Slow Wine 2018: i migliori Metodo Classico d’Italia

VINO SLOW
Alta Langa Brut 2013, Ettore Germano
Brut Kius 2014, Marco Carpineti
Brut Riserva Nobile 2013, d’Araprì
Franciacorta Brut Collezione Grandi Cru 2011, Cavalleri
Lessini Durello M. Cl. Pas Dosé 2012, Fongaro
M. Cl. Pinot Nero Brut 64, Calatroni

GRANDE VINO
Franciacorta Brut Cru Perdu Ris. 2008, Castello Bonomi
Franciacorta Brut Nature 2011, Enrico Gatti
Franciacorta Brut Rosé 2013, Ferghettina
Franciacorta Extra Brut 2012, Camossi
Franciacorta Extra Brut Boschedor 2011, Bosio
Franciacorta Extra Brut Cuvée Annamaria Clementi Ris. 2007, Ca’ del Bosco
Franciacorta Extra Brut EBB 2012, Mosnel
Lambrusco di Modena M. Cl. Rosé 2013, Cantina della Volta
Lessini Durello M. Cl. Extra Brut 60 mesi Ris. 2010, Giannitessari
M. Cl. Nature, Monsupello
Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006, Ferrari
Alcune annotazioni e considerazioni generali, a margine dei riconoscimenti.
La “prima volta” di un Alta Langa, che conquista il Vino Slow con la strepitosa versione di Sergio Germano, che dimostra così di essere capace non solo di fare ottimi Barolo e un grandissimo Riesling (l’Herzu), ma anche di avere una mano felicissima con il Metodo Classico; ovviamente dietro questo riconoscimento c’è una vigna fantastica, piantata con grande acume e lungimiranza.
La “prima volta” di un Brut prodotto nel Lazio, un Metodo Classico prodotto da Marco Carpineti interamente con il vitigno bellone: è la prova di come la passione e la caparbietà, uniti a un pizzico di incoscienza, possano portare a risultati quasi inaspettati.
La riconferma di d’Araprì a San Severo, incredibile distretto delle bollicine nobili pugliesi, che ogni anno ci stupisce con un’etichetta fantastica (anche quando la gamma è ristretta), e quella di Calatroni, che assieme a Monsupello (oramai abbonato da tempo ai nostri riconoscimenti) tiene alto il blasone dell’Oltrepò Pavese, che dopo la straordinaria performance dello scorso anno conosce un piccolo ridimensionamento nei riconoscimenti.
La riconferma – dopo l’incredibile primo exploit dello scorso anno – del Lambrusco di Modena M. Cl. Rosé 2013 di Cantina della Volta: ma non ci stupiamo più di tanto, perché sappiamo quanta esperienza e quanto savoir faire c’è nelle mani e nella testa di Christian Bellei.
Il gradito ritorno del Lessini Durello, una fantastica denominazione – purtroppo alle volte dimenticata o poco considerata, per demeriti e ignoranza dei consumatori ma anche per un po’ di mancanza di coraggio da parte dei pochi produttori della zona – che raddoppia la presenza con un Vino Slow (Fongaro) e un Grande Vino (Giannitessari, azienda al primo anno in guida che ha rilevato lo storico marchio, e la produzione, di Marcato).
Il graditissimo ritorno a Trento del Giulio Ferrari (lo possiamo chiamare anche solo così…) che quest’anno ha fugato le perplessità che ci avevano sollevato, nella scorsa edizione, gli assaggi del 2005. È l’unico riconoscimento a questa denominazione ma il dato non va letto negativamente: in generale abbiamo riscontrato un buon aumento qualitativo generale, con le aziende storiche più affermate – Letrari prima di tutti, e poi Balter, Abate Nero, Cesarini Sforza – che garantiscono buona continuità.
Infine la Franciacorta, come da qualche anno a questa parte in grande spolvero: continuiamo a registrare la già avvertita crescita qualitativa dei vini Millesimati, sempre più buoni e definiti, in particolare nelle tipologie Non Dosato e/o Extra Brut; segnale di un’evidente raggiunta maturità di alcuni vigneti, capaci di produrre uve complesse adatte per questi prodotti. Parecchi i vini con un riconoscimento, a cui aggiungiamo anche qualche altra etichetta per completare questo quadro positivo: Franciacorta Brut di 1701, Franciacorta Dosaggio Zero Noir 2008 di Ca’ del Bosco, Franciacorta Brut Naturae 2013 di Barone Pizzini, Franciacorta Brut Teatro della Scala 2011 di Bellavista, Franciacorta Dosaggio Zero Secolo Novo 2009 di Le Marchesine, Franciacorta Brut Rosé Radjan di Ronco Calino.

Liguria - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Per tanti la Liguria è solo sole, mare, cene rilassate e divertimento estivo. Che la Liguria produca invece ottimi vini sfiora la mente di pochissimi. Eppure è così. Questa regione incastrata tra mare e montagna è in grado di offrire vere e proprie perle enologiche, anche se i vigneti non danno nell'occhio e sono spesso nascosti da boschi o colline. I viticoltori liguri hanno saputo, sovente a costo di sforzi economici e personali ingenti, recuperare la poco terra disponibile per metterci a dimora i classici vitigni autoctoni (vermentino, pigato, bianchetta, bosco, rossese) e qualche bel outsider (ormeasco, granaccia, syrah) che si è felicemente ambientato al clima della regione. Dopo decenni poco gloriosi durante i quali la qualità media dei vini non è sempre stata degna degli sforzi dei contadini e della bellezza mozzafiato di certi versanti vitati, si assiste da una decina di anni a una crescita percepibile e costante che permette alle produzioni regionali di confrontarsi senza timori reverenziali con il meglio dell'enologia nostrana.

L'arrivo, in qualche caso, dell'ultima generazione all'interno di aziende storiche o più semplicemente l'apertura di nuove piccole realtà vitivinicole ha dato linfa vitale a tutto il comparto. Le giovani leve non si accontentano più di vendere l'intera produzione in loco, spesso hanno la sana e stimolante ambizione di piacere alla stampa italiana e straniera. Hanno capito che, nell'era della globalizzazione, piacere solo ai tuoi vicini può non essere sufficiente. Tornando invece all'attualità, la vendemmia 2016 è senza alcun dubbio ottima, anche se difetta un po' dell'immediata piacevolezza della 2015. Insieme queste ultime due annate regalano alla regione 7 Tre Bicchieri. Un ottimo risultato per una regione che può contare su poco più di 1500 ettari vitati. Come sempre i premi si dividono quasi equamente tra Levante e Ponente, tra Vermentino e Pigato, con l'unica aggiunta rossa del Dolceacqua di Ka' Manciné. Questo palmarès rispecchia fedelmente la viticoltura ligure: i bianchi regionali - ad est brilla il vermentino, mentre a ovest il pigato non teme rivali - rappresentano circa il 70% dell'intera produzione regionale.
Colli di Luni Vermentino Costa Marina ’16 - Ottaviano Lambruschi
Colli di Luni Vermentino Lunae Et. Nera ’16 - Cantine Lunae Bosoni
Colli di Luni Vermentino Sup. Fosso di Corsano ’16 - Terenzuola
Dolceacqua Beragna ’16 - Ka' Manciné
Riviera Ligure di Ponente Pigato Albium ’15 - Poggio dei Gorleri
Riviera Ligure di Ponente Pigato Bon in da Bon ’16 - BioVio
Riviera Ligure di Ponente Pigato U Baccan ’15 - Bruna

Az. Agr. Ceraudo – “Grayasusi” Rame Igt Val di Neto Rosato 2016 è il Vino della settimana di Garantito IGP

di Lorenzo Colombo

Da uve gaglioppo coltivate a Strongoli, a pochi passi dal mare, deriva questo vino rosato dal colore piuttosto intenso, ampio in gusto e profumi che spaziano dai piccoli frutti rossi ai fiori secchi ed alle note agrumate d’arancio.


Dedicato (anche nella versione “Grayasusi argento”, affinata in barrique) da Roberto Ceraudo alla figlia Susy.

Il Gavi DOCG alla prova del tempo - Garantito IGP

Nell’ultimo fine settimana d’agosto siamo stati a Gavi in occasione della 5ª edizione di “Di Gavi in Gavi”.

Nella giornata di domenica il centro del piccolo comune era invaso da oltre diecimila persone giunte per l’occasione ed anche per vedere ed ascoltare Carlo Cracco, incaricato di scegliere il miglior abbinamento tra il Gavi ed i piatti preparati dagli undici comuni dove si produce il vino (qui il comunicato relativo al vincitore).
Noi però non eravamo venuti in quest’angolo di Piemonte ai confini con la Liguria solamente per questo motivo, ma principalmente per verificare la tenuta nel tempo di questo vino bianco, ultimamente più apprezzato all’estero che non da noi (circa l’ottanta per cento viene esportato).


Nella mattinata di domenica infatti, riservata ad un ristretto numero di giornalisti, si teneva, presso Villa Sparina, la  “Verticale di Gavi Docg dal 2007 ad oggi”. Ventitré vini, di sedici diverse aziende, in una carrellata di nove annate. 
Non potevamo certo mancare.

I vini sono stati introdotti dall’agronomo Davide Ferrarese che, dopo aver evidenziato le date fondamentali del vino a Gavi, ha fornito indicazioni sul territorio e sui suoli, suddivisi, a grandi linee, in due blocchi: le “Terre bianche”, situate prevalentemente nella parte sud del territorio dove le colline si collocano su suoli d’origine marina (marne e arenarie) e le “Terre rosse”, situate nella parte centrale e settentrionale dell’area di produzione, con suoli più profondi originati da terrazzi fluviali.
Ecco ora i vini, elencati in ordine si servizio e preceduti da una sintetica descrizione dell’annata fornita sempre da Davide Ferrarese.
Anche se un paio di vini non sono sufficienti per definire un’annata qualche considerazione si può comunque trarre.



Ci ha colpito constatare che spesso i vini che maggiormente abbiamo apprezzato siano stati quelli più datati, considerando anche il fatto che nella maggior parte dei casi (ci sono naturalmente delle eccezioni, come ad esempio quelli di Villa Sparina) non sono stati concepiti in funzione di un lungo invecchiamento.
Veramente pochi i vini un poco “segnati” dal tempo, come il 2008 di Broglia, mentre molti quelli in forma splendida, all’apice – è la nostra opinione naturalmente - collochiamo i 2007 di Villa Sparina e Marchese Luca Spinola, i 2009 di La Chiara e, nuovamente Villa Sparina, il 2009 di La Giustiniana, mentre tra quelli più giovani abbiamo apprezzato soprattutto il 2015 della Cantina Produttori ed il 2013 di Morgassi Superiore.
Fuori dal coro per il suo particolare stile interpretativo il 2012 di San Bernardo.

Ecco comunque qualche appunto prese durante l’assaggio:

2015 – Annata da ricordare. Inizio di stagione nella norma, mite con poche precipitazioni, estate che piomba nel caldo e prosegue senza piogge. Settembre fresco al mattino, zuccheri molto alti, con uve mature nella prima decade di Settembre.

Cantina Produttori - "La Maddalena" - Gavi del Comune di Gavi
Paglierino luminoso. Media intensità olfattiva, fruttato, frutto giallo, fresco, pulito, accenni minerali. Fresco, minerale, fruttato, pulito, sapido, buona persistenza.

San Bartolomeo - "Peloia" - Gavi del Comune di Gavi

Colore simile al precedente, leggermente più scarico. Media intensità, fruttato-vegetale, accenni di fieno. Fresco, fruttato, leggere note aromatiche, bella vena acida, discreta la persistenza.

2014 – Annata in campagna complessa con Luglio e Agosto piovosi. Ottimo settembre.

Terre di Matè - "Regaldina" – Gavi

Paglierino luminoso. Erba secca, note vegetali, discreta intensità. Vegetale, fieno, chiude un poco amaro.

Il Rocchin - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino. Discreta intensità, sentori di mela matura, accenni floreali (fiori maturi). Buona struttura, vegetale, chiude leggermente amarognolo.


2013 – Annata mite, primavera con sembianze autunnali, Agosto non molto caldo, molto piacevole Settembre, raccolta interrotta da qualche pioggia (vendemmia in vecchio stile). Stagione equilibrata.

Morgassi Superiore - "Volo" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino scarico. Media intensità, note minerali, fruttato, buona eleganza. Fresco, bel frutto, discreta struttura, leggeri accenni idrocarburici.

La Mesma Az.Agr. SS - "Vigna della Rovere Verde" - Gavi Riserva

Paglierino. Discreta intensità, accenni vegetali (erbe officinali), buona eleganza. Buona struttura, note vegetali, sapido, buona persistenza.

2012 – Febbraio congelato, primavera piovosa, estate asciutta con pioggia ai primi di Settembre.

San Bernardo - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino di discreta intensità. Intenso, buccia di mela, succo di mela. Succo di mela. Note macerative.

Castello di Tassarolo - "Alborina" - Gavi del Comune di Tassarolo

Paglierino. Discreta intensità, accenni vegetali, note fruttate, sentori di nocciole. Buona struttura, fresco, buon frutto, note vegetali, bella vena acida, buona persistenza.

2011 – Primavera sprint e mezza estate per scoppiare con il super caldo di fine Agosto.

Tenuta La Giustiniana - "Montessora" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino di buona intensità. Intenso al naso, frutto giallo (pesca matura). Buona struttura, bel frutto maturo, buona vena acida, lunga persistenza.

Cantina Produttori - "La Maddalena" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino di buona intensità. Intenso al naso, sentori di confetto (mandorle), elegante. Buona struttura, fresco, belle vena acida, sentori d'agrumi, buona la persistenza.

2010 – Estate di Settembre, dopo un Agosto deludente. Stagioni al massimo delle loro caratteristiche, parte di Agosto nuvoloso e piovoso, Settembre con bel tempo.

Tenuta San Pietro in Tassarolo srl - "Il Mandorlo" - Gavi del Comune di Tassarolo

Giallo paglierino. Media intensità olfattiva, frutto giallo maturo (pesca gialla), buona eleganza. Buon struttura, bel frutto giallo, fresco, buona persistenza.

Morgassi Superiore - "Volo" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino luminoso. Intenso al naso, fruttato, accenni d'erbe officinali, di buona eleganza. Note vegetali, un poco amarognolo il fin di bocca.

2009 – Annata con inverno molto nevoso e rigido (3 metri circa di neve). Primavera nella norma con fioritura normale, estate molto calda, con grande insolazione e senza piogge.

Tenuta La Giustiniana - Gavi del Comune di Gavi

Giallo di buona intensità. Intenso, buccia di mela. Buona struttura, sentori di nocciole, note vanigliate.

Broglia Gian Piero - "Vecchia Annata" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino. Buona intensità, leggeri accenni sulfurei, note fruttate. Buona struttura, leggermente sulfureo, buona persistenza.

Villa Sparina - "Monterotondo" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino di buona intensità. Media intensità olfattiva, fresco, di buona complessità, elegante. Accenni vegetali, spiccata vena acida, note minerali, buona la persistenza.

2008 – Inverno nevoso medio, primavera con piovosità notevole. Estate bella ma con un Agosto piovoso. Ciclo vegetativo rallentato e lungo.

Broglia Gian Piero - "Bruno Broglia" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo quasi dorato di buona intensità. Intenso al naso, leggere note macerative, buccia di mela, succo di mela. Buona struttura, buccia di mela, buona la persistenza, accenni ossidativi.

La Chiara - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino luminoso di buona intensità. Bel naso, elegante, fresco, minerale. Fresco, minerale, mediamente strutturato, bella vena acida, buona la persistenza.

Il Rocchin - "Vigna del Bosco" - Gavi del Comune di Gavi

Oro antico. Buona intensità olfattiva, leggere note macerative, buccia di mela e buccia d'uva. Buona struttura, legno percepibile, buona vena acida, lunga persistenza.

Villa Sparina - "Monterotondo" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino luminoso di buona intensità. Non molto intenso al naso, buona eleganza, leggeri accenni fruttati (frutta bianca), note minerali. Buona struttura, buon frutto, fresco, minerale, lunga la persistenza.


2007 – Inverno asciutto e mite, con temperature ideali. Anticipo vegetativo, primavera calda e estate luminosa. Escursioni termiche ragguardevoli da Luglio a Settembre.

Binè - "Terre Bianche" – Gavi

Giallo carico, quasi oro antico. Buona intensità olfattiva, buccia di mela, leggeri accenni ossidativi. Buona struttura, buccia di mela, accenni ossidativi.

Marchese Luca Spinola - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino luminoso di buona intensità. Intenso al naso, elegante, note minerali, frutto bianco ancora presente. Discreta struttura, bella vena acida, note d'agrumi, elegante, lunga la persistenza.

Ghio Roberto - "Le Zucche" - Gavi Riserva

Oro antico. Note macerative, buccia di mela, mela cotogna, buona l'intensità. Buona struttura, buccia di mela, buona vena acida, lunga la persistenza.

Villa Sparina - "Monterotondo" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino luminoso. Bel naso, fresco, agrumato, elegante, minerale. Fresco, elegante, agrumato, bellissima vena acida, lunga la persistenza. Ancora freschissimo. 

La lista delle 195 Chiocciole di Slow Wine 2018

Che cosa significa il riconoscimento della Chiocciola?
Ecco cosa scriviamo nelle prime pagine della guida 2018: Simbolo assegnato a una cantina per il modo in cui interpreta valori (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con Slow Food. Dall’edizione 2017 l’attribuzione di questo simbolo implica l’assenza di diserbo chimico nei vigneti. I vini di una Chiocciola rispondo anche al criterio del buon rapporto tra la qualità e il prezzo. tenuto di quando e dove sono stati prodotti.
Abbiamo 7 nuove Chiocciole (clicca qui per sapere quali sono), per un totale di 195 (+2 rispetto allo scorso anno). Circa il 10% delle aziende recensite hanno questo riconoscimento, quindi un numero molto contenuto.
Tutte queste cantine le potete trovare (il 99% dei vignaioli sarà presente in carne ed ossa) a Montecatini Terme (PT) il 14 ottobre prossimo, in quella che si annuncia come la degustazione più importante dell’anno, con oltre 500 aziende e 1.000 etichette! 
Abruzzo
Cataldi Madonna
Cirelli
Emidio Pepe
Praesidium
Torre dei Beati
Valentini
Valle Reale
Alto Adige
Cantina Terlano
Kuenhof – Peter Pliger
Lageder
Manincor
Nusserhof – Heinrich Mayr
Pranzegg – Martin Gojer
Unterortl – Castel Juval
Basilicata
Cantine del Notaio
Musto Carmelitano
Calabria
‘A Vita
Sergio Arcuri
Campania
Antonio Caggiano
Ciro Picariello
Contrada Salandra
Contrade di Taurasi
Fontanavecchia
Luigi Tecce
Maffini
Nanni Copè
San Giovanni
Tenuta San Francesco
Emilia-Romagna
Camillo Donati
Denny Bini – Podere Cipolla
Gradizzolo – Ognibene
Paolo Francesconi
Vigne dei Boschi
Villa Papiano
Villa Venti
Vittorio Graziano
Friuli Venezia Giulia e Slovenia
Borgo San Daniele
Burja
Damijan Podversic
Edi Keber
Gravner
Guerila
I Clivi
Klinec
La Castellada
Le Due Terre
Marko Fon
Meroi
Miani
Ronco del Gnemiz
Ronco Severo
Simon di Brazzan
Skerk
Skerlj
Vignai da Duline
Zidarich
Lazio
Casale della Ioria
Damiano Ciolli
De Sanctis
Marco Carpineti
Liguria
Cascina delle Terre Rosse
Maria Donata Bianchi
Santa Caterina
Walter De Battè
Lombardia
Agnes
Andrea Picchioni
Ar.Pe.Pe.
Barone Pizzini
Calatroni
Cavalleri
Dirupi
La Costa
Noventa
Togni Rebaioli
Marche
Andrea Felici
Aurora
Bucci
Collestefano
Fattoria San Lorenzo
La Staffa
Le Caniette
Pievalta
Piemonte
Alessandria Fratelli
Anna Maria Abbona
Antichi Vigneti di Cantalupo
Brovia
Ca’ del Baio
Carusin
Cascina Ca’ Rossa
Cascina Corte
Cascina Roccalini
Cavallotto Tenuta Bricco Boschis
Conterno Fantino
Pira & Figli – Chiara Boschis
Elio Altare
Elio Grasso
Elvio Cogno
Fiorenzo Nada
G.D. Vajra
Giacomo Brezza & Figli
Giuseppe Rinaldi
Iuli
Le Piane
Luigi Spertino
Mossio Fratelli
Pecchenino
Piero Busso
Roagna
San Fereolo
Serafino Rivella
Sottimano
Vigneti Massa
Puglia
d’Araprì
Giancarlo Ceci
Gianfranco Fino
Morella
Paolo Petrilli
Polvanera
Severino Garofano Vigneti e Cantine
Vallone
Sardegna
Giovanni Montisci
Giuseppe Sedilesu
Sicilia
Arianna Occhipinti
Barraco
Castellucci Miano
Cos
Ferrandes
Frank Cornelissen
Graci
I Vigneri
Marco De Bartoli
Tenuta delle Terre Nere
Valdibella
Toscana
Antonio Camillo
Badia a Coltibuono
Baricci
Boscarelli
Caiarossa
Caparsa
Castello dei Rampolla
Corzano e Paterno
Fabbrica di San Martino
Fattoi
Fattoria di Bacchereto Terre a Mano
Fattoria Selvapiana
Fontodi
Frascole
I Luoghi
I Mandorli
Il Paradiso di Manfredi
Isole e Olena
Le Chiuse
Le Cinciole
Montenidoli
Monteraponi
Montevertine
Podere Concori
Poderi Sanguineto I e II
Riecine
Salustri
Stefano Amerighi
Tenuta di Valgiano
Val delle Corti
Trentino
Eugenio Rosi
Foradori
Francesco Poli
Maso Furli
Pojer & Sandri
Redondel
Vignaiolo Fanti
Umbria
Adanti
Antonelli San Marco
Barberani – Vallesanta
Fattoria Colleallodole
Palazzone
Paolo Bea
Tabarrini
Valle d’Aosta
La Vrille
Les Granges
Veneto
Monte Dall’Ora
Bele Casel
Ca’ dei Zago
Casa Coste Piane
Corte Sant’Alda
Frozza
Il Filò Delle Vigne
La Biancara
Le Fraghe
Leonildo Pieropan
Monte dei Ragni
Montesantoccio – Nicola Ferrari
Prà
Silvano Follador
Sorelle Bronca

Valle d'Aosta e Ticino - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Valle d'Aosta

Solo negli ultimi anni la coltivazione della vite, con successiva vinificazione delle uve, e la vendita del prodotto finale in bottiglia permette a qualche viticoltore valdostano di vivere bene. Per molto tempo gli unici vini regionali reperibili nelle enoteche, anche in provincia di Aosta, provenivano da una delle numerose cantine cooperative o dall'Institut Agricole Régional, centro di sperimentazione viticolo e scuola dove sono stati formati numerosi produttori locali. A lungo la cooperazione è stata una necessità. In un territorio così difficile e impervio dove oggi lo spazio dedicato alla vite è di soli 400 ettari, la proprietà è stata storicamente molto frammentata, con susseguente difficoltà per le singole famiglie a trarre reddito dal vino. Ancora oggi molti vignaioli lo sono solo part-time e la dimensione delle cantine non supera le 30mila bottiglie all'anno, con molte realtà che non arrivano a 15mila unità. Numerose sono ancora le aziende che non sottopongono i loro vini al giudizio della critica, perché si trovano senza vino al momento delle degustazioni. Lo stesso Costantino Charrère, proprietario di Les Crêtes, la più grande azienda privata della Valle con una produzione odierna pari a 180mila pezzi, è stato a lungo insegnante. Eppure malgrado le dimensioni ridotte dei vigneti e delle cantine, la Valle d'Aosta produce vini sempre migliori, con punte che, nelle loro tipologie, rappresentano l'apice dell'enologia italiana. Dopo qualche anno di appannamento qualitativo i player più importanti dello scacchiere vinicolo della Valle hanno ripreso a lavorare con più convinzione e più continuità e quindi la qualità media dei vini regionali è cresciuta di colpo. Infatti la produzione delle cantine sociali regionali si attesta quasi sulla metà della produzione totale. Anche se a raggiungere il massimo dei nostri riconoscimenti è ancora una volta La Crotta di Vegneron, c'è stata una presenza importante delle cooperative nelle nostre finali per i Tre Bicchieri. Comunque a guidare la buona schiera degli ottimi vini valligiani troviamo ancora le solite cantine private. In questo panorama giocoforza ristretto è difficile scoprire e valorizzare nuove realtà. Tra i premiati di quest'anno ci sono nomi noti, ma con nuove etichette. Tra le novità, ad esempio, abbiamo assaggiato un grande Cornalin - vitigno autoctono ancora raro ma già ricco di promesse - prodotto dalla famiglia Rosset e soprattutto un Nebbiolo proposto per la prima volta da Costantino Charrère, che viene a ricordarci come il Sud della regione e in particolare la zona di Donnas possa dire la sua riguardo al nobile vitigno. 

I vini della Val d'Aosta premiati con Tre Bicchieri
Valle d'Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré ’15 - La Crotta di Vegneron
Valle d'Aosta Chambave Muscat Flétri ’15 - La Vrille
Valle d'Aosta Cornalin ’16 - Rosset Terroir
Valle d'Aosta Nebbiolo Sommet ’15 - Les Crêtes
Valle d'Aosta Petite Arvine ’16 - Elio Ottin
Valle d'Aosta Pinot Gris ’16 - Lo Triolet

Ticino

Dopo alcuni anni torna il Ticino sulle pagine della nostra Guida. La contiguità territoriale e culturale con l'Italia è tale, e il livello della produzione così elevato, da rendere questo passo quasi obbligato. Scorrendo le pagine noterete che la gran parte dei vini recensiti sono a base di uva merlot, un'uva stata introdotta in Ticino circa 100 anni fa che si è acclimatata alla perfezione. Sebbene quindi qui si coltivi il vino da almeno 2000 anni, sappiamo poco del tipo di vitigni e dell'entità delle coltivazioni, quel che è certo è che prima della devastazione della filossera di fine ‘800 si coltivavano vari vitigni americani e ibridi nonché, nel Sopraceneri, l'interessante autoctono bondola. A partire dal 1907 il merlot fa il suo ingresso trionfale, e oggi è il vitigno principe del territorio ticinese che un tempo dava vita a vini piuttosto leggeri, solo successivamente si è affermato uno stile di Merlot più robusto, grazie alla limitazione delle rese, a tecniche di cantina più sofisticate e alle maturazioni in legni nuovi.
Il cantone vitivinicolo del Ticino si divide in due subregioni; Sopraceneri, a nord del passo del Monte Ceneri, ha terreni ricchi di granito e sabbia e comprende i distretti di Bellinzona, Blenio, Leventina, Locarno, Rivera e Vallemaggia. Soprattutto nelle vigne della valle Leventina e della valle Blenio, vicine alle Alpi, si produce un Merlot piuttosto leggero e finemente fruttato. Nel Sottoceneri, che comprende invece i distretti di Lugano e Mendrisio, si trovano suoli più pesanti, calcarei, con varie percentuali di argilla, qui maturano Merlot molto robusti e pieni. Il Merlot è interpretato in diversi stili: come vino estivo leggero e fruttato, ma anche in corpose selezioni maturate in barrique, dov'è pienamente concentrato e adatto per l'invecchiamento e anche vinificato in bianco può essere convincente. Ma il Ticino non vuole essere solo terra di Merlot, pian piano fanno capolino altri interessanti vitigni: chardonnay, pinot noir, gamaret, sauvignon blanc, syrah, cabernet sauvignon e franc e infine la bondola. Infine sono coltivate numerose altre uve, alcune in via sperimentale e altre già vinificate, che stanno dando risultati davvero molto interessanti. Quest'anno due vini del Ticino arrivano ai Tre Bicchieri: si tratta del Merlot Musa '14 di Fawino, dallo stile disteso, fruttato sapido e intrigante, e del Merlot Vinattieri '13 dei Vinattieri Ticinesi, che incarna l'anima più strutturata e profonda di questo vino. Bentornato Ticino.

I vini del Ticino premiati con Tre Bicchieri
Ticino Merlot Musa ’14 - Fawino Vini & Distillati
Ticino Merlot Vinattieri ’13 - Vinattieri Ticinesi & Castello Luigi

Abruzzo e Molise - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Abruzzo

Come sembrano lontani i tempi in cui la vitivinicoltura abruzzese veniva raccontata come una sorta di grande serbatoio indistinto alla mercé di operatori collocati altrove. Intendiamoci: gli sfusi imbottigliati fuori regione rappresentano ancora una quota rilevante della produzione, ma reputazione e identità del comparto si rafforzano anno dopo anno, lasciando intravedere un futuro perfino più roseo.
Per tanti operatori specializzati e bevitori consapevoli è ormai chiaro quanto ci si diverta da queste parti, oltretutto salvaguardando il portafogli. Non solo sui base, ma anche al cospetto di etichette che figurano regolarmente tra le migliori opzioni in assoluto per versatilità espressiva e vocazione gastronomica. Ce n'è davvero per ogni sensibilità stilistica: vini appenninici e mediterranei, tradizionali e moderni, lavorati con protocolli classici o rimodulazioni di tecniche ancestrali (fermentazioni spontanee, macerazioni sulle bucce anche per le uve bianche, maturazioni in cemento e terracotta), e tutto quanto sta in mezzo. Complessità interpretativa che fa il paio con quella aziendale: al vertice della piramide incontriamo cantine storiche ed emergenti, piccole imprese artigiane e marchi da milioni di bottiglie. Senza dimenticare il ruolo, sociale ancor prima che commerciale, delle numerose cooperative abruzzesi da tempo sulla cresta dell'onda per livello medio delle gamme e vette d'eccellenza. Oppure il rilevante gruppo di realtà che fanno propri i dettami del cosiddetto movimento "naturale", non solo sul piano strettamente viticolo (leggi risparmio energetico e progetti di sostenibilità ambientale). Polifonia filosofica peraltro restituita con forza dagli ultimi assaggi. Nella lista dei premiati, infatti, sono equamente rappresentate tutte le zone produttive della regione, complice una sequenza di vendemmie favorevoli per le principali tipologie. Come la fresca e luminosa 2013 per i Montepulciano da invecchiamento, dove debutta nel club dei Tre Bicchieri l'Ursonia del Feuduccio di Santa Maria d'Orni. O l'accoppiata 2015-2016 per i bianchi da Trebbiano e Pecorino, che vede esordire al nostro massimo riconoscimento lo spettacolare Casadonna '15 di Feudo Antico. Ma il vero exploit di questa edizione è senza dubbio quello dei Cerasuolo, forse mai così convincenti su larga scala. Il più rosso dei rosati, grazie al quale la famiglia Montori si aggiudica col Fonte Cupa '16 il primo alloro della sua gloriosa storia.
I vini dell'Abruzzo premiati con Tre Bicchieri
Cerasuolo d'Abruzzo Fonte Cupa ’16 - Camillo Montori
Cerasuolo d'Abruzzo Myosotis ’16 - Ciccio Zaccagnini
Cerasuolo d'Abruzzo Piè delle Vigne ’15 - Luigi Cataldi Madonna
Montepulciano d'Abruzzo Amorino ’13 - Castorani
Montepulciano d'Abruzzo Mo Ris. ’13 Cantina Tollo
Montepulciano d'Abruzzo Ursonia ’13 - Il Feuduccio di Santa Maria D'Orni
Pecorino ’16 - Tiberio
Pecorino Casadonna ’15 - Feudo Antico
Trebbiano d'Abruzzo ’13 - Valentini
Trebbiano d'Abruzzo Sup. Notàri ’15 - Fattoria Nicodemi
Trebbiano d'Abruzzo V. del Convento di Capestrano ’15 - Valle Reale 

Molise

Nessuna nuova, buona nuova: il vecchio adagio popolare sembra calzare a pennello per inquadrare lo scenario produttivo molisano alla luce degli ultimi assaggi. Le aziende di riferimento restano più o meno le solite che abbiamo imparato a conoscere da almeno un lustro a questa parte e la regione non è esattamente la riserva ideale di caccia per chi cerca esordienti da scoprire a ogni test. D'altro canto il limitato turnover di cantine può essere letto anche come segnale di consolidamento: le migliori cantine indicano la strada e alle loro spalle c'è in ogni caso una piccola squadra affidabile e competitiva, soprattutto sul fronte qualità prezzo. Nel primo gruppo di merito figurano autentici leader e ispiratori come la famiglia Di Majo Norante, ancora una volta unica rappresentante molisana nell'élite dei Tre Bicchieri col suo Aglianico Contado Riserva '14. Oppure realtà come Borgo di Colloredo, Claudio Cipressi o Tenimenti Grieco, che ci ricordano con le loro variopinte gamme la natura intrinsecamente di frontiera del comprensorio.
Al di là delle singole riuscite, infatti, i principali elementi di interesse si legano sempre all'incredibile mosaico di condizioni pedoclimatiche, giacimenti ampelografici, modelli interpretativi. Il grande fascino di un territorio che evidenza continui punti di contatto con le zone limitrofe (Abruzzo, Sannio Beneventano, Lazio interno, Foggiano), restando comunque un distretto a parte, difficile da incasellare. Italia centrale e meridionale che si incontrano nei rossi da montepulciano e aglianico, con la tintilia a rafforzare vendemmia dopo vendemmia il suo ruolo di autoctono originale e versatile. Ma anche le speculari espressività delle aree adriatiche e appenniniche tenute insieme nel laboratorio bianchista, dove trovano spazio varietà internazionali (sauvignon e chardonnay in primis) accanto a falanghina, greco, trebbiano e malvasia. Senza trascurare i rosati, probabilmente la tipologia maggiormente cresciuta nelle recenti stagioni: vini perfetti per la mescita e un vasto campionario di abbinamenti gastronomici. Non è poco, se teniamo conto della fisiologica ristrettezza di opzioni. Il Molise del vino esiste, eccome, e siamo ragionevolmente convinti che i tempi per un suo definitivo exploit siano ormai maturi.

I vini del Molise premiati con Tre Bicchieri

Molise Aglianico Contado Ris. ’14 - Di Majo Norante