Piemonte: tutti i premi Slow Wine 2018

Riteniamo doveroso iniziare ricordando una persona che ci è stata cara e che purtroppo non è più tra noi: Domenico Clerico, grande produttore, uomo di eccezionale generosità e d’irresistibile simpatia.
Fortunatamente ci sono anche tante buone notizie per il vino piemontese. Esordisce quest’anno la nuova Docg Nizza, voluta con forza da un piccolo e appassionato gruppo di produttori d’eccellenza: un esordio più che positivo, sia per le versioni 2014, millesimo non facile ma in più di un caso sorprendente, sia per i primi 2015, che sono parsi sontuosi. Un’altra nota positiva riguarda il Dolcetto nelle sue varie denominazioni: se ci era piaciuto, e molto, il 2015 per ricchezza e maturità, il 2016 è parso ancora più convincente sul piano della freschezza e della bevibilità. Il Barbaresco con l’annata 2014 ci ha donato vini succosi e agili: da bere e da conservare. Eccellente il 2013 per il Barolo, mentre attendiamo ulteriori segnali di crescita a Gavi ‒ buono il 2016 ‒ così come nel Nord Piemonte, dove pure non mancano vini di grande livello. È stato come sempre un vero piacere degustare il Timorasso nelle sue diverse versioni, un’enclave piccola che, ne siamo certi, continuerà a regalare grandi soddisfazioni in futuro. Per finire il Roero, in buona salute e con chiari margini di miglioramento.

VINO SLOW
Alta Langa Brut 2013, Ettore Germano
Barbaresco 2014, Produttori del Barbaresco
Barbaresco Asili 2014, Ca´ del Baio
Barbaresco Basarin Ris. 2012, Marco e Vittorio Adriano
Barbaresco Cichin Ris. 2012, Ada Nada
Barbaresco Montaribaldi 2013, Fiorenzo Nada
Barbaresco Montestefano 2013, Serafino Rivella
Barbaresco Rabajà 2014, Giuseppe Cortese
Barbaresco Rio Sordo 2014, Cascina delle Rose
Barbaresco Roccalini 2014, Cascina Roccalini
Barbaresco Serraboella 2014, Paitin
Barolo 2013, Cascina Fontana
Barolo 2013, Josetta Saffirio
Barolo 2013, Trediberri
Barolo Brunate 2013, Giuseppe Rinaldi
Barolo del Comune di Barolo Casina Bric 2013, 460 Casina Bric
Barolo Lazzairasco 2013, Guido Porro
Barolo Monvigliero 2013, Alessandria Fratelli
Barolo Ravera 2013, Réva
Barolo Sarmassa 2013, Giacomo Brezza & Figli
Barolo Serralunga 2013, Ferdinando Principiano
Boca 2013, Sergio Barbaglia – Antico Borgo dei Cavalli
Colli Tortonesi Timorasso Derthona Muntà l´è Ruma 2015, Vigneti Giacomo Boveri
Colli Tortonesi Timorasso Fausto 2015, Vigne Marina Coppi
Colli Tortonesi Timorasso Pitasso 2015, Claudio Mariotto
Coste della Sesia Uvaggio 2014, Proprietà Sperino
Derthona 2015, Vigneti Massa
Dogliani La Costa 2015, Quinto Chionetti
Dogliani Papà Celso 2016, Marziano Abbona
Dogliani Sup. Sirì d’ Jermu 2015, Pecchenino
Dogliani Valdibà 2016, San Fereolo
Erbaluce di Caluso Le Chiusure 2016, Favaro – Le Chiusure
Gavi Vigna della Rovere Ris. 2015, La Mesma
Ghemme Cantalupo 2010, Antichi Vigneti di Cantalupo
Grignolino d’Asti Margherita Barbero 2016, Luigi Spertino
Nizza Le Nicchie 2014, La Gironda
Nizza Titòn 2014, L’Armangia
Roero 2015, Valfaccenda
Roero Arneis Bricco delle Ciliegie 2016, Giovanni Almondo
Roero La Val dei Preti 2014, Matteo Correggia
Roero Torretta 2014, Marco Porello
Roero Trinità Ris. 2013, Malvirà
Roero Valdovato 2013, Cascina Fornace
Roero Valmaggiore Vigna Audinaggio 2015, Cascina Ca’ Rossa
Rossore 2014, Iuli

GRANDE VINO
Barbaresco Albesani 2013, Cantina del Pino
Barbaresco Crichët Pajé 2008, Roagna
Barbaresco Currà 2013, Sottimano
Barbaresco Gallina 2013, Piero Busso
Barbaresco Martinenga 2014, Marchesi di Grésy
Barbaresco Santo Stefano Ris. 2012, Castello di Neive
Barbaresco Sorì Tildin 2014, Gaja
Barolo 2013, Bartolo Mascarello
Barolo Acclivi 2013, G.B. Burlotto
Barolo Bric dël Fiasc 2013, Paolo Scavino
Barolo Bricco Boschis 2013, Cavallotto Tenuta Bricco Boschis
Barolo Bricco delle Viole 2013, G.D. Vajra
Barolo Bussia Ris. 2011, Barale Fratelli
Barolo Campè 2013, La Spinetta
Barolo Cannubi 2013, E. Pira & Figli – Chiara Boschis
Barolo Ciabot Mentin 2012, Domenico Clerico
Barolo Falletto Vigna Le Rocche 2013, Bruno Giacosa
Barolo Ginestra 2013, Paolo Conterno
Barolo Ginestra Casa Matè 2013, Elio Grasso
Barolo Ginestra Sorì Ginestra 2013, Conterno Fantino
Barolo Liste 2012, Borgogno & Figli
Barolo Monfortino Ris. 2010, Giacomo Conterno
Barolo Monprivato 2012, Giuseppe Mascarello e Figlio
Barolo Paiagallo 2013, Casa di E. Mirafiore
Barolo Prapò 2013, Bricco Rocche – Bricco Asili
Barolo Ravera Bricco Pernice 2012, Elvio Cogno
Barolo Resa 56 2013, Brandini
Barolo Rocche di Castiglione 2013, Brovia
Barolo Sottocastello di Novello 2012, Ca’ Viola
Barolo Vigna Rionda Ester Canale Rosso 2013, Giovanni Rosso
Barolo Vigna Rionda Ris. 2011, Massolino
Barolo Villero Ris. 2009, Vietti
Boca 2012, Le Piane
Carema Etichetta Nera 2013, Ferrando
Gattinara Molsino 2012, Nervi
Langhe Pinot Nero 2015, Gian Luca Colombo – Segni di Langa

VINO QUOTIDIANO
Barbera d’Asti Brentura 2014, Erede di Armando Chiappone
Barbera d’Asti Le Gaggie 2015, Tenuta La Meridiana
Barbera d’Asti Lia Vì 2016, Carussin
Barbera d´Asti Blina 2015, Agostino Pavia & Figli
Barbera d´Asti Suori 2015, Roberto Ferraris
Barbera del Monferrato Superiore Ruvrin 2015, Bondi
Carema 2014, Produttori Nebbiolo di Carema
Colline Saluzzesi Pelaverga Divicaroli 2016, Cascina Melognis
Diano d’Alba 2016, Le Cecche
Diano Sorì dei Berfi 2016, Abrigo Fratelli
Dogliani 2016, Cascina Corte
Dogliani Sorì dij But 2016, Anna Maria Abbona
Dogliani Sup. Vigna dei Prey 2015, Francesco Boschis
Dolcetto di Diano d´Alba 2016, Renzo Castella
Dolcetto di Diano d´Alba Sorì Colombé 2016, Giovanni Prandi
Dolcetto di Ovada 2015, Luigi Tacchino
Erbaluce di Caluso 2016, Cieck
Gavi 2016, La Raia
Gavi 2016, La Smilla
Gavi 2016, Laura Valditerra
Gavi del Comune di Gavi La Caplana 2016, La Caplana
Gavi del Comune di Gavi Mainìn 2016, La Ghibellina
Gavi del Comune di Gavi Vigne di San Martino 2016, Giordano Lombardo
Gavi Primi Grappoli 2016, Produttori del Gavi
Grignolino del Monferrato Casalese Grignò 2016, Davide Beccaria
Grignolino del Monferrato Casalese °G 2016, Vicara
Grignolino del Monferrato Casalese 2016, Oreste Buzio
Grignolino del Monferrato Casalese 2016, Tenuta Migliavacca
Grignolino del Monferrato Casalese Celio 2016, Marco Canato
Moscato d’Asti 2016, Gianni Doglia
Moscato d’Asti 2016, Paolo Saracco
Moscato d’Asti La Rosa Selvatica 2016, Icardi
Roero Arneis 2016, Stefanino Morra
Roero Arneis Recit 2016, Monchiero Carbone

Emilia Romagna - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Lambrusco, Lambrusco, fortissimamente Lambrusco... ci viene da esclamare durante le nostre degustazioni finali. È questo il vino che ci sta entusiasmando di più negli ultimi anni tra le proposte della regione. Un fatto singolare, se ci riflettete. Il Lambrusco, nelle sue varie denominazioni, non ha mai fatto parte del Gotha dei grandi vini, dove trovano posto le cuvée Metodo Classico, i potenti bianchi dall'intenso corredo aromatico e i grandi rossi da invecchiamento.


Un po' come la Barbera, il Lambrusco è sempre stato relegato nel limbo dei vini da bere quotidianamente, quei vini che si acquistano senza grandi riflessioni, istintivamente, anche perché hanno un costo accessibile davvero a tutti. Ma sono vini che piacciono a tutti... Bene, partiamo da questa considerazione: c'è Lambrusco e Lambrusco. Dopo gli anni della grande "sbornia" delle vendite da milioni di casse nel mondo, dopo la crisi successiva, negli ultimi anni grazie al lavoro paziente di vignaioli e produttori è riemerso un panorama complesso e articolato nelle varie denominazioni che sta dimostrando sempre di più che anche un vino da bere giovane, dotato di vivacità e freschezza più che di struttura, può essere un grande vino. Quest'anno ne premiamo ben sette, tra quelli di Modena, Reggio e soprattutto Sorbara. Sono vini che ci incantano per finezza, sapidità, equilibrio e piacevolezza.
Subito dopo nella nostra hit parade regionale vengono i Sangiovese della nouvelle vague romagnola, quelli non iper-concentrati, non stremati da maturazioni in legni nuovi che ne soffochino frutto ed espressività. La Romagna ne offre sempre di più, e anche questi a prezzi più che ragionevoli.
Premiamo due Albana, un fresco e vibrante (e moderno) I Croppi '16 di Celli e il gran classico tra le versioni Passito, lo Scacco Matto '13 de La Zerbina.
Segnali incoraggianti arrivano, in termini di vini freschi, distesi e godibili anche dai Colli di Parma, dove premiamo l'ottimo Rosso MDV '16 di Monte delle Vigne. Colli Piacentini e Colli Bolognesi rimangono terroir di grandi potenzialità, ancora parzialmente inespresse.

I vini dell'Emilia Romagna premiati con Tre Bicchieri
Colli di Parma Rosso MDV ’16 - Monte delle Vigne
Colli di Rimini Cabernet Sauvignon Montepirolo ’13 - San Patrignano
Lambrusco di Modena Brut Rosé M. Cl. ’13 - Cantina della Volta
Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’16 - Cleto Chiarli Tenute Agricole
Lambrusco di Sorbara Leclisse ’16 - Gianfranco Paltrinieri
Lambrusco di Sorbara Secco Omaggio a Gino Friedmann ’16 - Cantina Sociale di Carpi e Sorbara
Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’16 - Cavicchioli
Reggiano Lambrusco Concerto ’16 - Ermete Medici & Figli
Reggiano Lambrusco Secco Marchese Manodori ’16 - Venturini Baldini
Romagna Albana Passito Scacco Matto ’13 - Fattoria Zerbina
Romagna Albana Secco I Croppi ’16 - Celli
Romagna Sangiovese Castrocaro e Terra del Sole Crete Azzurre ’15 - Marta Valpiani
Romagna Sangiovese Modigliana I Probi di Papiano Ris. ’14 - Villa Papiano
Romagna Sangiovese Sup. Il Sangiovese ’16 - Noelia Ricci
Romagna Sangiovese Sup. Oriolo ’16 - I Sabbioni
Romagna Sangiovese Sup. Sigismondo ’16 - Le Rocche Malatestiane

Notizie curiose: nasce il vino che sa di birra. La fine del mondo non è così' lontana!

Se siete indecisi tra vino e bianco e birra, forse l’esperimento ben riuscito di un enologo belga potrà fugare ogni vostro dubbio. Filip Decroix giura, infatti, di aver creato un nettare che mette d’accordo proprio tutti.


Da anni fa il produttore di vini artigianali in Belgio, ma accanto alle bottiglie dal sapore tradizionale, il quarantanovenne Filip Decroix, ha voluto perfezionare la formula del suo "Steenstraetse Hoppewijn", un vino bianco dal sapore amarognolo prodotto dalla combinazione di Chardonnay con il luppolo belga.
E sostiene di aver creato una formula approvata sia da belgi, amanti della birra per eccellenza che dai sommelier. Ottenere questo risultato però non è stato semplice: ci sono voluti litri e litri di Chardonnay.

Per un anno circa ha fatto diversi esperimenti, con varie quantità di luppolo, modificando di volta in volta la temperatura e il tempo di maturazione del luppolo che come sappiamo, influenza molto il gusto della bevanda. Ma quando ormai tutto sembrava perduto, in aprile ha trovato la ricetta giusta. 

“Ho fatto in tutto 13 prove, ma alla fine solo una era quella giusta e metteva d’accordo olfatto e gusto”, dice Filip Decroix.


L’enologo possiede circa 3,5 ettari in cui sono piantate quasi 13mila viti, ogni anno riesce a produrre otto tipi di vino e questa nuova formula. In passato, ha già vinto premi nazionali e internazionali.
Oltre all’innovazione del gusto, il nuovo "Steenstraetse Hoppewijn" ha anche un’etichetta fatta di raso e non di carta, come le normali bottiglie.
“Credo molto in questo prodotto e le prime recensioni sono positive. Tutti sono rimasti stupiti dal gusto fruttato e allo stesso tempo frizzante. Il sapore del luppolo riempie la bocca, ma alla fine tutto si fonde in una combinazione deliziosa”, dice Decroix.

Marche - Slow Wine 2018

Le Marche si confermano una regione “bianca”. In tempi di elezioni politiche quest’affermazione avrebbe fatto sobbalzare i protagonisti del governo regionale, ma state pure tranquilli, stiamo solo parlando di vino.


Tracciando un quadro organico del vino regionale è ormai acclarato che il Verdicchio e il Pecorino si attestino ai vertici della produzione. Il primo consolida il trend positivo con livelli qualitativi impressionanti in moltissime etichette, l’altro è cresciuto in maniera eccellente, ottenendo la giusta consacrazione con una qualità media di alto profilo.
Il Piceno, in fatto di rosso, sta recuperando terreno in modo evidente, attraverso un restyling strutturale e aromatico che con le ultime annate si è fatto concreto, come dimostrano i riconoscimenti di questa edizione. Proprio dalle schede di Slow Wine 2018 infatti si percepisce il netto miglioramento del Piceno Superiore e dell’Offida Rosso nella “nuova” versione con una più alta presenza di montepulciano.
Nel Conero vediamo impegno e voglia di crescere, ma c’è ancora strada da fare nonostante qualche barlume di luce.
Il Lacrima sta confermando i segnali interessanti di cui parliamo da anni, il Bianchello svolge il suo compito con costanza e nel resto della regione stanno crescendo realtà promettenti come il Pergola nel Pesarese, il Serrapetrona e il Ribona nel Maceratese.
Venendo al lavoro dei vignaioli, se l’anno scorso riferivamo di un cambio di rotta nelle campagne marchigiane, con una viticoltura che stava diventando più sostenibile, quest’anno confermiamo la tendenza e anzi evidenziamo che il 70% circa delle aziende presenti in guida (e molte altre che non hanno trovato spazio in queste pagine) ha la certificazione biologica, o ha intrapreso la trafila della conversione. Un aspetto che attesta la voglia di un approccio agricolo “verde”.
Proseguendo con uno sguardo alle annate, per i bianchi si pensava che la fredda 2014 avesse creato vini irti e poco espressivi, ma già l’anno scorso avevamo espresso pareri in controtendenza e li confermiamo. Poi è arrivata la calda vendemmia 2015, con vini pronti e larghi, mentre il millesimo 2016, non facile per il clima bizzoso, si è rivelato intrigante, e ha dato vita a prodotti di bella tensione e diffusa sapidità. Sul versante rossi, 2013 e 2014 hanno facilitato la minore estrazione, con conseguente aumento della finezza aromatica e strutturale. Con il raccolto 2015 il frutto si è accentuato e con esso la struttura, mentre per il 2016 è ancora presto per esprimere un parere.
Concludiamo il quadro ribadendo che la qualità media di questa regione è aumentata fino a toccare punte di assoluta eccellenza: non bisogna dimostrarlo solo con i giudizi positivi della critica, ma anche con una più ampia diffusione dei prodotti sui mercati e prezzi medi di vendita maggiori. Il territorio ha tutte le carte in regola per affermarsi, ma ci vuole un cambio di passo concreto, bisogna fare squadra e far crescere il brand “Marche”.

VINO SLOW
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Lauro 2015, Poderi Mattioli
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Rincrocca 2015, La Staffa
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. San Paolo 2015, Pievalta
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Vigna Il Cantico della Figura 2013, Andrea Felici
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Villa Bucci 2015, Bucci
Falerio Pecorino Onirocep 2016, Pantaleone
Offida Pecorino Donna Orgilla 2016, Fiorano
Piceno Sup. Morellone 2012, Le Caniette
Piceno Sup. Polisia 2013, Vigneti Vallorani
Rosso Piceno Podere 72 2014, Poderi San Lazzaro
Rosso Piceno Sup. 2015, Aurora
Rosso Piceno Sup. Vigna Monteprandone 2015, Saladini Pilastri
Verdicchio di Matelica D’Antan 2015, Cavalieri
Verdicchio di Matelica Vigneto Fogliano 2015, Bisci

GRANDE VINO
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Plenio 2014, Umani Ronchi
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Salmariano 2014, Marotti Campi
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Tardivo ma non Tardo 2015, Santa Barbara
Offida Rosso Ludi  2014, Velenosi
Offida Rosso Vignagiulia 2014, Emanuele Dianetti
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Ghiffa 2015, Cològnola – Tenuta Musone
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. L´insolito 2015, Vicari
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco 2016, Tenuta di Tavignano
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium 2015, Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì 2015, Roberto Venturi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vigneto del Balluccio 2015, Tenuta dell´Ugolino
Verdicchio di Matelica Meridia 2014, Cantine Belisario

VINO QUOTIDIANO
Lacrima di Morro d´Alba Da Sempre  2016, Vicari
Offida Pecorino 2016, De Angelis
Rosso Piceno Sup. Katharsis 2015, San Filippo
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Anno Uno 2016, Col di Corte
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Le Piaole 2016, Tenuta dell´Ugolino
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Salerna 2016, Sparapani – Frati Bianchi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Dominé Chiesa del Pozzo 2016, Pievalta
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. La Staffa 2016, La Staffa
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Macrina 2016, Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Via Condotto 2016, Cològnola – Tenuta Musone
Verdicchio di Matelica Bisci 2016, Bisci
Verdicchio di Matelica Del Cerro 2016, Cantine Belisario
Verdicchio di Matelica Villa Marilla 2016, Marco Gatti

Umbria - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

La qualità del vino umbro è nota da anni, ma quello che si percepisce vendemmia dopo vendemmia è la consapevolezza sempre maggiore che alcuni territori e alcune varietà possano offrire delle etichette di prestigio che riescano a competere con i grandi vini nazionali e mondiali.
E se fino a qualche anno fa i nomi che primeggiavano fuori regione erano solo quelli di cantine blasonate o di vitigni ormai noti (o internazionali), ora si va ad affermare sempre più la vera essenza della regione, fatta di vitigni autoctoni, aree dove la viticoltura fa parte della tradizione da decenni e, soprattutto, piccole realtà artigiane (che si affiancano a grandi e prestigiose cantine) e vanno a rappresentare un bel tessuto vitivinicolo regionale.
Inoltre, i vini bianchi si fanno notare sempre di più e anche in questa edizione della Guida si è cercato di metterlo in evidenza attraverso etichette che, anche non salendo sul gradino ai vertici, occupano una posizione di tutto rispetto nella piramide qualitativa. La 2016 è stata un'annata bella ed equilibrata (almeno fino a settembre, dopo i cali di temperatura e le piogge si sono fatti sentire condizionando soprattutto le varietà tardive) meno calda della precedente e i vini ne hanno sicuramente beneficiato. Tre i bianchi che conquistano i Tre Bicchieri, tutti già noti al podio: il Cervaro della Sala è il grande vino bianco internazionale e con Il Bianco di Decugnano dei Barbi valorizzano il territorio di Orvieto. Da Orvieto ci spostiamo poi verso Montefalco per evidenziare la bontà dell'Adarmando '15 di Tabarrini, potente e solare equilibrato da una sapidità magistrale.
Venendo ai rossi dobbiamo tornare al millesimo 2016: questa volta a beneficiarne è un grande Ciliegiolo di Narni prodotto dal bravissimo (e oramai riferimento per il territorio) vignaiolo Leonardo Bussoletti. Una grande conferma invece per il Rubesco Vigna Monticchio, il Torgiano Rosso di Lungarotti che continua a scrivere pagine di storia della viticoltura umbra di qualità. Ultimi, ma non ultimi, i Montefalco Sagrantino. Ben quattro si aggiudicano i Tre Bicchieri. La novità arriva da Tudernum che col Fidenzio (nonostante la non fortunatissima annata 2012) conquista l'ambito premio. Il resto è frutto invece del buon millesimo 2013 che ha visto tanti vini approdare alle degustazioni finali: Pardi conferma l'ottima performance dello scorso anno, Caprai non delude col suo Collepiano, infine la piccola azienda Bellafonte si rivela ancora una volta capace di presentare uno dei rossi più affascinanti ed eleganti della regione. 

I vini dell'Umbria premiati con Tre Bicchieri

05035 Rosso ’16 - Leonardo Bussoletti
Adarmando ’15 - Giampaolo Tabarrini
Cervaro della Sala ’15 - Castello della Sala
Montefalco Sagrantino ’13 - F.lli Pardi
Montefalco Sagrantino Collenottolo ’13 - Tenuta Bellafonte
Montefalco Sagrantino Collepiano ’13 - Arnaldo Caprai
Montefalco Sagrantino Fidenzio ’12 - Tudernum
Orvieto Cl. Sup. Il Bianco ’16 - Decugnano dei Barbi
Torgiano Rosso Rubesco V. Monticchio Ris. ’12 - Lungarotti

D’Angelo – Aglianico del Vulture 2012 è il Vino della Settimana di Garantito IGP

Da questa azienda storica lucana nasce questo Aglianico del Vulture dotato di respiro minerale ed anima scura ed arcigna come il vulcano da cui nasce. 


Territoriale fino al midollo è un vino che trova la sua sublimazione a tavola davanti ad un piatto di brodetto di agnello alla pastora.

La Lombardia secondo Slow Wine 2018

La Lombardia è una regione complessa e variegata dal punto di vista vitivinicolo e forse proprio per questo tra le più intriganti all’interno del panorama nazionale. Il quadro vinicolo generale è positivo, se fotografato dal punto di vista dell’aumento di interesse per la qualificazione dei territori, della nascita di forme di aggregazione tra produttori e dell’innalzamento della qualità.
Da nord a sud assistiamo allo sviluppo di nuove realtà o a una “semplice” ristrutturazione delle aziende di famiglia, molte delle quali animate da nuove generazioni di giovani produttori che si impongono nei loro territori.
Non mancano, tuttavia, le criticità, che si evidenziano, per esempio, nel solito Oltrepò Pavese in cui, pur riconoscendo e sostenendo il fervore rivoluzionario che anima tanti bravi produttori, sembrano non allontanarsi le problematiche più volte evidenziate, come l’assurda dequalificazione commerciale della Bonarda. A tal proposito, accogliamo con interesse tutti i tentativi propositivi per ostacolare queste tendenze, come il progetto “La Bonarda dei Produttori”.
La Franciacorta, appena uscita da un’annata agricola che si farà ricordare per l’alternanza di numerose sciagure metereologiche, rimane un polo attrattivo per la qualità e la solidità stilistica crescenti, ma anche per l’aumento della superficie vitata in regime biologico.
Dalla Valtellina si hanno solo conferme. Le Terrazze Retiche sono la culla in cui si stanno affermando sempre più piccole realtà vitivinicole che contribuiscono, insieme alle aziende più affermate, a diffondere un’espressività enologica di crescente definizione, oltre a offrire una risposta tangibile al problema dell’abbandono dei terrazzamenti.
Il territorio del Lugana vive un momento di positiva staticità: il vino è convincente sul piano espressivo e gode di una forza commerciale che ha pochi eguali. Ci auguriamo che questa meritata condizione possa sempre di più essere da stimolo per l’incremento di modelli agricoli più sostenibili e condivisi.
La vicinanza di Slow Wine alle zone più  “silenziate” dalla critica enologica è evidente, come dimostrano le tre Chiocciole attribuite ad aziende che ci piacciono e che premiamo per il loro impegno identitario: la novità è rappresentata da Noventa, realtà che si distingue per il prezioso lavoro di salvaguardia del territorio di Botticino; conferme per La Costa, leader indiscusso nel comprensorio delle Terre Lariane, e per Enrico Togni, barricadiero della Valcamonica.

Un piccolo segnale incoraggiante dalla Valcalepio, con il primo riconoscimento a un vino – una versione semplice di Franconia – che ci auguriamo possa lasciare il solco e favorire una rinascita culturale a favore di rossi più immediati e freschi. Non mancano aziende in rappresentanza delle altre zone, tra queste Valtènesi, Monte Netto, San Colombano al Lambro, Ronchi Varesini, l’area del Lambrusco Mantovano e le colline del Moscato di Scanzo.

Ed ecco i vari riconoscimenti attribuiti ai vini:

VINO SLOW
Barbacarlo 2015, Barbacarlo
Botticino Pià della Tesa 2015, Noventa
Franciacorta Brut Collezione Grandi Cru 2011, Cavalleri
M. Cl. Pinot Nero Brut 64, Calatroni
O.P. Pinot Nero Giorgio Odero 2014, Frecciarossa
Rosso d´Asia 2013, Andrea Picchioni
San Valentino 2014, Togni Rebaioli
Solesta 2015, La Costa
Valtellina Sforzato Ronco del Picchio 2013, Fay
Valtellina Sup. Dirupi 2015, Dirupi
Valtellina Sup. Sassella Rocce Rosse Ris. 2007, Ar.Pe.Pe.

GRANDE VINO
Franciacorta Brut Cru Perdu Ris. 2008, Castello Bonomi
Franciacorta Brut Nature 2011, Enrico Gatti
Franciacorta Brut Rosé 2013, Ferghettina
Franciacorta Extra Brut 2012, Camossi
Franciacorta Extra Brut Boschedòr 2011, Bosio
Franciacorta Extra Brut Cuvée Anna Maria Clementi Ris. 2007, Ca´ del Bosco
Franciacorta Extra Brut EBB 2012, Mosnel
M. Cl. Nature, Monsupello
Sforzato di Valtellina Carlo Negri 2015, Nino Negri
Valtellina Sup. Inferno Ris. 2013, Rainoldi
Valtellina Sup. Riserva Elisa 2012, La Perla Marco Triacca
Valtellina Sup. Sassella Rupestre 2012, Cantina Menegola

VINO QUOTIDIANO
Capriano del Colle Rosso Carme 2015, San Michele
Lugana Limne 2016, Tenuta Roveglia
Lugana Marangona 2016, Marangona
O.P. Bonarda Frizzante 2016, Ca´ Tessitori
O.P. Bonarda Frizzante 2016, Montelio
O.P. Bonarda Frizzante 900 2016, Valdamonte
O.P. Bonarda Frizzante Campo del Monte 2016, Agnes
O.P. Buttafuoco 2016, Bruno Verdi
Terre del Colleoni Franconia Imberghem 2016, Angelo Pecis
Valtènesi 2016, Cantrina
Valtènesi Chiaretto La moglie ubriaca 2016, La Basia

Il Verdicchio di Matelica Riserva DOCG "Mirum" della Fattoria La Monacesca alla prova del tempo - Garantito IGP

Il tergicristallo della mia macchina sembra impazzito, è al massimo della velocità, maledetta pioggia non fermerai la mia voglia di girare per le campagne di Matelica con l'obiettivo di raggiungere Aldo Cifola che mi aspetta, ombrello munito, nei pressi di Contrada Monacesca, piccolo borgo lungo la statale per Fabriano che da enclave di un gruppo di monaci benedettini dell'ordine farfense in fuga dai longobardi è diventata oggi, dopo varie peripezie, sede di una delle più importante aziende vitivinicole italiane: La Monacesca.


Con Aldo, che fortunatamente ci viene a prendere con un paio di ombrelli, ripercorriamo subito la storia dell'azienda che nasce quando Casimiro Cifola, suo padre, alla fine degli anni '60 acquisì il podere cominciando a piantare le prime piante di verdicchio prese dai vari contadini locali e realizzando, nel contempo, la prima cantina di vinificazione. E' il 1973 quando sul mercato esce la prima bottiglia di Verdicchio di Matelica a marchio La Monacesca.


Il passato recente, invece, Aldo me lo racconta mentre ci dirigiamo verso la cantina osservando i vigneti, causa maltempo, solo da lontano: "Intorno agli anni '90 dopo essere entrato in azienda, fresco delle mie esperienze di studio, ho iniziato un lavoro di selezione massale sui cloni più importanti del vecchio vigneto selezionandone settanta dei quali una quindicina sono tuttora in produzione. Tutta roba nostra, non acquistiamo nulla dal vivaio! Magari ci teniamo piante con qualche virosi ma, alla fine, queste sono perfettamente acclimatate nel terroir di Matelica. Attualmente abbiamo 27 ettari di vigneto, di cui 17 a verdicchio, 8 a sangiovese grosso e merlot e 2 dedicati ad una piccola produzione di chardonnay che produciamo solo quando viene davvero bene. L'età media dei vigneti è di circa 15 anni, delle vigne di mio padre ormai non c'è più nulla visto che abbiamo cominciato a ripiantare tutto a fine anni '90".


Superata la porta di ingresso della cantina, anticipando le mie prossime domande, Cifola non perde tempo e mi spiega in breve la sua filosofia di vinificazione: "noi cerchiamo sempre di lavorare bene in vigneto visto che poi in cantina la lavorazione è molto banale visto che non usiamo pratiche particolari se non una leggera iperossidazione dei mosti a cui segue una chiarificazione per decantazione statica. Successivamente, durante la fermentazione, usiamo solo lieviti selezionati Bayanus, molto alcoligeni e abbastanza neutri, che hanno il pregio di farci mantenere la nostra identità evitando, per i vitigni a bacca bianca, di utilizzare il legno. Finita l'attività fermentativa si effettua il primo travaso lasciando il vino sulle "fecce nobili" fino finché non svolge naturalmente la malolattica per poi passare in bottiglia. 


L'affinamento ovviamente cambia in base alla tipologia di vino: il Verdicchio di Matelica DOC sta un anno in bottiglia, il Verdicchio di Matelica DOC "Terre di Mezzo" tre anni mentre la nostra Riserva, il Mirum, si fa diciotto mesi in acciaio e circa sei mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. Sul rosso, invece, facciamo macerazioni in acciaio abbastanza lunghe e poi si lascia il vino in affinamento per 24 mesi circa in barrique, nuove per la metà e di primo passaggio per l'altra metà. Ulteriore affinamento in bottiglia per altri sei mesi. E' un progetto a cui tengo molto e per noi che siamo "famosi" per i vini bianchi è sempre difficile proporre il Camerte. I nuovi clienti spesso ci guardano spauriti ma, una volta degustato, devi vedere come cambiano atteggiamento...".


La giornata uggiosa non ci permette di stare molto di fuori per cui, velocemente, ci dirigiamo verso la sala degustazioni che trovo allestita con una interessante verticale di Mirum.
Mirum in latino significa meraviglia e Aldo Cifola ha voluto dedicare questo vino a suo padre Casimiro soprannominato Miro. Il vino nasce nel 1988 con una identità ben precisa: 14,5 gradi di alcol e un estratto impensabile per un Verdicchio di Matelica fino a quel momento ovvero 26,5 g/l. Nel 1991 la "rivoluzione" era compiuta grazie al primo Tre Bicchieri della sua fortunata storia che cercherò di raccontare nelle righe sottostanti.


La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2014: in una annata difficile come la 2014 fare un Mirum all'altezza significa rischiare fino all'ultimo in vigna. Cifola probabilmente ha scherzato col fuoco ma anche stavolta ce l'ha fatto donandoci un Verdicchio di Matelica Riserva forse leggermente più affilato e tagliente della media che sono convinto metterà sull'attenti anche quelli che non hanno mai amato la classica opulenza del Mirum.

La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2013: l'annata abbastanza equilibrata e a tarda maturazione rappresenta un partner perfetto per la filosofia di produzione di questo vino che è ancora talmente giovane e contratto che solo il tempo, tanto tempo, potrà indicare la sua esatta parabola qualitativa. Intendiamoci, ad oggi è comunque tanta roba ma la domanda che mi pongo e vi pongo è: meglio un uovo oggi o una gallina domani?


La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2012: con una annata calda come questa ti aspetti un Mirum opulento e grasso e invece, grazie ad una acidità totale mostruosa pari a circa 6,2 g/l, ti arriva un Verdicchio talmente completo e goloso che "l'equilibrio sopra la follia" cantato da Vasco Rossi nella canzone "Sally" sembra trovare il suo paradigma enologico.

La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2011: l'annata partita in ritardo ma terminata con una maturazione precoce dell'uva regala un Mirum aromaticamente di grande temperamento e profondità caratterizzandosi per un corredo olfattivo dove ritrovo la ginestra, la camomilla secca, gli agrumi, il miele, l'anice stellato, gli idrocarburi e lo zenzero. Sorso come sempre giocato tra potenza, freschezza e sapidità che che donano al vino un naturale equilibrio giocato, comunque, su toni molti alti.


La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2010: l'annata, non giriamoci intorno, è stata davvero bella nell'areale del Verdicchio, sia Castelli di Jesi che Matelica, per cui una volta bevuto questo vino da brividi non ho fatto altro che contattare l'Unesco per candidare questo Mirum a patrimonio dell'umanità. Scherzando, rendo comunque idea?

La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2009: l'annata buona ma non ottima come la precedente potrebbe creare paragoni impietosi ma anche in questo caso il Mirum sembra cavarsela alla grande con un naso molto intenso dove anziché la frutta matura e le spezie gialle ti ritrovi una bordata aromatica di salgemma e idrocarburi che fa gridare la parola mare a tutti gli invitati. Il sorso è sapido, intenso ma non particolarmente lungo.


La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2008 Ed. Venti Anni: prodotto solo ed esclusivamente in questa annata per celebrare il suo ventennale, è una cuvée composta per l'85% da Mirum 2008 ed il restante 15% dalle annate 2000, 2001, 2002 e 2004. Questo piccolo "metodo soleras" marchigiano esplode al naso per i suoi richiami intensi ed opulenti che si rifanno alla frutta esotica, le erbe campestri, la mandorla tostata, il miele millefiori. Sorso pieno e saldamente strutturato, la grande morbidezza del vino è fortunatamente spalleggiata da una straordinaria acidità che fornisce equilibrio e grande allungo finale. Un vino da farci l'amore!

La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2007: millesimo regolare, senza eccessi, che si esprime nel bicchiere con note floreali di camomilla romana a cui seguono sensazioni evolute di miele, idrocarburo e nocciola tostata. Un vino non di grande complessità anche al sorso dove risulta molto preciso, diretto e dotato di grande bevibilità. Non ruba la scena come qualche suo predecessore ma a mio parere, ad oggi, il più versatile e gastronomico della batteria. E' non è poco!


La Monacesca - Verdicchio di Matelica "Mirum" 2002: quando un'azienda lavora bene non esistono piccole annate ma solo vini che si adatto ed interpretano al meglio il millesimo. Questo è quello che ho pensato io dopo aver bevuto questo Verdicchio di Matelica che alla cieca se la giocherebbe senza problema con i migliori Riesling della Mosella. Giovane, freschissimo, di fisicità nord europea più che mediterranea ma ad avercene di vini così!