zerbina
Romagna Albana Secco I Croppi ’16 - Celli
Romagna Sangiovese Castrocaro e Terra del Sole Crete Azzurre ’15 - Marta Valpiani
Romagna Sangiovese Modigliana I Probi di Papiano Ris. ’14 - Villa Papiano
Romagna Sangiovese Sup. Il Sangiovese ’16 - Noelia Ricci
Romagna Sangiovese Sup. Oriolo ’16 - I Sabbioni
Romagna Sangiovese Sup. Sigismondo ’16 - Le Rocche Malatestiane

Notizie curiose: nasce il vino che sa di birra. La fine del mondo non è così' lontana!

Se siete indecisi tra vino e bianco e birra, forse l’esperimento ben riuscito di un enologo belga potrà fugare ogni vostro dubbio. Filip Decroix giura, infatti, di aver creato un nettare che mette d’accordo proprio tutti.


Da anni fa il produttore di vini artigianali in Belgio, ma accanto alle bottiglie dal sapore tradizionale, il quarantanovenne Filip Decroix, ha voluto perfezionare la formula del suo "Steenstraetse Hoppewijn", un vino bianco dal sapore amarognolo prodotto dalla combinazione di Chardonnay con il luppolo belga.
E sostiene di aver creato una formula approvata sia da belgi, amanti della birra per eccellenza che dai sommelier. Ottenere questo risultato però non è stato semplice: ci sono voluti litri e litri di Chardonnay.

Per un anno circa ha fatto diversi esperimenti, con varie quantità di luppolo, modificando di volta in volta la temperatura e il tempo di maturazione del luppolo che come sappiamo, influenza molto il gusto della bevanda. Ma quando ormai tutto sembrava perduto, in aprile ha trovato la ricetta giusta. 

“Ho fatto in tutto 13 prove, ma alla fine solo una era quella giusta e metteva d’accordo olfatto e gusto”, dice Filip Decroix.


L’enologo possiede circa 3,5 ettari in cui sono piantate quasi 13mila viti, ogni anno riesce a produrre otto tipi di vino e questa nuova formula. In passato, ha già vinto premi nazionali e internazionali.
Oltre all’innovazione del gusto, il nuovo "Steenstraetse Hoppewijn" ha anche un’etichetta fatta di raso e non di carta, come le normali bottiglie.
“Credo molto in questo prodotto e le prime recensioni sono positive. Tutti sono rimasti stupiti dal gusto fruttato e allo stesso tempo frizzante. Il sapore del luppolo riempie la bocca, ma alla fine tutto si fonde in una combinazione deliziosa”, dice Decroix.

Marche - Slow Wine 2018

Le Marche si confermano una regione “bianca”. In tempi di elezioni politiche quest’affermazione avrebbe fatto sobbalzare i protagonisti del governo regionale, ma state pure tranquilli, stiamo solo parlando di vino.


Tracciando un quadro organico del vino regionale è ormai acclarato che il Verdicchio e il Pecorino si attestino ai vertici della produzione. Il primo consolida il trend positivo con livelli qualitativi impressionanti in moltissime etichette, l’altro è cresciuto in maniera eccellente, ottenendo la giusta consacrazione con una qualità media di alto profilo.
Il Piceno, in fatto di rosso, sta recuperando terreno in modo evidente, attraverso un restyling strutturale e aromatico che con le ultime annate si è fatto concreto, come dimostrano i riconoscimenti di questa edizione. Proprio dalle schede di Slow Wine 2018 infatti si percepisce il netto miglioramento del Piceno Superiore e dell’Offida Rosso nella “nuova” versione con una più alta presenza di montepulciano.
Nel Conero vediamo impegno e voglia di crescere, ma c’è ancora strada da fare nonostante qualche barlume di luce.
Il Lacrima sta confermando i segnali interessanti di cui parliamo da anni, il Bianchello svolge il suo compito con costanza e nel resto della regione stanno crescendo realtà promettenti come il Pergola nel Pesarese, il Serrapetrona e il Ribona nel Maceratese.
Venendo al lavoro dei vignaioli, se l’anno scorso riferivamo di un cambio di rotta nelle campagne marchigiane, con una viticoltura che stava diventando più sostenibile, quest’anno confermiamo la tendenza e anzi evidenziamo che il 70% circa delle aziende presenti in guida (e molte altre che non hanno trovato spazio in queste pagine) ha la certificazione biologica, o ha intrapreso la trafila della conversione. Un aspetto che attesta la voglia di un approccio agricolo “verde”.
Proseguendo con uno sguardo alle annate, per i bianchi si pensava che la fredda 2014 avesse creato vini irti e poco espressivi, ma già l’anno scorso avevamo espresso pareri in controtendenza e li confermiamo. Poi è arrivata la calda vendemmia 2015, con vini pronti e larghi, mentre il millesimo 2016, non facile per il clima bizzoso, si è rivelato intrigante, e ha dato vita a prodotti di bella tensione e diffusa sapidità. Sul versante rossi, 2013 e 2014 hanno facilitato la minore estrazione, con conseguente aumento della finezza aromatica e strutturale. Con il raccolto 2015 il frutto si è accentuato e con esso la struttura, mentre per il 2016 è ancora presto per esprimere un parere.
Concludiamo il quadro ribadendo che la qualità media di questa regione è aumentata fino a toccare punte di assoluta eccellenza: non bisogna dimostrarlo solo con i giudizi positivi della critica, ma anche con una più ampia diffusione dei prodotti sui mercati e prezzi medi di vendita maggiori. Il territorio ha tutte le carte in regola per affermarsi, ma ci vuole un cambio di passo concreto, bisogna fare squadra e far crescere il brand “Marche”.

VINO SLOW
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Lauro 2015, Poderi Mattioli
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Rincrocca 2015, La Staffa
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. San Paolo 2015, Pievalta
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Vigna Il Cantico della Figura 2013, Andrea Felici
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Villa Bucci 2015, Bucci
Falerio Pecorino Onirocep 2016, Pantaleone
Offida Pecorino Donna Orgilla 2016, Fiorano
Piceno Sup. Morellone 2012, Le Caniette
Piceno Sup. Polisia 2013, Vigneti Vallorani
Rosso Piceno Podere 72 2014, Poderi San Lazzaro
Rosso Piceno Sup. 2015, Aurora
Rosso Piceno Sup. Vigna Monteprandone 2015, Saladini Pilastri
Verdicchio di Matelica D’Antan 2015, Cavalieri
Verdicchio di Matelica Vigneto Fogliano 2015, Bisci

GRANDE VINO
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Plenio 2014, Umani Ronchi
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Salmariano 2014, Marotti Campi
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Tardivo ma non Tardo 2015, Santa Barbara
Offida Rosso Ludi  2014, Velenosi
Offida Rosso Vignagiulia 2014, Emanuele Dianetti
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Ghiffa 2015, Cològnola – Tenuta Musone
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. L´insolito 2015, Vicari
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco 2016, Tenuta di Tavignano
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium 2015, Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì 2015, Roberto Venturi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vigneto del Balluccio 2015, Tenuta dell´Ugolino
Verdicchio di Matelica Meridia 2014, Cantine Belisario

VINO QUOTIDIANO
Lacrima di Morro d´Alba Da Sempre  2016, Vicari
Offida Pecorino 2016, De Angelis
Rosso Piceno Sup. Katharsis 2015, San Filippo
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Anno Uno 2016, Col di Corte
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Le Piaole 2016, Tenuta dell´Ugolino
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Salerna 2016, Sparapani – Frati Bianchi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Dominé Chiesa del Pozzo 2016, Pievalta
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. La Staffa 2016, La Staffa
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Macrina 2016, Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Via Condotto 2016, Cològnola – Tenuta Musone
Verdicchio di Matelica Bisci 2016, Bisci
Verdicchio di Matelica Del Cerro 2016, Cantine Belisario
Verdicchio di Matelica Villa Marilla 2016, Marco Gatti

Umbria - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

La qualità del vino umbro è nota da anni, ma quello che si percepisce vendemmia dopo vendemmia è la consapevolezza sempre maggiore che alcuni territori e alcune varietà possano offrire delle etichette di prestigio che riescano a competere con i grandi vini nazionali e mondiali.
E se fino a qualche anno fa i nomi che primeggiavano fuori regione erano solo quelli di cantine blasonate o di vitigni ormai noti (o internazionali), ora si va ad affermare sempre più la vera essenza della regione, fatta di vitigni autoctoni, aree dove la viticoltura fa parte della tradizione da decenni e, soprattutto, piccole realtà artigiane (che si affiancano a grandi e prestigiose cantine) e vanno a rappresentare un bel tessuto vitivinicolo regionale.
Inoltre, i vini bianchi si fanno notare sempre di più e anche in questa edizione della Guida si è cercato di metterlo in evidenza attraverso etichette che, anche non salendo sul gradino ai vertici, occupano una posizione di tutto rispetto nella piramide qualitativa. La 2016 è stata un'annata bella ed equilibrata (almeno fino a settembre, dopo i cali di temperatura e le piogge si sono fatti sentire condizionando soprattutto le varietà tardive) meno calda della precedente e i vini ne hanno sicuramente beneficiato. Tre i bianchi che conquistano i Tre Bicchieri, tutti già noti al podio: il Cervaro della Sala è il grande vino bianco internazionale e con Il Bianco di Decugnano dei Barbi valorizzano il territorio di Orvieto. Da Orvieto ci spostiamo poi verso Montefalco per evidenziare la bontà dell'Adarmando '15 di Tabarrini, potente e solare equilibrato da una sapidità magistrale.
Venendo ai rossi dobbiamo tornare al millesimo 2016: questa volta a beneficiarne è un grande Ciliegiolo di Narni prodotto dal bravissimo (e oramai riferimento per il territorio) vignaiolo Leonardo Bussoletti. Una grande conferma invece per il Rubesco Vigna Monticchio, il Torgiano Rosso di Lungarotti che continua a scrivere pagine di storia della viticoltura umbra di qualità. Ultimi, ma non ultimi, i Montefalco Sagrantino. Ben quattro si aggiudicano i Tre Bicchieri. La novità arriva da Tudernum che col Fidenzio (nonostante la non fortunatissima annata 2012) conquista l'ambito premio. Il resto è frutto invece del buon millesimo 2013 che ha visto tanti vini approdare alle degustazioni finali: Pardi conferma l'ottima performance dello scorso anno, Caprai non delude col suo Collepiano, infine la piccola azienda Bellafonte si rivela ancora una volta capace di presentare uno dei rossi più affascinanti ed eleganti della regione. 

I vini dell'Umbria premiati con Tre Bicchieri

05035 Rosso ’16 - Leonardo Bussoletti
Adarmando ’15 - Giampaolo Tabarrini
Cervaro della Sala ’15 - Castello della Sala
Montefalco Sagrantino ’13 - F.lli Pardi
Montefalco Sagrantino Collenottolo ’13 - Tenuta Bellafonte
Montefalco Sagrantino Collepiano ’13 - Arnaldo Caprai
Montefalco Sagrantino Fidenzio ’12 - Tudernum
Orvieto Cl. Sup. Il Bianco ’16 - Decugnano dei Barbi
Torgiano Rosso Rubesco V. Monticchio Ris. ’12 - Lungarotti

D’Angelo – Aglianico del Vulture 2012 è il Vino della Settimana di Garantito IGP

Da questa azienda storica lucana nasce questo Aglianico del Vulture dotato di respiro minerale ed anima scura ed arcigna come il vulcano da cui nasce. 


Territoriale fino al midollo è un vino che trova la sua sublimazione a tavola davanti ad un piatto di brodetto di agnello alla pastora.