di Carlo Macchi
Una degustazione (forse) irripetibile, da Villarosa 1969 a Soldera Riserva 1999
Una delle tanti frasi prima di iniziare l’assaggio è stata “Se vendessimo queste bottiglie probabilmente ci si comprerebbe una Panda”.
In effetti la ventina abbondante di bottiglie che per “Assaggiando la storia di Giulio Gambelli” sono scese in campo avevano un valore commerciale veramente alto. Ma questo a noi non interessava, eravamo attratti da altri valori: emotivo, emozionale, qualitativo, storico, simbolico, degustativo e così via.
Ma cosa è stata “Assaggiando la storia di Giulio Gambelli”? Una (forse) irripetibile degustazione nata grazie ad una grande idea di Gianni Fabrizio e messa in pratica con la disponibilità di Martino Manetti.
In breve: durante le anteprime toscane Gianni Fabrizio mi dice “Si parla tanto dei vini di Gambelli, ma una degustazione tra colleghi dei suoi vini, magari non giovanissimi, non è mai stata fatta”.
Così è nata l’idea che ha coinvolto subito Martino Manetti sia come padrone di casa che come fornitore di alcune vecchie annate targate Montevertine.
A parte i vini di Montevertine la regola era chiara: chi partecipava doveva portare con sé almeno una vecchia bottiglia di Giulio Gambelli. Così abbiamo iniziato non solo a cercare nelle nostre cantine ma anche a chiedere a qualche cantina di Gambelli se poteva darci una vecchia annata. Alla fine questa “recherce” ha dato frutti non solo abbondanti ma eccezionali.
Prima dei vini i partecipanti, naturalmente in numero ristretto perché di ogni vino era molto difficile ipotizzare di trovarne più di una bottiglia. Assieme al sottoscritto, a Martino Manetti e a Gianni Fabrizio hanno partecipato Fabio Pracchia, Antonio Boco, Davide Bonucci, Paolo Salvi, Liviana Midollini e Giovanni Livi. Come vedete non eravamo tutti assaggiatori seriali, per esempio c’era anche Giovanni Livi, che ha sempre accompagnato Giulio Gambelli per cantine nei suoi ultimi 7-8 anni di vita.
Alla fine in effetti, oltre ad assaggiare i vini, abbiamo soprattutto parlato di Giulio, del suo modo di vedere il vino e la vita e ogni bottiglia è stata la scusa per un ricordo, un aneddoto, una piccolo racconto.
Ma mano a mano che andavamo avanti nell’assaggio l’eccezionale giovinezza, complessità, freschezza, profondità di praticamente tutti i vini degustati, non solo ha fatto risaltare a tutto tondo la figura di Gambelli come assoluto maestro del sangiovese, ma ci ha portato a capire che stavamo partecipando ad un evento unico, che ognuno dei partecipanti ricorderà per sempre.
Non per niente Un’ altra frase emblematica è stata “Già con quattro di questi vini presi a caso si sarebbe potuto organizzare una grande degustazione, figuriamoci tutti assieme”.
Ma quali erano questi vini. Erano 20, ma altri di annate successive sono rimasti in “stand by” per essere degustati magari in una prossima degustazione.
Di seguito ve li presenterò senza commentarli singolarmente per il semplice motivo che ognuno di essi meriterebbe un lungo articolo.
Chianti Classico Riserva 1969 Villarosa
Chianti Classico Riserva 1971 VIllarosa
Chianti Classico Riserva 1977 Montevertine
Brunello di Montalcino Riserva 1978 il Colle
Chianti Classico Riserva 1981 Pagliarese
Chianti Classico Riserva 1981 Montevertine
Brunello di Montalcino Riserva 1981 Il Colle
Brunello di Montalcino 1983 Case Basse- Soldera
Vino da Tavola Sodaccio 1986 Montevertine
Chianti Classico Millennio Riserva 1988 Cacchiano
Vino da Tavola Concerto 1988, Fonterutoli
Vino da Tavola Monna Claudia 1988 Fattoria di Rodano
Colli della toscana centrale Anagallis 1988 , Lilliano
Chianti Classico Riserva Vigna del capannino 1990 Bibbiano
Vino da Tavola Torrione 1991, Petrolo
Brunello di Montalcino Poggio di Sotto 1993
Chianti Classico 1996 Rencine
Chianti Classico Riserva 1997 Ormanni
Brunello di Montlacino 1998 Poggio di Sotto
Brunello di Montalcino Riserva 1999 Case Basse- Soldera
Vi rendete conto adesso che cosa è stato assaggiato?
Aldilà del valore venale delle bottiglie ci è passata davanti in poche ore la storia di trent’anni del vino toscano. Trent’anni importantissimi, forse i più importanti del secolo scorso, segnati da profonde innovazioni e sostanziali cambiamenti.
In realtà, se vogliamo essere onesti, questi grandi cambiamenti nei vini di Gambelli non li abbiamo riscontrati: la mano è rimasta la stessa, solo le annate cambiavano il risultato finale, che comunque era sempre quello di un vino di assoluta longevità, con nerbo e profondità aromatica e gustativa quasi sempre incredibile.
In alcuni casi abbiamo avuto davanti vini che forse non si potranno più fare, con acidità marcate, alcol basso (12.5°) e caratteristiche di finezza, eleganza e serbevolezza che non è proprio scontato immaginare in tanti prodotti di questi anni. Magari allora erano ruvidi e, specie quelli nati negli anni novanta, non seguivano il gusto imperante, ma queste bottiglie sono state la dimostrazione che Giulio Gambelli ha avuto sempre e comunque ragione.
Sono convinto che alla fine, quasi di nascosto, ognuno di noi, in silenzio, dentro di sé, ha mormorato “Grazie Giulio”.