San Michele e Vallerosa Bonci. Luce e aria, fervore ed energia, il segreto di un luogo eccezionale

L'edizione numero 78 della Sagra dell'uva di Cupramontana è stata l'occasione per tirare le somme sul progetto di zonazione dell'areale di Cupramontana, di cui scriverò in seguito, e per rendere omaggio alla famiglia Bonci che dal secolo scorso, grazie all'opera di Domenico Bonci, ha prodotto e commercializzato grandi vini di territorio che per anni sono stati il punto di riferimento per molti vignaioli che oggi operano in zona.

Con Sandro Sangiorgi, che ha condotto la serata, abbiamo effettuato una ricognizione sensoriale su otto annate storiche del Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" partendo dall'annata 2001 e arrivando, in anteprima, alla 2013.

La degustazione, da un punto di vista didattico, è stata interessante anche per comprendere più da vicino quale sono le caratteristiche principali del Cru "San Michele" che la cui collocazione geografica si può facilmente desumere nella cartina sottostante.


Ovviamente, in verde, sono indicati solo i vigneti aziendali (circa 4 ha in un unico corpo) ma tutto il versante, in cui troviamo vigne appartenenti anche ad altre realtà vinicole, si caratterizza per una esposizione in pieno sud con una altitudine media di circa 400 metri s.l.m. Come riportato dagli studi relativi al progetto di zonazione, l'elemento caratterizzante di questo Cru è il caldo (vigne in pieno sole) e la ripidità dei pendi. I terreni, invece, sono poco ricchi e piuttosto calcarei con predominanza di argille, marne e gessi. L'arenaria è presente solo nella parte alta di San Michele. 

La vigna San Michele durante la vendemmia
Come scritto in precedenza, le annate in degustazione erano otto: 2001 - 2002 - 2003 - 2004 - 2005 - 2007 - 2008 - 2013.

Sangiorgi è voluto partire dalla più "vecchia" e queste sono le mie note di degustazione:

Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2001: premesso che nella sala c'è stata discreta variabilità tra le varie bottiglie servite, sicuramente questa annata ha messo tutti d'accordo nell'aver regalato, stranamente, un Verdicchio dalla parabola decisamente discendente. Profuma di albicocca e miele e anche al sorso, tra componenti morbide e dure, sembra che non ci sia più perfetta sintonia. Chiusura calda.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2002: ingentilito nella terziarizzazione probabilmente dall'annata fresca e piovosa, si caratterizza per un corredo aromatico molto chiuso e poco complesso dove svettano le sensazioni di frutta gialla matura e miele. Sorso misurato e coerente col naso. Finale non molto persistente ed ammandorlato. Anche in questo caso il Verdicchio non mi ha convinto molto anche se, dai commenti sentiti, probabilmente qualcuno ha avuto una bottiglia più fortunata della mia.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2003: cosa accade quando un Cru posto in zona calda si scontra con una annata calda? Teoricamente un disastro ma, se lavori bene in vigna, potresti avere delle sorprese, come in questa caso, delle piacevoli sorprese. Già, perchè il San Michele, nel torrido, ha trovato la sua sublimazione, il suo ambiente naturale dove potersi autoregolare senza andare in stress. Questo Verdicchio, di conseguenza, è sì caldo e strutturato, quasi boteriano, ma rimane sorprendentemente equilibrato e territoriale anche se su livelli di scala decisamente alti. Può piacere o meno ma almeno ora ho ritrovato il mio Cru.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2004: prendete un elefante e trasformatelo in una ballerina di danza classica, aggiungete tanta gioventù e un corredo aromatico dove frutta e fiori tendono non più verso il giallo ma verso il colore bianco. Un Verdicchio per alcuni di carattere "alsaziano" ma per me il paradigma di un grande vino bianco italiano.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2005: purtroppo la bottiglia che avevo non era felice e questo San Michele, purtroppo, non riesce a reggere il confronto con l'annata precedente che per via di un terziarizzazione troppo pronunciata. Peccato. Sarei stati curioso, in tal caso, di verificare il tappo.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2007: al naso risulta essere il vino più complesso della serata in quanto offre invitanti aromi di pesca, mela golden, fiori di acacia, ginestra, anice ed erbe di campo. Al sorso è pieno ed elegante al tempo stesso, rispecchia il suo Cru vestendolo con abiti da sera. Lunga la persistenza fruttata e minerale. 



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2008: rispetto al precedente risulta più esile e meno di impatto e, forse, leggermente meno complesso sia all'olfatto che al gusto dove la vibrante acidità gioca un ruolo da leone andando a smussare perfettamente la morbidezza del vino. Pulita e perentoria la chiusura.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2013: difficile valutare un vino ancora non in commercio soprattutto se davanti a noi abbiamo un Verdicchio. Posto, quindi, che il mio giudizio può risultare molto approssimativo, ho trovato questo San Michele, nonostante l'annata non di certo fredda, troppo giocato sui toni "verdi" sia al naso che al sorso. Mi manca, ad oggi, il suo calore e la sua frutta gialla succosa, probabilmente è un vino che deve solo evolvere ma non vorrei che in cantina sia cambiato il metodo di vinificazione. Da valutare nuovamente al prossimo Vinitaly quando probabilmente uscirà.



Ringrazio Matteo Gallello e, in generale, tutta l'organizzazione dell'evento per il gentile invito. Alla prossima!

Far buoni affari a Montecarlo (di Lucca) - Il VINerdì di Garantito IGP

di Stefano Tesi



Raid al solito hard discount, occhio cade sul nome inusuale del produttore (di cui nulla sapevo nè so) ed ecco spuntare a 2,99 euro un bel rosso di appena 12°, pulito, fragrante, fruttato, piacevole, sincero e autunnale. Puro ed economico godimento con le castagne, un “vinino” vero nell’accezione più perettiana del termine.www.wandanna.it


La suadente sostanza del Pecorino - Garantito IGP


Da tempo si discute in dottrina se, relativamente alla qualità di un prodotto, sia più indicativa la capacità di farsi notare in un contesto di degustazioni sbrigative e distratte, dimostrando così a maggior ragione la sua superiorità sul resto, oppure quella di distinguersi nel corso di degustazioni tecniche dove la concorrenza ma anche l’attenzione sono, per livello e circostanze, più alte.


Lasciando al lettore la soluzione del difficile interrogativo, dirò che il formaggio di cui sto per parlare appartiene alla prima categoria: quella dei prodotti in grado di emergere nettamente anche in un contesto di assoluta indifferenza generale.
E in nessuna circostanza, credo, c’è più disattenzione che in occasione di un buffet milanese, in piedi e a tarda ora di pranzo, affollato di giornalisti annoiati, burocrati vari e un numero imprecisato quanto professionalmente trasversale dei soliti imbucati. Coll'”aggravante” di un parterre di prodotti in degustazione tutti di alto livello.
Beh, è in questa situazione che, nonostante tutto, ho notato il Pecorino delle Balze Volterrane dop della Fattoria Il Lischeto, a Volterra.


“Notato” forse è un’espressione sbagliata perchè lo stacco era veramente notevole.
Ed è stato amore a prima vista per una fragranza fuori dal comune, un profumo ricchissimo e intenso di latte e di erbe, una consistenza tattile compatta ma non friabile e neppure gommosa, leggermente occhiata, tenace quanto basta al morso ma non pastoso in bocca, di sapore gentile, sapido senza acutezze, con un attacco appena dolce che poi si tramuta in un gusto pieno, robusto, con un piacevolissimo retrogusto di pot pourri erbaceo che resta lungamente a galleggiare tra palato e area retrolfattiva. Sintetizzando, lo definirei un pecorino di suadente sostanza.

Tradotto in pratica, vuol dire che ho affrontato per tre volte il fatidico buffet, anzi quattro: la prima di “passaggio” rapinoso, la seconda per fare un bis ad hoc, la terza per concentrarmi davvero nel (copioso) assaggio del formaggio e la quarta per fare due parole col produttore, scusa ufficiale per mangiarmene un’ulteriore fetta.
Giovanni Cannas, titolare dell’azienda, è stato assai affabile e prodigo di informazioni.
Mi ha detto che il suo pecorino è prodotto di latte biologico di pecora, crudo, fermenti vaccini selezionati e caglio vegetale di cardo selvatico.
Un sentore che indubitabilmente si avverte nel gentile melange olfattivo ed anche in bocca.
Viene prodotto in forme cilindriche da 600 grammi a 2 kg per i tipi «fresco», «semistagionato» e «stagionato» e fino a 7 kg per il pecorino «da asserbo». La crosta è gialla tendente al grigio dopo il trattamento con olio e cenere.

Soc. Agricola Fattoria Lischeto s.r.l.
Via Prov.le 16 del Monte Volterrano
Volterra (PI)
Tel. 0588 30403 e 348 3327570
gc@agrilischeto.comwww.agrilischeto.com


I miei Tre Bicchieri del Gambero Rosso 2016

Si è conclusa anche quest'anno la giornata dedicata alla presentazione dei Tre Bicchieri 2016 del Gambero Rosso

Arrivato alle 15 per evitare la solita calca che, a dire il vero, quest'anno è sembrata forse meno opprimente causa sala condizionata (bonus allo Sheraton), ho cominciato il wine tour iniziando ovviamente dai bianchi e dalle due Regioni che, a mio modesto parere, esprimono al loro interno i migliori vini di questa tipologia: Campania e Marche.

Per quanto riguarda la Campania, la lotta tra Fiano di Avellino e Greco di Tufo per me l'ha vinta, e la cosa l'ho anticipata anche su Facebook, il Greco di Tufo 2014 di Pietracupa che non solo rappresenta un mostro di piacevolezza ma, cosa più importante, ha raggiunto una qualità simile al Fiano di Avellino dello stesso produttore e, quindi, un livello qualitativo tale da potersela battere con i migliori bianchi internazionali. 


Sempre in Campania una menzione speciale la darei al Fiano di Avellino "Clos d'Haut" 2013 di Villa Diamante e al Fiano di Avellino 2013 di Rocca del Principe. Vini eccezionali, giovanissimi, che esprimeranno il loro potenziale solo tra qualche anno.


Una sorpresa, almeno per me, è stato il Costa D'Amalfi "Per Eva" della Tenuta San Francesco il quale, zitto zitto, per territorialità ha sbaragliato molti suoi colleghi più blasonati.


Nelle mie amate Marche, tra i bianchi, il Verdicchio ha fatto la parte del leone con una batteria di vini di valore assoluto. Difficile stabilire, tra i vari, quale fosse il migliore tra il Collestefano, il Qudì (di cui ho già scritto), il Podium, Il Priore, Il Cantico della Figura e la Riserva di Villa Bucci. Se proprio devo scegliere, per un soffio, metto sul podio il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico "Il Cantico della Figura" Ris. 2012 di Andrea Felici perchè ha una piacevolezza immediata associata ad una complessità già ben definita e di altà qualità. Ah, il vino aveva il tappo a vite......


Cercando oltre queste due Regioni la mia scelta, per ragioni diverse, va a queste due etichette:


Il Vigna Capestrano di Valle Reale perchè, anno dopo anno, Leonardo Pizzolo sta diventando sempre più bravo


Sterpi 2013 perchè ogni tanto bisogna dare a Massa quel che è di Massa ovvero il Timorasso.

Per quanto riguarda invece i rossi, sarebbe facile, molto facile, scegliere tra i vari Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino e Chianti Classico in degustazione visto che, soprattutto per il sangiovese ilcinese, l'annata 2010 ha regalato degli splendidi nettari tra cui, a mio parere, spiccano Poggio di Sotto (l'ultimo dell'era Palmucci), Le Ragnaie. Fattoi, Il Marroneto e Tenuta Le Potazzine.


Cercando, almeno stavolta, di essere il meno scontato possibile, la scelta del vino più emozionante la dedico al Ghemme dei Mazzoni 2012 di Tiziano Mazzoni per la seguente motivazione: come riportare questa denominazione, abbastanza sottovalutata, ai massimi livelli con un nebbiolo di rara finezza e dal prezzo decisamente ok: 15 euro in cantina. Tiziano e sua moglie, poi, erano tra i pochi ad essere dietro il banchetto di degustazione a spiegare il loro territorio. Un plus che, almeno per me, vale doppio.


L'ultima citazione riguarda un altro vino campano ovvero il Taurasi 2007 di Perillo. Vino sublime che in pochi alla presentazione hanno cagato. Guardavo sempre il banchetto di degustazione ed era sempre troppo vuoto. Non me lo spiego.





Tre Bicchieri Piemonte 2016 Gambero Rosso

Il Piemonte, il grande Piemonte del vino, non si riduce alle diverse denominazioni relative allo straordinario vitigno nebbiolo: vi sono distretti enologici di notevole interesse e valore e, in sintonia con questo pensiero, quest’anno ci piace esordire evidenziando i quattro Tre Bicchieri assegnati al Timorasso. Un’uva nelle cui potenzialità abbiamo sempre creduto. E non solo, abbiamo dato fiducia e visibilità a tutto il gruppo di produttori, capitanati da Walter Massa, che ne hanno espresso al meglio il carattere.


Anche quest’anno, la ricerca continua delle nuove eccellenze si concretizza con alcune significative new entry, molte delle quali caratterizzate anche da prezzi di assoluta ragionevolezza: Rizzi, con un ottimo Barbaresco Boito Riserva ’10; Mazzoni, che ha presentato un Ghemme dei Mazzoni ’12 che ben figura nell’Olimpo dei grandi vini del Nord Piemonte; Gaggino, con un Ovada Convivio ’13 che testimonia, una volta di più, l’alta vocazione dell’Ovadese per il vitigno dolcetto; Gianni Doglia, che, con una succosa e complessa Barbera d’Asti Superiore Genio ’12, conquista il primo Tre Bicchieri e Giovanni Corino che, con un affascinante Barolo Giachini ’11, ottiene il suo primo alloro dai tempi della separazione professionale con il fratello Renato.

Come contraltare ai nuovi premi assegnati, troviamo doveroso ripercorrere la regione attraverso la mappa di alcuni dei massimi riconoscimenti assegnati alle griffe di fama planetaria, aziende che onorano il Made in Italy tutto. Sono aziende come Giacomo Conterno, Gaja, Bruno Giacosa, Vietti, Pio Cesare, Elio Altare, per citarne solo alcune, che continuano a tenere alto il vessillo del loro terroir nel mondo.

Infine è a un infaticabile lavoratore, Giulio Grasso dell’azienda Ca’ del Baio, che va il premio di Viticoltore dell’Anno.

È questo panorama, fatto di novità e molte meritate conferme, che accredita il Piemonte come un punto fermo della produzione vitivinicola nazionale e mondiale.


Ecco l’elenco dei Tre Bicchieri

Alta Langa Brut Zero Cantina Maestra ’09 – Enrico Serafino

Barbaresco Albesani S. Stefano ’12 – Castello di Neive

Barbaresco Asili ’12 – Ca’ del Baio

Barbaresco Asili ’12 – Bruno Giacosa

Barbaresco Boito Ris. ’10 – Rizzi

Barbaresco Crichët Pajé ’06 – I Paglieri – Roagna

Barbaresco Gallina ’11 – Piero Busso

Barbaresco Marcorino ’12 – Cantina del Glicine

Barbaresco Ris. ’10 – Sottimano

Barbaresco Serraboella ’11 – F.lli Cigliuti

Barbera d’Asti Pomorosso ’12 – Coppo

Barbera d’Asti Sup. Genio ’12 – Gianni Doglia

Barbera d’Asti Sup. La Mandorla ’13 – Luigi Spertino

Barbera d’Asti Sup. Nizza ’12 – Tenuta Olim Bauda

Barbera d’Asti Sup. Nizza A Luigi Veronelli ’12 – Brema

Barbera d’Asti Sup. Nizza La Court ’12 – Michele Chiarlo

Barbera del M.to Sup. Bricco Battista ’12 – Giulio Accornero e Figli

Barbera del M.to Sup. Le Cave ’13 – Castello di Uviglie

Barolo ’11 – Bartolo Mascarello

Barolo Acclivi ’11 – G. B. Burlotto

Barolo Bric dël Fiasc ’11 – Paolo Scavino

Barolo Bricco Rocche ’11 – Ceretto

Barolo Broglio ’11 – Schiavenza

Barolo Brunate ’11 – Mario Marengo

Barolo Brunate ’11 – Giuseppe Rinaldi

Barolo Bussia ’11 – Giacomo Fenocchio

Barolo Cannubi ’11 – Poderi Luigi Einaudi

Barolo Cannubi ’11 – Marchesi di Barolo

Barolo Cannubi ’11 – E. Pira & Figli – Chiara Boschis

Barolo Cannubi Boschis ’11 – Luciano Sandrone

Barolo Cerviano ’10 – Abbona

Barolo Gallinotto ’11 – Mauro Molino

Barolo Gattera ’11 – Gianfranco Bovio

Barolo Giachini ’11 – Giovanni Corino

Barolo Gramolere ’11 – F.lli Alessandria

Barolo Liste ’10 – Giacomo Borgogno & Figli

Barolo Marenca ’11 – Luigi Pira

Barolo Monfortino Ris. ’08 – Giacomo Conterno

Barolo Monprivato ’10 – Giuseppe Mascarello e Figlio

Barolo Ornato ’11 – Pio Cesare

Barolo Parafada ’11 – Massolino

Barolo Prapò ’11 – Ettore Germano

Barolo Rapet ’11 – Ca’ Rome’

Barolo Ravera ’11 – Elvio Cogno

Barolo Resa 56 ’11 – Brandini

Barolo Rocche dell’Annunziata ’11 – Renato Corino

Barolo Rocche di Castiglione ’11 – Vietti

Barolo S. Rocco ’11 – Azelia

Barolo Sarmassa ’11 – Giacomo Brezza & Figli

Barolo Sottocastello di Novello ’10 – Ca’ Viola

Barolo V. Lazzairasco ’11 – Guido Porro

Barolo V. Rionda Ester Canale Rosso ’11 – Giovanni Rosso

Barolo Villero ’11 – Brovia

Carema Et. Bianca Ris. ’11 – Cantina dei Produttori

Nebbiolo di Carema Carema Et. Nera ’11 – Ferrando

Colli Tortonesi Timorasso Filari di Timorasso ’12 – Luigi Boveri

Colli Tortonesi Timorasso Il Montino ’13 – La Colombera

Colli Tortonesi Timorasso Pitasso ’13 – Claudio Mariotto

Dogliani Sup. San Bernardo ’12 – Anna Maria Abbona

Dolcetto di Ovada Sup. Du Riva ’12 – Tacchino

Gattinara Osso S. Grato ’11 – Antoniolo

Gavi del Comune di Gavi Minaia ’14 – Nicola Bergaglio

Gavi Minaia ’14 – Franco M. Martinetti

Ghemme dei Mazzoni ’12 – Tiziano Mazzoni

Ghemme V. Pellizzane ’10 – Torraccia del Piantavigna

Langhe Larigi ’13 – Elio Altare

Langhe Nebbiolo Sperss ’11 – Gaja

Ovada Convivio ’13 – Gaggino

Roero Gepin ’11 – Stefanino Costa

Roero Mombeltramo Ris. ’11 – Malvirà

Roero Mompissano Ris. ’12 – Cascina Ca’ Rossa

Roero Printi Ris. ’11 – Monchiero Carbone

Roero Sudisfà Ris. ’12 – Negro Angelo e Figli

Roero Valmaggiore Ris. ’12 – Cascina Chicco

Sterpi ’13 – Vigneti Massa

Fiano di Avellino 2012 Ciro Picariello - Il VINirdì di Garantito IGP

Per capire la potenza di questo bianco bisogna berlo dopo tanti rossi. Magari in Toscana a Castel Monastero di Castelnuovo Berardenga in una cena di piatti strutturati tra Nobile e Brunello. Sapidità, freschezza e corpo al palato, frutta evoluta e note fumé al naso. Un sorso lungo quanto la bottiglia. Però troppo giovane.l

www.ciropicariello.it


Vigna del Vulcano, tre annate del bianco del Vesuvio - Garantito IGP

Di Luciano Pignataro

C’è sempre qualcosa di minaccioso e al tempo stesso di rassicurante nel Vesuvio, ‘a muntagna come la chiamano tutti qui. La minaccia è nelle tracce di morte trasformate in spettacolo prima ancora che qualcuno pensasse alla società dello spettacolo. Rassicurante è il silenzio del guardiano del Golfo di Napoli che regala a tutti la sensazione di stare dentro una culla, con Sorrento, Capri e le luce della città lunga e infinita.
Il Vesuvio è sempre stato luogo di commercio: la città esportava spazzatura per concimare quando non c’era plastica, il Vesuvio raccoglieva semi, carni, frutte, ortaggi in tutto il Sud e li rivendeva in città.


In questo respiro il vino è sempre stato qualcosa da consumare presto e subito,si chiamava Lacryma Christi ma in realtà le uve venivano anche dalla Puglia e dall’Abruzzo perché le mille taverne di Napoli non si dissetavano mai.
Oggi questa viticultura è un po’ come i calchi dei morti pompeiani, una traccia, un ricordi di un passato. E non è stato facile cambiare passo: alcune cantine hanno continuato a vinificare uve altrui, altre sono state costrette a chiudere, altre ancora hanno cercato l’aggancio con la terra e i temi della moderna viticultura nata dopo la crisi del metanolo.
Vincenzo Ambrosio viene dal mondo dell’olio, è ancora questo il suo business principale. Ma ha comprato una bella proprietà a Terzigno dove ha il vantaggio di non dover correre. Si spiega così la cura per il tempo, la necessità di aspettare. Non a caso è stata la prima aziende a vendere in una cassetta bianchi di vecchie annate in verticale.

Chi lo avrebbe mai detto? Falanghina e Coda di Volpe da attendere uno, tre, anche dieci anni!. Ed è andata proprio così, una politica che è piaciuta agli stellati della Costiera dove si trova il bianco del Vesuvio dai sentori di ginestra, frutta bianca, e poi di macchia e, con il tempo, di idrocarburi. La beva secca, fresca e salata che distingue questi bianchi senza mediazioni piacione.

Di Vigna del Vulcano abbiamo fatto molte verticali. L’ultime con la Federazione Europea Sommelier: tre annate che ci hanno stupito e di cui vi diamo rapido quadro.

Vigna del Vulcano 2012. Ancora fresca, con un’acidità scissa dal resto del corpo del vino, ottime prospettive di crescita e di durata del tempo. ****

Vigna del Vulcano 2008. Insolitamente carica nel colore, quasi stanca, evoluta al naso con confettura di albicocca e note di miele di acacia. Ben sostenuta e senza alcun cedimento la beva al palato con una chiusa lunga e precisa. ***

Vigna del Vulcano 2006. La sorpresa della serata. Fresca, piacevole, ricca, con rimandi fumé e di idrocarburi, sapida al palato, piacevole la chiusura. Un grandissimo vino. *****

Sede a Terzigno. Via Bosco Mauro, 1. Tel. 081.5295016
www.cantinevilladora.it Ettari: 13 di proprietà. Bottiglie prodotte: 45.000


Tre Bicchieri Toscana 2016 Gambero Rosso

Bolgheri Rosso Sup. ’12 - Podere Sapaio 
Bolgheri Rosso Sup. Grattamacco ’12 - Podere Grattamacco 
Bolgheri Rosso Superiore Atis ’12 - Guado al Melo 
Bolgheri Sassicaia ’12 - Tenuta San Guido
Bolgheri Sup. Ornellaia ’12 - Tenuta dell’ Ornellaia 
Bolgheri Sup. Rosso Castello di Bolgheri ’12 - Castello di Bolgheri 
Brunello di Montalcino ’10 - Baricci 
Brunello di Montalcino ’10 Biondi Santi - Tenuta Il Greppo 
Brunello di Montalcino ’10 Brunelli - Le Chiuse di Sotto 
Brunello di Montalcino ’10 - Canalicchio di Sopra 
Brunello di Montalcino ’10 - Caprili 
Brunello di Montalcino ’10 - Castello Romitorio 
Brunello di Montalcino ’10 - Le Chiuse 
Brunello di Montalcino ’10 - Collelceto 
Brunello di Montalcino ’10 - Fattoi 
Brunello di Montalcino ’10 - Fuligni 
Brunello di Montalcino ’10 - Piancornello 
Brunello di Montalcino ’10 - Poggio di Sotto 
Brunello di Montalcino ’10 - Tenuta Le Potazzine 
Brunello di Montalcino ’10 - Uccelliera 
Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie ’10 - Il Marroneto 
Brunello di Montalcino V. Loreto ’10 - Mastrojanni 
Brunello di Montalcino V. V. ’10 - Siro Pacenti 
Brunello di Montalcino V. V. ’10 - Le Ragnaie 
Carmignano Ris. ’12 - Piaggia 
Cepparello ’12 - Isole e Olena
Chianti Cl. ’13 - Badia a Coltibuono 
Chianti Cl. ’13 - Bandini - Villa Pomona 
Chianti Cl. ’13 - Borgo Salcetino 
Chianti Cl. ’11 - Castell’in Villa 
Chianti Cl. ’13 - Castello di Volpaia 
Chianti Cl. ’12 - Le Cinciole 
Chianti Cl. ’12 - Villa Le Corti 
Chianti Cl. ’12 - Podere Val delle Corti 
Chianti Cl. Brancaia ’13 - Brancaia 
Chianti Cl. Bugialla Ris. ’12 - Fattoria Poggerino 
Chianti Cl. Gran Sel. ’11 - Tenuta di Lilliano 
Chianti Cl. Il Grigio da San Felice Gran Sel. ’11 - San Felice 
Chianti Cl. Il Poggio Ris. ’10 - Castello di Monsanto 
Chianti Cl. Il Solatio Gran Sel. ’11 - Castello d’Albola 
Chianti Cl. Lamole di Lamole Et. Blu ’12 - Lamole di Lamole 
Chianti Cl. Ris. ’12 - Castello di Radda 
Chianti Cl. Rocca Guicciarda Ris. ’12 - Barone Ricasoli 
Chianti Cl. Sergio Zingarelli Gran Sel. ’11 - Rocca delle Macìe 
Chianti Cl. Villa Cerna Ris. ’12 - Famiglia Cecchi 
Chianti Rufina Lastricato Ris. ’11 - Castello del Trebbio
Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano ’12 - Tenuta di Valgiano 
Cortona Syrah Il Castagno ’12 - Fabrizio Dionisio 
Dedicato a Walter ’12 -Poggio al Tesoro 
Do ut des ’12 - Fattoria Carpineta Fontalpino 
Duemani ’12 - Duemani 
Flaccianello della Pieve ’12 - Fontodi 
Galatrona ’12 - Fattoria Petrolo 
Grenache Oltreconfine ’13 - Bruni 
I Sodi di S. Niccolò ’11 - Castellare di Castellina 
Le Pergole Torte ’12 - Montevertine 
Lupicaia ’11 - Castello del Terriccio 
Maremma Toscana Baffo Nero ’13 - Rocca di Frassinello 
Maremma Toscana Podere San Cristoforo ’13 - Podere San Cristoforo 
Maremma Toscana Rocca di Montemassi ’13 - Rocca di Montemassi 
Mix36 ’11 - Castello di Fonterutoli 
Montecucco Sangiovese Lombrone Ris. ’11 - Colle Massari 
Morellino di Scansano Calestaia Ris. ’11 - Roccapesta 
Morellino di Scansano Madrechiesa Ris. ’12 - Terenzi
Nobile di Montepulciano ’12 - Avignonesi
Nobile di Montepulciano Asinone ’12 - Poliziano
Nobile di Montepulciano I Quadri ’12 - Bindella 
Nobile di Montepulciano Il Nocio ’11 - Poderi Boscarelli 
Nobile di Montepulciano Ris. ’11 - Tenute del Cerro 
Nobile di Montepulciano Salco ’11 - Salcheto 
Oreno ’12 - Tenuta Sette Ponti 
Orma ’12 - Podere Orma 
Paleo Rosso ’12 - Le Macchiole 
Petra Rosso ’12 - Petra 
Terre di Pisa Nambrot ’12 - Tenuta di Ghizzano 
Tramonto d’Oca ’10 - Poggio Bonelli
Vernaccia di S. Gimignano Carato ’11 - Montenidoli 
Vernaccia di S. Gimignano l’Albereta Ris. ’12 - Il Colombaio di Santa Chiara 
Vin Santo di Carmignano Ris. ’08 - Tenuta di Capezzana

Toscana IGT Le Stinche 2014 – Fattoria di Lamole per il VINirdì di Garantito IGP

di Carlo Macchi



A casa. Devi provare un bianco di zona rossa. Cioè un sauvignon-chardonnay di Lamole e del 2104. Tentenni, traccheggi, ma alla fine metti in frigo. 

L’apri e l’odore di pesca gialla inonda la cucina. Assaggi e rimani a bocca aperta. 

Finisci la bottiglia difendendola da moglie e figli che vorrebbero riassaggiarlo.

Fattoria di Lamole è a Greve in Chianti (Fi)  




Da Pietro a Castiglione delle Stiviere: ottima cucina con ottimi prezzi - Garantito IGP

Se c'è un locale che amo, in cui mi trovo perfettamente a mio agio, mangio sempre bene, trovo sempre due cari amici che mi coccolano, questo è l'Osteria da Pietro a Castiglione delle Stiviere.
Penso che come inizio non lascio spazio a dubbi sulla considerazione che ho di questo locale.
Da quando il ristorante è stato aperto nel 1999 non c'è stata una volta (e ci avrò mangiato non meno di 100 volte) in cui mi sia alzato da tavola non soddisfatto.

Pietro e Fabiana
In effetti ( lo confesso) Pietro e Fabiana sono oramai dei carissimi amici ma quest'articolo non è per fare un favore a loro ma a voi, se seguirete il mio consiglio e andrete a mangiare in quelle sale luminose e accoglienti, ben arredate e con un tocco di familiarità che non guasta mai. 
Dal 1999 Pietro in sala e Fabiana (aiutata ogni tanto dalla inossidabile madre di Pietro) in cucina, propongono piatti concreti della tradizione mantovana accanto a preparazioni che strizzano l'occhio ad altre tradizioni gastronomiche.
Io consiglierei di partire con il luccio in salsa di olive nere, capperi e prezzemolo o le imperdibili (quando ci sono) lumache con erbette, pomodorini e polenta. Tra i primi prenderei i tortelli di zucca o i capunsei con pomodoro fresco e timo. In inverno non dovete perdervi i il foiolo con verdure e crema di fagioli o il rognone di vitella con pepe nero. D'estate invece la scelta potrebbe cadere sulle sardine di lago con prezzemolo, aglio e ratatouille di zucchine e melanzane o su delle seppie scottate, pomodoro e piselli.
Siamo di fronte ad una cucina dove la tradizione riesce a regnare sovrana pur se ingentilita e "alleggerita" con sapienti tocchi. Merito naturalmente della Fabiana che, oltre ad aver sposato Pietro e avergli dato due meravigliosi figli, si prende cura della cucina. 


Attenzione: "alleggerire" non vuol dire togliere sapore ai piatti ed alle materie prime ma solo esaltarli al meglio sposandoli a prodotti non della tradizione. Gustando gli agnolotti di piccione con fegato grasso d'oca il concetto si capirà al volo.
E anche al volo si capirà che L'Osteria da Pietro è un locale dove si mangiano piatti di grande livello spendendo cifre di basso livello. Da questo punto di vista negli anni il locale si è evoluto, arrivando oggi a proporre per pranzo dei menu veloci a prezzi veramente popolari, mentre la sera a cena un menu completo tocca raramente i 50 euro.
E veniamo alla passione di Pietro, la carta dei vini. Qui si spazia dalla Borgogna allo Champagne, passando attraverso grandi nomi italiani, ma se intendete bere solo un buon calice di vino o un semplice e piacevole vino locale, Pietro vi consiglierà sicuramente il vino giusto al prezzo giustissimo.



Uscirete dal locale a panza (e portafoglio) piena, ma non voglio essere ringraziato...

Osteria da Pietro
Via Chiassi 19, Castiglione delle Stiviere (MN) 


I Tre Bicchieri 2016 Veneto del Gambero Rosso

Il Veneto è una delle regioni più importanti per il vino di qualità, forte di denominazioni che non conoscono crisi, come Prosecco o Amarone della Valpolicella, e di tante piccole e grandi denominazioni dove i produttori si sono imposti standard qualitativi molto alti.

La glera occupa la maggior parte delle vigne orientali, poi lascia spazio alle varietà bordolesi, da secoli presenti in gran parte del Veneto centrale. Nella provincia di Verona le uve tradizionali sono tantissime, dalla garganega a Soave e Gambellara fino alla corvina e il cortese sulle sponde del Garda.

Il Prosecco è uno straordinario traino per tutto il comparto, ma colpiscono per qualità e continuità anche aziende che puntano sulle varietà bordolesi: Serafini & Vidotto sul Montello, Piovene Porto Godi sui Colli Berici, Emo Capodilista sugli Euganei e i cugini Zonta a Breganze danno l’idea di come merlot e cabernet ben si sposino a questa parte di regione.


L’ottima vendemmia 2013 ha dato risultati di livello a Soave, e insieme alle aziende storiche ci sono le new entry di quest'anno: Marcato e la Cantina Sociale di Monteforte, dove Gaetano Tobin ha imposto negli anni un importante cambio di passo.

In Valpolicella molte novità, con il ritorno sul gradino più alto del podio di aziende che da qualche anno mancavano e la presenza di produttori che si aggiudicano i Tre Bicchieri per la prima volta, come la piccola Villa Spinosa, o I Campi, non al primo riconoscimento, ma per la prima volta premiata con un rosso.

Ci sono poi grandi risultati da denominazioni meno ingombranti, il Custoza Ca’ del Magro di Monte del Frà e il Bardolino de Le Vigne di San Pietro, e poi ancora il piccolo ma straordinario mondo di vini dolci, in cui svettano ancora una volta il Cristina di Roeno e l’Alpianae di Vignalta.

Il premio di Azienda dell'Anno quest'anno va a un'azienda veneta, Allegrini, per la capacità imprenditoriale e qualitativa che ha saputo infondere in ogni progetto, bandiera del Made in Italy nel mondo. 

Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri 

Amarone della Valpolicella ’10 - Marion 
Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli ’11 - Tenuta Sant’Antonio 
Amarone della Valpolicella Cl. ’11 - Allegrini 
Amarone della Valpolicella Cl. ’07  - Cav. G. B. Bertani 
Amarone della Valpolicella Cl. ’06 - Giuseppe Quintarelli 
Amarone della Valpolicella Cl. Campolongo di Torbe ’09 - Masi 
Amarone della Valpolicella Cl. Casa dei Bepi ’10 - Viviani 
Amarone della Valpolicella Cl. Monte Ca’ Bianca ’10 - Lorenzo Begali 
Amarone della Valpolicella Cl. Sergio Zenato Ris. ’09 - Zenato 
Amarone della Valpolicella Cl. Vign. di Ravazzol ’11 - Ca’ La Bionda 
Amarone della Valpolicella Cl. Vign. Sant’Urbano ’11 - Viticoltori Speri 
Bardolino ’14 - Le Vigne di San Pietro 
Breganze Cabernet Vign. Due Santi ’12 - Vigneto Due Santi 
Cartizze V. La Rivetta - Villa Sandi 
Colli Berici Cabernet Vign. Pozzare ’12 - Piovene Porto Godi 
Colli Euganei Cabernet Sauvignon Ireneo ’12 - Conte Emo Capodilista La Montecchia 
Colli Euganei Fior d’Arancio Passito Alpianae ’12 - Vignalta 
Cristina V. T. ’12 - Roeno 
Custoza Sup. Amedeo ’13 - Cavalchina 
Custoza Sup. Ca’ del Magro ’13 - Monte del Frà 
Lugana Molceo Ris. ’13 - Ottella 
Montello e Colli Asolani Il Rosso dell’Abazia ’12 - Serafini & Vidotto 
Soave Cl. Ca’ Visco ’14 - Coffele 
Soave Cl. Calvarino ’13 - Leonildo Pieropan 
Soave Cl. Le Bine de Costiola ’13 - Tamellini 
Soave Cl. Monte Alto ’13 - Ca’ Rugate 
Soave Cl. Pigno ’13 - Marcato 
Soave Cl. Staforte ’13 - Graziano Prà 
Soave Sup. Il Casale ’14 - Agostino Vicentini 
Valdobbiadene Brut Prior ’14 - Bortolomiol 
Valdobbiadene Brut Rive di Col San Martino Cuvée del Fondatore Graziano Merotto ’14 - Merotto 
Valdobbiadene Brut V. V. ’14 - Ruggeri & C. 
Valpolicella Cl. Sup. Ripasso Jago ’11 - Villa Spinosa 
Valpolicella Cl. Sup. Ripasso Pojega ’13 - Guerrieri Rizzardi 
Valpolicella Sup. ’13 - Musella 
Valpolicella Sup. Ripasso Campo Ciotoli ’13 - I Campi

Tre Bicchieri 2016 Friuli Venezia Giulia Gambero Rosso

24 Tre Bicchieri e oltre metà per vini del 2014: i produttori del Friuli Venezia Giulia sanno il fatto loro se hanno saputo interpretare la vendemmia passata con questi risultati. Ovviamente ad appannaggio dei bianchi, a parte il caso isolato del Sacrisassi ’13. Sono tanti, differenti per tipologie di vinificazione e vitigni. Tra i Tre Bicchieri c'è anche il miglior Bianco dell'Anno: il Friulano 14 di Schioppetto, un indiscusso pioniere della vitivinicoltura regionale di qualità, che proprio cinquant’anni fa imbottigliava le sue prime etichette.

Conferma la bella prestazione dello scorso anno l'ultima vendemmia del Pinot Bianco, in diverse aree della regione: nel Collio, sui Colli Orientali e nelle Grave.


Unanimi consensi anche per la Malvasia Istriana sia per la freschezza di alcune versioni, come il Collio di Doro Princic e Ronco dei Tassi, sia per la fragranza di altre più elaborate, come Kante e de Il Carpino di annate precedenti.

Conferme e new entry per lo Chardonnay, per il Pinot Grigio e la Ribolla Gialla di Oslavia. Conferma il Sauvignon con una batteria ridotta a causa di questioni legali in corso al momento dell'assaggio su alcune aziende, per le quali si è preferito sospendere il giudizio. Chiudiamo con il vitigno più nobile: il Picolit ’08, nella splendida interpretazione di Adriano Gigante.

Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri 

Braide Alte ’13 - Livon 
Collio Bianco Broy ’14 - Eugenio Collavini 
Collio Friulano ’14 - Russiz Superiore 
Collio Friulano ’14 - Schiopetto 
Collio Malvasia ’14 - Doro Princic 
Collio Malvasia ’14 -Ronco dei Tassi 
Collio Pinot Bianco ’14 - Castello di Spessa 
Collio Pinot Bianco ’14 - Franco Toros 
Collio Pinot Grigio ’14 - Branko 
Collio Ribolla Gialla di Oslavia Ris. ’11 - Primosic 
FCO Chardonnay Spìule ’13 - Tenuta di Angoris 
FCO Picolit ’08 - Adriano Gigante 
FCO Pinot Bianco ’14 - Torre Rosazza 
FCO Pinot Bianco Myò ’14 - Zorzettig 
FCO Rosso Sacrisassi ’13 - Le Due Terre 
FCO Sauvignon Zuc di Volpe ’14 Volpe Pasini 
Friuli Grave Pinot Bianco ’14 - Le Monde 
Friuli Isonzo Chardonnay Ciampagnis Vieris ’13 - Vie di Romans 
Friuli Isonzo Pinot Grigio Gris ’13 - Lis Neris 
Malvasia ’11 - Il Carpino 
Malvasia ’12 - Kante 
Ribolla Gialla ’07 - Gravner
Rosazzo Bianco ’13 - Ronchi di Manzano 
Vintage Tunina ’13 - Jermann