I Costi dell'Expo 2015 di Milano per i produttori di vino

Interessante articolo su Italia Oggi a firma Luigi Chiariello sui costi dell'Expo 2015 di Milano per chi intendesse diventare espositore del proprio vino. Leggiamo assieme e, se volete, commentiamo....


Quanto costerà a un produttore di vino mettere in mostra la propria etichetta a Expo 2015? Dipende dal numero delle bottiglie che si intende esibire e dalla durata della permanenza in vetrina. Si va da 3 mila euro più Iva per una sola bottiglia in esposizione per tre mesi a 15 mila euro più Iva per quattro bottiglie esposte per tutti e sei i mesi di durata dell'Esposizione Universale.
E quanto costerà a una regione o a un consorzio di tutela esporre le proprie produzioni vinicole? Anche qui dipende.

Nel Padiglione del Vino, cuore pulsante del Made in Italy a Expo, sono previste tre aree promozionali per la ricchezza enologica del Belpaese: l'area Diamante, l'area Platino e l'area Top.
L'area Diamante è la più prestigiosa. E anche la più costosa. Esporre qui 100 bottiglie nei wine dispenser per soli tre mesi costerà alla regione o al consorzio di tutela 420 mila euro più Iva Se la permanenza in vetrina dovesse essere di sei mesi allora il prezzo salirà a 600 mila euro più Iva.
L'area Platino, invece, costa un po' meno: per 72 bottiglie nei wine dispenser per tre mesi si pagherà 350 mila euro più Iva, che diventano 500 mila se si sceglie l'opzione sei mesi.

Infine l'area Top, la più economica, richiede un quantitativo minimo di bottiglie più contenuto: 56 bottiglie nei wine dispenser.

E prevede anche periodi di esposizione più brevi, suddivisi in quattro fasce: uno, due, tre e sei mesi. Il costo? Si va da un minimo di 60 mila euro più Iva per un mese in dispenser a un massimo di 250 mila euro più Iva per tutti e sei i mesi di Expo.
ItaliaOggi ha intercettato un documento ufficiale, stilato da Expo Milano 2015, Padiglione Italia, Ministero delle politiche agricole e Vinitaly, il partner fieristico tecnologico (gestito da Veronafiere) a cui è stata affidata l'organizzazione del Padiglione Vino. Che si articolerà in due sezioni distinte: l'area emozionale, con installazioni ed educational multimediali e descrittive; l'area promozionale, dove sarà possibile conoscere i singoli prodotti.
La prima sezione sarà costituita dalla Biblioteca del vino, dove sarà possibile degustare e successivamente acquistare online i vini. Qui dei wine dispenser consentiranno alla singola azienda di esibire le proprie etichette senza l'ausilio di personale, garantendo al contempo una fornitura minima di quantità di prodotto.

La seconda sezione è quella delle Aree promozionali, suddivise come detto in tre categorie, in considerazione di posizionamento e dimensioni della presenza richiesta.
Il prezzario contiene anche un'altra voce a pagamento per i produttori vinicoli: quella che consente alle loro etichette di accedere alla sala più ambita, la Sala degustazione. Dove la visibilità delle produzioni sarà garantita ed esaltata anche da master class e verticali che verranno sviluppate nell'area tasting. Il costo? Dipende ovviamente. Dalle sessioni:
- 2.000 euro più Iva per sessione di degustazione nelle giornate feriali (dal lunedì al venerdì);
- 2.500 euro più Iva per sessione di degustazione nel weekend e nei giorni di festività.
Il noleggio della Sala degustazione sarà però riservato alle sole aziende iscritte a vario titolo al Padiglione del Vino. Che, per la precisione, ha anche un claim: a taste of Italy.

Il prezzario del Padiglione Vino sta circolando tra le regioni e i consorzi di tutela. Che sono chiamati a prendere una decisione sull'entità dell'investimento. Anche perché il tempo stringe: le richieste di esposizione saranno accolte fino alla data del 31 ottobre 2014 e, poi, assegnate in base alla disponibilità dei posti. L'obiettivo che gli organizzatori del Padiglione Vino si sono dati è di garantire la massima rappresentatività delle tipologie di prodotti provenienti dall'intero territorio nazionale. Il numero di visitatori atteso al Padiglione Vino nei sei mesi di Expo è di circa 2 milioni di persone.

Fonte: Italia Oggi

Il Galea 2005 de I Clivi

Quando un amante del buon vino diventa anche produttore e, perciò, generatore della sua stessa passione, il risultato non può che essere eccellente.
Questa non è certo una supposizione ma la vera storia di Ferdinando Zanusso de I Clivi che, spinto dal proprio amore per la viticoltura e i suoi frutti, ha acquistato nel 1994 una casa in località Brazzano di Cormons, nel cuore del Collio Goriziano, con annessa vigna, a cui seguirà tre anni più tardi, stavolta in zona Corno di Rosazzo (Colli Orientali del Friuli), l'acquisizione di altri otto ettari di vigneto anch'esso comprensivo di bosco e casa colonica che diventerà in futuro la sede e la cantina dell'azienda di famiglia.



Il 1996 è l'anno zero: Zanusso decide di imbottigliare il suo primo vino e realizza il suo sogno da appassionato perseguito ancora oggi grazie al prezioso aiuto di suo figlio Mario col quale gestisce 12 ettari di vecchie viti di Friulano, Verduzzo, Malvasia, Ribolla e Merlot che, con un'eta media di circa 60 anni e condotte sotto stretto regime biologico, rappresentano veri e propri Cru da coccolare perchè, così come viene scritto sul sito aziendale, rappresentano un lascito prezioso non solo in considerazione dell’età delle piante, ma anche perché sono un reperto di antica sapienza, sia sotto il profilo della prevenzione dell’erosione dei pendii sia sotto quello della composizione varietale dei vigneti e, conseguentemente, del vino che viene prodotto attraverso una vinificazione spontanea in cantina a cui segue una maturazione per almeno tre anni in acciaio.

Tutto questo per dirvi che poco tempo fa, durante una bella serata estiva a Fiumicino presso l'Osteria dell'Orologio, ho bevuto il Galea 2005, selezione di uve di Tocai Friulano, come ama precisare un pò provocatoriamente Zanusso, derivanti da vecchie vigne di 60 anni piantate in località Galea sulla collina di Gramogliano, nel comune di Corno di Rosazzo, due passi da Udine. 
Basse rese per ettaro (parliamo di 30 q/ha) e una tecnica di vinificazione "naturale" come quella descritta in precedenza hanno dato vita ad un vino, oggi, di grande personalità e spessore dove la potenza del Flysch di Cormons crea un quadro olfattivo denso e granitico dove le percezioni di frutta gialla succosa, caprifoglio, ginestra e pepe bianco sembrano essere sempre ancora troppo poco disinibiti per spezzare un monopolio minerale ancora ben saldo e fulgido.


Sorso di grandissimo equilibrio circense, dove la grande sapidità del vino viene mantenuta in tensione dalla morbidezza fruttata del friulano che in bocca è più evidente che al naso. Finale lunghissimo e iodato che tradisce l'esposizione dei vigneti, tutti vista mare, e l'origine marina dei terreni su cui poggiano le vecchie piante di friulano del vigneto Galea.

A quasi venti anni di distanza dalla prima "prova" possiamo dire che Fernando Zanusso ha vinto ampiamente la sua scommessa e speriamo che tanti come lui abbiano ancora la voglia di perseguire il loro sogno nel mondo del vino.


Dell'orsa Daniza, di Abate Nero e di quello strano modo tutto italiano di indignarsi...

Fonte: Ansa

Non voglio entrare nel  merito di chi ha ragione tra mamma orsa e il cercatore di funghi perchè di populismo, finto animalismo, ne ho letto troppo in questi giorni.

La cosa che mi fa incazzare, invece, è leggere su Facebook il profilo di una importante azienda del Trentodoc, Abate Nero, che da giorni sta pubblicando tutta una serie di mail dove presunti clienti si dicono indignati e pronti a boicottare i loro vini. E sapete perchè? Semplice, per la loro "colpevole" appartenenza alla Regione Trentino rea di voler catturare, perchè di questo si tratta, l'orsa Daniza al fine di cercarle un posto migliore dove vivere.

Quindi, sostanzialmente, Abate Nero, come penso altre realtà trentine, potrebbe avere importanti danni economici solo perchè la Regione secondo alcuni ha sbagliato nella gestione dell'orsa???

Quindi, di conseguenza, se Renzi dice cazzate cosa facciamo? Evitiamo di comprare italiano??

Di seguito, tanto per farvi capire la follia alla quale siamo arrivati, pubblico le lettere che Abate Nero ha messo su Facebook. Saranno risate amare....

RICEVIAMO OGNI GIORNO NUMEROSE MAIL INVIATE IN CONTEMPORANEA A DECINE DI AZIENDE TRENTINE CONTENENTI MINACCE DI BOICOTTARE I NOSTRI PRODOTTI IN CASO DI CATTURA O, PEGGIO, UCCISIONE DELL'ORSA DANIZA... PECCATO CHE CHI HA PRESO QUESTA DECISIONE STIA IN UN PALAZZO IN PIAZZA DANTE A TRENTO E NON QUI DA NOI IN AZIENDA!!!

CIO' PREMESSO, VISTO CHE COMUNQUE RITENIAMO DI POTER E DOVER CONDIVIDERE IL DISAPPUNTO DI COLORO CHE SI PREOCCUPANO PER LA SALUTE DELL'ORSA E DEI SUOI CUCCIOLI, VISTA SOPRATTUTTO LA CORRETTEZZA DI ESPRESSIONE DI TALI MISSIVE, PUBBLICHEREMO OGNI GIORNO SULLA NOSTRA PAGINA UNA DELLE LETTERE CHE CI GIUNGONO SPERANDO CHE, FORSE, ARRIVINO A CHI REALMENTE AVREBBERO DOVUTO ESSERE INVIATE.....

Considero la cattura di mamma Daniza, colpevole di aver assunto un atteggiamento naturale, abominevole. Reagirò in modo altrettanto abominevole, rifiutandomi di acquistare d'ora in poi mele e prodotti trentini, preferendo regioni italiane più civili ed in sintonia con i progressi morali della società. Saluti. Silvia P.”



“Buonasera,


con la presente spiace dovervi informare che non solo con la mia famiglia non acquisteremo più vini e/o spumanti trentini fino al momento in cui sarà ritirata l'assurda, inaccettabile ed incivile ordinanza di cattura dell'orsa Daniza, emessa dalla Provincia Autonoma di Trento, ma ci adopereremo per un boicottaggio totale.
D'altra parte è l'unica forma pacifica affinchè l'orsa e i suoi cuccioli non siano più braccati, perseguitati con sperpero, peraltro, di denaro pubblico in un momento di grave crisi economica per l'Italia intera.
Naturalmente, caso mai non lo sapeste, #iostocondaniza#boicottiamoiltrentino sono attualmente, in testa negli hashtag su Twitter.
Ovviamente, nel caso che tale allucinante ordinanza contro #daniza, che deve continuare a vivere libera coi suoi cuccioli e non disturbata da insulsi ominidi, fosse ritirata E SUBITO, tale campagna a livello internazionale, che sta facendo danni enormi all'immagine del Trentino nel mondo, cesserebbe immediatamente cfr. ad es. 
Mi spiace, ma è l'unica forma pacifica a difesa di Daniza e dei suoi cuccioli, anzi mi meraviglio moltissimo del vostro silenzio sull'argomento e sul fatto che Voi stessi non abbiate fatto e tempestivamente giuste pressioni su chi, così male, Vi amministra.

Distinti saluti
XXXXXXXX YYYYYYY - Genova”


“Buongiorno, Vi scrivo per comunicare che, pur apprezzando molto e acquistando i Vostri prodotti (e già sono consapevole che parlare di "prodotto" per qualcosa di nobile e antico come il vino è termine in qualche modo improprio: il "frutto della vite e del lavoro dell'uomo" è cosa assai più alta di un qualsiasi "prodotto"...), e spesso acquistandone anche per regalo, mi asterrò per il futuro dal farlo. Così come mi asterrò dal venire in Trentino per ragioni di turismo, e dall'acquistare qualsiasi prodotto - alimentare o di altro genere - di provenienza trentina. E inviterò i miei amici e parenti a fare altrettanto. Ciò, naturalmente, sino a quando i locali governanti non rinsaviscano, e comprendano la illegittimità e la inopportunità della vera e propria campagna di (potenzialmente letale) allarmismo lanciata contro l'orsa Daniza, colpevole solo di avere tutelato la propria prole, come ogni madre è per natura portata a fare. E colpevole di averla tutelata con un "buffetto", direi: perché un "orso dannoso" - per usare l'improvvido e fantasioso (nonché profondamente fastidioso) termine coniato dalle locali autorità - non si sarebbe limitato a un paio di zampate al fine di allontanare ciò che percepiva come un pericolo per i propri cuccioli. Non faccio questa scelta a cuor leggero. Perché ho stima e rispetto di chi lavora, e a livelli di eccellenza come Voi sapete lavorare. Così come amo la popolazione trentina, la sua innata gentilezza, e la sua eredità di Amministrazione "asburgica". E' proprio quella Amministrazione, e quel sistema di governo - quello che a suo tempo ha prodotto statisti come De Gasperi, per intenderci - che sono oggi dimenticati e umiliati, nella memoria storica del loro valore, da un insieme di politici per i quali sto bene attenta a non usare alcuna maiuscola. Governanti che diffondono, con il loro agire non legittimo e non opportuno, un'idea sbagliata della Vostra bellissima zona, e della Vostra tradizionalmente onorata Comunità.
Vi pregherei di far presente, a quei politici, per quanto sia nelle Vostre possibilità, che non Vi rendono affatto giustizia, con questo agire maldestro. Restando per Voi, e per le Vostre produzioni, immutata la mia stima, ribadisco che mi asterrò dal "comprare trentino" sino a quando i Vostri attuali amministratori non adottino una linea di condotta che si rifaccia alle Vostre tradizioni, di legittimità, serietà, dignità e buongoverno, smettendola una buona volta di perseguitare un animale innocente. Ringrazio della cortese attenzione, con molti saluti, E. S.”

Tenuta Le Potazzine - Brunello di Montalcino Riserva 2011

Questa é la famosa botte 14 situata nella cantina della Tenuta Le Potazzine. Contiene il Brunello di Montalcino Riserva 2011, un piccolo grande capolavoro che dovremmo aspettare ancora un bel pò prima di degustarlo. Sarà una dolce attesa ma, nel frattempo, appuntate il nome sul vostro taccuino!


La FIVI e quella giusta riflessione sul termine vignaiolo

Propongo un'interessante riflessione che mi è arrivata poco tempo fa, via mail, da parte della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Da leggere e, se vi va, da commentare assieme.


Sono passati dieci giorni dai fatti tragici accaduti al Molinetto della Croda a Refrontolo (TV).
Molto è stato detto e scritto su tutti i media. Non entriamo nel merito dei fatti, non conoscendoli nel dettaglio ed essendo essi tuttora oggetto di indagini da parte di autorità e tecnici.
Noi vignaioli indipendenti italiani riteniamo sia importante proporre una riflessione, perché fra le moltissime parole spese su questa vicenda il termine vignaiolo è stato utilizzato spesso a sproposito e in maniera confusa, dimostrando che ancora oggi a questa figura non viene riconosciuta un’identità chiara.
In questi giorni è stato deciso che i vignaioli fossero i potenziali colpevoli dell’accaduto, in un caotico attacco ad una categoria che esiste e opera da sempre nei territori di tutta Italia, con grave danno per quanti agiscono con coscienza e insieme alle loro famiglie vivono di questo lavoro.

Noi soci Fivi siamo tutti vignaioli, dal più anziano al più giovane iscritto, compresi i consiglieri eletti nel direttivo. Siamo tutti impegnati personalmente nella nostra impresa e siamo responsabili completamente della nostra attività, dalla cura delle vigne fino alla vendita delle bottiglie dei nostri vini.
Essere vignaiolo significa avere un rapporto diretto con la terra e ogni singolo filare dei nostri vigneti, quelli che quotidianamente viviamo e di cui ci prendiamo cura.
Le nostre mani toccano materia viva, non plastica, per questo sappiamo che ogni azione comporta una reazione. Siamo coscienti che il nostro lavoro e la produttività della nostra azienda possono esistere solo insieme al rispetto della nostra vigna e del territorio nel quale è inserita. Perché senza la nostra vigna, non esiste la nostra azienda.
Vivere e produrre in uno specifico territorio vuol dire non limitarsi a prendere, ma prodigarsi a dare; rispettando, custodendo, tutelando e promuovendo il microcosmo che ci accoglie. Per questo ogni nostra bottiglia racconta una storia diversa, restituendo con gli interessi alla terra tutto quello che dalla terra ha preso.

Un vignaiolo non può essere autolesionista, per definizione.

Riteniamo insensato l’attacco mediatico che è stato portato in questi giorni contro i vignaioli, perché presenta sotto una cattiva luce un’intera categoria di persone che non sfrutta, ma custodisce il territorio in cui vive e se ne prende cura ogni giorno cercando di prevenire ed evitare che accadano eventi disastrosi imprevedibili, ma purtroppo possibili.

Siamo 800 vignaioli indipendenti e nel nostro lavoro mettiamo la faccia. Ogni giorno. Con orgoglio.

Le nuove professioni del vino: diciamo no al wine blogger & seller

E’ la ricerca di un contatto sempre più personale con gli eno-appassionati a spingere il mondo del vino a rivedere le sue vecchie figure professionali e a crearne sempre delle nuove, perché se da un lato sono gli stessi amanti del buon bere a chiederlo, dall’altro le cantine sono sempre più consapevoli che questa sia la via più giusta per raggiungere più consumatori possibili, in modo più diretto e veloce. 

E’ il caso del wine hunter, la nuova figura professionale a cui, con la vendita diretta che non solo si conferma canale privilegiato di acquisto, ma sempre più interessa anche i vini di alta gamma, per accorciare i tempi e rendere più semplici gli affari, si rivolgono cantine ma anche enoteche, alla ricerca di una clientela sempre più precisa ed esclusiva, semplici appassionati ma anche collezionisti - di cui il wine hunter conosce gusti e preferenze personali in fatto di vini - con cui stringere contatti. Una persona di fiducia, esperta di vino a tutto campo ed appassionata, in grado di consigliare etichette, ma anche di raccontare quel valore aggiunto che c’è dietro alla bottiglia, fatto di storie e aneddoti che da sempre affascinano i wine lovers.

Fonte: robertoventurini.blogspot.com

Una tendenza che si fa strada anche fra chi di vino si occupa quotidianamente e in contatto diretto con gli appassionati: il wine blogger & seller, che, abbandonati i ritmi frenetici con cui racconta di vino e vignerons su internet, lascia il mondo virtuale e si mette a vendere direttamente etichette di persona grazie anche ai contatti nati proprio sul web.
Web di cui sempre di più il mondo del vino comprende l’importanza, come strumento fondamentale per essere sempre in contatto con i suoi appassionati: tanto che, tra le nuove eno-professioni, c’è anche il social wine writer, che piace soprattutto ai più giovani, una persona formata all’interno della cantina - ma anche i consorzi delle principali denominazioni italiane ne hanno uno nel proprio staff - di cui conosce non solo tutti i vini, ma anche la storia, le pratiche in vigna e le diverse fasi della produzione, gli eventi a cui partecipa e quelli che organizza, che comunica puntualmente ai wine lovers attraverso i website, ma anche e soprattutto sui principali social network, da Facebook a Twitter, rispondendo a domande e soddisfando curiosità. E poiché non c’è evento al quale il vino, per sua stessa natura, conviviale e di condivisione, non si possa abbinare, il wine promoter è colui che consiglia alle cantine le occasioni per essere protagoniste con le proprie etichette, sposando la cucina nel caso di kermesse gastronomiche, ma anche quando si tratta di eventi culturali, dove il vino può incontrare l’arte, la musica o la letteratura, ma anche la solidarietà, in iniziative di charity, per raccogliere fondi o essere testimonial di cause importanti.

Ma, tra etilometro che incombe e inasprimento di sanzioni per chi guida oltre i limiti di alcol consentiti, come fare per assaggiare vini in tranquillità? Ci pensa il wine driver, l’autista personale che accompagna e riporta direttamente a casa passeggeri, anche con la macchina di proprietà, che sempre più cantine e locali offrono come servizio aggiuntivo per i propri ospiti, ma che, ormai, gli appassionati hanno a disposizione anche in occasione degli eventi. 

Piccolo appunto finale: non mi piace assolutamente la figura del wine blogger venditore perchè chi scrive non può avere rapporti commerciali con nessuno, altrimenti addio indipendenza e addio strappo con quanto faceva qualche giornalista nel passato....

Fonte: WineNews.it

Funny Wine Label 2 ovvero le etichette del vino continuano ad essere strane e divertenti

L'orrore continua con questa seconda parte dedicata a tutto quello che non vorremmo mai vedere su una bottiglia:

Forever Amber  


Questo è un vino Sudafricano e l'etichetta mostra una donna che, a mio parere, a un sex appeal pari ad un cartoccio di alici fritte. L'etichetta è stata dipinta da George Paul Canitz, un artista degli anni '20 che pare si sia ispirato nel nome ad un famoso libro del tempo. Il vino è una sorta di moscato fortificato. Dalla serie bere per dimenticare l'etichetta...

Mad Housewife
Mad Housewife Cellars

C'erano una volta le Casalinghe Disperate, oggi invece abbiamo le Casalinghe Pazze che si mettono in testa di bere dello Chardonnay californiano del 2004 al sapore di Ikea, cioè legno..... Forse la pazzia è berlo?

Sogno uno
Savanna Wines

Ecco, forse questa è un'etichetta sexy e non poteva essere altro visto che il vino,70% Cesanese, 20% Sangiovese e 10% Montepulciano, è il "famoso" Sogno Uno prodotto dalla porno star Savanna Samson, un vino dicono ormai introvabile che ha ricevuto attenzioni, ben 91 punti, da quell'allupato di Robert Parker. Ah, volete sapere com'è Savanna Samson? Eccola!

Savanna Samson

Ed infine....

Tiny Bubbles 
Harper Hill

Mamma mia, dopo il vino della porno star arriva il vino della Buzzicona. La cantina produttrice è sempre l'americana Harper Hill's Oildale Winer che ci ha deliziato in passato gli occhi e (non) il palato con il White Trash White.   
Oggi la gamma dei vini di questa imbarazzante cantina si amplia con queste bollicine a base di Syrah e Zinfandel particolarmente consigliato per le feste perchè:"You can't have a party without Tiny Bubbles". Terribbbbile!!!!!!

Il personal wine shopper sarà il mestiere del vino del futuro?

Sembra essere l’ultima tendenza del momento o, meglio, la professione del futuro: il personal food-shopper.
Leggendo l’articolo comparso tempo fa suTGCOM comprendiamo che questo consulente si occupa di accompagnare il goloso cliente tra i migliori indirizzi della città per permettergli di mangiare e/o acquistare i migliori prodotti enogastronomici.

Spiega 
Alessandra Lepri, storica del costume e organizzatrice di sfilate ed eventi di moda: "Si tratta di una professione già diffusa in America, che va a braccetto con quella del 'personal shopper' e che sicuramente prenderà piede anche qui. Cibo, vino, olio, tartufi, cioccolato, formaggi e altre delizie sono apprezzatissimi dai turisti e dagli italiani stessi che vogliono conoscere anche questo aspetto della città in cui si trovano. Un 'food shopper' saprà indicare i prodotti tipici da acquistare, accompagnerà alle degustazioni, conoscerà i ristoranti, osterie, enoteche, cantine e non solo".

Proprio quest’ultima frase mi ha acceso la famosa lampadina: e perché no un wine-shopper? Accompagnare i tanti appassionati di vino in giro per le cantine del Lazio e d’Italia, far conoscere loro direttamente i produttori che potranno vendergli le bottiglie a prezzo di cantina, organizzare wine tasting personalizzati, organizzare mini corsi di vino direttamente al domicilio del cliente, portarlo nelle migliori enoteche e consigliarlo nell’acquisto di un determinato vino e sul relativo abbinamento gastronomico. Sogni, stronzate e possibile realtà? Intanto butto il sasso e di certo non nascondo la mano, oggi è solo un pensiero, domani chissà….

Quando un grande vino di Bordeaux finisce....per strada

Un camion che trasportava 18.000 bottiglie di Saint-Emilion Grand Cru Classé 2011 si è ribaltato pochi giorni fa presso la rotonda di Saint-Sulpice-de-Faleyrens, nei pressi di Saint Emilion.

Le bottiglie, tutte appartenenti a Château La Dominique, azienda vicina a Cheval Blanc, sono attualmente in vendita a circa 35 euro a bottiglia e così il calcolo del danno presunto è presto fatto: 35  x 18.000 = 630.000 €

Foto: http://www.sudouest.fr/

Le notizie dalla Francia confermano anche che tutte le bottiglie, comprese quelle illese, sono state recuperate a mano.

Il camionista, fortunatamente, se l'è cavata anche se è stato portato in ospedale per precauzione. 

Probabilmente anche il proprietario di Château La Dominique è stato portato in ospedale: già, gli è scoppiato un fortissimo mal di testa perchè ora dovrà fare i conti con la sua assicurazione. Vuoi vedere che oltre al danno ci sarà la beffa?

Foto: http://www.sudouest.fr/

Foto: http://www.sudouest.fr/


Funny Wine Label ovvero ma che etichetta metti sul vino?

Pensavate che certe cose non esistessero? Pensavate che i grafici delle etichette del vino fossero persone normali? La risposta è che, a volte, questi sono pazzi sfrenati!!

Iniziamo la carrellata con questa che ho chiamato “l’etichetta del Supereroe”!


Sulla retroetichetta, giuro, c’è scritto più o meno questo:”In un mondo di avidità e corruzione, un supereroe è emerso dal nulla, egli è in missione per salvare la reputazione della vera uva rossa americana. Il Comandante Zinskey ha il compito di trovare e salvare le viti di Zinfandel prima che il nemico White Zin(fandel) Supremicists sovverta il mondo. I cittadini però sono avvertiti, una nuovo nemico minaccia lo Zinfandel: i vigneti dei Merlot America Maniacs! Il Restate sintonizzati per scoprire le nuove avventure del Comandante Zinskey!".
Chi conosce uno psicologo bravo?
Proseguiamo con alcune etichette un po’ spinte. La prima è questa.


Ad una prima occhiata sembra la pubblicità di una marca di boxer ed invece è uno chardonnay americano che, sul retro della bottiglia cita testualmente:”Quando questa bottiglia verrà raffreddata Rude Boy si rivelerà a tutti”. Cosa scopriremo non lo so ma meglio non rischiare….

Per la serie “X Wine Files” ecco a voi l’etichetta extraterrestre. 


Sembra un classica etichetta di Chateau francese circondato da vigne ma…che succede? Dietro gli alberi spunta un UFO con tanto di raggi gamma. Dove è Mazinga??? 
Comunque nessuna paura, l’etichetta si ispira ad una legge francese del 1954 che vieta nel villaggio di Chateauneuf-du-Pape, Rodano, l’atterraggio di dischi volanti per evitare che questi creino danni ai vigneti circostanti. La pena? Una misera multa. Altro psicologo, please!

Questa etichetta, invece, non ha bisogno di troppo presentazione e si ispira al grande Luciano Pavarotti.


Evidentemente da quelle parti, siamo a TulbaghSud Africa, ci sono molte rane canterine…forse troppo!

Infine, ecco un’azienda per erotomani del vino. Forse questi hanno capito tutto della vita, forse non si rivolgono ad un pubblico selezionatissimo, però ste etichette per me tirano…oh se tirano…



Avvertenza: per una cassa di vino, solitamente un blend di Cabernet/Zinfandel/Syrah, potete spendere fino a $450.

Troppo per un peep show!

Il vino dei Simpson potrebbe essere una realtà. Oppure no....

Questo è un oggetto misterioso, perchè non se ne conosce il contenuto, sappiamo soltanto che  il design di queste bottiglie è ispirato a 2 dei principali personaggi dei Simpson, Homer e Marge. Dai colori e dalla grafica delle bottiglie si capisce facilmente chi sia uno e chi sia l'altra. Il contenuto invece è più misterioso, visto che gli autori si sono riservati un po' di mistero: sarà vino? sarà la birra tanto amata da Homer? Di sicuro si sa il contenuto alcolico di 13 volumi, il che, a mio parere, fa propendere per il vino. 

Gli autori sono Constantin Bolimond e Dimitry Patsukevich che dichiarano di essersi ispirati nella realizzazione di queste grafiche, al pittore olandese Pieter Mondrian, esponente del movimento artistico De Stijil.





A' Puddara 2009 della Tenuta di Fessina

A' Muntagna a volte fa paura, a volte incanta, a volte invece è sinonimo di sfide come nel caso di Tenuta di Fessina, azienda fondata nel 2007 da Federico Curtaz, Silvia Maestrelli e Roberto Silva che come altri, più di altri, sono rimasti folgorati dall'Etna e dal suo terroir che viene descritto dallo stesso Curtaz, bravissimo agronomo ed enologo di origini valdostane, molto simile a quello della sua regione di nascita.

Ad una altitudine di circa 900 metri s.l.m, dove il cielo sembra confondersi con le rocce, nasce il vigneto de A' Puddara, un fazzoletto di circa un ettaro di carricante situato in zona Santa Maria di Licodìa le cui piante, allevate col classico alberello, furono piantate con saggezza contadina attorno al 1970 affrontando un terreno caratterizzato da colate laviche di diverse epoche.


Vigna ad alberello. Foto: http://www.tenutadifessina.com/

Ho sempre bevuto, con grande godimento, A' Puddara in annate recenti ed ogni volta che la bottiglia terminava mi assaliva, inesorabile, la curiosità di provare questo carricante in purezza con qualche anno sulle spalle per capire le potenzialità evolutive di un vino dalle mille promesse.

La fortuna, a volte, è di avere amici che sembrano leggerti nel pensiero per cui non sapete che gioia quando, durante una delle tante cene che organizziamo a Roma, ho visto spuntare la bottiglia con scritto in retroetichetta annata 2009 che, così come scritto anche sul sito aziendale, è stato un millesimo abbastanza piovoso e fresco per il territorio.


Foto: www.cellartracker.com

La prova della verità, questo ho pensato appena versato il vino che, subito, si è aperto su soffi di macchia mediterranea, pietra focaia, timo, ginestra, limone candito, muschio, pesca. Sapido come la terra da cui proviene e vibrante come il cuore dell'Etna, si fa apprezzare per il suo perfetto equilibrio e la sua solida persistenza che vira verso toni boisé molto intriganti.

Piccola postilla finale: oltre ad aver superato l'esame a pieni voti, questo meraviglioso carricante dell'Etna andrebbe fatto riposare adeguatamente in cantina per qualche anno perchè, dopo la degustazione, la sensazione avuta è stata quella di trovarsi davanti ad un vino ancora in fase embrionale. Il Pietramarina di Benanti dovrebbe insegnare qualcosa. O no?

…allora
fu il vin preposto all’onda, e il vin si elesse
figlio de’ tralci più riarsi, e posti
a più fervido sol, ne’ più sublimi
colli dove più zolfo il suolo impingua”.

Dalla favola della scoperta del piacere nel “Mezzogiorno” del Parini.



Decanter un corno!!

Sembra un gioco di parole ma non lo è. 

La Riedel, una delle aziende più importanti al mondo per la produzione di cristalleria per vino, infatti ha inventato l'ennesima diavoleria arrivando a produrre Horn, il primo e, speriamo, unico decanter musicale della storia.

No, non avete capito male perchè, dalla descrizione che riportano anche sul sito ufficiale, Horn oltre a migliorare l'ossigenazione del vino è in grado, e da qui il nome, di riprodurre anche il suono del tradizionale corno....

Vado avanti? Ok, me lo avete chiesto voi!

Totalmente in cristallo, Horn è prodotto artigianalmente da tre maestri vetrai che, soffiando a bocca, creano un’apertura su ciascuna estremità: solo la più larga serve effettivamente al passaggio del vino, dalla bottiglia al decanter prima, dal decanter al bicchiere successivamente. L'apertura più piccola, invece, serve a comporre melodie...


"Signori, sto versando il Biondi Santi Riserva 1955!!!"

Muuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu ♪♫♩♫♭♪♯♬♮♫♩♫♭♪♯♬♮♬♪♫

Dalla Riedel ci fanno sapere che il decanter si ispira al simbolo per eccellenza del sistema postale austriaco. Nell’Europa del XVIII e del XIX secolo, i postini, che si spostavano su carri trainati da cavalli, annunciavano il loro arrivo proprio con il corno. Anche insigni musicisti dell’epoca, come Wolfgang Amadeus Mozart (nato nel 1756, anno della fondazione della prima vetreria Riedel), integrarono l’uso di questo strumento nelle loro composizioni.

E che c'entra col vino? Boh!

"Postinoooooooooo, è arrivato il Frascati!!"

Muuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu ♪♫♩♫♭♪♯♬♮♫♩♫♭♪♯♬♮♬♪♫

Foto: Winenews.it

Ah, se volete sapere come funziona basta guardare questo video. Se proprio ci tenete....