Un mio amico spesso mi dice:"E basta con sto fighettismo!! Basta con sta Borgogna solo per ricchi che comprano etichette senza capire una mazza di vino!"
Beh, questa persona ha solo in parte ragione perché se è vero che i prezzi di molti Premier Cru e Grand Cru hanno raggiunto cifre da capogiro, è anche vero che in questo angolo di Francia esistono tante perle nascoste al di fuori delle solite rotte commerciali che fanno riferimento ai classici e blasonati comuni della Côte d'Or (Gevrey-Chambertin, Vosne-Romanée, Chassagne-Montrachet, etc..).
Aligotè - Foto: |
Avete, per esempio, mai pensato che in Borgogna, oltre ad un ottimo chardonnay, si possa produrre un delizioso Aligotè? Se la risposta è negativa allora bisogna recuperare il tempo perduto.
Cominciamo da un presupposto: da sempre l'aligotè, più o meno a ragione, è stato considerato un vitigno "minore" in Borgogna vista la sua minore produttività rispetto allo chardonnay che, tra l'altro, essendo meno esile, regge molto di più l'affinamento in barrique. Conseguentemente sto povero vitigno, a cui nel 1937 è stata riservata una anonima Bourgogne Aligoté AOC, si trova spesso ad essere piantato nelle zone meno vocate della Borgogna e il vino che se ne ricava, storicamente, viene usato per dar vita ad uno dei più popolari aperitivi francesi ovvero il Kir che non è altro che una bevanda a base di aligotè e crème de cassis..
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Tra i tanti vigneronnes borgognoni che credono che l'aligotè non sia solo un vino da taglio usato per cocktail o per produrre Crémant de Bourgogne c'è Claire Naudin (Domaine Naudin-Ferrand) da Magny Les Villers (Hautes-Cotes de Nuits) che dopo un passato di ricerca e sperimentazione, da tempo ha sposato un approccio, sia in vigna che in cantina, fedele alla tradizione e alla naturalità.
Claire Naudin |
Degli otto vini bianchi prodotti la metà sono a base aligotè e, tra i vari, ho scelto di parlare del Bourgogne Aligoté "Le Clou 34", un vino che storicamente è sempre stato un punto di riferimento per questa tipologia visto che proviene da due parcelle separate molto vecchie di cui una piantata nel 1934 presso il comune di Corgoloin (classificazione Côte de Nuits Villages) mentre l'altra, risalente al 1902, si trova a Magny les Villers.
Ragazzi parliamo di vitigni, piantati su suolo argilloso-calcareo, con quasi 100 anni di media!!
Le uve, raccolte manualmente, vengono vinificate con l'ausilio di lieviti indigeni (o come si vuole chiamarli) e con pochissima solforosa aggiunta. Dopo una lunga permanenza sulle fecce il vino viene imbottigliato senza filtrazione.
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Del "Le Clou 34" ho degustato l'annata 2014 che ho trovato semplicemente travolgente per verticalità e sapidità, che in questo caso si avvicina al concetto di salinità, che rappresenta degnamente la spina dorsale di questo vino la cui forza gustativa viene corroborata da un gradevole e rinfrescante sentore di agrumi.
Il Bourgogne Aligoté, come in questo caso, è un vino puro, vivace, che non ha bisogno di legno, anche perchè non si sopportano, per autodefinirsi complesso ed intrigante. I
n Italia costa circa 18 euro, un rapporto q/p davvero interessante se pensate che dietro di sé porta tutta la storia della Borgogna che fu e che, forse, non troveremo più. Pure la rima, tiè!