Nove bottiglie, tutte rigorosamente stagnolate da quel birbaccione di Alessio Pietrobattista, e poche ma insolenti domande: alla cieca, ovvero senza sapere nulla dei vini in degustazione, possiamo trovare un fil rouge tra i vari Fiano di Avellino proposti?
Esiste realmente una descrizione territoriale del vino che prescinda dalle metodologie di vinificazione? L'enologo è in grado di imprimere davvero il suo marchio di fabbrica in maniera imprescindibile?
Per rispondere a questi quesiti, e a molto altro ancora, sono state magistralmente predisposte tre batterie da tre vini ciascuna della quali, ovviamente, aveva una (presunta) logicità tutta da verificare con i nostri sensi.
Come è stato fatto durante il test, vi dirò i nomi dei nove Fiano di Avellino solo alla fine del post. Vietato sbirciare in fondo eh!!
PRIMA BATTERIA
Campione 1: impatto aromatico molto sussurrato dove si intercettano, se si è bravi, sensazioni di erbe e fiori gialli corredati da una cornice sapida che ritroviamo anche al sorso che è molto diretto e senza pretese. Chiude lievemente ammandorlato.
Campione 2: naso inizialmente molto incentrato su sensazioni "dolciastre" che dalla caramella viravano verso una frutta a polpa gialla molto zuccherina e suadente. Col tempo, fortunatamente, escono note di bergamotto e ginestra che leggermente riequilibrano la componente aromatica. Al sorso è deciso e sapido e vanta un finale leggermente iodato.
Campione 3: e come fai a dire che non è Montefredane quando, in sequenza, riconosci la castagna, le foglie autunnali, la mandorla tostata e quella conturbante sensazione di affumicato? Col tempo si apre, mette la marcia, soprattutto al sorso dove è il sale e l'acidità la fanno da padrone assieme alla persistenza già oggi spavalda ed armonica allo stesso tempo.
Cosa lega questi vini? Ex post Alessio svela che i primi due sono a fermentazione spontanea mentre il terzo produttore usa lieviti selezionati. Non basta. Secondo e terzo vino sono dello stesso territorio, le vigne sono vicinissime.
Senza l'aiutino a casa sul mio Moleskine ho scritto che c'era un qualcosa, invece, che legava i primi due a livello aromatico mentre il terzo, come già anticipato, era indiscutibilmente Montefredane. In questo caso si può dire che la fermentazione spontanea, con i suoi indiscutibili pregi, ha come controindicazione quella, a volte, di standardizzare il concetto di territorio che è più definibile se si usano i lieviti selezionati?
Apro i pop corn mentre arriva la seconda batteria...
SECONDA BATTERIA
Campione 4: chiuso, ermetico, pare che qualcuno durante la degustazione mi abbia visto trasformarmi in Michelangelo ed esclamare a viva voce"Perchè non parli?" percuotendo il bicchieri con il tappo della bottiglia. La cosa, sembra, abbia avuto successo visto che poco a poco, in punta di piedi, è uscito un Fiano dal respiro minerale, granitico, il cui sorso è sapidissimo e sicuramente in divenire. Da aspettare.
Campione 5: naso guascone o, come si direbbe a Roma, "coatto" negli aromi che sembrano esplodere ed amplificarsi nel bicchiere tanto da farlo sembrare inizialmente un vino da vitigno aromatico. Tanta frutta gialla e tanta luce per un Fiano che solo dopo una mezzora si placa virando aromaticamente verso sensazioni di erbe mediterranee e fiori di campo. In bocca non è arrogante come credevo, entra compatto ma a centro bocca un po' si perde.
Campione 6: prendi tutto ciò di buono del campione 4 e del campione 5, aggiungici classe e fine equilibrio ed avrai creato questo grande Fiano di Avellino che è completo anche nel finale salino che difficilmente riesce ad abbandonare i tuoi sensi.
Cosa lega questi vini? Sul mio Moleskine non ho scritto quasi nulla, sembrano apparentemente tre Fiano di Avellino con tre diverse personalità. Alessio, però, tira fuori dalla manica il jolly: pare che, in un modo o nell'altro, abbiano in comune la mano dell'enologo. Quindi il "winemaler" se vuole può rispettare il territorio? E' questo che volete dirmi?????
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Foto: Winesurf |
TERZA BATTERIA
Campione 7: un Fiano didattico, preciso nel corredo aromatico di mela annurca, erbe aromatiche con intrigante vena minerale.Energico al gusto per freschezza e sapidità e per una chiusura tostata da manuale.
Campione 8: TAPPOOOOOOOOOOOOO ma l'anima di.....
Campione 9: un Fiano che ha tanta roba, sopratutto aromaticamente sembra un fiume in piena dove ritrovi la mineralità, il finocchio selvatico, l'agrume e le spezie bianche. Sorso piacevole e complesso e dal finale succoso e dai forti richiami di frutta.
Peccato il tappo numero 8 perchè, a sentire il Sor Pietrobattista, tra 7 e 8 ci sono forti legami territoriali avendo entrambe le aziende vigne vicinissime mentre tra 8 e 9 vi è l'enologo in comune. Dovrò risentirlo sto Fiano di Avellino tappato, che dite?
Ok, è ora di scoprire le carte e di fare, ognuno per sè, le proprie considerazioni:
Campione 1: Cantina del Barone - Campania Fiano Particella 928 2012
Campione 2: Villa Diamante, Fiano La Congregazione Igp 2012 (Ciao Antoine!)
Campione 3: Pietracupa - Fiano di Avellino 2012
Campione 4: Picariello - Fiano di Avellino 2012
Campione 5: Di Prisco - Fiano di Avellino 2012
Campione 6: Rocca del Principe - Fiano di Avellino 2012
Campione 7: Contrada - Fiano di Avellino "Selvecorte" 2012
Campione 9: I Favati - Fiano di Avellino "Etichetta Bianca" 2012
Ah, gli enologi sono Carmine Valentino ( ex Picariello, Di Prisco e Rocca del Principe) e Vincenzo Mercurio (Tenuta Sarno e I Favati).