Sangiovese Purosangue 2015: piccoli appunti di degustazione

L'edizione 2015 di Sangiovese Purosangue a Roma, apertasi con una piccola polemica sulle modalità di accreditamento dei giornalisti (a cui non darei seguito vista la sterilità della questione), è stata a mio giudizio una della più interessanti poichè, rispetto al passato, ha posto molta attenzione ai produttori meno noti e comunicati delle varie denominazioni presenti grazie all'instancabile lavoro di ricerca e selezione di Davide Bonucci e Marco Cum. Questo, ovviamente, non significa che i grandi nomi del Sangiovese non fossero presenti ma vuoi mettere la bellezza, almeno per un curioso del vino come me, di trovarti davanti al banco di degustazione un'azienda semisconosciuta come Monterotondo che ti chiede di voler degustare il loro Chianti Classico? L'azienda agrituristica, in regime biologico dal 2003, si trova a Gaiole in Chianti e presentava due Chianti Classico decisamente territoriali come il Vaggiolata (annate 2011 e 2012) e il Seretina Riserva 2011 che, per motivi diversi, ho apprezzato moltissimo grazie al loro carattere chiantigiano esaltato dalla "mano leggera" del loro papà che prendo il nome di Saverio Basagni. 


Accanto a Monterotondo, poi, non una novità ma una piacevole conferma come il Chianti Classico 2012 di Angela Fronti (Istine) che conferma anno dopo anno di essere una vignaiola decisamente brava che in futuro farà concorrenza al suo più noto zio (sapete chi è??)


Sempre in tema Chianti Classico ho apprezzato molto il 2012 de La Porta di Vertine che, complice l'annata molto particolare e calda, hadeciso di non imbottigliare una Riserva facendo un taglio unico caratterizzando il vino in struttura e concentrazione.


Sul Chianti Rufina e sulla interesssante degustazione guidata da Armando Castagno credo sia obbligatorio scrive post a parte. 

Rimanendo ancora in Toscana, zona Montalcino, tutti i presenti hanno potuto valutare in anteprima le potenzialità dell'annata 2010 del Brunello che, complice l'andamento climatico decisamente favorevole per tutta la denominazione, ha dato vita a vini dalla grandissima personalità e potenzialità che, a dirla tutta, sbagliare sarebbe stato veramente difficile anche per gli industriali di professione. 
Fattoria dei Barbi, Fattoi, Le Chiuse, Podere San Lorenzo e, novità per me, Il Ventolaio hanno dimostrato di avere, ognuno con le sue caratteristiche, vini dalla materia prima sopraffina e dal fulgidissimo futuro anche se, attualmente, non propriamente estroversi. 


Fattoi e Fattoria dei Barbi

Piccola postilla: il Brunello di Montalcino de Le Chiuse e de Le Ragnaie annata 2009 sono davvero buoni per cui non sottovaluterei questa annata che rischia, complice la grande 2010, di passare un pò troppo sotto traccia.

Sul Sangiovese di Romagna ci sono state (fortunatamente) alcune conferme e qualche bella novità. 
La prima conferma riguarda Costa Archi: Gabriele Succi ogni anno cerca di migliorare se stesso e il suo vino che all'interno della manifestazione era rappresentato da Monte Brullo 2010 e dall'Assiolo 2012. Beh, caro Succi, tra i due forse quello più in forma era il secondo che ho trovato di una bevibilità davvero eccezionale grazie al suo corpo filiforme ed etereo.


L'altra conferma prende le forme del Poggio Tura 2010 di Vigne dei Boschi che mi piace da impazzire per la sua freschezza e la dotazione di aromi floreali (grazie a vigne piantate a circa 500 metri di altezza) che mi fanno ricordare tanto, con le dovute cautele, il Chianti Classico di Lamole.


La sorpresa, firmata Romagna, arriva da un altro produttore del banco dei Bioviticulturi ovvero da quel Paolo Francesconi che ho sempre seguito ma che fino ad ora non mi aveva convinto al 100% col suo vino prodotto da agricoltura biologica e biodinamica. 
Il Limbecca 2012 è succoso, ruspante, leggero e beverino. Potrebbe diventare il mio vino da tavola soprattutto in estate se leggermente freddo. Costa poco e fa godere tanto.



Altri consigli per l'acquisto? Contucci e Le Casalte per quanto riguarda il Nobile di Montepulciano (vabbè questa era facilissima), Palazzo Piero per quanto riguarda il sangiovese di Sarteano e, ultimi ma solo perchè ne avevo già scritto tanto in passatotutti vini di Tenuta Casteani che col suo Sangiovese di Maremma crea gran belle cose!!

Alla prossima

Omaggio ad Antoine Gaita e al suo grande Fiano di Avellino

Ero passato a trovare Antoine Gaita circa 3 anni fa durante il mio giro in Irpinia. Ci ha accolti a casa sua come se ci conoscessimo già da tanto tempo. Ricordo ancora i suoi discorsi sulla chimica del vino, le sue risate e le sue speranze per il Fiano di Avellino. Ci mancherà davvero Antoine. Di seguito quello che avevo scritto subito dopo la mia visita in cantina.

Montefredane, provincia di Avellino, Antoine e sua moglie Diamante posso vantare un terroir d’eccezione per il loro vigneto di Fiano, circa tre ettari a conduzione biologica, le cui radici si incuneano tra strati di argilla e roccia, definita in zona “sassara”, che affiora nella vigna vecchia e che si interpone col suolo argilloso

In cantina non si filtra, non si chiarifica, si usano lieviti selezionati, si affina quasi esclusivamente in acciaio e lunghe permanenze sul feccino di fermentazione. Il vino deriva dall’uva che si è vendemmiata per cui questo deve avere pregi ed eventuali difetti dell’annata e del lavoro del vignaiolo.

Antoine Gaita - Foto: Luciano Pignataro

Il Fiano di Avellino “Vigna delle Congregazione” è il simbolo di Villa Diamante, un vino derivante da un leggero appassimento in vigna dell’uva la cui prima annata, la 1997, mi dicono essere ancora in splendida forma. Con Antoine abbiamo degustato tre annate: 

Vigna della Congregazione 2009 Fiano di Avellino Docg: praticamente un pupetto in fasce che però rivela fin da subito il suo carattere dotato di forte mineralità fusa a nota più “dolci” di camomilla, paglia, erbe officinali e frutta gialla. Bocca caratteristica, sapida, fresca, tesa, dotata insomma di tutti gli attributi per sostenere un bel finale lungo e fragrante. 

Vigna della Congregazione 2007 Fiano di Avellino Docg: l’annata calda ci svela un fiano “tondeggiante”, una bella signora mediterranea che ha fianchi pronunciati ed accoglienti. Miele, zenzero, cotognata sono le prime sensazioni olfattive che escon fuori accanto alla meno marcata ma immancabile mineralità. Bocca fresca, per nulla molle, che accompagna una bevuta più di pancia che di testa.

Vigna della Congregazione 2005 Fiano di Avellino Docg: sei anni cominciano appena a sentirsi, le essenze aromatiche si fanno più complesse, voluminose, c’è la mela renetta, il mallo di noce, la speziatura del curry, il rosmarino e l’immancabile tocco di roccia. Al sorso la struttura del vino è ben retta dalla trama acido-sapida che, anche stavolta, sovrintendono in finale pieno e persistente su percezioni di frutta, fiori, erbe e mineralità fumè.

Sangiovese Purosangue 2015 - 17/18 gennaio 2015. Radisson Blu Hotel, Roma

L’Associazione EnoClub Siena rinnova l’appuntamento con il Sangiovese a Roma. Da diversi anni stiamo lavorando per portare a compimento il progetto di valorizzazione del vitigno, affrontando la conoscenza delle molte zone italiane in cui si coltiva. Partendo dal nucleo del Sangiovese toscano (sempre dettagliato per zone, con ulteriori approfondimenti) ma indagando e confrontando anche le altre zone italiane: Romagna in primis, ma anche Umbria, Lazio, dettagliando sottozone e cru. Attraverso i banchi di assaggio e i seminari potremo valutare la diversa declinazione territoriali (in purezza o con l’apporto di altri autoctoni). Il nome SANGIOVESE PUROSANGUE, usato in più occasioni per dare un senso di appartenenza e unità all’ampio gruppo di produttori toscani aderenti alle iniziative scorse, diventa un marchio identificativo attorno al quale cercare di scoprire e valorizzare la qualità in quei produttori italiani che hanno deciso, per vocazione e tradizione, di puntare sul Sangiovese.


  
PROGRAMMA

Sabato 17 gennaio 2015
ore 14.00 - Apertura banchi di assaggio
ore 21.00 - Chiusura banchi di assaggio

Domenica 18 gennaio 2015
ore 11.00 - Apertura banchi di assaggio
ore 14.00 - Seminario-degustazione sugli Invisibili del Sangiovese: piccoli produttori sconosciuti e misconosciuti. Relatore Davide Bonucci, Enoclub Siena
ore 16.00 - Seminario-degustazione sul territorio e le declinazioni della Rufina. Relatore Armando Castagno, Docente AIS
ore 18.00 - Seminario-degustazione sul Sangiovese di Montepulciano. Relatore Francesco Falcone, Redattore Enogea e Guida Vini d'Italia L'Espresso
ore 19.00 - Chiusura banchi di assaggio


LA SELEZIONE DELLE AZIENDE (elenco provvisorio)

TOSCANA
Sangiovese di BOLGHERI
Michele Satta

Sangiovese della RUFINA
Colognole
Frascole
I Veroni
Selvapiana

Sangiovese della VAL DI GREVE
Villa Calcinaia

Sangiovese di PANZANO
Il Palagio

Sangiovese di RADDA IN CHIANTI
Castello di Radda
Istine

Sangiovese di CASTELLINA IN CHIANTI
Bibbiano

Sangiovese di GAIOLE IN CHIANTI ALTA
Fietri
Monterotondo

Sangiovese della BERARDENGA/GAIOLE IN CHIANTI ALTA
Porta di Vertine

Sangiovese DI CASTELNUOVO BERARDENGA
Felsina

Sangiovese del CASENTINO
Ornina

Sangiovese di MONTALCINO
Baricci
Fattoi
Fattoria dei Barbi
Le Chiuse
Piombaia
Sanlorenzo
Ventolaio

Sangiovese di MONTEPULCIANO
Contucci
Gracciano della Seta
Il Conventino
Le Casalte

Sangiovese di SARTEANO
Palazzo di Piero

Sangiovese di CHIUSI
Colle Santa Mustiola

Sangiovese di GAVORRANO
Tenuta Casteani


ROMAGNA
Sangiovese di IMOLA
Giovannini

Sangiovese di MARZENO
Ca' di Sopra
Francesconi Paolo (BIOVITICULTORI)

Sangiovese di ORIOLO
Ancarani
Cantina San Biagio Vecchio

Sangiovese di BERTINORO
Tenuta La Viola

Sangiovese di BRISIGHELLA
Bragagni Andrea (BIOVITICULTORI)
La Berta
Vigne dei Boschi (BIOVITICULTORI)
Vigne di San Lorenzo (BIOVITICULTORI)

Sangiovese di MODIGLIANA
Il Pratello (BIOVITICULTORI)
La Casetta dei Frati

Sangiovese di PREDAPPIO ALTA
Nicolucci - Fattoria Casetto dei Mandorli


BANCO SELEZIONE ENOCLUB SIENA

TOSCANA

Sangiovese di CARMIGNANO
Fattoria Ambra

Sangiovese di SAN MINIATO
Pietro Beconcini

Sangiovese di SAN CASCIANO VAL DI PESA
Cigliano

Sangiovese della VAL D'ELSA
Castello di Monsanto
Ormanni

Sangiovese di LAMOLE E CASTELLINUZZA
I Fabbri
Fattoria di Lamole
Podere Castellinuzza

Sangiovese di RADDA IN CHIANTI
Barlettaio
L'Erta di Radda
Montevertine

Sangiovese di CASTELLINA IN CHIANTI
Castello La Leccia
Pomona

Sangiovese di MONTI IN CHIANTI
Badia a Coltibuono
Podere il Palazzino

Sangiovese di VAGLIAGLI
Selvole

Sangiovese DI CASTELNUOVO BERARDENGA
Losi Querciavalle
Podere Scheggiolla

Sangiovese di CASTELNUOVO BERARDENGA/MONTERIGGIONI
Bindi Sergardi

Sangiovese di MONTALCINO
Il Marroneto
Le Potazzine
Le Ragnaie
Pietroso
Tenuta di Sesta
Tiezzi
Tornesi

Sangiovese dell'AMIATA
Castello di Potentino

Sangiovese di PITIGLIANO
Poggio Concezione

ROMAGNA
Sangiovese di IMOLA
Terre di Macerato

Sangiovese de LA SERRA
Costa Archi

Sangiovese di CASTROCARO
Marta Valpiani

Sangiovese di BRISIGHELLA
Gallegati
Il Teatro

LAZIO
Sangiovese di ALTA TUSCIA VALLE TEVERINA
Trappolini

Sangiovese di SERRONE
Giovanni Terenzi


GASTRONOMIA:
Antica Norcineria Lattanzi (Montecompatri)
Casa Porciatti (Radda in Chianti - Siena)
Fratelli Lostia (Ollolai - Nuoro)
Forno di Ravacciano (Siena)
Il Cipressino (Montalcino)
Pasticceria Bar Lazio (Serrone - Frosinone)
Torta Pistocchi (Firenze)

PARTNERS:
Andrea Moretti Fotografo Firenze
Divinarte Mentana
Enoservizi Siena
Enoteca La Loggia Orvieto
Mixology Academy
Ristorante La Maielletta Roma
Tonda Roma
Wine Town Firenze

MEDIA PARTNERS:
Foovel.it
I Grandi Vini
La Finestra di Stefania
Percorsi di Vino
Roma Capitale
Sidewine
Wine Station
Wine Surf


Il nucleo centrale della manifestazione sono sempre i seminari, autorevoli per relatori, temi e presenze. Saranno tre e si svolgeranno tutti domenica 18 pomeriggio, nella sala Sette Conference del Radisson Blu Hotel.
Alle ore 14 Gli invisibili del Sangiovese, a cura di Davide Bonucci, insieme il passato e il futuro del Sangiovese. Il racconto e la scoperta/riscoperta di personaggi sconosciuti che hanno fatto grande un vitigno e suoi vini di riferimento, in epoche in cui l'immagine, l'etichetta, il marketing non contavano. E un impulso verso un futuro di tutela dei piccoli e piccolissimi. Appunto, gli Invisibili, almeno finora. Gli assaggi saranno coerenti con gli argomenti svolti, sia vecchie annate di produttori noti che annate in corso di produttori comunicativamente trascurati, con la loro significativa presenza fisica.
Alle ore 16, il prestigioso seminario di Armando Castagno (importante relatore AIS) sull'area della Rufina, una panoramica con 10 produttori, con un bel corredo iconografico, la presenza di importanti produttori dell'area: Selvapiana, Colognole, I Veroni, Frascole. Assaggi di 10 vini, Chianti Rufina Riserva 2009 e 2010. Il tutto con l'impeccabile esposizione di Castagno, la sua capacità affabulatoria, ricca di aneddoti, aderenza tecnica alla materia, brio.
Alle ore 18, altro importante seminario dove Francesco Falcone (redattore Enogea e Guida dei Vini d'Italia L'Espresso), relatore di assoluta autorevolezza, affronterà in maniera organica e con il consueto puntiglio critico, il Nobile di Montepulciano: zone, declinazioni, vini, con la presenza dei produttori. L'ottima annata 2010 rappresentata da 10 produttori e 3 vecchie annate a palesare le capacità di invecchiamento del Prugnolo Gentile. Un seminario che darà la possibilità di dilungarsi molto in argomentazioni tecniche e ampelografiche non banali, quello che ci si aspetta da un grande approfonditore di areali quale è Francesco Falcone.

UN PO' DI STORIA

Siamo arrivati al quinto evento romano in quattro anni. Per fare un po’ di storia, ricordiamo brevemente le date e i temi dei precedenti incontri: Rosso di Montalcino del 27-28 gennaio 2012 a Villa Aldobrandeschi; Brunello di Montalcino al Boscolo Hotel; 4-5 novembre 2012; Sangiovese Toscano all’Exed Luxury Event il 26-27 gennaio 2013; Sangiovese d’Italia al Radisson Blu Hotel il 2-3 novembre 2013 e 25-26 gennaio 2014. Inoltre, la recente parentesi milanese il 16 novembre 2014 all’Osteria del Treno. Avvenimenti che hanno sempre richiamato un pubblico numeroso e selezionato: i più importanti operatori, giornalisti, blogger e appassionati.

Come per le precedenti occasioni, ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione dell’Agenzia Riserva Grande, operante su Roma e provincia nell’organizzazione di eventi, degustazioni, corsi di ingresso al vino e master tematici su singole aree produttive.


Il Brut 130 di Casa Valduga ovvero lo spumante brasiliano col cuore italiano!

Durante i recenti mondiali di calcio ho rotto così tanto le scatole per poter degustare un vino brasiliano di qualità che alla fine il mio amico Gianluca Zucco, wine consultant residente  a San Paolo, per soddisfare la mia curiosità mi ha portato lo scorso Natale l'agognato regalo: uno spumante metodo classico made in Brazil!!!

Gianluca mi avverte subito, non devo aspettarmi grandi cose soprattutto se il target di riferimento è lo Champagne, il Franciacorta o il Trentodoc anche se in Brasile, è chiaro in questo, la qualità media dei prodotti si sta alzando notevolmente e questo metodo classico ne è un chiaro esempio.

Casa Valduga, l'azienda non mi è nuova e il nome fa trapelare chiaramente le origini italiane dei fondatori che, leggo sul sito internet, sono partiti da Rovereto (Trentino Alto Adige) arrivando in Brasile nel 1875 dove hanno coltivato i primi vigneti all'interno dello Stato del Rio Grande do Sul.

Casa Valduga, oggi, è gestita dai fratelli Erielso, Juarez e João Valduga ed è diventata nel tempo sempre più importante tanto che rappresenta la più grande cantina di vino spumante in America Latina col merito, indiscusso, di aver dato vita al primo progetto enoturistico in Brasile grazie ad investimenti strutturali molto importanti nella Valle dei Vigneti (Vale dos Vinhedos Region) che si trova a circa 120 km da Porto Alegre ad una altezza di oltre 600 metri s.l.m.

Erielso, Juarez e João Valduga
Il Brut 130, prodotto a partire da uve chardonnay e pinot nero, è un metodo classico in tutto e per tutto ed affina sui lieviti per almeno 30 mesi prima del processo di dégorgement che, nel caso della mia bottiglia, è avvenuto nel 2014.

Foto: alicevarajao.wordpress.com

La veste cromatica del vino, come si vede (spero) anche dalla foto, è rappresentata da un giallo dorato abbastanza carico che suggerisce immediatamente fragranze di pesca gialla e frutta esotica assieme a sensazioni di glicine, mimosa ed echi tostati.


Al sorso non tradisce le aspettative giocando più sulla morbidezza che sulle durezze che, in tal caso, sono caratterizzate più dalla freschezza acida che dalla mineralità abbastanza latente. Persistenza non certo da record.

Considerazioni finali: aveva ragione Gianluca, non siamo certo ai livelli dei migliori spumanti europei, ma il Brut 130 mi è comunque piaciuto soprattutto per il suo non prendersi troppo sul serio e per la sua bevibilità che rimane il suo più grande pregio grazie anche ad una gradazione alcolica limitata (12%). Casa Valduga, inoltre, nonostante le dimensioni non certo artigianali, ha dalla sua una qualità media, non solo per gli spumanti, davvero invidiabile ed è una delle aziende brasiliane da tenere sott'occhio nel prossimo futuro.

Gianluca, tutto questo per dire che la prossima volta che rientri in Italia può portare dell'altro :)))


Il Fiano di Avellino Rocca del Principe alla prova del tempo: verticale storica 2007-2013

Chi ama il Fiano di Avellino, come me, non può non adorare un grande vignaiolo come Ercole Zarrella di Rocca del Principe che da anni, in punta di piedi, sta dando vita a vini dalla grande personalità territoriale.

Lo ero andato a trovare due anni fa e, da quel giorno, mi ero ripromesso di portarlo a Roma per una verticale del suo Fiano di Avellino. E' vero, sono passati circa due anni, ma alla fine ce l'ho fatta ed Ercole e sua moglie Aurelia li ho portati finalmente a Roma per la verticale storica del loro Fiano di Avellino che è stato degustato nelle annate 2007-2013 (anteprima).

Foto: Campaniastories.com

Fiano di Avellino Rocca del Principe 2007: l'annata non è stata certamente facile visto il caldo intenso che ha trasformato la vendemmia, anticipata di 15 giorni, in un lavoro di selezione certosino. All'olfattiva il vino si presenta con una vesta aromatica da grande Fiano invecchiato grazie ad una dotazione idrocarburica, da fare invidia ai riesling della Mosella, accompagnata da tanta frutta gialla matura, fieno e tocchi di mineralità. Alla gustativa si fa gradire per struttura, rotondità e, soprattutto, per una progressione di ottima fattura grazie ad una dotazione acida, ancora, di tutto rispetto. Piccola ma importante informazione: è la prima annata con l'enologo Carmine Valentino.

Foto: Luciano Pignataro
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2008: sono innamorato dei Fiano di Avellino di questa annata che trovo, alla pari della 2010, davvero incantevole per qualità media dei vini prodotti. Il Fiano di Ercole è stato il vero "Coup de coeur" della serata non tanto per la sua veste aromatica, giocata su toni di frutta secca, roccia, agrumi canditi e un pò di miele, ma quanto per il suo sorso che, rispetto alla 2007, è ancora più verticale e sapido chiudendo con una nota quasi salmastra di grande fascino. 

Fiano di Avellino Rocca del Principe 2009: due anni fa scrissi che il vino si apre su toni di muschio, foglie secche, farine di castagne. Oggi la situazione non è cambiata moltissimo visto che, a queste fragranze, aggiungerei un aroma idrocarburico che fa somigliare questo millesimo alla 2007. Al sorso si conferma di buon equilibrio e sapidità anche se, a mio parere, è un gradino sotto, per personalità, dei precedenti assaggi.

Fiano di Avellino Rocca del Principe 2010: non è affatto facile descrivere questo vino. Per niente. Potrei dire che oggi ha tutte le caratteristiche per essere un grande Fiano di Avellino perchè ha una complessità olfattiva davvero impressionante visto che, odorandolo, possiamo individuare la grande mineralità che lo caratterizza assieme a sentori di agrumi, melone bianco, ginestra, zagara,nocciola, spezie orientali, ghiaia e legna combusta. Il sorso è lungo, tridimensionale, di freschezza inondante e generosa sapidità. Perchè, allora, è difficile descrivere questo vino? Semplice, perchè è davvero arduo capire come sarà la sua parabola futura visto che la mia razionalità mi dice che l'eccellenza non può essere migliorata. Staremo a vedere...

Foto: larcante.com

Fiano di Avellino Rocca del Principe 2011: tempo di novità in casa Zarrella! Cambia la bottiglia, che da bordolese diventa borgognotta, cambia l'etichetta che diventa bianca e più "aristocratica" e, soprattutto, cambia il tempo di uscita del vino che viene immesso sul mercato con un anno di ritardo privilegiando un maggior affinamento in cantina. Il risultato di questa nuova "filosofia" è un vino dalla grande eleganza, agrumato, compatto nella sua granitica mineralità che fa ricordare la roccia bianca fredda dei fiumi. Bocca tesa, freschissima, per certi versi ancora "cruda" e insicura. E' un Fiano che ha bisogno ancora di tanta bottiglia per esprimersi al meglio. Ili consiglio è di tenerlo ben conservato in cantina e riaprirlo tra almeno due anni.

Fiano di Avellino Rocca del Principe 2012: Ercole metti in piedi un altro cambiamento nella vinificazione che ora è caratterizzata da macerazione con le bucce per 6 ore per il 50% della massa. Il risultato è un vino dall'impronta setosa, femminile nelle sua nuance floreale che riportano al sambuco, al biancospino, al lime, alla pera verde e a sbuffi mentolati e di bianca mineralità. Il sorso conferma che anche questo sarà un grande Fiano grazie ad una persistenza lunga, sapida, agrumata che richiama il terroir di Lapio in maniera ancestrale. E' un best buy da comprare finchè ce ne è!

Fiano di Avellino Rocca del Principe 2013 (campione di botte): Ercole non si fa mancare nulla e anche per questo millesimo ha posto in essere due cambiamenti produttivi che riguardano il solo uso di mosto fiore in vinificazione e la totale eliminazione della vigna a Contrada Campore (esposizione sud), impiantata ora ad aglianico. Il risultato, anche in questo caso, è un vino nettamente verticale, quasi nordico per spina acida e sgargiante mineralità. E' troppo presto per dare un giudizio ma, se tanto mi da tanto, anche questa versione promette un luminoso futuro.

Foto: Campaniastories.com



Enzo Tiezzi, un nome e cognome che significano Brunello di Montalcino e Sangiovese

Ripenso a questa estate e la prima cosa che mi venne in mente è scrivere della breve ma intensa visita fatta ad Enzo Tiezzi a Montalcino. La prima persona che incontro giungendo in podere Soccorso, sede della cantina, degli uffici e dell'agriturismo, è sua figlia Monica, l'altra anima dell'azienda, che quasi si scusa perché suo papà non è ancora con noi. Con un sorriso chiedo dov'è e lei, un pò imbarazzata mi dice:"Eccolo, è là che gira per la vigna...". 
Alzo lo sguardo e vedo Tiezzi scendere e salire da podere Soccorso (il nome si ispira all'adiacente Santuario della Madonna del Soccorso) come uno scoiattolo. Oh, mamma, provo fatica solo a guardarlo. Poco dopo, senza un filo di sudore e con occhiali molti rock, ci raggiunge. 


Tiezzi nella sua vigna Soccorso
Probabilmente è troppo umile per farlo trapelare ma, da queste parti, il signor Enzo è un vero e proprio monumento al Brunello visto che da sempre cura la viticoltura e l'enologia nel territorio senese dove ha svolto per anni attività di consulente arrivando a diventare presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino.

Probabilmente non lo sa, perché anche io non faccio trapelare molto le mie emozioni, ma per me Tiezzi è un mito soprattutto per le sue battaglie a favore della purezza del sangiovese e, certamente, perché produce da anni uno dei migliori Brunello in circolazione caratterizzato, a mio parere, da uno straordinario rapporto q/p.

Mentre penso a tutto questo, quasi rapito, mi ritrovo con lui all'interno della vigna Soccorso, situata a circa 500 metri s.l.m. in direzione sud-ovest e caratterizzata da viti coltivate ad alberello piantate nel 1999, che rappresenta l'ultimo dei tre poderi annessi all'azienda da quando, negli anni '80, Tiezzi decise di mettersi in proprio acquistando le vigne Cerrino e Cigaleta (situate nel quadrante nord-est di Montalcino ed allevate a cordone speronato) per un totale, ad oggi, di circa 10 ettari di cui 5,50 coltivati a Sangiovese (Brunello di Montalcino) e 3 ad olivi.


Vigna Soccorso
Vigna Soccorso
Mentre ammiriamo il paesaggio e lo splendido vigneto curato in maniera maniacale come se fosse un giardino pensile, chiedo a Tiezzi circa l'annata in corso. "Sai Andrea, molto dipende da questo ultimo mese perché se il clima dovesse regolarizzarsi garantendo tanto sole e poca pioggia forse l'annata potrebbe salvarsi altrimenti si ripresentano le condizioni di millesimi poco felici per il sangiovese di Montalcino come sono stati 2002 e 1992. Ad oggi, come puoi vedere, siamo in ritardo con la vendemmia che, nella migliore delle ipotesi, nella zona sud di Montalcino potrebbe partire attorno al 20/25 settembre mentre a nord dovremmo forse aspettare anche metà ottobre per togliere l'uva nei vigneti più alti. Ma come si fa a dire ste cose con certezza visto questo clima?"

Ci spostiamo verso la piccola cantina aziendale posta a pochi metri dal podere. Come facilmente intuibile, rigore e tradizione sono i principi che ispirano l'enologo Tiezzi che fermenta la sua uva in tini di legno per poi affinare in botti di rovere della capacità di hl. 10/40. 


Oltre ad un Sant'Antimo doc - Chardonnay (da uve situate in podere Cigaleta), Tiezzi produce un Rosso di Montalcino (100% sangiovese da Brunello) e due Brunello di Montalcino: il Vigna Soccorso e il Poggio Cerrino

"Andrea, assaggiamo qualcosa assieme da botte?"

"Se proprio insiste dottore....."


Prendiamo i bicchieri e cominciamo inizialmente a degustare quello che sarà il Brunello 2010, sia Cerrino che Soccorso, e mi accorgo, con le opportune distinzioni dovute alla differenze tra i vigneti, che questa annata sarà davvero importante per questo vino. E' un sangiovese già sublime e cristallino che oltre ad un grande presente avrà un fulgido futuro.


Se il sangiovese targato 2011 mi sembra di buona materia ma ancora molto indietro, l'annata 2012, così come accaduto con gli assaggi da altri produttori montalcinesi, la trovo per il sangiovese di questa Terra davvero incoraggiante. Infatti, sia il Cerrino che la Vigna Soccorso sono fulgidi e di buon equilibrio già ora e non posso non pensare che quando usciranno sul mercato il risultato sarà davvero sorprendente. Gli opportuni scongiuri del produttori sono ben accetti!


Passiamo con buon ritmo a degustare l'annata 2013 che, nonostante il caldo intenso che anche Montalcino ha sofferto, Tiezzi mi assicura che potrebbe dare grandi soddisfazioni se si è scelto il momento esatto di vendemmia. Il suo sangiovese atto a diventare Brunello di Montalcino 2013, per entrambe i Cru, è un piccolo gioiello forgiato da un attento vignaiolo che, grazie alla sua esperienza, è riuscito a contenere l'esuberanza dell'annata. Chapeau!

Terminiamo con alcuni vini che attualmente Tiezzi ha in commercio, ovvero il Rosso di Montalcino 2013 e il Brunello di Montalcino Vigna Soccorso 2009. Il primo, di un bellissimo colore rubino luminoso, ha un bouquet con nitide note di ciliegia e viola ed un sorso che per carattere e complessità rappresenta un piccolo Brunello. 

Il Vigna Soccorso 2009, invece, è la quintessenza del sangiovese tradizionale di Tiezzi dove il profumo di viola, terra e ciliegia ben si fondono con una bocca strutturata ma di grande freschezza acida e con un finale salino davvero corroborante. E' un sangiovese "understatement" di altissimo profilo proposto, lo ribadisco ancora una volta, ad un prezzo che più onesto non si può. Chiedere in cantina.

Foto: vivino.com
Prima di andare via, mentre ringrazio Enzo Tiezzi e sua figlia Monica per la piacevole mattinata, strappo loro la promessa di organizzare assieme una bellissima verticale dei loro Brunello. Stay tuned perchè a breve ci saranno sorprese!!!

Natale 2015 con Percorsi di Vino

Natale, tempo di regali? Nooooo, basta, tanto tutti i vari blog vi avranno "rotto le scatole" con tutti i consigli per gli acquisti in materia di vino ed affini.

Percorsi di Vino, stavolta, non vi vuole consigliare nulla ma intende augurarvi Buon Natale con alcune immagini, trovate in Rete, che potranno esservi utili per creare o decorare il vostro albero di Natale in salsa alcolica.

Fatemi sapere se vi piacciono!!















Fattoria Casabianca e il buon Chianti dei Colli Senesi

Valentino Ciarla oltre ad essere un amico è soprattutto un bravissimo enologo e poco tempo fa mi ha fatto scoprire Fattoria Casabianca, una realtà toscana decisamente interessante che si estende per oltre 600 ettari di proprietà nei dintorni di Murlo, un'area di origini etrusche in provincia di Siena il cui terroir, dicono, è molto simile alla vicina Montalcino.


Di proprietà della famiglia Cenni, l'azienda dal 1997 ha iniziato un grande lavoro di ristrutturazione dei vigneti, che coprono oggi circa 70 ettari in conversione biologica, suddivisi tra sangiovese grosso, canaiolo, cabernet sauvignon, colorino, merlot e vermentino (piantato recentemente).

In cantina troviamo Giacomo Sensi oltre che al già citato Valentino Ciarla.

Tre sono state le bottiglie degustate, il Chianti dei Colli Senesi "base" e due Riserve. Le valutazioni? Eccole qua sotto!

Fattoria Casabianca - Chianti dei Colli Senesi 2013 (sangiovese 80%, merlot, cabernet sauvignon, canaiolo e colorino 20%): il colore rubino vivo permeabile alla luce mi mette già di buon umore che non passo odorando il vino che ha un olfatto variopinto, coeso ed intenso dove ritrovo subito la bella nota di ciliegia rossa che viene accompagna da sensazioni di violetta e ricordi balsamici.In bocca ha un corpo calibrato caratterizzato da freschezza e sapidità e da tannini di buona fattura. Piacevolissimo il finale fruttato. Un Chianti dei Colli Senesi diretto e senza troppo fronzoli che ha proprio della facilità di beva il suo punto forte. Vinificazione in acciaio e affinamento in barrique di secondo passaggio per alcuni mesi prima di passare in bottiglia per almeno due mesi.



Fattoria Casabianca - Chianti dei Colli Senesi Riserva 2011 (sangiovese 80%, merlot 5%, canaiolo 5% e colorino 5%): il respiro profondo di una Riserva lo si percepisce immediatamente mettendo il naso nel bicchiere che emana fini sensazioni di mora matura, tabacco da pipa, humus, cuoio, eucalipto. Al sorso è pieno ed avvolgente e caratterizzato da un equilibrio evidentemente raggiunto grazio ad un fitta trama tannica mirabilmente integrata. Il finale è lungo e sapido anche se un leggero amarognolo nel finale, figlio dell'affinamento in legno, ci avverte che questa Riserva è lungo dall'essere un vino ancora pronto. Vinificazione in botti di legno da 40 hl e in vasche di acciaio mentre l'affinamento avviene in barrique francesi per circa 6 mesi a cui segue un ulteriore riposo in bottiglia per almeno 300 giorni.


Foto:vinopolis.co

Fattoria Casabianca - Chianti dei Colli Senesi Riserva "Belsedere" 2008 (sangiovese 100%): inizialmente pensavo di aver letto male l'etichetta visto che la scritta è abbastanza stilizzata ma poi, la retroetichetta della bottiglia,ha confermato che si tratta proprio di quella parola che, a parte gli scherzi, deriva dal nome del podere situato in una colle tondeggiante dal quale, mettendosi a sedere, si poteva contemplare lo splendido paesaggio toscano.
Prodotto da cinque cloni di sangiovese, il vino si caratterizza per un'anima irruenta e verticale che, con le dovute distanze, mi rimanda a certi Brunello di Montalcino appena messi in commercio con un quadro olfattivo in divenire fatto di viola, more, lamponi, bacche di ginepro e sbuffi balsamici. In bocca è quasi arrogante grazie alla sua acidità sferzante e ai tannini decisi anche se leggermente verdi. E' giovanissimo, lo grida scomponendosi leggermente nel finale che rimane comunque sapido e con tocchi minerali. Va solamente aspettato, non si sa quanto, ma potrebbe valerne decisamente la pena. Fermentazione in barriques da 225 l in barriques francesi per circa 18 mesi ed affinamento in bottiglia per circa 6 mesi.


Devo ancora degustare il loro Colorino in purezza, rimanete sintonizzate perchè questa è un'azienda da tenere in considerazione. Grazie a Valentino Ciarla per la dritta e a Lorenzo Laschetti, responsabile commerciale, per il supporto informativo. Alla prossima!

Il Colle Gaio di Casal Pilozzo alla prova del tempo

Di culto, secondo il dizionario, è un film, un libro o, nella fattispecie, un vino che, per particolari motivi, continua ad avere un pubblico di appassionati, seppur ristretto, anche per molto tempo dopo la sua uscita.

Prendendo come buona questa affermazione possiamo perciò affermare che il Colle Gaio di Casal Pilozzo è senza ombra di dubbio un vino cult anche perchè, aggiungo io, la sua fama è tutt'altro che dipendente dagli aspetti commerciali della piccola azienda laziale che sembra far di tutto per non apparire nel circo mediatico del vino italiano.


Casal Pilozzo,di proprietà della famiglia Pulcini, è situata nel comune di Monte Porzio Catone su una splendida collina, posizionata a nord/est che domina Roma e il suo hinterland.

Antonio Pulcini. Foto: Winesurf.it

Colle Gaio, in particolare, è un vero e proprio Cru di tre ettari di Malvasia del Lazio piantata sul classico suolo dei Castelli Romani ovvero un terreno di origine vulcanica ricco di potassio, fosforo ed altri microelementi.
Le uve, dopo la vendemmia manuale, vengono vinificate in acciaio e il vino, subito dopo l'imbottigliamento che avviene poco prima della vendemmia successiva, viene messo a maturare nelle grotte di tufo che si trovano sotto l'azienda per un periodo variabile che può raggiungere e superare anche i venti anni.

La prova, a quanto appena scritto, lo avuto qualche giorno fa durante la verticale storica di Colle Gaio tenuta da Marco Cum e dallo stesso Antonio Pulcini che, dalle proprie cantine, ha tirato fuori le annate 2004, 2001, 1998, 1997, 1994 e.... 1992.


Colle Gaio - Casal Pilozzo 2004: iniziamo la verticale dal più "giovane" al fine di comprendere, nel tempo, come questo vino evolve grazie alla sua lenta maturazione. Questa malvasia del Lazio si presenta subito come te l'aspetti, molto legata al terroir di provenienza, per cui largo spazio agli aromi di ginestra, frutta gialla non troppo matura e l'immancabile cornice minerale, che in questo caso prende la forma della grafite, che ci accompagnerà lungo tutta la degustazione anche se con profili diversi. Bocca piena, intensa, di struttura, che viene compensata da una importante vena sapida.


Colle Gaio - Casal Pilozzo 2001: opulento già dal ventaglio aromatico che regalo sensazioni di crema di limone, cedro, mela cotogna ed erbe aromatiche essiccate assieme ad un pizzico di miele di castagno. L'orizzontalità del vino emerge anche al sorso la cui parte fruttata, copiosa, viene (fortunatamente) raddrizzata da una nota fresca che, probabilmente, è maggiore rispetto alla 2004 anche se non è così intuibile dato lo spessoro del vino. 

Colle Gaio - Casal Pilozzo 1998: naso profondo ed enigmatico che inizia leggermente a svelare la terziarizzazione aromatica del Colle Gaio che vira verso effluvi che ricordano il cherosene e la ghisa e che, per certi versi, fanno somigliare la malvasia del Lazio al grande riesling tedesco. Al sorso il vino conferma la sua durezza e la sua aristocraticità ma, sopratutto, entusiasma per equilibrio e persistenza sapida. Qualcuno, durante la verticale, ha parlato di un play boy che, nonostante l'età, non rinuncia a sedurre e conquistare le sue prede...

Colle Gaio - Casal Pilozzo 1997: tornano le note di ghisa e cherosene che sono associate stavolta a sensazioni odorose di foglie autunnali e frutta bianca non matura. Un vino, pertanto, che sembra dipinto in chiaroscuro e che si connota anche per un sorso di grandissima finezza e sobrietà. Il suo perfetto equilibrio e la sua grande bevibilità fanno di questo Colle Gaio una malvasia "di pancia" che avresti dubbi a portare a tavola stasera con un bel piatto di fettuccine ai funghi porcini.


Colle Gaio - Casal Pilozzo 1994: l'annata e l'evoluzione lasciano esplodere, con tutta la loro severità, le note di idrocarburo che, metaforicamente, mettono la freccia alle sensazioni di mineralità vulcanica tipiche della annate più giovani. Vino maschio e difficile per eccellenza anche per via di un contorno aromatico che, via via col tempo, prende i contorni della gomma bruciata, del ferro arruginito, del fieno secco e delle erbe aromatiche (salvia e origano). La bocca è straordinaria per via di una freschezza e di una vivacità inaspettata che portano a rimorchio tutte le note sapide del vino determinando una persistenza lunghissima su note ferrose. 

Colle Gaio - Casal Pilozzo 1992: vino incantevole, un caleidoscopio di sensazioni minerali (cercatele tutte!!) che vengono letteralmente prese a sberle da una esuberanza acida, tipica dei grandi vini del nord, che rimescola e confonde ogni certezza gustativa donando alla malvasia di Antonio Pulcini non solo venti anni in più ma, soprattutto, tutta la dignità che merita un grande bianco dei Castelli Romani il cui territorio, diciamolo chiaramente, dal punto di vista vitivinicolo è stato spesso violentato da scelte quanto meno sbagliate. Piccola postilla elimina polemica: il Colle Gaio 1992 è ancora in vendita in azienda per cui no abbiate timore di contattare la famiglia Pulcini per acquistarlo.