E' nel cuore del mediterraneo che nasce questo vino, bevanda che, alle pendici del vulcano più alto d’Europa, l’Etna, trova una delle sue massime espressioni. Salvo Foti, importante consulente enologico siciliano e profondo conoscitore della regione etnea, in un articolo apparso su Porthos (www.salvofoti.it), spiega le caratteristiche della vitivinicoltura del vulcano, peculiarità che ci permetteranno, successivamente, di comprendere il vino degustato.
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Sull'Etna si possono considerare tre grandi zone elettive per la coltivazione della vite. La prima è quella compresa tra i 400 e i 900 m.t. s.l.m., nel versante rivolto ad est, la seconda è quella compresa tra i 400 e gli 800 metri s.l.m., nel versante rivolto a nord e la terza fra i 600 e i 1000 m.t. s.l.m. nel versante rivolto a sud. Al di fuori di questi limiti altimetrici si va, quasi sempre, incontro a difetti o eccessi di alcuni costituenti fondamentali delle uve, con conseguente decadimento qualitativo dei vini prodotti.
Il Clima
Il clima della zona etnea, oltre ad essere diverso da quello siciliano, cambia in relazione al versante del vulcano ed all'altitudine. Nella zona interessata alla viticoltura, si registrano temperature medie più basse rispetto a quelle dell'Isola. Le temperature minime, specie nel versante nord, in inverno e anche nel periodo dell'inizio germogliamento, non di rado scendono sotto lo zero, potendo così arrecare qualche danno alla vite. Le temperature massime in estate non sono quasi mai elevate. Particolarmente interessante, dal punto di vista enologico, è l'elevata differenza di temperatura (escursioni termiche anche di 30°) che si registra nel periodo primaverile-estivo. Una differenza sostanziale rispetto al resto della Sicilia si ha nel caso delle precipitazioni: dipendono dal versante e sono molto più elevate nella parte est del vulcano che nord e sud. Le piogge, praticamente assenti in estate, sono per lo più distribuite nel periodo autunno-inverno e non di rado in concomitanza con il periodo vendemmiale: questo in alcune annate e per certe zone può essere un fattore limitante della maturazione e della sanità delle uve.
I Terreni
La natura del terreno della zona etnea è strettamente legata alla matrice vulcanica. Può essere formato dallo sgretolamento di uno o più tipi di lava, di diversa età e da materiali eruttivi quali lapilli, ceneri e sabbie. Lo stato di sgretolamento e la composizione delle lave e dei materiali eruttivi da origine a suoli composti, o da particelle molto fini (terreni di Verzella, Caselle), o formati da tantissimo scheletro di pomice di piccole dimensioni (Monte Serra, Monte Gorna nel versante sud-est), detto localmente "ripiddu", con capacita' drenante molto elevata. I terreni vulcanici etnei sono a reazione sub-acida, ricchi in microelementi (ferro e rame) e mediamente dotati di potassio, fosforo e magnesio. Sono poveri in azoto e calcio.
Versanti e contrade
In ogni versante dell'Etna si possono ancora ammirare le migliaia e migliaia di terrazze in pietra lavica, sovente senza più viti, che l'uomo ha costruito per conquistare i terreni più impervi, ma spesso i migliori per la qualità. Le Terrazze dette " i custeri" mantenute dai neri muri "a crudu", cioè a secco, chiazzati di licheni e muschio "u lippu" con le "rasole" stradine livellate su i muri stessi, armonicamente integrate con l'ambiente.
Ed è proprio nella parte Nord del vulcano che si producono i rossi più importanti e qualitativamente migliori dell'Etna. La Tenuta delle
Terre Nere di Marc de Grazia, famoso importatore di vini, si trova proprio su questo versante. I vini sono prodotti da vigneti che si trovano in tre cru: Guardiola, Calderara e Feudo di Mezzo. Il vigneto Guardiola, di circa due ettari, è situato tra gli 800 e i 900 metri sul livello del mare ed è coltivato per il 98% a Nerello Mascalese e per il restante a Nerello Cappuccio, entrambi con età media delle piante di 100 anni. Il processo di vinificazione prevede una macerazione sulle bucce per 10-15 giorni, una fermentazione malolattica e un successivo affinamento in rovere (25% legno nuovo). Il vino viene imbottigliato senza filtrazione dopo 18 mesi.
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In bocca ha buon attacco, complessità, con una fitta trama tannica che sembra ricordare il nebbiolo. Chiude molto lungo su note sapide e minerali.
Il Guardiola, concludendo, è un vino che molti accostano come note degustative ad un classico borgogna, anche se per me è, e rimarrà, uno splendido esempio di vino siciliano, un vino che ha personalità e sensualità da vendere, figlio di un'uva autoctona di grandissima eleganza e di grande futuro enologico grazie alla presenza nel territorio di tanti produttori in fermento che, finalmente, puntano su una viticoltura di qualità. Se proprio dobbiamo raffrontare il Nerello Mascalese ad un Pinot Noir allora ben venga il confronto, purchè gli italiani sappiano in questo imparare dai francesi che, nel corso degli anni, hanno saputo valorizzare un territorio e un vitigno puntando sulla costanza qualitativa. Ce la faremo a trasformare Randazzo in una sorta di Vosne-Romanée?
1 commento:
Ciao grande sognatore: posso far parte anche io dei tuoi sogni?
E' un articolo che hai scritto con molto ardore e partecipazione (come sempre d'altronde). Torno a dirti quanto sei bravo e pieno di entusiasmo e passione.
Vorrei essere più esperta per dare un parere specifico e dettagliato.
Chissà che un giorno non riesca a diventare abbastanza brava da poter esserti più vicina di oggi.
Continua così che sei forte!
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